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Autore: Ragnarok79    13/02/2007    2 recensioni
Un essere malvagio e potente si risveglia, una profezia incompiuta parla di quattro predestinati impegnati nel contrastare questa potenza maligna, senza predire l'esito dello scontro. Cosa succederà nell'epoca Sengoku? e nel futuro? Ranma e Akane cosa c'entrano?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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INTRO

INTRO: Cosa è successo a Inuyasha

Ciao a tutti!

Eccomi qui, pronto a cercare di rimediare dopo l'evento shock dell'ultimo capitolo!

Buona lettura!


Capitolo 34 -NÉ MORTO NÉ VIVO-

Improvvisamente, Inuyasha si ritrovò nuovamente ad avere coscienza di sé stesso: da prima una lievissima
percezione, che lentamente si accrebbe fino a giungere ad una consapevolezza “normale” del suo essere.
“[Ma cosa??]” pensò il mezzo demone aprendo gli occhi, scoprendosi riverso al suolo con la faccia a
terra, senza riuscire a spiegarsi quella situazione: lui doveva essere morto e invece gli sembrava di
essersi appena risvegliato da un sonno pesantissimo.
Avvertendo una grande stanchezza pervaderlo, scartò l’idea di provare ad alzarsi, temendo di non
farcela, preferendo quindi mettersi seduto.
Si guardò attorno per qualche minuto, al termine dei quali non poté trattenersi dal chiedersi ad alta
voce “Ma dove diamine sono??” decisamente la vetta dell’Hotaka se la ricordava diversa e poi dov’erano
Akane e Ranma, ma soprattutto dov’era Kagome?? Possibile che, credendolo morto, lo avessero abbandonato
lì? Quella era decisamente un’ipotesi da scartare perché, conoscendo la testardaggine di Kagome, era
sicuro che, piuttosto che abbandonarlo, lei non si sarebbe mossa, oppure si sarebbe caricata in spalla
il suo corpo, pur di non lasciarlo solo. Ne era certo: lei non lo avrebbe mai abbandonato. Ma allora
cosa stava succedendo??
Le riflessioni dell’hanyou furono bruscamente interrotte dal levarsi di un verso agghiacciante di
qualche bestia a lui completamente sconosciuta: per quanto fosse assimilabile ad un ululato, era
decisamente più gutturale. Inuyasha fu certo, in quel momento, di due cose: quel latrato non apparteneva
certo a qualcosa di mansueto e questo significava che c’erano guai in vista. Guai che non tardarono a
manifestarsi, quando un gruppo di belve simili a cani, ma di tre o quattro taglie più grossi del
normale, con sporgenze ossee disseminate per il corpo, dal manto nero e occhi rosso sangue, comparvero
da dietro una vetta, seguite a ruota da un drappello di esseri armati di lance e spade. La maggioranza
di quel gruppo sembravano essere demoni, ma anche loro, come gli animali che li precedevano erano
orribilmente deformati nell’aspetto. Le loro grida si levavano possenti, spronando i compagni e i segugi
nella caccia ad un fantomatico intruso. Sfoderando un’arguzia invidiabile, Inuyasha capì subito che
l’oggetto delle ricerche di quelle creature, doveva essere proprio lui. “[Per fortuna non mi hanno
