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Autore: sweetharry    31/07/2012    16 recensioni
Quest’anno mi ha cambiata, lui mi ha cambiata. Mi ha fatto conoscere l’amore, facendomelo respirare a pieni polmoni. Mi ha insegnato che nella vita si va avanti. Mi ha insegnato quanto si tenga ad una persona a tal punto di fare tutto per lei, anche rischiare la vita. Mi ha insegnato quanto un’amicizia sia forte e duratura anche a distanza di anni, e che questa può tramutarsi in qualcosa di ancora più bello come l’amore.
Se ero felice? Eccome se lo ero.
Se lo amavo? Ogni giorno di più.
Se lo avrei continuato ad amare? Sempre.
Se sarei rimasta con lui per il resto della vita? “Finché morte non ci separi”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- E’ impossibile. – continuai a ripetermi. – E’ impossibile che non ci sei. –
Continuavo a massaggiarmi la pancia, con le gambe incrociate sul letto. Da quando due giorni fa mi avevano dato quella terribile notizia non mi davo pace, trovavo tutti i modi possibili per farlo muovere. Perché io sapevo, sapevo che c’era.
E mi ero ripresa, nonostante i primi giorni furono di assoluto pianto isterico e di un Louis preoccupato, perché piangevo per ogni minima complicazione.
Ma ora ero cambiata. Avevo deciso di essere forte, per il mio bene e per quello delle persone che mi stavano intorno. Dovevo dimenticare e rivivere.
Ma non riuscivo a dimenticare lui. Potevo farlo con tutto, ma non con lui. Sentivo ancora che una parte del mio cuore se ne era andata.
Sospirai, prendendo il telefono e componendo quel numero che ormai sapevo a memoria, tante erano le volte che lo avevo scritto.
Lo portai all’orecchio, e continuando a sfiorare con i polpastrelli il mio ventre aspettai.
Uno squillo, due squilli, tre squilli. L’attesa era snervante, sapevo che fra qualche secondo sarebbe comparsa quella vocina della segreteria telefonica che tanto odiavo in quel periodo.
- Pronto? –
Mi mancò il respiro. Il cuore mi iniziò a battere a mille. Schiusi la bocca e andai nel pallone. Iniziai a boccheggiare per trovare qualche parola da dire, ma poi mi soffermai a pensare al tono della voce. Non era il suo, non era un tono maschile.
- Pronto, chi è? – continuò a ripetere la ragazza.
Attaccai immediatamente e lasciai scivolare il telefono dalle mie mani, che goffamente cadde sul materasso del letto. Fissai il vuoto, i miei occhi erano persi nel nulla. Silenziosamente lasciai che una lacrima rigò per l’ennesima volta il mio viso.
Perché aveva risposto una ragazza, al telefono di Harry?
 
 
 
 
 
