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Autore: goldfish    10/02/2007    13 recensioni
Era passato qualche anno da quando lui le aveva spezzato il cuore, condannando ogni sua nuova relazione a finire inesorabilmente. Ma adesso, Hermione aveva deciso: era ufficialmente diventata uno schianto, e si salvi chi può. Peccato che il destino talvolta ami accanirsi contro le persone... E se si aggiungono scoperte scioccanti sul proprio migliore amico e l'ultima persona che avrebbe mai pensato di ritrovarsi come collega... niente è impossibile!
R/He post-Hogwarts, le mie preferite!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Pansy, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. SVOLTE ESISTENZIALI MISERAMENTE NAUFRAGATE

I don't play your rules I make my own
Tonight
I'll do what I want
Cuz I can

Pink - cuz I can

"…E così gli ho detto se aveva intenzione di rimanersene lì impalato come un dodicenne alle prime armi, o preferiva seguirmi in casa a concludere la serata da persone adulte."

Detto ciò si accomodò meglio sulla sedia accavallando le gambe, si passò una mano tra i capelli, impeccabili come sempre, e decise di tornare a rovistare tra alcune carte, probabilmente con scarsa attenzione. Dopo qualche attimo, necessario per realizzare quanto poco la sua collega amasse i preamboli, la ragazza che le sedeva accanto si decise a commentare.

"Immagino che quello non se lo sia fatto ripetere due volte…"

"Mmm… no, direi di no."

Hermione chiuse gli occhi e scrollò la testa con rassegnazione. La sua compagna di scrivania al Ministero era decisamente una donna senza troppi complessi per la testa. Ma probabilmente era lei quella non al passo con i tempi; lei e tutti i suoi noiosi scrupoli sul venir considerata una tipa facile ed essere quindi trattata di conseguenza. Sì, probabilmente le cose stavano così. Era colpa sua.

"Almeno ne è valsa la pena?" chiese ridacchiando. L’altra alzò lo sguardo e parve meditare qualche istante, espressione pensosa e sopracciglio rigorosamente alzato.

"Direi di sì… diciamo che complessivamente, considerando tutte le variabili, è stata una prestazione buona, ha giocato molto a suo favore il fatto che avesse un’ottima resistenza. Sai, al giorno d’oggi, con la vita frenetica che ci troviamo a fare è sempre più difficile trovare uno che riesca a…"

"Ti prego, Pansy! Non ti ho chiesto i dettagli, ma solo come era andata. Bene. Male. Stop!"

Pansy.

Certo che la vita è proprio strana, a volte, e possiede un senso dell’ironia senza eguali: Hermione Granger era condannata a lavorare fianco a fianco con Pansy Parkinson.

La vipera Serpeverde.

La iena dalla voce stucchevole anche detta ‘faccia da carlino’.

Quella che a suo tempo si sbatteva Draco Malfoy, per intenderci, nonché mezza scuola. E nonostante Hermione pensasse davvero che il più delle volte voci simili sono solo dicerie con uno scarso fondo di verità, conoscendola meglio si trovò costretta a riconsiderare la sua opinione in merito. Almeno nel suo caso, ecco.

Ma il punto era che quella stessa ragazza che fino a qualche anno prima la appellava sporca mezzosangue zannuta, adesso non si faceva troppi problemi a raccontarle con candore e una discreta dovizia di particolari le sue imprese sessuali, come fosse un’amica di vecchia data. Un cambiamento che di certo non bastava a convincerla che avesse ottenuto quel posto al dipartimento per la Cooperazione Magica ‘senza nessunissima spintarella di nessunissimo parente ai piani alti’, ma almeno era un buon inizio.

"Ma non mi ha più richiamata… non capisco, tutte le volte è così. Sai, Hermione, comincio a pensare che sia colpa mia."

Lei sospirò, cercando di usare più tatto possibile.

"Non è che la colpa sia proprio tua… ma se ti porti a letto uno dopo dieci minuti che l’hai conosciuto, questo probabilmente ti catalogherà come tipa da una scopata e via, non come una da richiamare per provare ad allacciare una relazione… perché la propria donna non deve essere una facile. Purtroppo gli uomini sono fatti così, tendono a scindere le due cose."

Pansy sembò vagamente indispettita. "Stai insinuando che sono una facile?"

"Pansy... ammettilo, è vero."

Uscita effettivamente infelice, ma non era riuscita a trattenersi.

"Ti sbagli, Granger. Io non sono ipocrita, che è diverso. Ho voglia di fare sesso, faccio sesso. Sono giovane e posso permettermelo, al diavolo!"

"Ma certo! E io non ti critico, infatti." Si giustificò Hermione. "Ti ho solo detto come, secondo me, la pensa un uomo. Ma magari mi sbaglio…"

Dopo qualche ulteriore attimo di riflessione Pansy si rifece viva.