ancora…]”
“Eccolo lì! Addosso, dobbiamo catturarlo!!” strillò uno degli inseguitori, dopo averlo individuato
nonostante il terreno fortemente sconnesso.
“Ecco… appunto.” borbottò il mezzo demone dandosi mentalmente dello sfigato, mentre cercava di alzarsi,
per fuggire o quantomeno rendere le cose un po’ più difficili al nemico.
Quando fu in piedi, Inuyasha portò meccanicamente la mano all’elsa di Tessaiga, facendole fare però, un
movimento a vuoto. Accortosene, il mezzo demone spostò lo sguardo sul suo fianco sinistro, constatando,
con sua somma disperazione, che non vi era traccia di nessuna delle due zanne del padre.
“Dov’è Tessaiga??” si chiese a voce alta, guardandosi attorno per individuarla “Magnifico! Devo dire che
oggi è il mio giorno fortunato! Non so dove sono, sono solo, mi stanno attaccando creature di cui non
conoscevo nemmeno l’esistenza e non ho nemmeno Tessaiga con me! Ora sì che sono nei guai!!” mormorò
demoralizzato, osservando gli avversari avvicinarsi rapidamente a lui.
Quando fu sufficientemente vicina, una delle belve spiccò un balzo per attaccare Inuyasha ma, sotto lo
sguardo incredulo di quest’ultimo, fu intercettata da un altro animale dalle sembianze di un lupo, anche
questo molto più grande del normale. Il lupo buttò a terra il cane, tentando ripetutamente di
azzannarlo, mentre un branco di suoi simili, comparso da dietro una collina, ingaggiò una lotta serrata
con il resto delle bestie.
Una serie di sibili attirarono l’attenzione di Inuyasha lontano dallo scontro bestiale: una pioggia di
frecce aveva sbarrato la strada ai suoi inseguitori, costringendoli a fermarsi.
Improvvisamente, un gruppo di demoni, umani e hanyou calarono sul gruppo degli inseguitori del mezzo
demone ingaggiando un combattimento furioso, nel quale, alla fine, fu coinvolto anche Inuyasha, che però
non riusciva ad adattarsi a quello strano modo di combattere: aveva tentato più volte di colpire a morte
qualche avversario, ma questi, invece di morire, rimanevano semplicemente a terra sofferenti per le
gravi ferite, per poi rialzarsi, quando queste iniziavano lentamente a rimarginarsi.
Quello scontro potenzialmente eterno si concluse con l’improvvisa fuga degli assalitori, consci,
evidentemente, dell’impossibilità di compiere la missione.
Un demone, probabilmente il capo, si avvicinò ad Inuyasha, che istintivamente si pose sulla difensiva.
“Stai bene ragazzo?” quelle parole, pronunciate con gentilezza, convinsero l’hanyou a fidarsi dello
youkai “Si. Beh, grazie per avermi salvato…”
“Di nulla, ragazzo! Di nulla!!” rispose quello, sfoggiando un sorriso divertito, vedendo Inuyasha a
disagio.
“Posso chiedervi dove mi trovo?”
“A dopo tutte le domande! Vieni con me, ti porto da chi saprà darti tutte le risposte che cerchi!”
Titubante, Inuyasha seguì il drappello fino ad un enorme villaggio e qui, il demone lo condusse davanti
ad una capanna, più ampia delle altre. La sua guida entrò, chiedendogli di aspettare lì fuori senza
muoversi. Il mezzo demone ubbidì e, sedutosi a terra a causa della stanchezza, si mise ad osservare lo