Entrai in cucina, con la testa bassa. Louis era intento a cucinare qualcosa, mentre gli altri ragazzi stavano discutendo vivacemente intorno al tavolo. Quando feci ingresso io, si ammutolirono tutti. Aggrottai la fronte e li guardai male, dopodiché lasciai perdere e mi rivolsi a Louis.
- Devo parlarti. – dissi, quasi sussurrando.
- Qualcosa non va? – chiese, pulendosi le mani con lo strofinaccio e poggiandolo non curante sul bancone. Annuii decisa e abbandonai la stanza, intenta a dirigermi sul divano. Sentivo la presenza di Louis alle mie spalle, e una volta che fummo in salotto decisi di parlare.
- Ho chiamato Harry. – iniziai sicura.
- Di nuovo la segreteria? – ormai sapeva tutto a memoria, non si meravigliava più di tanto.
- No. Hanno risposto. –
Louis sgranò gli occhi e fece un passo in avanti, boccheggiando e tentando di dire qualcosa, ma lo interruppi, dicendo la verità.
- Non era lui. Era… una ragazza. – continuai a fissare il pavimento. Non alzando lo sguardo per non far notare a Louis i miei occhi lievemente arrossati.
- Una ragazza?! – sembrava lo stesse domandando più a se stesso che a me. – Io… Io non ci posso credere! Sam, sarà un malinteso, sicuramen… -
- No Louis,  è okay. – mentii nuovamente. – Non me la sono presa. –
Aggrottò la fronte, si trovò a dover parlare con una Sam diversa.
- Come? Non ti capisco. –
- Chi la vuole una ragazza incinta? Chi vuole essere padre a diciotto anni? Sono io la stupida che si faceva tutte queste idee, che sognava queste cose. Sono una stupida Louis, ecco cosa sono! Finirò in uno di quegli schifosi programmi per ragazza incinte abbandonate dai ragazzi! – sbraitai, dando sfogo ai miei pensieri e lasciai che le lacrime prendessero il sopravvento.
Louis non se lo fece ripetere due volte e mi venne incontro abbracciandomi.
- No Sam, non finirà così. – continuò, soffiandomi sui capelli. – Andrà tutto bene, vedra. –
Singhiozzai. – Portami da lui, adesso, in questo momento, ti prego. –
Alzò la testa e mi guardò un attimo negli occhi, poi si scansò ed iniziò a massaggiarsi la nuca.
- Non posso Sam… -
- Perché non puoi? – chiesi, sedendomi a peso morto sul divano. – Ho bisogno di vederlo, tu lo sai! –
- Questo è un momento delicato per te, non voglio procurarti ulteriori danni portandoti a casa sua! Guidare fino a Londra per poi vederti piangere… Non ci riesco. –
Quindi era andato a Londra?
Restai un minuto in silenzio, avevo smesso di piangere. – Avevi detto che avresti fatto tutto per me. –
- Sam non ti aggrappare a certi discorsi! – alzò il tono della voce. – Faccio e farò tutto per te, ma questo no. Il caso è chiuso. –
Lasciò la stanza, sorpassando Zayn e Liam che preoccupati erano usciti dalla cucina e avevano assistito alla scena. Li guardai un secondo, per poi abbassare la testa e correre in camera mia.
Mentre salivo le scale sentivo un senso di rabbia venirmi incontro. Rabbia, tristezza, gelosia, frustrazione. In questa settimana avevo accumulato tutto, ed ero stanca.
Ero stanca anche di dipendere dagli altri. Volevo vederlo, dovevo vederlo. Dovevo riperdermi in quella distesa verde e in quel sorriso che ogni volta illuminava il suo volto. Louis lo faceva per il mio bene, lo sapevo.
Ma se non mi ci avrebbe portata lui, lo avrei fatto io, da sola.
 
 
 
 
 
