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Autore: Kekkafox    28/07/2012    1 recensioni
Blaine decide di lasciarsi il passato alle spalle e si trasferisce a New York. Qui, conosce persone molto sorridenti, a parer suo. Anche se, non ha né un lavoro, né una casa. Così, cerca una casa, possibilmente con un coinquilino e fortunatamente la trova. Peccato, però, che sembra non andare molto d'accordo con il suo nuovo coinquilino.
Klaine. Fic.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ero appena sceso dal treno e già mi sembrava tutto diverso. Si respirava un’aria diversa. C’erano migliaia di persone che si salutavano e che si abbracciavano. Io, un po’, ero sollevato dal fatto che non ci fosse nessuno ad accogliermi. Volevo gettarmi il mio passato alle spalle e nulla mi avrebbe più fermato.

Uscii dalla stazione e l’aria di New York mi travolse. C’era moltissima gente che camminava sui marciapiedi e tantissimi taxi che passavano sulle strade. In Ohio non c’erano mai stati così tanti taxi.

Mi lasciai trasportare dall’istinto sulle strade di New York. Non sapevo dove andare. Non avevo un alloggio, né un posto dove lavorare. Avevo qualche soldo che avevo conservato per quel momento da tutta la vita.

Camminai tra quelle strade, trascinando dietro di me il mio trolley. Osservavo tutto ciò che c’era di nuovo in quella città. Mi accorsi che nessuno guardava l’altro. Nessuno si lasciava distrarre dalle altre persone che gli passavano davanti.

Io, invece, osservavo chiunque. C’erano persone di tutti i tipi. Sembravano tutte persone come altre, ma si poteva leggere la loro storia, solo guardandoli negli occhi. La persona che più mi attirò fu una ragazza con dei capelli rosa e un piercing al naso. Era l’unica che mi aveva guardato sul serio e mi accorsi che aveva anche lei una valigia.

Camminai senza meta, per quasi tutta la mattinata. Quando arrivò ora di pranzo, però, dovetti fermarmi. Avevo una fame da lupi ed era dalla sera che prima che non gettavo qualcosa nel mio stomaco.

Mi fermai in un piccolo bar, lì vicino. Entrai facendo risuonare il campanello sulla porta. Era un vecchio bar. C’erano molte persone e si sentiva un chiacchiericcio in sottofondo. Aveva pochi tavoli, ma parecchi erano già stati occupati.

Sembrava carino. Non era grande quanto il Lima Bean, ma sembrava accogliente. C’erano dei tavoli rotondi disposti nella stanza. Di fronte alla porta d’entrata c’era un bancone di legno, non molto lungo. Dietro il bancone c’era un ragazzo. Aveva dei profondi occhi azzurri e dei capelli biondi molto appariscenti.

- Salve. – dissi io, imbarazzato. Il ragazzo mi offrì uno sguardo cordiale e mi sorrise. Dovevo ammettere che era molto carino e sembrava anche molto giovane.

- Cosa posso darle? – mi chiese, con il sorriso ancora stampato sul volto.

Guardai un po’ alle sue spalle. C’erano bottiglie di drink di tutti i tipi. Alla sua sinistra c’era la macchina per il caffè, mentre alla sua destra, sul bancone, c’erano degli stuzzichini.

- Un cappuccino medio e qualcosa da mangiare. Scelga lei, basta che ci sia della cioccolata. – risposi con un sorriso. Lui annuì e attraversò la porta, entrando nella stanza non molto lontana da lui. Diedi un’occhiata in giro, mangiucchiando qualche stuzzichino. Non c’era nessuna persona interessante.

- Sono tre dollari e cinquanta. – mi disse il ragazzo, spuntando alle mie spalle. Sobbalzai e mi voltai verso di lui. Annuii e presi il portafogli, per prendere i soldi. Nel frattempo, il ragazzo mi aveva messo sul bancone il cappuccino e un croissant al cioccolato.

- Tenga il resto. – gli dissi, porgendogli la banconota da cinque dollari. Il ragazzo mi sorrise e prese i soldi, mente io presi la mia ordinazione. Presi il trolley, che avevo appoggiato al bancone e andai a sedermi in uno dei posti liberi. In effetti, ero un po’ stanco.

Mi guardai intorno e vidi che ormai erano finiti tutti i posti. Diedi un morso al croissant. Era buono. Quella non sembrava vera e propria cioccolata. Aveva più il sapore… della Nutella! Certo, come avevo fatto a non capirlo. Era così evidente.

Sentii il pezzo di croissant scendere lungo il mio esofago e un senso di sollievo si espanse sul mio corpo. Non sopportavo l’idea di non mangiare per troppo tempo e, poi, quella Nutella non poteva non farmi bene.

