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Autore: Sigyn    28/07/2012    5 recensioni
- E perché vi serve il mio aiuto, esattamente? -.
Lily prova con i grandi classici, Lucy non è sicura che sia una buona idea e Molly si sta divertendo troppo.
Quarta one-shot della serie, Missing Moment e seguito di "Quiet as a shadow, calm as still water".
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lily Luna Potter, Lucy Weasley, Molly Weasley Jr | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Just, for God's sake, kiss the boy!'
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Easy to be sleazy when you've got a filthy mind

(Girls are not meant to fight dirty, but Hufflepuff girls are good finders nonetheless)





Molly Weasley Jr si lasciò coinvolgere in quella che avrebbe più tardi definito una decisamente superflua soap opera gay al suo Quinto Anno ad Hogwarts.


Beh, in realtà l’avrebbe definita così solo nell’intimità della sua mente, perché non avrebbe mai ammesso ad anima viva di sapere dell’esistenza delle soap opere Muggle perché ogni tanto, quando passava qualche giorno alla Tana durante le vacanze estive, le guardava insieme a nonno Arthur sull’unico esemplare di letevisore che lui fosse mai riuscito a far funzionare. Né di frequentare Hogwarts per qualcosa di più che bighellonare per i corridoi e gustare la cucina degli Elfi Domestici, specialmente se glielo avesse chiesto suo padre tra una strigliata noiosa e petulante e un delirio di ambizione: dargli soddisfazione era il lavoro di sua sorella, e lei non era certo così maleducata da rubarglielo.

Nonostante questo, quel giorno Molly era in Biblioteca. E all’ora di pranzo, quando non c’era ancora nessuna creatura dotata di buonsenso e di un appetito normale in giro e lo sguardo da avvoltoio in cerca di una preda della decrepita Madama Pince sembrava farsi ancora più penetrante e onnipresente, quasi amplificato dalla calma e dal silenzio, come un rumore di sottofondo particolarmente molesto ed inquietante. Molly maledì tra sé e sé la sua tendenza a ridursi sempre a studiare all’ultimo momento, mentre si aggirava cercando di non far rumore tra gli scaffali dedicati alla teoria degli Incantesimi: sapeva già che avrebbe trovato tutti libri di cui aveva bisogno – se c’era una cosa per cui gli Hufflepuff erano famosi, in fondo, era l’essere buoni trovatori.
Il problema, piuttosto, era trovarli prima del test di cui aveva puntualmente dimenticato non solo la data ma perfino la mera esistenza.


Invece, mentre rovistava tra i polverosi volumi e lanciava rapide occhiate alle copertine rilegate e ai titoli scritti in caratteri elaborati e pomposi, trovò per prima cosa una voce acuta e squillante. – Scorpius? Non è così strano, ma ... – chiese quest’ultima, evidentemente interessata e troppo alta e totalmente inadatta ad una biblioteca, e Molly rise e pensò oh, Lily! proprio nell’istante in cui Madama Pince si schiarì la gola in modo particolarmente gelido e minaccioso.

Molly si voltò nella direzione da cui era arrivata la voce, un piccolo sorriso divertito ancora sulle labbra, incuriosita. Sua cugina era seduta ad un tavolo poco distante, e di fronte a lei c’era James, un’espressione ansiosa dipinta sul viso mentre tentava di frenare l’entusiasmo di sua sorella e le faceva freneticamente segno di stare zitta. È una battaglia persa in partenza, James, pensò, mentre l’altra ragazza si sporgeva rapida verso di lui.

Per un attimo fu tentata di andarli a salutare, prima di tornare a preoccuparsi della sua ricerca di vitale importanza. Poi, Lily disse, in un tono che era in parte sorpresa e in parte quello sdegno risoluto e infantile che nella sua voce suonava tanto famigliare, sempre accompagnato da un broncio offeso e due occhioni marroni scintillanti di indignazione dietro le lenti tonde de gli occhiali: - Ma perché non è venuto lui a dirmelo? -. James sospirò, con l’aria di qualcuno che si preparava a sostenere una lunga, lunga conversazione.

Molly riprese a cercare, ma continuò ad ascoltare – okay, origliare, ma quella brava con le parole era Lucy – la loro conversazione, ancora più interessata. Nessuno sopravviveva all’ira di Lily Luna Potter, era risaputo.

Qualche minuto dopo, aveva tre libri tra le mani, una conoscenza probabilmente eccessiva della vita sentimentale di uno dei suoi cugini, la certezza che Lily avrebbe presto fatto qualcosa di terribilmente stupido o assolutamente geniale e un sacco di aspettative.

