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Autore: amanda91    31/07/2012    4 recensioni
Dal prologo: La luce … poi un ritorno al buio. Elena dischiuse gli occhi ritrovandosi d’un tratto strappata al paradiso. Un lungo sonno, estraneo alla vita, e poi … tutto era svanito. Si trovò distesa su un rettangolo d’acciaio, respirò a fatica ingurgitando con prepotenza l’aria tutta intorno, che entrò feroce in lei, come se fosse respirata per la prima volta. Che fosse il paradiso? Una sorta di ritorno alla vita?
Non aggiungo altro, se non l'augurio di una buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV ELENA

Il tragitto in macchina fu breve, il vampiro la condusse alla periferia di Mistic Falls, e senza dirle nulla parcheggiò su di una stradina sterrata e secondaria, che affacciava sul bosco della città, incitandola ad uscire dall’auto.
Lei obbedì notando subito fuori la fitta boscaglia che si ergeva verso il cielo, imponente e centenaria. I rami dei grossi arbusti, spogli, mossi dal vento, disegnavano con la luce lunare improbabili e meravigliosi giochi d’ombra.
Immersa nella più totale oscurità, era ormai capace di guardarsi intorno come in pieno giorno. Erano nel bel mezzo del bosco, tra odori di terra e di fogliame, circondati da alberi maestosi, assediati dai fischi del vento che li avvolsero entrambi in un’orchestra di suoni. Ma lei non ebbe paura.
Si mantenne qualche passo alle spalle del vampiro mentre parlava.
“Cosa ci facciamo qui Damon?”
“Seguimi!” la incitò lui in un sussurro, ignorando la sua domanda e sparendo in un soffio tra gli arbusti.
Elena sorrise capendo il suo gioco, e in un attimo prese anch’essa a correre. Sentì il corpo forte e vigoroso aumentare in rapidità fino a poter vedere il bosco intorno a lei scorrere veloce. Raggiunse quella velocità che non aveva ancora mai sperimentato, con la sola forza del pensiero. E fu gratificante, eccitante, e in un certo senso anche liberatorio.
Percepì la tensione calare mentre volteggiava senza meta, ormai capace di evitare qualsiasi ostacolo le si presentasse con una facilità che la colpì e la meravigliò al contempo.
Non aveva mai preso in considerazione quell’aspetto, quelle capacità.
Si fermò nei pressi di un grosso albero, nel bel mezzo del nulla, circondata dalla foresta. Percepì, pur senza vederle, la presenza di un’infinità di specie animali. Poteva sentire, sentire il bosco come non aveva mai fatto prima.
Ma presa da quelle nuove piacevoli scoperte non si accorse di Damon alle sue spalle, che le afferrò i fianchi affondando la testa nell’incavo del suo collo.
“Presa! – le bisbigliò suadente all’orecchio – sei in trappola” 
Brividi di puro piacere le invasero il corpo, partendo dal punto in cui lui la stava sfiorando, dalla porzione di pelle su cui le stava respirando.
Non era giusto tutto ciò, non poteva lasciarsi andare.
Senza rispondere nulla lo afferrò per un braccio costringendolo a voltarsi, poi quando i loro corpi entrarono in contatto scontrandosi dolcemente, con una potenza ed un’agilità che non pensava di possedere, lo scagliò contro un albero.
Damon la fissò accigliato, rialzandosi in un attimo.
“Non vale ero distratto!” le urlò con una strana espressione in viso. Era divertito, ed impressionato.
“Non sono più un’esile e indifesa umana” si pavoneggiò lei, riprendendo a destreggiarsi tra gli arbusti intricati.
In un baleno però un corpo la sovrastò, con una forza ben superiore alla sua. La distese tra il freddo terreno e il suo stesso corpo, bloccandola per la gola.
Era Damon, come poteva aspettarsi. In un attimo il suo corpo le era sopra, capace di tenerla immobile con la sola forza di una mano e la potenza magnetica di due occhi color ghiaccio.
“Ne hai di strada da fare ragazzina per riuscire a stendermi” bisbigliò divertito.
“Il tuo ego è di proporzioni smisurate, te l’hai mai detto nessuno?” lo derise,  ferma tra la terra e le sue braccia. Tentò di far forza per liberarsi dalla sua presa, ma fu inutile.
“Come prego? – finse di non sentire – non sono io quello io quello incapace di muoversi in questo istante, se non erro” rise appena, mostrando un sorriso argenteo rischiarato dalla luna.
“Hai vinto un round, non la partita”
“Ti stai sopravvalutando Gilbert!”
“Tu mi stai sottovalutando!”  risero entrambi, continuando a sfidarsi con lo sguardo, immobili. Nessuno dei due volle darla vinta all’altro. Continuarono semplicemente a scrutarsi.