Senza accorgermene, avevo già finito il mio “pasto”. Era stato delizioso, anche se troppo breve. Feci un sorso del mio cappuccino e fissai lo sguardo su una ragazza, non molto lontana dal mio tavolo, dai lunghi capelli scuri. Era al tavolo, con un’altra ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri.

Il mio sguardo si spostò sulla porta, da dove era entrato un ragazzo che aveva fatto un cenno di saluto al ragazzo del bar. Forse, si conoscevano. Si guardò intorno. Sembrava molto stanco. Riuscivo a vederlo solo di profilo, ma già mi sembrava molto carino. Aveva i capelli di un marrone molto chiaro, quasi biondo.

- Sam, hai finito tutti i posti? Io non vedevo l’ora di sedermi un po’. – esordì, accasciandosi sul bancone. La scena mi fece ridacchiare. Il ragazzo al bancone, Sam, lo guardò con uno sguardo dispiaciuto e gli diede una pacca sulla schiena.

Io guardai il mio cappuccino. Era quasi finito. Forse, potevo vedere il posto a quel ragazzo, che sembrava avesse bisogno urgentemente di un posto dove sedere.

Mi alzai e mi avvicinai al ragazzo.

- Io stavo per andare via. Se vuole, può sedersi al mio posto. – gli dissi, con un sorriso stampato in faccia. Lui si alzò dalla strana posizione con cui si era accasciato sul bancone e mi guardò. Aveva degli occhi bellissimi. Sembravano azzurri, ma avevano anche una sfumatura di verde e forse, anche qualche sfumatura di grigio.

- Davvero lo farebbe? – mi chiese, con gli occhi pieni di speranza. Il mio sorriso si allargò ancora di più e annuii.

- Certo. Lei sembra molto più stanco di me. – gli dissi io e lui quasi mi saltava addosso, per ringraziarmi, ma si limitò a sorridermi e a ringraziarmi.

- Bhe, io vado. Grazie, Sam? – chiesi io e lui mi annui sorridente, mentre l’altro ragazzo salutò il barista e andò a sedersi al mio vecchio posto. Forse, ci sarei ritornato lì.

 

Mi ritrovai di nuovo solo, tra le strade di New York, senza una meta. Camminai ancora un po’ tra le strade, osservandomi intorno. Dopo un po’, trovai un hotel sulla strada. Non sembrava molto costoso, ma neanche molto scadente.

Entrai. Era… stupendo. C’erano dei lampadari bellissimi che brillavano alla luce del sole. C’era un bancone lunghissimo davanti all’entrata e un altro, alla mia sinistra dove c’erano sopra tantissimi computer.

Doveva essere molto costoso e, di certo, non avrei potuto permettermelo, ma provare non nuoce, no? Mi avvicinai alla ragazza, dietro al bancone. Aveva dei lunghi capelli castani e gli occhi dello stesso colore.

- Scusi? – attirai, subito, l’attenzione della ragazza, che mi rivolse un sorriso. Sembravano tutti molto gentili in quella città. Avevo conosciuto solo tre persone e sorridevano tutte. I miei pensieri furono disturbati dalla ragazza, che mi chiese in come poteva aiutarmi.

- Volevo sapere quanto costa una stanza. – risposi io. Lei mi sorrise ancora di più e mi disse di aspettare un momento. Annui e aspettai la ragazza, che frugava tra dei fogli che aveva davanti a lui.

- Per quanto tempo? – mi chiese la ragazza. Io mi feci qualche calcolo e stabilii che non potevo saperlo. Ero senza casa e senza lavoro.

- Non lo so, precisamente. Una settimana? – chiesi, come se dovesse lei dirlo a me. Lei mi sorrise e guardò su uno dei fogli, che aveva preso precedentemente.

- Per una settimana, dovrebbe costare circa cento dollari al giorno. – mi rispose lei. In tutto sarebbero stai settecento dollari. Mi aspettavo molto di più, da quel posto così elegante. Ci pensai un po’ su e poi accettai.

- Bene. Visto che non sa precisamente per quanto tempo deve restare, può anche pagarmi giorno per giorno. – mi disse cordialmente. Io annuii e gli diedi i primi cento dollari. Lei mi diede le chiavi. Era la camera numero 105.

- Salga al secondo piano. È la terza stanza a sinistra, dopo l’ascensore. – mi spiegò. Io annuii e andai nella mia nuova stanza.

Salii con l’ascensore al secondo piano e, come aveva detto la ragazza, la mia era la terza stanza a sinistra.