 

A cena, Molly ebbe anche la soddisfacente sensazione di aver evitato una T. Il suo fish ‘n’ chips  e il succo di zucca sembravano ancora più buoni, quella sera.

Non tutti, però, erano in vena di godersi la cucina di Hogwarts.

La sua sorellina, al tavolo dei Ravenclaw, continuava a far vagare lo sguardo dal suo manzo con patate all’espressione assorta e corrucciata di Albus al tavolo degli Slytherin, come se stesse osservando con grande attenzione la più bizzarra partita di ping-pong mai giocata in tutto il Regno Unito. Al tavolo dei Gryffindor, Lily continuava a lanciarle sorrisi entusiasti e ad annuire freneticamente in direzione di suo fratello e Scorpius Malfoy. Quando Albus le notò entrambe, dopo un primo momento di sorpresa e successivamente di panico, l’occhiata che riservò loro fu abbastanza gelida e minacciosa da risvegliare e mettere sull’attenti tutti gli istinti da brava sorella maggiore e cugina che dormivano pacificamente da qualche parte nella testa di Molly – poi il suo sguardo torvo si posò su James, al momento curiosamente interessato ai colori della tovaglia del suo tavolo, e lei poté tornare a rilassarsi e godersi lo spettacolo.

Nel mentre, Malfoy stava beatamente continuando a chiacchierare con Albus, ignorando la silenziosa discussione tutto attorno a lui e il fatto che il suo interlocutore non gli prestasse la minima attenzione. Molly ridacchiò, e si chiese pigramente cosa avrebbero fatto quando si fossero finalmente messi insieme.

Oh, non aveva alcun dubbio che, un giorno, sarebbe successo. In fondo, Lily si era messa in testa di aiutarli – Molly adorava quella ragazzina, ed era abituata ai suoi modi e al carattere semplicemente impossibile perché era una delle migliori amiche di Lucy e quindi in qualche modo se la ritrovava sempre intorno, ma a volte quasi le faceva paura.

Riguardo alle interessanti informazioni che aveva ricavato su Albus quel giorno ... beh, la lasciavano abbastanza indifferente. Però, in un certo senso, capiva come si doveva sentire.

Molly aveva baciato per la prima volta un ragazzo al suo Terzo Anno: era stato un gesto impulsivo, sul quale non si era fermata neppure per un attimo a riflettere. Le andava, e così l’aveva fatto. Anthony Goyle era nella sua stessa Casa, aveva un anno più di lei ed era goffo, corpulento e in un certo senso carino, con i suoi modi bruschi e impacciati e il suo sorriso timido. Aveva un buon senso dell’umorismo, una grande passione per i rospi alla menta e due occhi marroni grandi e limpidi. Erano stati insieme per un paio di settimane, prima di capire che funzionavano meglio come amici. Baciarlo, comunque, le era davvero piaciuto.

Le era piaciuto molto anche baciare Abigail Finnegan, alla fine del Quarto Anno, perché lei aveva stupendi riccioli biondi e il sorriso più bello del mondo. Aveva anche delle labbra carnose e morbide, e in quel momento una piccola macchia di marmellata d’arance all’angolo della bocca. Subito dopo, Abigail le aveva dato uno schiaffo. Non si erano parlate fino alla seconda settimana dell’anno successivo, e anche dopo che si erano scusate l’una con l’altra – lei per aver reagito in quel modo, Molly per non aver capito che ad Abigail piacevano solo i ragazzi – l’amicizia che le aveva unite una volta non era più tornata la stessa di prima. Ma Molly non si era mai pentita di quel gesto.

Ovviamente, non ne aveva parlato ai suoi genitori. Sospettava che sua madre sarebbe stata sorpresa e confusa ma comprensiva, e che le avrebbe riservato banalità come non hai mai pensato che possa essere solo una fase? o tesoro, anche io alla tua età talvolta ho avuto voglia di sperimentare un po’, ma suo padre – suo padre, l’irreprensibile Percy Weasley con gli occhiali di corno e l’ascesa delle sue figlie alle cariche più alte del Ministero già accuratamente pianificata nella testa ... ecco, preferiva non pensare al modo in cui il loro già non proprio idilliaco rapporto si sarebbe potuto complicare ancora di più. A Lucy, invece, poteva dire tutto, e per un po’ di tempo era stato piuttosto confortante vederla abbandonare la sua aria da brava ragazza docile e gentile per lanciare occhiate di fuoco ad Abigail ogni volta che si incrociavano.

Zio Harry e zia Ginny, però, non le sembravano il tipo di persone che si facevano problemi per cose del genere. E Scorpius, ora che lo guardava meglio, probabilmente era interessato ad Albus almeno quanto Albus era interessato a lui. In effetti, le erano sempre sembrati un po’ troppo vicini, quei due.