 
Ore 3.30 di notte
Mi alzai senza far rumore dalle coperte, già vestita e preparata. Camminai in punta di piedi, e aprii appena la porta, facendo uscire solo la testa. Dopo aver controllato che non ci fosse Louis ancora sveglio – di solito lui crolla in un sonno profondo verso l’una e mezza di notte – feci uscire il resto del mio corpo, chiudendo la porta.
Scesi le scale in tutto il silenzio possibile, sentendo l’adrenalina e la paura in tutto il corpo.
Sono anche arrivata a scappare di casa nel cuore della notte, che bello.
Iniziai a perlustrare la casa, in lungo e in largo, in ogni misero posto o nascondiglio.
- Dove diavolo le ha messe Louis le chiavi della macchina?! – chiesi sussurrando a me stessa, mentre rovistavo in un vecchio bussolotto pieno di cianfrusaglie. Sospirai e scossi la testa, quando realizzai che all’interno di esso c’era di tutto tranne quello che cercavo.
Improvvisamente ricordai: la cucina.
Mi diressi a passo spedito verso la cucina, dove trovai le sue chiavi bene in vista, poggiate sul tavolo da pranzo.
Le presi e le strinsi in tutte e due le mani, facendo un respiro profondo ed incamminandomi verso l’ingresso.
Feci scattare la serratura di sicurezza della porta, che a mio malgrado fece un rumore molto più forte del normale. Strizzai gli occhi, pregando che Louis non si fosse svegliato, ed uscii di casa.
Era ancora notte fonda, le stelle brillavano nel cielo e l’aria appena fresca della notte mi solleticò il viso, provocandomi leggeri brividi.
Uscii dal giardino di casa e mi misi davanti alla macchina di Louis.
La guardai: ben lucidata, tenuta a puntino…
- Louis mi uccide. – commentai, quasi in una crisi di panico.
Non sapevo guidare. Avvantaggiata, no? Avevo seguito si e no due lezioni di guida, e sapevo solo come si accendeva e spegneva una macchina. Basta.
Smisi di pensare alle varie morti che potrei avere fra un Louis infuriato e qualche probabile schianto con la macchina ed aprii lo sportello, sedendomi al posto del guidatore.
Sospirai, cercando in tutti i modi di far calmare il cuore, che aveva iniziato a battere più forte del normale.
Misi in moto la macchina e poggiai le mani sul volante. Ok Sam, questo lo sai fare.
Abbassai la testa per vedere i pedali sotto i miei piedi, non sapevo minimamente quale fosse l’acceleratore e quale quello per andare indietro.
Ne provai uno. La macchina si mosse di scatto all’indietro.
- Oh cazzo! - Feci un gridolino e fermai la macchina di scatto. Il mio corpo si mosse insieme allo scatto veloce della macchina, e per poco la mia testa non finiva spiaccicata sul volante.
Guardai dallo specchietto retrovisore, e realizzai di aver sfiorato per un pelo il palo della luce.
Sospirai nuovamente e poggiai cautamente il piede sul pedale accanto, convinta e sicura che fosse quello dell’acceleratore.
Feci forza con il piede e la macchina partì, in modo normale questa volta.
Chiusi appena gli occhi e respirai affondo. Stavo guidando una macchina.
Fortunatamente Doncaster non era molto lontano dal centro di Londra e sapevo benissimo che strada prendere per arrivarci.
Avevo paura, terrore, panico. Stavo guidando alle tre e mezza di notte la Porsche di Louis, senza patente, con solo il pensiero di raggiungere Harry.
… Ma forse era proprio quel pensiero che mi dava coraggio.
 
