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Autore: goldfish    11/02/2007    12 recensioni
Era passato qualche anno da quando lui le aveva spezzato il cuore, condannando ogni sua nuova relazione a finire inesorabilmente. Ma adesso, Hermione aveva deciso: era ufficialmente diventata uno schianto, e si salvi chi può. Peccato che il destino talvolta ami accanirsi contro le persone... E se si aggiungono scoperte scioccanti sul proprio migliore amico e l'ultima persona che avrebbe mai pensato di ritrovarsi come collega... niente è impossibile!
R/He post-Hogwarts, le mie preferite!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Pansy, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. ECCESSI DI 'DARK MAGIC'..

It's easier to run
Replacing this pain with something numb
It's so much easier to go
Than face all this pain here all alone

Linkin Park - Easier to run

Ronald Weasley era furibondo. "Cazzo, Harry, come hai potuto lasciare che portasse Hermione?! No, dico, come hai potuto? Se era u... un modo per..."

"No, aspetta! Io non lo sapevo!"

"E io non sapevo che lui portasse te!" aggiunse l'altra. "Ma fatto sta che adesso c'è una ragazza decisamente turbata che vaga da queste parti... ti conviene andare a recuperarla, Weasley!"

"IO?! " fece scandalizzato Ron.

"No, quelle stordita della Cooman con l'aiuto dei suoi grandi poteri divinatori... ma certo che tocca a te! Marsh! E, Harry... guai a te se ti impicci!" li sgridò la Serpeverde. E fu convincente perché Ron, dopo aver boccheggiato per qualche istante, si trovò ad obbedirle un po' intimorito. Solo quando si fu allontanato la ragazza si voltò di nuovo verso un esterrefatto Harry.

"Caspita, Potter, hai tutta la mia stima. Io stessa non avrei saputo fare di meglio."

"Parkinson!"

--- --- ---

La mente del rosso viaggiava a tutta velocità tra immagini di Hermione con cui non parlava da due anni, lui che non avrebbe mai pensato di rivederla, il suo sguardo sconvolto dietro a quel palmo poggiato sulla bocca, il modo in cui si erano lasciati in passato… no, ad essere onesti, il modo in cui lui l’aveva lasciata. Perché doveva ammettere che aveva i suoi buoni motivi per detestarlo: il suo comportamento era stato davvero infantile, irritante e vigliacco. Nonché stronzo. E se lui stesso arrivava a riconoscere un suo errore voleva dire che l’aveva combinata davvero grossa.

Violentemente scosso da questi pensieri aveva girovagato in lungo e in largo per il locale e, tra una spallata e l’altra, di lei neanche l’ombra. Che si fosse smaterializzata? Fu allora che la scorse, appoggiata ad una parete nei pressi dell’uscita con la testa stretta tra le mani e i capelli che stavano cominciando a ricaderle a tradimento sulle spalle, scivolando dalla morsa del fermaglio.

Hermione aveva sempre avuto dei capelli ribelli. Li adorava anche per quello.

Facendo appello a tutto il suo coraggio di ex Grifondoro, le si avvicinò. "Hermione…"

"Vattene! Non voglio vederti!" gli urlò in faccia voltandosi di scatto, poi alzò i tacchi e si incamminò verso la porta, costringendolo a seguirla a passo spedito.

"Sei scappata via così… ti giuro che non sapevo niente, è stato uno shock anche per me!"

"Bene, allora fai finta che non sia mai successo, ok?" rispose stizzita senza degnarlo di uno sguardo, varcando la soglia.

"Senti, io credo che… che dovremmo provare a ragionare a sangue freddo. Siamo sempre noi due, in fondo…"

Ronald Weasley davvero non capiva le donne, se prima aveva un dubbio adesso era cristallino. La ragazza si fermò di colpo.

"Sempre noi due, dici?" mormorò.

"No… cioè, io dico che…"

"MA CERTO!" lo interruppe, col sorrisetto più teatralmente forzato che lui avesse mai visto. "Perché ora non mi offri da bere e rivanghiamo i bei vecchi tempi?"

