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Autore: Daisy Potter    13/02/2007    17 recensioni
Sono passati cinque anni...cinque anni da quando un malinteso ha distrutto le loro vite...o almeno la sua, quella di Akito; Sana sembra essere andata avanti. E dopo tutto questo tempo, è giunto il momento di un confronto...
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

Capitolo 11.

 

Era stata di nuovo sua. Ancora una volta aveva potuto attribuirle quell’aggettivo che tanto gli piaceva: sua.

Quei capelli rossicci posati disordinatamente sul cuscino - il suo cuscino; quelle labbra morbide che avevano più volte catturato le sue; quella pelle chiara e fresca che le sue mani avevano sfiorato e accarezzato; quel profumo che gli aveva inebriato i sensi; quella dolcezza che gli aveva trasmesso; quel calore che gli aveva fatto provare … tutto quanto, tutto era stato nuovamente suo.

Sana Kurata era ancora una volta sua.

Si girò nel letto, lentamente, un po’ assonnato e per non svegliare lei, che ancora giaceva al suo fianco. E se la ritrovò lì, a pochi centimetri dal suo viso. Bella come l’aveva sempre vista, forse ancora di più in quel momento. Quelle labbra, semidischiuse, invitanti, tese nell’ombra di un sorriso forse memore della notte appena trascorsa o di un dolce sogno, lo attiravano. Era difficile trattenersi dal baciarle, ma resistette perché non voleva svegliarla, voleva ammirarla mentre ancora dormiva accanto a lui, così come l’aveva lasciata dopo un’intera notte di passione.

Lasciò scivolare lo sguardo lungo il suo corpo, sulle curve che il leggero lenzuolo non riusciva a nascondere, quelle curve così morbide che aveva potuto di nuovo toccare. Mai un corpo gli era parso così perfetto. La sua mano quasi gli doleva tanto era violento il desiderio di sentire di nuovo la sua pelle. Ma ancora una volta, mise a freno i suoi istinti, perché la vista di Sana addormentata così pacificamente ne valeva la pena.

Sorrise.

Un vero sorriso, come uno di quelli che aveva fatto meno di dieci ore prima. Buffo, dopo cinque anni che non l’aveva più fatto, si trovava a sorridere di nuovo, facilmente, quasi senza volerlo.

Diede un ultimo sguardo alla figura della ragazza, poi con un leggero, quasi impercettibile, dolce sospiro richiuse gli occhi …

Fu come un lampo a ciel sereno.

Un paio di occhi azzurri.

Saettarono davanti a lui, ingenui, per poi scomparire.

E di nuovo, questa volta accusatori. Rimasero lì, a perseguitarlo.

Akito riaprì immediatamente gli occhi, e tutto ciò che vide fu di nuovo il viso di Sana. Ma questa volta non bastò a calmarlo. Questa volta c’era la consapevolezza che tutto ciò che vedeva, che stava provando fino a poco prima, era un errore.

Ciò che aveva fatto il giorno prima, a partire da quella frase che non avrebbe dovuto pronunciare al parco, il bacio che vi era seguito, ogni altra azione, fino a quel mattino … era tutto sbagliato. Per quanto fosse stato bello, indimenticabile, paradisiaco … non doveva succedere.

Quella voce che inutilmente aveva cercato di impedirgli di commettere un errore, ora era lì a deriderlo, gli sembrava quasi di sentirla dire: ‘te l’avevo detto!’

Ma lui, stupido, non aveva voluto darle retta. Si sentiva tanto sicuro, tanto forte … e ora invece navigava tra incertezza e debolezza. Cosa sarebbe successo? Cosa doveva fare? Cosa avrebbe potuto dire a Sana? Cosa gli avrebbe detto lei? Mille interrogativi che lo schiacciavano con il loro peso, lo lasciavano senza fiato. E in quel momento quello che prima era il dolce timore di perdere una stupenda visione qualora Sana si fosse svegliata, ora era la paura di ciò che avrebbe dovuto affrontare una volta che anche il suo sonno fosse terminato. Doveva guardare in faccia il suo errore, allontanarlo, cancellare quella meravigliosa parentesi dalla sua vita - o almeno da quella di Sana, per il suo bene.