scorrere della vita nelle strade del paese.
“Vieni dentro!” affermò sbrigativamente il demone, ricomparso sull’uscio della casetta.
Appena entrato in una stanza buia, Inuyasha sentì due paia di occhi puntati su di lui, mentre una
persona, probabilmente una donna, stava piangendo.
“Sei veramente tu, figlio mio!” disse la donna smettendo di piangere e correndo ad abbracciarlo.
Quella voce: Inuyasha non poteva sbagliarsi, avrebbe riconosciuto quella voce in qualunque circostanza,
anche se erano passati quasi due secoli da quando l’aveva sentita l’ultima volta. “Madre, siete… siete
proprio voi??” chiese incredulo, rispondendo all’abbraccio.
“Sì Inuyasha! Sono io…” sussurrò commossa Izayoi.
“Ma com’è possibile? Voi siete morta!”
“È una cosa un po’ complicata da spiegare Inuyasha…” ammise l’altra persona che fino a quel momento era
rimasta in silenzio “Ma avremo tutto il tempo per chiarirti ogni cosa… e per stare finalmente un po’
assieme, figlio mio!”
“Padre?!?”
“Sì, Inuyasha.” ammise lo youkai avvicinandosi alla moglie e al figlio “Sono felice figliolo… sei
diventato un uomo e un grande combattente: sono orgoglioso di te!” aggiunse, iniziando ad accarezzare la
testa del mezzo demone.
“Grazie padre! Sapere di avere la vostra stima mi riempie di gioia”
“Scusate, se non c’è più bisogno di me, io andrei”
“Sì! Grazie di tutto, Ryuken” lo congedò l’inuyoukai, mentre la moglie faceva sdraiare il figlio che
aveva nuovamente dato segni di stanchezza.
“Padre, vi prego, spiegatemi cosa è successo!”
“Inuyasha, tu sei a conoscenza della particolarità del Reikokuryuuha, giusto?” il ragazzo annuì “Bene.
Devi sapere che l’energia vitale permette all’anima di rimanere nel corpo che la ospita e le permette di
usarlo. Tale energia ti è stata quasi totalmente sottratta dal ripetuto uso Reikokuryuuha e quindi la
tua anima si è separata dal corpo finendo qui, nel regno della Terra, mantenendo tuttavia con esso un
legame, proprio in virtù della forza vitale residua. In sostanza non sei né totalmente morto né
totalmente vivo, starà a te scegliere quale condizione vorrai fare tua.
“Allora fatemi ritornare subito! Kagome… devo tornare da Kagome!!” strillò Inuyasha tentando di alzarsi
dal giaciglio sul quale era steso, venendo bloccato dal padre “No, Inuyasha! Non puoi andare adesso! Sei
troppo debilitato e il cammino per giungere al passaggio fra i due regni è denso di pericoli. Non ce la
puoi fare, otterresti solo di sparire per sempre anche da questo mondo!!” il mezzo demone era però sordo
alle affermazioni del padre e continuava a dimenarsi per sfuggire alla presa, tanto che il demone,
dovette fare non poca fatica per riuscire a calmarlo.
“Inuyasha, resta qui per un po’ di tempo. Quando sarai nelle condizioni di affrontare il viaggio, sarò
io stesso ad accompagnarti, va bene?”
“Si, padre…” mormorò rassegnato l’hanyou, accettando a malincuore quel compromesso, ributtandosi
stancamente sul suo giaciglio, accudito amorevolmente dalla madre.