Ron si incupì. "Non volevo dire questo, smettila di trattarmi come uno stupido."

"No, no, hai ragione!" lo incalzò. "Dopotutto eravamo amici, prima di essere fidanzati, giusto? Dai, seguimi e comportiamoci di conseguenza, allora!"

Questo non era assolutamente un comportamento da lei, persino Ron ‘l’insensibile cucchiaino’ se ne accorse. Quel sorrisetto finto, quel tono ironico e quel palese gioco del pretendere che andasse tutto bene… la vera Hermione avrebbe urlato, l’avrebbe schiaffeggiato, insultato e preso a calci, ma non avrebbe mai reagito in quel modo, anche se arrabbiata a morte. Evidentemente qualcosa era scattato, in lei. Oppure era davvero furente.

"Hermione…"

Con uno sguardo selvaggio, la ragazza lo afferrò per un polso e lo trascinò di peso di nuovo all’interno del locale. Sempre senza scollarsi di dosso quell’aria volutamente beffarda fecero un giro tra la gente, come due vecchi amici. La sua espressione non lo rassicurava affatto, ma fu quando si diresse spavalda verso il bancone del bar ordinando euforica un Dark Magic e se ne scolò mezzo tutto d’un fiato, che Ron cominciò seriamente a preoccuparsi.

"Herm, tu fatichi a reggere la Burrobirra…"

"Ronald… gli amici sono complici in certe cose! E ora, scusa ma vado in mezzo alla mischia. Sai, ho proprio voglia di rimorchiare questa sera! Fammi gli auguri!" la sua voce era sempre più carica di rabbia e cinismo e lui stava seriamente cominciando ad alterarsi.

"Hermione, adesso piantala!"

"Eh, no, PIANTALA TU! Ma che vuoi da me? Non fai più parte della mia vita, lasciami in pace!" rispose furiosa, prima di allontanarsi dal ragazzo col suo bicchiere in mano. Lui gli urlò delle frasi imprecisate dietro e si diresse nella direzione opposta.

Seduto ad uno sgabello lanciava di tanto in tanto delle occhiate sinistre verso la folla, spiandola. In un primo momento aveva provato ad avvertire Harry del comportamento atipico della loro amica, ma dopo che il suo stomaco si era contorto in un moto di ribellione trovandolo pericolosamente avvinghiato alla Parkinson, decise di lasciar perdere. In fondo, mica era suo padre da rincorrerla per farla ragionare. Anzi, quella pazzoide dai capelli ribelli poteva cacciarsi in tutti i guai che voleva, non poteva fregargliene di meno. Stringeva tra le mani il suo bicchiere praticamente ancora pieno, visibilmente irritato nonostante la volontà ferrea di non curarsene. Irritato dal vederla flirtare senza pudore con un tizio, chiaramente un idiota, che cercava palesemente di potarsela a letto. Furibondo per via di quel suo sorrisetto da finta oca giuliva ‘ho sempre le gambe aperte’, perché quella non era lei. Indignato dal fatto che stringesse in mano un altro bicchiere, con un altro cocktail.

"Che faccia lunga..."

Il ragazzo si voltò di scatto. "Dici a me?"

La biondina che gli stava vicino sorrise, inarcando un sopracciglio; lui si limitò a ricambiare indeciso, non sapendo effettivamente che dire. Il non ammetterlo razionalmente non impediva comunque alla sua testa di starsene da tutt’altra parte, in quel momento.

"Problemi?" continuò lei.

"No… beh, diciamo che…"

"Ho capito, lascia stare. Come al solito ho una mira infallibile a puntare persone impegnate" ridacchiò. "Comunque io sono Sara."

"Piacere, Ron…" ricambiò un po’ titubante, stringendole la mano. "Comunque io non sono impegnato. Davvero. Sono libero come il vento. No, come l’aria. Nessuna ragazza. Non potrebbe importarmi meno di nessuna."