Gli occhi di Damon presero a vagare sull’intero viso della vampira, spostandosi dagli occhi alle labbra in una corsa frenetica e desiderante. La assaggiò con gli occhi, senza ritegno, senza vergogna, delicatamente, ma con passione.
Quando la tensione crebbe rischiando di sconvolgere quel delicato equilibrio, Elena parlò.
“Hai vinto, ok? – lo gridò d’un tratto seria – lasciami andare… ti prego”
Damon la osservò implorarlo con lo sguardo, e capì che forse era il caso di lasciar perdere quell’insolita sfida. Rischiavano di perdere entrambi.
La pressione sul collo si fece più blanda ed era pronto a lasciarla andare quando lei gli mostrò il sorriso peggiore che avesse mai visto. Il sorriso della vittoria. Ma non fece in tempo a capirne il motivo.
Senza saper come in un soffio fu su di lui, lo bloccò immobilizzandogli il petto con un braccio. Con l’altra mano afferrò un rametto, probabilmente già adocchiato in precedenza, e in un gesto rapido glielo scagliò in direzione del cuore, senza però colpirlo realmente. 
“Diritto verso il cuore!” lo informò ironica puntando gli occhi nei suoi.
Damon alzò leggermente la testa per quanto gli fu possibile.
“Brutta ragazzina impertinente!”
“Questa volta ti ho battuto!”
“Ero distratto!”
“Lo sei troppo spesso – gli fece notare maliziosa – la tua distrazione avrebbe potuto costarti la vita”
“Quale morte migliore? – soffiò ansimante e scherzoso – morirei felice con una cheerleader spalmata addosso” fece riferimento al suo travestimento.
 Elena lo scrutò imbarazzata, senza scostarsi di un millimetro, come ipnotizzata da quell’attimo giocoso e sensuale.
“Non cambi mai, eh?” gli chiese soltanto.
“Perché dovrei? E a proposito: devo proporre al comitato scolastico dei nuovi vestiti. Questi si sono ristretti troppo in lavatrice”
Sorrise sghembo notando l’imbarazzo invaderla violentemente. Ora poteva essere più forte, veloce ed agile, ma sarebbe sempre restata la dolce umana che lui aveva amato dal primo istante. Pura, ingenua, e mai volgare. Sensuale certo, ma mai aggressiva. La trasformazione l’aveva resa soltanto più bella ai suoi occhi, notò con disappunto. Non avrebbe mai smesso di amarla.
Avvicinò le braccia al corpo della ragazza incontrando le lunghe cosce sode puntellate ai lati dei suoi fianchi, che apparvero nude al tocco delle sue mani. Sfrontato e desideroso le sfiorò gentile, risalendo appena, per poi riscendere ad accarezzarle con estenuante lentezza.
Catturò i grandi occhi imbarazzati della ragazza, profondi e scuri come la pece, scrutò l’espressione seria e contratta. La vide in difficoltà, pronta ad accoglierlo … o a scansarlo. Non volle rischiare.
Avrebbe perso tutto, e per questo voleva fosse lei ad andargli incontro, a desiderare un contatto, a cercarlo. Si era già esposto troppo, ma con lei era come brancolare nel buio, e non sapere mai cosa l’avrebbe atteso al passo successivo. Lo aveva ferito fin troppo quel gioco per ricascarci, non sarebbe stato lui stavolta a spingerla a sé. Avrebbe dovuto farlo lei.
Allontanò così le braccia alzandole in segno di resa, e gli sembrò di scorgere in lei un’ombra di delusione, ma fu soltanto un attimo, e temette che non fosse reale.
“Hai vinto! Hai vinto! Ok? Però togliti di dosso … sei praticamente nuda, e sappiamo tutti che sono sensibile al tuo fascino… perciò…” assunse un tono scherzoso e derisorio, per camuffare l’inquietudine che in quell’istante,allontanandola, gli aveva attanagliato la gola. Lei dovette cascarci perché gli lasciò un ceffone in pieno viso prima di rialzarsi.
Quando fu in piedi allungò una mano aiutando anche lui a raggiungerla. Sorrise quando il vampiro le diede le spalle, e scrutò silenziosa la sua camminata lenta ma decisa.
I rami spogli tra lui e la luna crearono surreali giochi di luce sul suo corpo pallido, i folti capelli neri, appena lunghi, scossi dal vento, ballarono nella notte.
Presa ad osservarlo quasi estasiata dalla figura delicata e statuaria che le si presentava agli occhi, non si accorse che si era girato verso di lei, e che la stava guardando.
“Sbrigati bella addormentata! Non vorrai rimanere lì impalata tutta la notte! Ho fame” l’avvertì destandola da quello stato di adorazione.
Lo raggiunse senza rispondere nulla e insieme si allontanarono. Spalla a spalla, vicini come mai, lasciarono il bosco.