«Mmh»

Un mugolio scosse i suoi pensieri. Ecco, il momento era arrivato. E lui aveva preso la sua decisione.

 

aha

 

Sana emise un leggero mugolio, si mosse, infine aprì gli occhi. La prima cosa che vide - e la prima cosa che aveva cercato - furono le bellissime iridi dorate di Akito, che le portarono subito un sorriso alle labbra: era vero, non aveva sognato tutto. Quella notte aveva davvero fatto l’amore con lui, più volte, proprio come una volta. Era stata di nuovo sua, come le piaceva essere.

Il nome di Naozumi quasi non le sfiorava la mente, l’anello al suo dito non aveva più alcun significato; ora c’erano solo loro due, e il sentimento che si era risvegliato dall’angolo del cuore in cui l’aveva segregato anni prima.

«Ciao.» lo salutò, la voce bassa, sensuale. Si avvicinò di più a lui, fece per appoggiarsi al suo petto … ma lui si alzò. Si sedette sul bordo del letto, dandole le spalle. Poi si alzò, vagò in silenzio per la stanza recuperando qualche abito, infine, senza dire una parola, andò verso il bagno.

«Akito?» lo chiamò Sana, confusa. «Akito?!» ripeté con più forza e un tremito nella voce quando lui non diede segno di ascoltarla. Il ragazzo si limitò a fermarsi sulla porta del bagno.

«Cos’hai?» gli chiese, preoccupata. Un lungo silenzio seguì la sua domanda, un silenzio durante il quale Akito lottava per trovare la forza di far uscire quelle parole che la sua lingua si rifiutava di pronunciare.

«Vattene.»

Fu l‘unica cosa che riuscì a dire, con un tono,non seppe nemmeno lui come, freddo e tagliente.

Quasi riuscì ad udire il cuore di Sana spezzarsi, gli parve un fragore assordante, nel silenzio che aveva lasciato dietro di sé quella parola.

«C-cosa?»

Sana cercò di aggrapparsi alla vana convinzione di non aver capito, ma fu inutile.

«Ho detto vattene.»

Ci volle tutto il suo autocontrollo per mantenere il tono di voce basso e per evitare di dirle che in realtà l’avrebbe voluta al suo fianco per sempre.

«Ma … Akito … cosa vuol dire? Non … quello che è successo stanotte non significa nulla per te?! E guardami, quando mi parli, maledizione!» alzò la voce Sana, arrabbiata, ferita, spaventata. Akito aveva continuato a darle le spalle, sicuro che se l’avesse guardata negli occhi la sua commedia non avrebbe retto un istante. Ma ora doveva riuscire a farcela. Si voltò, i suoi occhi che non trasmettevano l’amore che in realtà provava, ma solo disinteresse e freddezza.

«Sì, bella scopata.»

Con questa enorme bugia lasciò la stanza, ormai incapace di reggere oltre, e si chiuse nel bagno. Aprì immediatamente l’acqua della doccia, per coprire il rumore straziante dei singhiozzi che provenivano dall’altra stanza.

Sana si alzò dal letto e corse alla porta del bagno, tempestandola di pugni, chiedendo una spiegazione ad Akito, continuando a domandare un perché al quale non ricevette risposta, mentre le lacrime le offuscavano la vista. Infine si accasciò a terra, distrutta. Il sogno era finito. Dal paradiso in cui le era sembrato di trovarsi pochi attimi prima era piombata nell’inferno della realtà.

Svuotata di ogni vitalità, incapace di combattere, si rivestì lentamente ed uscì.

 

 

 

Ehi, ragazzi, cosa sono quei fucili che avete in mano?! Non volete uccidermi, vero?? ^^’

E dai, su, altrimenti come fa la storia a proseguire? Eheh!

Ringraziamenti speciali a chi ha commentato lo scorso capitolo, ovvero i mitici:

LizDreamer

miki90

SyriaPluto

Coco Lee

seed

giulia_88

Lady Anderson

isachan

viola

 

ma anche a chi legge soltanto! Vvb

- Daisy -

  
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