“Ciao ricciolo” lo salutai.
“Ciao ‘novellina’ ” mi beffeggiò lui. Lo ignorai e mi chiusi la porta alle spalle dopo aver preso la mia borsa.
“Dove mi porti?” domandai curiosa.
“Sorpresa” mi rispose lui.
Misi il broncio sbuffando e esclamai “Dai, ti prego”niente, lui continuava a non dirmelo ma io insistetti.
“Andiamo dal gelataio, okay?” mi svelò lui.
“Se volevi fare colpo su di me.. beh, mi dispiace ma non ci sei riuscito” dissi.
Lui iniziò a scuotere la testa ridendo di gusto.
“Che c’è?! Cos’ho detto?!” domandai irritata, ma come si permetteva?
“No, è che tu, tu eri convinta che ci stessi provando con te me in realtà a me piace un’altra” mi spiegò asciugandosi una lacrima che gli era scesa a forza di ridere.
“Oddio, chi? Chi?” e iniziai a saltellare come una cretina.
“Giura di non dirlo a nessuno” mi ordinò indicandomi.
“Ai suoi ordini capitano” esclamai mettendomi una mano in fronte come i soldati, lui fece una leggera risatina.
“Beh, ecco.. a me piace la fehjcbed” disse a bassa voce, ma checcazz?
“Chi?” domandai
“La federngir” rispose
“La chi?” gli chiesi nuovamente.
“La federicjhr” rispose imbarazzato sottovoce.
La fed e altri suoni. La fed, fede, federi, LA FEDERICA!
“La Federica?!” ripetei ad alta voce, lui mi mise un dito sulla bocca ed annuì con la testa.
“Oddio ma è fantastico” ed iniziai a sclerare.
Arrivammo in gelateria e ordinammo i gelati.
Mentre li stavamo mangiando parlammo del più e del meno.
“Tu invece? Insomma, sei fidanzata, ti piace qualcuno?” domandò Harry continuando a mangiare il suo gelato.
“Mi sono appena lasciata con il mio ragazzo, era uno stronzo, mi aveva fatto le corna ma infondo si sapeva che sarebbe successo ma io pensavo che io ero diversa per lui ma in realtà ero come tutte le altre. Però prima di lasciarlo gli ho tirato un calcio nelle palle e l’ho lasciato lì, certo, ci sono stata male e ci soffro tutt’ora ma sono sicura che tra un po’ passa. Momentaneamente non sono pronta per una relazione.. magari trombamici ma fidanzati no” risposi guardandolo di tanto in tanto.
Lo vidi abbassare la testa “E.. come si chiamava lui?” domandò innocente “Sempre se vuoi dirmelo” aggiunse.
“Alex, Alexander Richard Pettyfer” dissi a denti stretti.
Lui spalancò gli occhi e poi scoppiò a ridere.
“Perché ridi?” chiesi stranita “È che lui, ecco lui è un mio amico e mi ricordo benissimo che quando è venuto a casa camminava tutto piegato  e tenendosi il pacco mentre tirava qualche imprecazione, Dio, dovevi vederlo, saresti morta dalle risate. A noi aveva detto esattamente queste parole ‘Una stronza del cazzo mi ha tirato un calcio nei coglioni, era bella ma era stronza perciò se vi piace beh non mettevi insieme’ e il bello è che non gli avevamo chiesto nulla” rispose per poi tornare a ridere. A quella risata mi unii anche io.
Il pomeriggio passò in fretta e così anche il mio coprifuoco.
Harry mi accompagnò a casa e mi promise che mi avrebbe fatto conoscere il suo coinquilino Zayn.
Andai diretta a letto e mi addormentai.
Con il sorriso sul volto, avevo trovato un amico.