POV STEFAN

Aveva tentato in tutti i modi di ignorarla, quella voce che fastidiosa gli gridava che Elena non era più sua da un po’, che quella distanza tra loro non era solo frutto della trasformazione, ma il risultato di quegli sguardi e delle tensioni che leggeva tra lei e il fratello.
Quello stesso fratello con il quale aveva condiviso l’amore di un’altra donna, quel fratello che lo aveva odiato, condannato, ma alla fine di tutto c’era sempre stato. Si erano scontrati, si erano fatti del male, ma alla fine dei conti si erano sempre tesi la mano.
Come quando da piccoli dopo essersi contesi lo stesso gioco, tirati i capelli e presi a calci, uno dei due finiva per rialzare l’altro, porgergli le scuse e donargli il gioco tanto desiderato.
Era tornato alla tenuta, e sbollita la rabbia ara tornato a cercarla lì dove l’aveva lasciata, ma di lei nessuna traccia.
Ebbe paura che fosse scappata, che in preda alla collera avesse compiuto qualcosa del quale si sarebbe pentita in eterno, poi Jeremy si era proposto di cercarla insieme a lui.
Dopo una prima ricerca avevano deciso di chiamare Damon, ma quando il fratello non aveva risposto  allora aveva capito. Erano insieme, ci avrebbe giurato. Lo sentiva. Ne era certo.
Così erano tornati alla tenuta, dove il ragazzo aveva deciso di fargli compagnia per aspettare insieme il ritorno della sorella.
“C’è qualcosa che non va tra di voi, vero?” gli chiese ad un tratto, visibilmente preoccupato, dopo l’ennesimo lungo silenzio che riecheggiò come un urlo sulle loro teste.
“Io… non riesco più a capirla – gli confessò lui, sconfortato – è come se fosse diventata un’altra persona”
Il ragazzo lo osservò pensieroso, sedendosi poi accanto a lui sul divano.
Il fuoco scoppiettante del camino li illuminò entrambi di una luce tenue.
“Pensi che tutto ciò sia dovuto alla trasformazione?”
“Lo vorrei tanto… ma non ne sono più sicuro”
“Pensi che il problema sia Damon, vero?” ritentò più sicuro questa volta, ma conosceva già la risposta. Probabilmente l’unica persona a non averla ancora capita, o più semplicemente accettata, era proprio la  sorella.
“Lo stanno combattendo … lo stiamo combattendo tutti. Ma penso sia inevitabile” sostenne tranquillo, quasi rassegnato, continuando a fissare dinanzi a sé come in un tentativo di perdersi tra le fiamme.
“Lei ci tiene a te” azzardò il ragazzo.
“Penso che non sia abbastanza se ama un’altra persona, non credi?”
“Già – ci rifletté qualche minuto – pensi che Damon possa renderla felice?”
Stefan si voltò a guardarlo, sorpreso da una domanda che non si sarebbe mai aspettato di ricevere. Proprio lui che l’amava più di ogni altra cosa al mondo, avrebbe dovuto giudicare se il fratello sarebbe stato in grado  di darle ciò che evidentemente non era riuscito a donarle lui.
Sorrise amareggiato “Damon la ama”
“E tu?Ti stai arrendendo?”
“Mi arrendo all’amore, e se lei ama Damon io non posso impormi”
“Tu sei il meglio per lei, Stefan!” lo incoraggiò Jeremy, senza più crederci però pienamente questa volta.
“Non sempre vogliamo ciò che è meglio per noi – guardò poi l’orologio al polso cambiando discorso – proviamo a richiamarla. È tardi, comincio a preoccuparmi”
 
 
 
 
  
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