 
Dopo un’ora di viaggio tra curve fatte male e semafori non rispettati arrivai al London Eye.
Perché ero andata lì? Perché è il primo posto in cui io ed Harry siamo andati durante la nostra fuga, e ricordavo quello a memoria. In più sapevo che c’era un bar aperto tutta la notte vicino, e lì conoscevano bene Harry.
Parcheggiai l’auto – per modo di dire, mezza sul marciapiede e mezza decentemente sulla strada – e scesi dall’auto. Poggiai un attimo la schiena contro l’auto e respirai. Terra, stavo toccando finalmente terra con i miei piedi. Ciò significa che ero salva, fortunatamente.
Mi scansai dall’auto e poggiai le mani sul mio pancione, accarezzandolo di continuo. Ero agitata.
Attraversai la strada deserta ed entrai in quel bar quasi vuoto. Non me lo ricordavo così.
Mi avvicinai al bancone, dove stava un signore sulla sessantina a pulire un bicchiere di vetro. Alzò lo sguardo e mi sorrise cordialmente.
- Cerca qualcosa signorina? –
Poggiai le mani sul bancone e iniziai a picchiettare le dita su di esso. – Ehm… si… Sa per caso dove vive Styles? –
Lo vidi pensarci un attimo. – Gemma? Gemma Styles? Sei una sua amica? –
Gemma Gemma Gemma… Oh, si! La sorella di Harry!
- Oh uhm si, sono una sua amica, sa dove abita? – chiesi speranzosa.
- Non molto lontano da qui. A piedi deve percorrere per cinquecento metri questa strada, sempre dritta, e poi svolti a destra. Non so di preciso quale sia la casa, dovrai cavartela da sola. Ma è una via tranquilla, non preoccuparti. –
Ringraziai mentalmente tutti i santi e uscii dal locale, mormorando un “grazie” al vecchio, che ricambiò con un altro sorriso.
Uscii dal locale e mi guardai a destra e a sinistra, camminando per la strada indicata. La macchina non la volevo prendere, decisi di andare a piedi.
Il tratto di strada che dovetti percorrere era abbastanza buio ed ebbi paura per tutto il tempo, ma alle quattro e un quarto di notte, chi poteva esserci per strada?
Inoltre fra qualche ora avrebbe fatto giorno, e Louis si sarebbe svegliato per andare al College. Ed io ero nei guai.
Girai a destra, dove mi aveva detto quell’uomo, e mi ritrovai in una piccola stradina piena di villette bianche con il tetto blu.
Ed erano tutte uguali. Ora dovevo trovare solo il campanello.
Mi ricordai di quando Harry mi disse che casa di sua sorella, per essere diversa dalle altre, aveva una porta rossa.
A meno che in tre mesi non l’avesse ripitturata, avevo un punto di riferimento.
Camminavo sul marciapiede, tendendo le mie mani salde sulla mia pancia, e giravo la testa a destra e a sinistra per cercare la casa.
Avevo addosso solo una maglietta a maniche corte e stavo congelando. Non che a Luglio facesse chissà quale freddo, ma l’umidità si era completamente appiccicata alle mie braccia e mi stavano facendo tremare dal freddo.
Anche se sapevo che il freddo era tutta una scusa: tremavo per l’adrenalina, la paura, la gioia di poterlo rivedere dopo quasi un mese.
La via stava finendo, e ancora non riuscivo a trovare la casa, la porta rossa non c’era.
Stavo per finire in una crisi isterica, il mio volto era contratto in un espressione di quasi pianto, quando il mio sguardo si posò su quella villetta, l’unica con la porta rossa.
Sorrisi, sorrisi come non mai e attraversai di corsa la strada, sbarrata però dal cancello chiuso.
Avevo guidato con il rischio di morire, avevo camminato sola di notte con il rischio di essere rapita, ora un cancello di legno non poteva fermarmi.
Non era molto alto, per cui riuscii a scavalcarlo, facendo attenzione a non farmi male.
Con un tonfo raggiunsi l’erba, ricoperta di brina. Asciugai le mani sui jeans e feci per dirigermi verso la porta, quando sentii ringhiare.
Mi girai di scatto e vidi un cagnolino, non molto grosso, di colore marrone, a pochi metri di distanza da me, ringhiare contro la sottoscritta. Indietreggiai appena, mantenendo le mani avanti.
- Buono piccolo, buono. – dissi, cercando di calmarlo, ma appena parlai il cane iniziò ad abbaiare, ripetutamente, sempre più forte, ed iniziò ad avvicinarsi anche.
- Shh! Stai zitto! – gli sussurravo, cercando di calmarlo, ma non ne voleva sapere.
Vidi la luce dell’ultima camera della casa accendersi e l’ombra di qualcuno scendere velocemente le scale, dopodiché anche le luci del salone e dell’ingresso si accesero.
Continuavo ad indietreggiare, quando inciampai su un sasso e caddi a terra.
A quel punto il cane si aggrappò con i denti all’orlo dei miei jeans ed iniziò a tirarlo.
- Lasciami! – dissi, strattonando il piede, ma serviva solo a farlo arrabbiare di più.
Sentii la porta di casa aprirsi e qualcuno uscire. Non riuscivo a vedere bene, era buio, ed ora ero concentrata sul cane che fortunatamente era ancora intento a sbranare l’orlo dei miei jeans.
- Blizz vai a cuccia! – sentii urlare, o meglio, ordinare. Il cane non ascoltò la voce, anzi si staccò dai jeans e, quasi di scatto, mi morse la coscia, per poi allontanarsi e andare dalla figura che gli implorava di smetterla.
Urlai dal dolore ed imprecai contro il cane, mentre tentavo di alzarmi.
Un attimo, il dolore, il freddo, il cielo appena un po’ sbiadito, e i miei occhi incontrarono i suoi.
Sentii le ginocchia cedere, il cuore impazzire, lo stomaco attorcigliarsi. Mi mancò il respiro, mentre vidi la sua figura avvicinarsi.
- Harry cos’è successo?! – sentii una donna uscire dalla porta e coprirsi con una vestaglia.
Non mi importava, non mi importava quello che stava succedendo, presi la rincorsa e nonostante la coscia dolente saltai in braccio ad Harry, affondando la mia faccia nell’incavo del suo collo e bagnandolo con le mie lacrime.
Sentii le sue braccia afferrarmi la schiena e stringermi ancora di più a sé, alzandomi  da terra.
- Sam… - sussurrò fra i miei capelli, bagnandoli appena con le sue lacrime.
Stavamo piangendo, avevamo bisogno l’uno dell’altro, eravamo innamorati.
Staccammo i nostri volti dalle rispettive spalle e ci guardammo in faccia, dove potemmo scorgere gli occhi arrossati di entrambi e le lacrime scendere senza freno. Le nostre labbra si unirono, dopo quasi un mese di astinenza le une dalle altre.