"E poi anche tu sei single. Non sei una facile, eppure non hai una relazione."

Hermione venne colta un po’ alla sprovvista da quell’obiezione tutto sommato legittima.

"Che c’entra…" saltò su, leggermente rossa. "Io ce l’avrei una relazione se volessi: io ho mollato Dave. È stata un mia scelta. Consapevole."

Pansy sfoderò un ghigno.

"Ciò non toglie che ora siamo entrambe single, virtuose oppure no. Ma tu, a differenza mia, sei sessualmente frustrata. A proposito, da quanto non fai sesso?"

"PANSY!"

"E dai… siamo tra donne, puoi anche dirmelo."

Hermione tentennò, violacea in viso. "Beh, io… diciamo che quando si conclude una relazione… e comunque non…" ma il sorriso beffardo dell’altra la zittì.

A pensarci meglio, Pansy non aveva tutti i torti: lei con le sue teorie da giovane donna tutta d’un pezzo e l’altra promotrice della filosofia del cogliere l’attimo fuggente erano nella stessa identica situazione, ovvero senza un fidanzato. Identica, a parte quel dettaglio del non toccare un ragazzo da qualche mese, ovvero da quando Dave l’aveva lasciata sostenendo che fosse un po’ troppo pedante. Non che fosse distrutta dal dolore per quella rottura, comunque. Probabilmente l’unica ferita che aveva realmente riportato era stata quella al suo orgoglio per l’essersi sentita dare della ‘pedante’, perché era fin troppo chiaro che quella relazione non avrebbe avuto futuro.

Il punto era che lei non voleva accontentarsi di un ragazzo qualsiasi verso cui nutrisse un interesse minore di quello che nutriva per Grattastinchi: Hermione voleva di più, anche se temeva che non sarebbe stato semplice trovarlo. Perché nonostante fosse passato del tempo e avesse ormai superato la batosta subita, nonostante entrambi fossero cresciuti e avessero fatto le proprie esperienze, nessun ragazzo era come lui , per quanto si costringesse a negarlo. Con nessuno era come con lui .

Lui buffo, lui permaloso, lui che arrossiva di nulla. Lui con le sue lentiggini e quell’irritante testaccia dura. Lui che nonostante tutti i suoi difetti costituiva ancora quel termine di paragone che faceva naufragare miseramente ogni sue relazione. Come se non fosse bastato spezzarle il cuore, lurido verme! Che poi ancora non capiva cosa avesse che lo rendeva così unico ai suoi occhi.

Fu a quel punto che Hermione ebbe un’illuminazione: se il suo destino era quello di morire sola alla vana ricerca del ragazzo ideale, tanto valeva divertirsi, ‘in itinere’.

Era giunto il momento di una svolta esistenziale.

"Pansy, potremmo uscire assieme venerdì sera. Hai ragione tu, sono giovane e devo divertirmi!"

L’altra la guardò sconcertata.

"Ehm… venerdì mi vedo con uno."

"Uno nuovo?"

"No… cioè, in un certo senso… vabbè, è complesso."

"Digli di portare un amico!"

"Hermione, non so se sia il caso…"

"Ma l’hai detto tu che sono frustrata!"

La Parkinson la scrutò dubbiosa prima di lasciarsi convincere, anche se riluttante.

"Ricordati che ti avevo avvisata. E guai a te se mi rompi le scatole!"

"Promesso!" esclamò Hermione.

--- --- ---

Quando le due varcarono la soglia del locale nel quale avevano appuntamento con i loro ‘ragazzi’, Hermione era un po’ agitata. Per l’idea che se ne era fatta, compiere una svolta esistenziale voleva dire essenzialmente comportarsi in modo diametralmente opposto da come si sarebbe comportata la vecchia Hermione Granger, a cominciare dall’abbigliamento (ragion per cui aveva passato due ore seminuda e immobile davanti all’armadio per stanare quei pochi vestiti adeguati all’occasione che aveva), fino al modo di porsi verso il prossimo. Verso gli uomini, per la precisione.

Perché Hermione aveva deciso: era ufficialmente diventata uno schianto e si salvi chi può!

Persino Pansy aveva commentato positivamente il suo abbigliamento, sottolineando che aveva seriamente temuto di essere messa in imbarazzo da lei ma si era dovuta ricredere. E aggiungendo che avrebbe fatto meglio a vestirsi più spesso così, perché era una donna, non un’atleta pronta a partecipare a una gara di Decathlon.

Ah, il tatto di Pansy Parkinson. Hermione era sull’orlo delle lacrime dalla commozione.

"Pansy, dov’è il tuo appuntamento?"

