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Autore: Levity    13/02/2007    8 recensioni
Può Wilson far dimenticare House alla giovane Cameron? House riuscirà a dimostrare i suoi sentimenti a Allison per non perderla?
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House, James Wilson
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO  1 - Il mio sbaglio più grande?

Cameron chiuse l’ultima cartella che aveva appena finito di studiare, e firmare al posto di House. Quando la lancetta dei minuti si allineò ben dritta con quella delle ore indicando che erano le nove e un quarto, trasse un profondo respiro di sollievo, e si passò una mano tra i capelli, quel giorno era particolarmente stanca.

Si sfilò il camice e lo ripose accuratamente al suo posto sull’appendiabiti all’ingresso dell’ufficio di House, poi si sistemò gli abiti e infilò la giacca, prese la valigetta e si apprestò ad uscire. Era ormai sulla porta dell’ufficio quando incontrò House, che stava entrando probabilmente pronto a staccare pure lui da un turno lavorativo.

 

-Sei ancora qui?- chiese la ragazza stupita, lanciando un’occhiata allo stetoscopio che il diagnosta portava appeso al collo, quasi certamente aveva appena finito un turno in clinica; House colse lo sguardo, -ti piace? Serve per ingannare la Cuddy, almeno se me lo vede al collo pensa che ho appena visitato qualcuno!- sorrise poi si concentrò sulla domanda che gli aveva appena posto, -mi ero appisolato nella stanza 5, se non fosse venuto Jimmy probabilmente mi avrebbero beccato!- esclamò divertito prima di continuare –piuttosto tu cosa ci fai qui? Non dirmi che mi stavi aspettando!- la ragazza arrossì violentemente nonostante il motivo non fosse quello, -in realtà io come la maggior parte delle persone faccio tutto il mio turno lavorativo, dalla mattina alla sera…ma non posso pretendere che tu capisca!- detto questo si indirizzò verso l’uscita pronta ad andarsene –buona serata House- disse con una punta di freddezza, poi aprì la porta… -con chi la passerai la serata tu?- le chiese l’uomo alle sue spalle, lei si voltò…quella di House non era curiosità, era quasi cattiveria, c’era un ghigno sul suo volto, sapeva bene che la ragazza sarebbe stata sola…

Non gli rispose, non si voltò nemmeno, forse per non far vedere gli occhi che le si erano arrossati dalla rabbia. Uscì sbattendo la porta e si diresse verso il parcheggio sotterraneo, quasi correndo tanto veloce era la sua andatura.

 

Prese l’ascensore, tratteneva le lacrime, non voleva piangere davanti a qualcuno…quando arrivò nei sotterranei si guardò attorno, erano deserti, perciò cercando ancora di non piangere cominciò a camminare, lentamente verso la sua macchina… ma nel tragitto una calda lacrima le sfiorò la guancia, facendola esplodere, si fermò di botto, si passò una mano sul viso come a volerle ricacciare indietro, ma non si trattenne più, un pianto silenzioso l’accompagnò fino alla sua vettura.

-Cameron?- una voce maschile poco dietro di lei la fece trasalire, tentò di asciugarsi il volto ma l’uomo l’aveva ormai raggiunta, Wilson piegò il volto in modo da vedere cosa avesse, -Allison che succede?- affettuoso come sempre tentò di comprenderla, ma lei non rispose, alzò gli occhi al cielo per evitare che nuove gocce di pianto la rendessero ancora più vulnerabile… -Cosa ha fatto stavolta?- chiese lui, consapevole che la causa di tutto era, come sempre, House, ma lei scosse il capo –no, non è nulla, sono io che sono una stupida…fa sempre così, ma io ci rimango sempre e comunque male…- fece spallucce e tentò di sorridere, assumendo un espressione da cucciolo indifeso…a Wilson fece pena, le sorrise a sua volta e le mise un braccio sulle spalle, in maniera fraterna, -su… non puoi guidare in questo stato, vieni ti porto io a casa, tanto domani hai il giorno libero e non devi venire a prendere la tua macchina…va bene?- lei annuì, grata.