 

HARRY

 
Stavo piangendo, giuro, lo stavo facendo, mentre tenevo stretta a me Sam. Come diavolo aveva fatto a venire? Oh non me ne importa nulla, era qui, con me, e sorrideva e piangeva allo stesso tempo. Dio, la stavo abbracciando!
- Come… Come hai fatto a venire qui? – le chiesi staccandomi dalle sue labbra, che in questi mesi mi erano mancate come l’aria. Continuavo a sorridere e a guardarla negli occhi, arrossati per le lacrime.
- Io non… Non so, sono scappata, ho preso la macchina di Louis e… -
- Hai preso la macchina di Louis? – chiesi diventando serio. La vidi annuire sorridendo, facendo scendere un’altra lacrima.
- Potevi farti male! – dissi, stringendola e affondando la mia faccia fra i suoi capelli. L’odore di miele era sempre quello che mi mandava in tilt il cervello.
La sentii scuotere la testa. – Non mi importa, l’ho fatto per te, per poterti riavere vicino. Dio Harry, mi senza di te mi sentivo persa. –
Sorrisi e lasciai scendere sul mio volto una lacrima. Non piangevo mai, ma stavolta non potevo resistere.
- Se penso che hai rischiato al vita per me, dopo tutto quello che ho fatto… Ti amo Sam, ti amo ti amo ti amo. – continuai a ripetere, sussurrandole nell’orecchio.
- Ti amo Harry. – rispose, schioccandomi un bacio sul collo.
- Ehm ehm… - sentii tossire.
Ci girammo entrambi verso mia sorella, che intenerita stava assistendo alla scena. Sapeva tutto lei, per cui non si sorprese o non si arrabbiò. Anzi, sorrideva.
- Volete entrare o volete restare lì? – disse divertita. Annuimmo entrambi e presi in braccio Sam, portandola dentro casa e rivolgendo un occhiataccia a quel cane che l’aveva morsa. Lo odiavo.
 
 
 
 
 
- Ahia. – si lamentò per l’ennesima volta mentre le picchiettavo l’ovatta con dell’acqua ossigenata sulla coscia nuda, dove c’erano i due puntini rossi. Fortunatamente non l’aveva morsa abbastanza per penetrarla.
- Fa male? – chiesi.
- Un po’. – ammiccò sorridendomi. Ricambiai il sorriso e tolsi l’ovatta, poggiandola sul tavolo. Aveva tolto i jeans ed aveva solo la maglietta a maniche corte che la ricopriva. Stavamo sul divano del salotto, mentre Gemma era andata a preparare una tisana per lei.
Si buttò fra le mie braccia, poggiando la testa sulla mia spalla e circondando il mio petto nudo con le mani. Indossavo solo i pantaloni del pigiama.
La strinsi a me, intrappolandola tra le mie braccia e iniziando ad accarezzarle i capelli.
- Ti amo. – sussurrò.
- Ti amo anche io. – sorrisi. – E sei pazza, completamente. –
- Senza di te esco matta. – ammise. Girai la testa verso di lei, le nostre labbra si sfioravano, i nostri occhi si scrutavano. Era perfetta.
Avvicinai le labbra alle sue ed intrappolai il suo labbro inferiore tra le mie, regalandole un dolce bacio a fior di labbra.
- Perché non ti sei fatto sentire? – chiese, dolcemente. Non sembrava arrabbiata.
Abbassai il volto e sospirai. – Avevo paura. Paura che mi odiassi e che non volessi più sentirmi… Paura che… che mi impedissi di stare vicino al bambino ecco… -
Sentii la sua piccola mano prendermi il volto e alzarlo, facendomi perdere nelle sue iridi azzurre. Scrutò il mio volto attentamente, prima di avvicinarsi alle mie labbra. – Mai. – disse, prima di poggiare le sue labbra sulle mie e schiuderle.
Insinuai la mia lingua nella sua bocca alla ricerca della sua, e quando si trovarono l’avvicinai a me, poggiandole una mano sui fianchi. Si mise sopra di me ed incrociò le sue gambe dietro la mia schiena, affondando poi le sue mani fra i miei ricci. Io mi limitai a poggiarle le mani sulla schiena. Non era nulla di volgare, nulla di malizioso. Ero follemente innamorato di quella ragazza.
Si staccò improvvisamente da quel bacio e si mise in piedi davanti a me, accarezzando la sua pancia.
- Te l’ha detto Louis, no? – il suo tono si era leggermente abbassato e il suo viso incupito.
Annuii leggermente, continuando a tenere gli occhi sul suo pancione.  Mi misi inginocchio davanti a lei e le alzai la maglietta, facendomi ben vedere il volume della sua pancia che in quel periodo amavo alla follia.
Misi una mano su di esso ed iniziai a tracciare il contorno della pancia.