“[Inuyasha… Inuyasha… torna da me… non abbandonarmi…]” Inuyasha sentiva la voce di Kagome ronzargli
nella testa, chiamarlo disperata e piangere, quasi fosse vicino a lui.
Si risvegliò dopo molte ore di sonno, ancora pesantemente debilitato, tanto da far fatica persino a
mettersi seduto.
“Che hai Inuyasha?” Chiese preoccupata Izayoi avvicinandosi al figlio, che stava a capo chino con le
orecchie basse, chiaro segno della sua tristezza.
“Madre, lei sta soffrendo… la sento piangere… chiamarmi e io… io non posso fare nulla!”
“Lo so Inuyasha…” mormorò la donna abbracciandolo per confortarlo “Ma sono sicura che si rende conto che
tornerai da lei. Si è sempre fidata di te e continuerà a farlo anche adesso! Ora però riposa, Inuyasha.
Così tornerai prima in forma e potrai tornare da lei!”
“Si, Madre!” affermò convinto il mezzo demone, ritrovando un po’ di serenità.

Inuyasha trascorse le successive due settimane nel più completo riposo, raccontando ai genitori delle
sue avventure e soprattutto di Kagome: di quando l’aveva conosciuta, del suo strano rapporto con lei,
condendo il tutto con infinite declamazioni di ogni più impercettibile qualità della ragazza.
Durante quelle prolisse narrazioni, il padre si era trovato spesso a scuotere la testa, pensando, tra il
divertito e lo sconsolato, a quanto fosse chiacchierone suo figlio, cosa che mal si accostava alla
tradizionale riservatezza e compostezza della razza degli youkai e in particolare della sua casata e
soprattutto che lui, quando aveva conosciuto Izayoi, non si era ridotto a quel modo.
La donna, dal canto suo, osservando l’espressione del marito, ogni tanto si lasciava sfuggire qualche
sorriso di troppo, trovandosi fulminata, dallo sguardo del demone, che poi, per farsi perdonare, le
regalava un sorriso accennato.

Nei giorni successivi Inuyasha cominciò ad allenarsi con il padre in vista delle avversità da superare
per raggiungere il passaggio tra i due mondi.
I due passavano ore, sia alla mattina che al pomeriggio, ad affrontarsi con la spada o con altre armi,
persino a mani nude, usando gli artigli, permettendo ad Inuyasha di riabituarsi al combattimento dopo il
lungo periodo di ozio, fin’anche a fargli migliorare le sue, già notevoli, abilità.

“Credo sia arrivato il momento Inuyasha.” affermò Inu no Taisho, poggiando la ciotola di riso, spezzando
il silenzio che si era creato durante il pasto serale “Domani partiremo alla volta del passaggio…”
affermò serio il demone.
“Dite davvero padre!!” esultò Inuyasha, vedendo finalmente avvicinarsi il momento in cui avrebbe
finalmente rivisto la sua Kagome.
Il padre annuì, osservando il figlio gioire per la notizia, per poi incontrare lo sguardo di Izayoi che
gli sorrideva compiaciuta, anche si rendeva conto che questo significava separarsi nuovamente dal suo
amato figlio.

Ci vollero tre giorni, relativamente tranquilli, di cammino per giungere ai piedi della montagna che
ospitava sulla propria sommità il varco. Durante il viaggio, Inu no Taisho raccontò ad Inuyasha delle
avversità che avrebbero trovato sulla loro strada: la montagna era infestata di creature terribili,
poste a difesa del passaggio, per evitarne un uso inappropriato. Finire tra le grinfie di uno di
quegl’esseri significava venire sbranato per l’eternità, senza possibilità di fuga. Inoltre, la cima del
monte non era nient’altro che un altopiano, disseminato di paludi e tranelli micidiali, capaci, a
differenza di qualunque altra cosa in quel regno, di uccidere uno spirito, cancellandone definitivamente
l’esistenza.
La prospettiva non era delle più allettanti, ma Inuyasha non si fece spaventare, anche perché sapeva di
essere accompagnato dall’unico demone che, per sua stessa ammissione, fosse riuscito ad usare il
passaggio e fare ritorno.

Ok, lo so che avreste voluto il ritorno già in questo capitolo, ma per motivi tecnici dovrete attendere.

Ringrazio:

Elychan: Brava! Questo è lo spirito giusto!! Anche perchè, se mi fate secco... chi ve lo resuscita Inuyasha?? Poi non vorrete mica perdervi ... come posso dire... (Ideona... no, parole grosse! Ndme - Concordo NdInu - Ho cambiato idea... Gozu, Mesu... ve lo portate via!! Ndme - No!! Carogna!!! NdInu) ciò che ho escogitato!!

Fra007: Niente di personale, premetto, ma le esigenze di copione sono le esigenze di copione! Comunque tranquilla! Come penso si sia capito... a breve il nostro caro mezzo demone tornerà in carne ed ossa... il problema è: come??? È una domanda che mi sto ponendo anche io!

Un grazie anche a chi ha solo letto!

Bene, ci si vede la prossima settimana con il nuovo capitolo (Bhawahawaha!! "Risata malefica") che si
intitola "OLTRE OGNI SPERANZA… L’AMORE"

Salut!

Ragnarok79
 

  
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