Wilson l’accompagnò verso la propria auto, il braccio non più sulla sua spalla. Arrivarono all’auto e vi salirono, –senti- disse lei con voce un po’ meno triste –non ho voglia di andare a casa, andiamo a bere qualcosa ti va? Sento di averne bisogno!- lui ci pensò un attimo, poi annuì –d’accordo, brinderemo alla faccia di House!-, entrambi scoppiarono a ridere, poi Wilson mise in moto e partirono.

Si fermarono davanti ad un bar dall’insegna luminosa mezza spenta, Cameron ridacchiò pensando al “buongusto” del collega, poi insieme entrarono. Dentro c’era una musica country mista a qualcosa di lento, decisamente non il genere né di Cam né di Wilson, si sedettero ad un tavolo, e quando arrivò la cameriera ordinarono entrambi da bere.

 

Fu Wilson il primo a parlare, per rompere il ghiaccio, -House è un idiota, fa così con tutti, non ci pensa che potrebbe rimanerci male qualcuno!- lei sorrise, era evidentemente poco convinta, -lo so che è fatto così…ma…- si interruppe chinando lo sguardo, quasi si vergognasse -…ma ti piace tanto, non è vero?- finì lui avvicinandosi per darle conforto, lei annuì, con aria grave –sono proprio una stupida non credi?- -non è che lo credo…ne sono proprio sicuro!- esclamò lui divertito, suscitando un sorriso da parte dell’immunologa, -che scemo!- entrambi risero.

 

I cocktail arrivarono ma nessuno dei due pareva avere molta voglia di bere, infatti li lasciarono lì, continuarono a parlare allegramente, senza curarsi dell’ora che ormai si era fatta tarda.

-Allison tu meriti di meglio!- Wilson aveva riportato il discorso su House –ci sono milioni di uomini disposti a fare qualunque cosa ad un tuo schioccare di dita, e lui fa l’indifferente! Mi chiedo chi si creda di essere!- lei annuì, convinta dalle parole dell’uomo –non capisco perché ci perdo tempo dietro! Tanto non mi vuole!- -non ti merita, non ti merita…- la spalleggiò lui, poi lei sorrise, e lo guardò negli occhi, per la prima volta in tutta la sera, per la prima volta da quando si erano conosciuti in effetti…lui arrossì lievemente, ma non distolse lo sguardo, come legato ai suoi occhi da qualche forza misteriosa.

Accadde tutto in pochi istanti, lei aveva indugiato un po’ troppo in quell’occhiata, e lui prese l’iniziativa. Le si avvicinò lentamente, per far si che se la donna non avesse voluto avrebbe potuto scansarsi, ma lei non lo fece, le labbra di James sfiorarono timidamente quelle della donna, poi i due presero più sicurezza, il candido bacio si intrise di passione, e i due si ritrovarono legati in un abbraccio, sulle scomode panche del bar.

Quando si separarono Cameron era visibilmente imbarazzata, Wilson un po’ meno, o forse non lo dava così a vedere…si alzò, la guardò ancora un attimo negli occhi, poi la prese per mano e, dopo aver lasciato un po’ di soldi sul tavolo l’accompagnò fuori, di nuovo verso la sua macchina.

Dall’uscita all’auto c’erano meno di dieci metri, ma in questa distanza i due si ritrovarono nuovamente legati in un bacio, entrarono nella vettura uniti per le labbra.

Si separarono di nuovo, dopodiché James mise in moto per la seconda volta nella sera, -vuoi venire da me?- le chiese a bruciapelo, convinto che non sarebbe mai più potuto capitare, lei si limitò ad annuire, perciò lui partì, diretto verso la propria abitazione.

  
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