 
 

SAM

 
Amavo quando faceva così, quando mi sfiorava la pancia per cercare di stare a contatto con il bambino. Peccato che ora… non ci sia più.
- Ciao piccolino. – iniziò a sussurrare alla pancia.
Sorrisi involontariamente. – Harry è tutto inutile… - lo era, lo era veramente. Non sarebbe tornato indietro.
Mi fece azzittire portandosi l’indice davanti alla bocca, e così feci, infondo era così bello da guardare in ogni suo movimento.
- Sai, io non credo a quei brutti dottori che dicono che non ci sei. Io sento che ci sei, va bene? Quindi tira fuori le palle, se sei maschio, e reagisci, non darla vinta a nessuno. – continuò. Risi, scuotendo la testa e dando un buffetto ad Harry sul braccio.
Restammo in attesa di qualcosa, che come volevasi dimostrare non avvenne.
- Lascia perdere… - lo intimai. Lo vidi lasciare un leggero bacio all’altezza dell’ombelico e fece per rialzarsi, ma sentii come un colpo di qualcosa e mi chinai leggermente in avanti.
- Sam? – domandò lui. Un altro, un altro colpo.
Misi le mani sulla pancia. Iniziai a sorridere, e mi venne da piangere.
- Parla. – gli ordinai, guardando il pavimento per concentrarmi di più sulla pancia.
- Cosa? – non stava capendo, mi guardava strano e preoccupato.
- Ti prego dì qualcosa! – lo pregai, quasi sull’orlo di urlare dalla gioia. Capì quello che volevo, e sorridendo si abbassò sulla pancia.
- Sono il tuo papà! Ciao piccolino! Sono il tuo papà! – continuò a parlare alla pancia.
Sentii un altro colpo, stavolta più forte. Dio mio.
- Harry! – urlai, con le lacrime agli occhi. – Si muove! Si è mosso! L’ho sentito! –
Aprì la bocca e rimase quasi pietrificato, guardando prima me, e poi la pancia. Iniziò a sorridere e a mettersi le mani nei capelli. Si alzò di scatto e mi abbracciò, alzandomi e facendomi girare.
- Lo giuro! Ho sentito il bambino! – continuavo a dire.
Dio, avevo sentito dei calci, dei colpi, non so, so solo che ha sentito la sua voce.
- Cos’è successo? – entrò Gemma, con una tazza di tisana in mano. La poggiò sul tavolo non appena vide Harry venirle incontro ed abbracciarla.
- Il bambino c’è! – urlò.
Gemma sorrise, lasciandosi stringere dal fratello. Poi mi raggiunse in salotto, abbracciandomi. Non sapevo nemmeno cosa stava succedendo, ero solo felice, e basta.
- Ma come… come… - balbettava la mora, cercando di capire com’è potuto accadere.
- Ha sentito la voce di Harry, l’ha sentita. – dissi, guardandolo. Mi buttai fra le sue braccia, piangendo come non mai.
- Non ci posso credere! – sussurrò al mio orecchio. – Sono il ragazzo più felice del mondo! –
Sorrisi, affondando ancora di più la testa nell’incavo del suo collo, dopodiché ci lasciammo e vidi Harry parlare nuovamente con la pancia.
- Senti la mia voce? Ti piace la voce di tuo papà? –
Un altro colpo. Dio, stavo morendo di gioia.
- Harry, sta prendendo a calci la mia pancia! Fermati! – gli dissi ridendo, ma in realtà non volevo che smettesse, volevo sentire quei colpi innocenti e leggeri che avevo nella pancia.