Si lasciò sfuggire un sorriso, mentre osservava Malfoy rendersi finalmente conto della situazione – anche se, vista la sua espressione perplessa, non doveva essere in grado di capirla completamente – e guardarsi intorno spaesato. A un certo punto, Lily cominciò a sventolare una mano nella sua direzione, evidentemente allegra.

Molly rise, e pensò a ciò a che sua cugina avrebbe fatto patire a quei due poveri ragazzi nei giorni successivi.

 

- E perché vi serve il mio aiuto, esattamente? -.

Lucy si lisciò una minuscola piega sulla stoffa scura della gonna, ignorando completamente la ben più visibile macchia di inchiostro sul maglione e capelli rossi che le sfuggivano in piccole ciocche disordinate dalla crocchia. Lily, invece, sbuffò, giocherellando con una ciocca di capelli rossi: - Perché ho promesso a James che io non avrei fatto nulla, ma nessuno ha parlato di altri -. Lo disse come se fosse stata una cosa assolutamente ovvia, e Molly si ritrovò a sorridere, divertita.

Lucy guardò sua cugina con aria incerta, mordendosi un labbro, e Lily le lanciò uno sguardo di sfida. L’altra scrollò le spalle, alzando gli occhi al cielo: - Beh, gli avevi promesso anche di non dire niente a nessuno, ma alla fine hai riferito tutto a me e a Molly -. La scrutò pensosamente con i suoi grandi occhi azzurri, aspettando la sua risposta.

Lily si imbronciò, gli occhi che lampeggiavano d’irritazione dietro le lenti: - Non è che volessi dirtelo ... mi è sfuggito, tutto qui! E poi, ora quella promessa non ha più alcun valore, perché, anche se non è stata assolutamente colpa mia, l’ho già infranta -.

Molly scosse la testa, cercando di non ridere, e si passò una mano tra i corti capelli neri. Lucy la fissò con aria implorante, evidentemente in cerca di sostegno.

Molly però non era mai stata brava in certe cose, quindi disse solo: - Okay -.

Lucy strabuzzò gli occhi, ma fu Lily a raddrizzarsi gli occhiali sul naso e a domandare: - Okay? Sul serio? -. Quando Molly rimase in silenzio e annuì, le si illuminarono gli occhi e un sorriso che non prometteva niente di buono cominciò ad allargarsi sul suo viso. Oh, la sua cuginetta sarebbe stata una fantastica Slytherin.

Lucy le guardò entrambe, prima di mormorare un flebile: - Ma ... non dovremmo intrometterci ... -. Eppure anche lei stava sorridendo – un sorriso tenue e insicuro, ma era definitivamente lì, sotto gli occhi luccicanti di curiosità malamente trattenuta -, nonostante tutto.

- Giuro solennemente che non farò niente di stupido, pericoloso o potenzialmente traumatico -. Molly si mise una mano sul cuore e gonfiò il petto – piatto come una tavola, una delle tante cose per cui Abigail la prendeva in giro, quando erano ancora amiche -, alzando fieramente il mento. Lucy la squadrò con aria scettica, per poi scuotere la testa: - Quindi non farai niente di ciò che avrà sicuramente già pianificato Lily? -.

Scoppiarono entrambe a ridere, ignorando le veementi proteste di Lily.

 

Alla fine, il piano di Lily non era poi così originale: doveva aver preso ispirazione da uno dei suoi romanzetti Muggle. Comunque, nel caso non avesse funzionato, la sua adorata cuginetta aveva già almeno un milione di altre idee, ne era certa.

Un altro colpo risuonò contro la porta dello sgabuzzino. Molly sorrise, e lanciò una pigra occhiata alle due bacchette che stringeva in una mano.

Non che avesse intenzione di tenere Albus e Scorpius rinchiusi lì dentro a lungo, ovviamente.

Niente di traumatico, aveva promesso a sua sorella, dopotutto. E lei manteneva sempre le sue promesse.

Giusto una mezzora, il tempo di far confessare i propri sentimenti a quei due idioti. Beh, questo era ciò che credeva Lily, almeno. Secondo Molly, appena usciti avrebbero semplicemente ricominciato a scambiarsi sguardi imbarazzati e tentare con scarsi risultati di comportarsi come due banali amici eterosessuali.

L’ennesimo Alohomora soffocato. Non che Albus e Scorpius potessero già conoscere gli incantesimi non verbali, ma suo cugino aveva una certa tendenza a diventare particolarmente creativo, nelle situazioni più disperate.

- Non credi che dovremmo lasciarli andare, adesso? -.