"Non è proprio un appuntamento… comunque… da queste parti…" rispose evasiva guardandosi attorno. L’altra la scrutò sospettosa.

"Mi stai mica nascondendo qualcosa?"

"IO?!"

"Tu."

"Ma va’… t’oh, eccolo!" e le fece segno di seguirla.

Quella sera il destino era stato più beffardo del solito, si trovò a pensare la Granger, perché tra tutte le persone che pensava potessero vedersi con Pansy, di certo non aveva considerato lui.

"HARRY?!" urlò, così forte che un paio di persone si voltarono verso di lei, nonostante la musica.

"HERMIONE?! Ma che ci fai qua… con… lei…" rispose Potter con gli occhi sgranati e una smorfia di puro terrore in volto.

Dopo qualche attimo caratterizzato da frasi sconnesse, i due si voltarono contemporaneamente verso la terza ragazza, che ghignava compiaciuta.

"Perché non me l’hai detto?!" sbottarono all’unisono.

"E perdermi le vostre facce?"

"Cazzo, Pansy, dovevi dirmelo che venivi con Hermione!" continuò Harry.

"Non me l’hai chiesto. E poi se te lo avessi detto non saresti mai venuto, lo so! Ma io mi sono rotta di fungere solo da sollazzo fisico per un uomo!"

"Tu… tu dovevi dirmelo! I… io…" balbettò verdognolo.

"Che palle, Potter… ti vergogni di me? Beh, allora te ne puoi anche andare a fanc…"

"NO! Tu non puoi capire…" la interruppe. Ma invece capì benissimo, e repentinamente. E capì tutto anche Hermione, che fino a quel momento era rimasta a godersi divertita l’ultima scena che si sarebbe mai aspettata di vedere, quella sera.

"Cacchio se c’era la fila al bar… venti minuti per due misere Burrobirre!"

Il giovane dai capelli rossi si avvicinò a loro sorridente, stringendo tra le mani due bottigliette. Appena vide la ragazza dell’amico spalancò la bocca per lo stupore e non riuscì a trattenere una risatina.

"Pansy Parkinson?! Cacchio, Harry, ti vedi con Pa…" ma ben presto il sorriso svanì anche dal suo, di volto. Le bottigliette gli scivolarono dalle mani nell’istante esatto in cui posò lo sguardo su quella che avrebbe dovuto essere la ‘sua’ ragazza e le guance, unitamente ai padiglioni auricolari, cominciarono ad assumere una pericolosa gradazione di rosso. Tra tutte le persone, lei.

"Herm..."

Hermione, dal canto suo, era altrettanto pietrificata.

Ron.

Non era possibile.

No, peggio, non era accettabile! Seguì passivamente con lo sguardo le due Burrobirre infrangersi al suolo con uno scroscio che le ricordò immediatamente di quando, qualche anno prima, era stato il suo cuore ad andare in frantumi per colpa sua. Poi, portandosi una mano alla bocca, tornò a guardarlo indietreggiando silenziosa verso le la calca di persone, tra le quali scomparve. Ed ecco che la sua svolta esistenziale era miseramente naufragata.

 

Riecco una Ron/Hermione, il mio 'primo amore' parlando di coppie di HP!

A dire il vero qualche ideuzza da buttare giù ce l'avevo da un po', ma non trovavo mai l'ispirazione giusta, né il tempo. Non si preannuncia una storia molto lunga... e non so con che frequenza riuscirò ad aggiornare... ah, ovvio, i commenti sono sempre benvenuti!

PS: la mia Pansy è troppo una grande, siete avvisati! Probabilmente OOC, ma tanto fa parte di quei personaggi di cui la Row ha parlato così poco che ci si può ricamare sopra...

Prossimamente:

[…] Il ragazzo si voltò e vide un tizio alto dai capelli rossi raggiungerli in fretta, apparentemente intenzionato a insultarlo pesantemente.

"E tu chi sei?"

"Sono uno che ha visto come tu stavi per fregartene di una ragazza che sta chiaramente male, solo perché non potrai scopartela!" sbottò Ron chinandosi su Hermione, che parve bofonchiare un debole ‘Ronald… vattene, ti odio…’ prima di piegarsi di nuovo su se stessa. Ron arretrò di colpo, consapevole che gli aveva praticamente vomitato su una scarpa.

[…] "Dai, fatti levare questi stivali…" disse paziente Ron, cercando di tenerla ferma.

"Ehi! Porco, stai cercando di spogliarmi? Non sono dell’umore adatto stasera…" mugugnò Hermione. "E poi ti detesto…"

"Tranquilla, per stanotte dormi vestita… senza offesa, ma ora come ora non sei il massimo. Mi hai anche vomitato su una scarpa."

 

  
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