Ci abbracciammo nuovamente, quando sentii il cellulare squillare.
Guardai di fretta l’orologio: sette e mezza di mattina.
Presi il cellulare tra le mani tremando sia dalla paura che dalla gioia, e lo portai all’orecchio. Sapevo già chi fosse.
- P-Pronto? – azzardai a rispondere.
- Dove diavolo sei Samantha?! – sentii quasi urlare.
- Louis calmati, s-sono da Harry. E’ tutto apposto. – risposi come se fosse la cosa più naturale del mondo.
- Da Harry?! Sam come hai fatto ad arrivare a Londra da sola? E dove sono le chiavi della mia macchina?! Sam io… oh no. Ti prego non dirmelo. – era una via di mezzo tra il panico e la rabbia.
- Scusami. – dissi, mentre fissavo Harry, che quasi si divertiva. – E’ intatta, lo giuro! –
- Non mi interessa se la macchina è intatta o sfasciata! – urlò. – Potevi farti male! Senza patente, nel cuore della notte… Che ti è preso?! –
Sospirai, passandomi una mano fra i capelli. Avevo combinato un guaio.
- Scusami, va bene? Ho sbagliato. Ma sapevi che non avrei resistito a lungo senza vederlo. – rivolsi un veloce sguardo ad Harry, che dolcemente mi guardava e sorrideva. Ricambiai il sorriso per poi riconcentrarmi su Louis.
- Comunque, - continuai, e la mia espressione cambiò. – Si è mosso Louis, l’ho sentito. –
- Che cosa si è mosso? – chiese disorientato.
- Il bambino Louis. – sorrisi. – Ha sentito la voce di Harry e si è mosso. Mi ha colpita. Louis, il bambino c’è! –
Un’ennesima lacrima di gioia mi solcò il viso.
Ero la mamma più felice del mondo.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
Taaaadan.
Ho fatto una magia ed ho fatto apparire il bambino.
AHAHAHH no seriamente.
Non è la cosa più tenera del mondo?
Ha sentito la voce del papà e ha dato dei colpetti alla pancia di Sam.
Aww ujyhtgrf.
Poi sono felice che Sam e Harry si siano ritrovati.
La scena della “fuga” mi ha fatto abbastanza ridere ahahah.
E poi è subentrata anche Gemma, l’adorabile sorella Styles :3
Bè spero che vi piaccia!
Nel capitolo precedente siamo arrivati a 16 recensioni, nonostante ne avevo chieste 20!
Bè mi accontento lo stesso dai. Volevo aspettare prima di mettere il capitolo,
ma ho visto che le recensioni rimanevano così e quindi ho deciso di pubblicare lo stesso.
Spero che questo capitolo riesca a ricevere qualcosa di più… dai fatevi sentire oh :’)
ora vado.
Ah, vi consiglio di andare a leggere questa storia:
 http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1184484
E’ della mia migliore amica, la protagonista sono io ahahah :’)
Ma è davvero una bella trama! Ne sta scrivendo due, leggetele entrambe, non ve ne pentirete!
Grazie mille se lo fate :3
E ho già scritto il primo capitolo della nuova FF che farò non appena sarà finita questa!
Sono molto fiera di ciò che ho scritto, lo ammetto u.u
E sarà una storia con una tematica diversa dalle altre :3
Bè poi vi racconterò in seguito.

Un bacio e recensite, mi raccomando xx
  
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