"Lo vedo…" disse l’altra con ironia. "Ma allora chi è che stai fissando da mezzora?"

Lui che stava fissando da mezzora chi?! Andiamo, al massimo avrà dato un paio di sbirciatine, così, per curiosità. E comunque da dove sbucava questa a fargli il terzo grado? Ma soprattutto, perché nonostante si trattasse di una ragazza molto carina l’unica cosa che riusciva a pensare in quel momento non era il come provarci con lei, ma il fatto che Hermione e quel tale erano scomparsi?

Dove erano andati, Grande Merlino?!

"Io non fisso nessuno…" biascicò, sempre occhieggiando verso il punto dove avrebbero dovuto trovarsi la ragazza che gli era totalmente indifferente e quella specie di versione umana del calamaro gigante.

L’altra sorrise, capendo di Ron molte più cose di quante non ne capisse lui stesso.

"Cercala…"

E con una rapida pacca su una spalla, improvvisamente come si era presentata, scomparve. Ron rimase spiazzato per qualche istante. Che se la fosse immaginata? Magari quel cocktail era un po’ pesante… che fosse un fantasma? Uno di quegli spiriti che hanno il compito di fungere da coscienza supplementare con frasi ad effetto? Se ne sentivano di storie simili. Però, se le cose stavano così, aveva fatto un buon lavoro perché con uno scatto felino si alzò dalla sedia e si recò fuori dal locale, chissà perché.

--- --- ---

"Ehm… sei sicura di stare meglio, Harmony?"

"Hermione..." lo corresse in un rantolo.

"Ah… no, perché i miei amici che starebbero andando via e…"

Hermione era molto irritata. Perché quella piattola non se ne stava zitto e la lasciava vomitare in pace? Appoggiata con un braccio ad un muro, testa china e stomaco sottosopra, non stava affatto bene e avrebbe avuto bisogno di aiuto, ma onestamente quello era l’ultima persona che voleva avere attorno. E comunque lei se l’era sempre cavata benissimo anche da sola, sbronza o sobria era irrilevante.

"Vai! Sto meglio…" mormorò.

L’altro inarcò un sopracciglio, gettandosi alle spalle il senso del dovere. "Ok… allora…"

"EHI! Ma cosa credi di fare? Lasciarla sola in questo stato?! Non vedi che sta male?"

Il ragazzo si voltò e vide un tizio alto dai capelli rossi raggiungerli in fretta, apparentemente intenzionato a insultarlo pesantemente.

"E tu chi sei?"

"Sono uno che ha visto come tu stavi per fregartene di una ragazza che sta chiaramente male, solo perché non potrai scopartela!" sbottò Ron chinandosi su Hermione, che parve bofonchiare un debole ‘Ronald… vattene… ti odio’ prima di piegarsi di nuovo su se stessa. Ron arretrò di colpo, consapevole che lei gli aveva praticamente vomitato su una scarpa.

"Mi aveva detto che stava meglio!" si difese l’altro.

"E tu le credi? Ma non vedi che è sbronza?"

"Ok. Ora comunque ci sei tu." E prima che potesse rispondere, Ronald lo vide smaterializzarsi. Si chinò di nuovo su Hermione, tirandole indietro i capelli e non potendo fare a meno di pensare che quella era la prima volta che la sfiorava di nuovo. Bella situazione.

"Ron, vattene… non ho bisogno del tuo aiuto… non ho bisogno di nessuno!" si lamentò.

"A me non pare proprio…" cercò di correggerla il più gentilmente possibile. Non l’aveva mai vista ridotta in quello stato, prima. Era strano, ma ancora più strano era il fatto che fosse lui a prendersi responsabilmente cura di lei, per una volta.

"È tutta colpa tua…" piagnucolò. "Perché mi hai fatto questo? Ti ho rivisto da due ore e sono già a pezzi… vaffanculo, Ronald Weasley… ti odio."