Entrai nella stanza. Era molto carina e accogliente. C’era un piccolo armadio, a sinistra della porta. Di fronte all’armadio, c’era un letto matrimoniale con accanto un comodino. Alla sinistra del letto, c’era una finestra che dava sulla strada, mentre alla destra, c’era un’altra porta che dava sul bagno.

 

Sistemai le cose del mio trolley nella stanza e, dopo, mi concessi una bella doccia. Ne avevo proprio bisogno. Proprio, come avevo bisogno di una casa. Forse, un coinquilino. Ma come avrei potuto pagare l’affitto? Avevo bisogno anche di un lavoro.

Era stata una pessima idea andare a New York, alla sprovvista, ma ne avevo bisogno. Avevo bisogno di lasciarmi tutto alle spalle. L’Ohio era diventato troppo per me. Non ne potevo più di rimanere lì.

Mi misi l’accappatoio e mi gettai sul letto, che non avevo ancora provato. Strano. Feci una rincorsa dal bagno e mi gettai sul letto. Era morbidissimo. Ci potevi sprofondare dentro. Mi sdraiai e osservai il soffitto.
Poi, presi il computer, che era rimasto nel mio trolley, e iniziai a scrivere un biglietto per cercare un coinquilino. Scrissi tutto molto chiaramente. “Ragazzo diciottenne cerca casa. Possibilmente, con un coinquilino.” Aggiunsi il numero di cellulare e salvai il file sulla mia pennetta USB. Avevo intravisto una stampante al bancone dei computer.

Scesi e cercai la stampante. Accennai un saluto alla ragazza della reception e mi diressi al banco dei computer. Connessi la stampante al pc che stavo usando e stampai una dozzina di fogli, con sopra quell’annuncio.

Dovevo trovare dei posti dove attaccarli, però. Nell’hotel c’era una bacheca.

- Scusi? – attirai di nuovo l’attenzione della ragazza, che stavolta era di spalle. Lei si girò e mi guardò con lo stesso sorriso di prima, che ricambiai.

- Mi dica.

- Potrei attaccare quest’annuncio, nella bacheca? – le chiesi, indicando i fogli che avevo tra le mani. Lei ne prese uno e lo lesse. Sorrise e me lo ridiede.

- Certo. Buona fortuna. – mi disse, sorridendo. Io la ringraziai e attaccai l’annuncio.

Successivamente, uscii e chiesi in un bel po’ di bar, se potevo attaccare l’annuncio. In meno di mezz’ora, avevo già consumato quasi tutti i fogli. Erano anche in zone diverse, quindi c’erano più possibilità. Ne attaccai uno, anche nel bar di Sam.

 

Si era già fatta sera, così decisi di tornare nell’albergo e vedere qualche film. Prima, però, mangiai qualcosa a un bar lì vicino. Nulla di speciale. Un cappuccino medio, come al solito, qualche biscotto e qualche muffin al cioccolato, ovvio.

Dopo la “cena”, tornò in albergo e si addormentò davanti al pc, che trasmetteva ancora Hunger Games.

 

Note

Salve a tutti!! Per chi non mi conosce, io sono Kekkafox e sono una Klainer per eccellenza. Mi piace scrivere e leggere le ff. Anche perché, mi piacciono le idee degli altri, che sono sicuramente migliori delle mie.

Starete dicendo, ok non me ne frega niente. Comunque, vi presento la mia nuova storia Klaine, ovvio. La storia sarà sempre raccontata dal personaggio principale, che in questo capitolo non ho nominato. Ma, vabbè, si capisce, no? Cappuccino medio, gli piace la cioccolata.

Ho già fatto comparire alcuni personaggi dello show. Anche se, non ho detto niente.
Anche se state dicendo, non ce ne frega un cavolo, io vi dico i personaggi “nascosti”: la ragazza dai capelli rosa e il piercing al naso, Sam credo che si sia capito, la ragazza dai capelli scuri al tavolo con quella dai capelli biondi e gli occhi azzurri, il ragazzo a cui il nostro personaggio cede il posto (questo personaggio è davvero facile) e la ragazza della reception.

Ok. Beh, spero che questo inizio vi sia piaciuto. Sappiate che le recensioni sono ben accettate (e certo xD), anche le negative. Fatemi sapere cosa ne pensate. Ditemi anche semplicemente “fai schifo” oppure “ritirati” o altro.

Ora scappo. Ho già detto troppo e forse, in questo momento, mi state anche odiando. Vi capisco, sono molto irritante.

Gay bye. Cioè, volevo dire Bye Bye. (si capisce che adoro Santana?)

   
 
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