Molly si voltò, ritrovandosi con lo sguardo azzurro e preoccupato di Lucy puntato addosso. Sorrise: - Non sembravi così contrariata, all’inizio -.

Ci fu un rumore sordo. Forse, Albus e Scorpius stavano provando a prendere a calci la porta.

Lucy arrossì leggermente, forse ricordando l’espressione decisamente interessata e il sorriso entusiasta con cui aveva accolto l’idea di Lily. Distolse rapidamente lo sguardo, allontanando con uno sbuffo seccato un ciuffo rosso che le ricadeva su un occhio. – Penso solo che sarebbe meglio tirarli fuori di lì prima che uno di loro abbia un attacco di claustrofobia ... o che buttino giù la porta a pugni -.

Molly rise. Povera Lucy: cercava sempre di essere quella seria e responsabile. Ma lei la conosceva, e sapeva che nonostante tutto era ancora solo una ragazzina, e che adorava farsi coinvolgere nei piani strampalati di Lily almeno quanto lei.

Le sorrise, cercando di apparire rassicurante – in genere, non le riusciva molto bene, ma per sua sorella ogni tanto poteva fare un tentativo. – Abbiamo quasi finito, Lu. Ancora qualche minuto, e poi passo loro le bacchette da sotto la porta. E poi, ascolta: sembra che abbiano smesso. Magari Lily aveva ragione, e adesso si stanno dichiarando il loro eterno e indissolubile amore – disse.

Lucy ridacchiò, guardandola con un sopracciglio inarcato. – Pensi davvero che funzionerà? – chiese.

Molly scrollò le spalle: - E tu? -. Lucy la fissò con aria scettica.

- Beh, è stato divertente comunque, no? – domandò Molly, un sorriso malizioso sulle labbra. Lucy alzò gli occhi al cielo e si lasciò sfuggire un sospiro esasperato.

Esitò un attimo, prima di rispondere: - Sì, lo è stato -.

 

Molly continuò a pensare che il piano di sua cugina non avesse funzionato – e, di conseguenza, ad aspettare nuove bizzarre idee da romanzi rosa il più presto possibile – fino alla mattina del giorno successivo, quando Lily a colazione rubò la sedia ad un povero primino Hufflepuff per sedersi di fronte a lei. Il ragazzo, uno scricciolo con una zazzera castana e ricciuta, le rifilò un paio di parole non troppo carine e partì alla ricerca di un altro posto per sedersi. Il resto degli Hufflepuff non le badò nemmeno: qualcuno, anzi, le fece un cenno con la testa o esclamò qualche parola di saluto. Una ragazza dai capelli rossi e l’aria distratta le passò lo zucchero, senza neppure alzare lo sguardo o smettere di chiacchierare con le sue amiche.

- Ha funzionato! – sussurrò Lily, trionfante. Molly sollevò lo sguardo dal suo porridge per incontrare quello di due occhi marroni scintillanti di gioia ed energia e vagamente inquietanti. – Ha ... funzionato? – domandò, cauta.

Lily annuì freneticamente. Poi, si accigliò. – Beh, no, in realtà – disse, dimenticando subito il tono da cospiratrice che aveva usato poco prima: - voglio dire, sì ma no. O, forse, sarebbe meglio sire no ma ... -. Molly la fissò, portandosi un cucchiaio di porridge alla bocca.

- Non si sono confessati niente, alla fine. Ma Scorpius ha invitato Albus a vedere la partita di sabato -. Chiarì sua cugina, scrollando le spalle, un ghigno sulle labbra. Ah, ecco di che cosa stava parlando.

- E ... ? -. Molly non era molto loquace, di prima mattina.

Non che la sua parlantina migliorasse in altre parti del giorno, certo. Ma non era comunque una buona idea parlarle prima che avesse finito la sua colazione, quando la sua mente era ancora nel Dormitorio e sonnecchiava beata tra le calde e morbide coperte gialle e nere del suo letto.

- E allora – il ghigno di Lily si allargò in modo allarmante: - è un appuntamento. E noi faremo in modo che tutto vada perfettamente! -. Rise e le fece l’occhiolino, prima di alzarsi di scatto e dirigersi con passo veloce e sicuro verso il tavolo dei Ravenclaw.

Molly sbatté le palpebre e aprì e chiuse la bocca un paio di volte. Poi, bevve un sorso dal suo bicchiere colmo di succo di zucca. E, dopo ancora, sbatté le palpebre di nuovo.

Infine, quando lo shock di una Lily eccitata e in vena di nuove idee geniali subito dopo il risveglio passò, sorrise.

La sua cuginetta sarebbe potuta essere una perfetta Slytherin, l’aveva già detto?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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