Doveva assecondarla, ecco cosa. "Hai ragione. Ma ora appoggiati a me, ok? Ti aiuto a tornare a casa."

Lei protestò un po’ a parole ma non fu in grado di ribellarsi anche fisicamente, in effetti era proprio uno straccio. Quando gli sembrò che stesse cominciando a riprendersi, Ron la afferrò per un braccio e assieme si recarono alla più vicina stazione di Metropolvere: non poteva di certo smaterializzarsi in quelle condizioni, né tanto meno lasciarsi guidare da lui, con lo stomaco in un simile subbuglio. La prese in braccio e, dopo averla convinta a dirgli l’indirizzo di casa sua, le fiamme si tinsero di verde.

--- --- ---

Hermione ricadde a peso morto sul materasso, bofonchiando qualcosa di non molto comprensibile.

"Dai, fatti levare questi stivali…" disse paziente Ron, cercando di tenerla ferma.

"Ehi! Porco, stai cercando di spogliarmi? Non sono dell’umore adatto stasera…" mugugnò Hermione. "E poi ti detesto…"

"Tranquilla, per stanotte dormi vestita… senza offesa, ma ora come ora non sei il massimo. Mi hai anche vomitato su una scarpa."

"Oh, mi space… gracchia e snotta! No, cioè, grotta e natta! Uff, ma com’era?"

Il ragazzo rise un pochino, cercando di sfilarle il maglione e farla sdraiare, ma lei non sembrava intenzionata a collaborare.

"Ronald… non doveva finire così… no…"

"Dai, non importa. Capita."

Rimasta in pantaloni e maglietta si lasciò aiutare a stendersi. "E invece no!" piagnucolò. "Tu ti stai prendendo cura di me… ma io ti odio, Ronald Weasley. Sei una piaga. E tu ti prendi cura di me lo stesso… anche se ti odio. Ma perché lo fai? Io ti odio…"

Il ragazzo corrugò la fronte senza dire nulla, le adagiò sopra una coperta e le passò una mano sulla fronte un po’ sudata.

"Va un po’ meglio? Hai freddo?"

"Sto meglio… è tutta colpa tua, Ron. Perché non riesco a dimenticarti? E poi non volevo vomitarti sui piedi…"

Le sue parole erano strascicate e la voce bassa e lamentosa ma, purtroppo per lui, capì ogni singola sillaba. Lei lo odiava. Ma forse non era proprio vero ed era stato solo l’alcol a farla parlare a sproposito. Non riusciva a dimenticarlo. Altro sproloquio privo di fondamento, risultato della sbronza. Doveva essere così. Restò in silenzio mentre la vide scivolare nel sonno e, dopo essersi accertato che dormisse profondamente, si smaterializzò verso casa con uno strano groppo in gola.

Era tutta colpa sua…

--- --- ---

Eccomi di nuovo qua! In effetti questo aggiornamento lampo è motivato dal fatto che questo cap era già bello pronto... e non vedevo il motivo di rimandare! Per i prossimi non so...un'altra settimana che incomincia... (d'oh. I hate Mondays).

Cooomunque: UN GROSSO SALUTO A KarmyGranger, SiJay, funkia, Herm90, robby, roberta, gemellina (tu qua?! Me commossa!! sai, io sono fatta così: quando voglio scrivere qualcosa di allegro uso Ron/Herm, perché col biondo mi escono solo cose deprimenti...sono tra le poche che apprezzano entrambe le coppie, a seconda dell'umore! Ciao!), hermron, Simona, Nico (volevo variare un po' sul tema 'doppia coppia' e così ho pensato a Pansy. E poi, lo ammetto, Ginny un po' mi irrita, a meno che non si tratti di una storia davvero bella...).

Spero tanto che la storiella continui a piacervi! Lo so che si tratta di quelle cose lette e rilette... ma prometto di impegnarmi per metterci del mio! Promessooooooooo!!!!

Ciauz a tutti, Bea!

  
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