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Autore: Herm735    31/07/2012    13 recensioni
Raccolta di One-Shot per provare a dimostrare che, in qualsiasi modo, in qualsiasi mondo, Callie e Arizona si sarebbero trovate. L'ambientazione cambia di capitolo in capitolo, in epoche diverse, luoghi diversi, con una sola costante: il loro amore. Almeno, è così che mi piace pensarla...
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ringrazio tutti coloro che hanno recensito e aggiunto la storia tra le seguite, o anche chi ha semplicemente letto.
E andiamo con la terza shot.

Buona lettura!


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Il nostro primo appuntamento al buio


Entrai nel bar che il mio migliore amico mi aveva indicato e mi sedetti al bancone, chiedendo a Joe un bicchiere d'acqua.
Non volevo ubriacarmi ancora prima di iniziare, quello non sarebbe stato saggio se volevo sopravvivere un altro giorno.
Mi guardai intorno, cercando una donna con una maglietta blu e dei jeans chiari. E la vidi. E non era esattamente quello che avevo pensato sarebbe stata.
Era bassa, mora, aveva gli occhi chiari, la pelle abbronzata, ed i suoi lineamenti sembravano appartenere ad una donna molto più grande di quanto la ragazza che avrei dovuto incontrare mi era stato detto essere. E perché i capelli corti? Mark sapeva che a me non piacevano le donne con i capelli corti.
Avrei voluto sotterrarmi a dieci metri di profondità e non uscire mai più.
Mi voltai verso Joe e pensai ad almeno una decina di scuse da usare per sottrarmi a quello che, ne ero sicura, sarebbe stato il più disastroso appuntamento al buio della storia.
“Questo posto è occupato?”
Mi voltai, vedendo una donna dai capelli biondi e gli occhi più azzurri di quanto il cielo di Seattle avrebbe mai potuto essere.
Aveva indicato il posto accanto al mio.
“No. Si sieda pure. Io stavo giusto per...”
“Oh, se ne sta già andando?”
Io le sorrisi un po' forzatamente.
“Il mio migliore amico mi ha organizzato un appuntamento al buio.”
“Oh” sussurrò, comprendendo. “Ha deciso di scappare?”
Io mi voltai verso il tavolo a cui era seduta la ragazza che avevo riconosciuto avere i vestiti giusti.
“Credo che sia con lei” sussurrai con un cenno della testa, tornando poi a guardare Joe.
Lei la studiò per qualche minuto. Poi riprese una posizione simile alla mia.
“Cosa c'è che non va in quella ragazza?” chiese educatamente.
“Niente. A parte il fatto che sta leggendo un romanzo d'amore di quelli sdolcinati. Odio quella roba, non sono mai riuscita a leggerne uno fino alla fine.”
“Su questo sono d'accordo, neanche a me piace il genere melodrammatico. Sebbene ammetto che sono una fan accanita di favole. Il mio film preferito è Alice in Wonderland.”
“Se parli della versione con Anne Hathaway posso capire perché” risposi, facendola ridere. “Ma in generale credo che sia una cosa molto...”
“Stana?” offrì lei.
“Carina. È carino che ti piacciano le favole. La maggior parte delle persone che conosco ha smesso di crederci ormai da tempo.”
Lei mi sorrise, mostrandomi le sue fossette.
“Anche tu hai smesso di crederci?”
Io annuii distrattamente.
“Ma vorrei davvero poterci credere ancora. Era tutto molto più bello quando credevo che ci sarebbe stato il 'vissero per sempre felici e contenti' alla fine.”
Lei mi studiò per qualche attimo.
“Cos'altro c'è che non ti piace in lei?”
Io lanciai un'occhiata alla ragazza.
“Vedi il posacenere? La sigaretta che c'è dentro non è ancora del tutto spenta, quindi probabilmente è sua. Odio chi ha il vizio del fumo. Non capisco proprio perché fare qualcosa di così stupido a se stessi.”
“Io fumavo, ogni tanto. Ma solo quando sapevo di essere in guai molto seri. Da cinque anni ho smesso, però. Lo considero il mio record, anche se non ho mai davvero fumato in modo abitudinario. Ma ti ho interrotto, continua pure.”
Fece un gesto della mano per incitarmi a proseguire.
“Sembra cupa. Io sono cupa. Non posso stare con qualcuno di cupo, ho bisogno di qualcuno che sorrida tutto il tempo, altrimenti sarebbe una relazione fin troppo triste. Finiremmo per non parlare più dopo un po' di tempo. Ci limiteremmo a chiuderci nel nostro piccolo e tetro mondo e questo è solo...”
“Deprimente?”
“Deprimente.”
“Io sorrido molto. Tutti mi dicono che sorrido molto, almeno.”
Io ricambiai il sorriso che mi stava offrendo proprio in quel momento. Mi piaceva ciò che stava insinuando.
“E Mark, l'amico che ha organizzato l'appuntamento, ha descritto la ragazza come il mio esatto tipo, fisicamente. Mi sta venendo il dubbio che non mi conosca davvero così bene come crede di fare, infondo.”
“Hai un tipo?” chiese incuriosita.
“Non esattamente. Ma secondo lui ce l'ho eccome. E se ne è davvero così tanto convinto ha chiaramente mentito, perché, voglio dire, l'ultima ragazza per cui ho avuto una cotta aveva gli occhi blu ed i capelli biondi, la pelle chiara. L'ultima donna che ho frequentato, occhi azzurri, capelli biondi, pelle chiara.”
“Hai un tipo” concluse con un sorriso.
“Se avessi un tipo, tu saresti il mio tipo” risposi, guardandola attentamente per la prima volta. “Tu sei...cavolo, sei quasi sicuramente la donna più bella che io abbia mai visto” credo che la sorpresa nel mio tono non le fosse sfuggita. “Non ci sto provando con te” mi affrettai ad aggiungere, vedendola sorridere. “Sono qui per un appuntamento, ricordi?”
Lei rise.
“Vai molto spesso ad appuntamenti al buio?”
“No, in realtà. Ma Mark sembrava così felice di poter fare qualcosa per farmi stare meglio. Lui e la sua fidanzata sono sempre così carini con me, mi sentivo in colpa a non accettare. Ed ovviamente non mi hanno detto niente di questa donna, né il suo aspetto, né il suo nome, perché secondo Mark avrei potuto cercarla su Google.”
Lei fece una faccia colpita, annuendo più volte lentamente.
“Molto da stalker. Ho sentito che va di moda.”
Io risi.
“Tutto qui? Non è molto” osservò. “Sicura che vuoi rinunciare al tuo appuntamento così facilmente?”
Io sospirai.
“Non potrei mai nemmeno prestarle un libro” risposi in un sussurro. “Perché odio le persone a cui presti i libri e tengono il segno della pagina piegando gli angoli su se stessi. Insomma, è il mio cavolo di libro. Cosa ti fa pensare che tu possa andartene in giro a piegare gli angoli?” chiesi alludendo a come la ragazza stava tenendo il segno delle pagine.
“Neanche io lo sopporto. Per me i libri sono sacri.”
“Beh, grazie. Finalmente qualcuno che mi capisce e non ride della mia ossessione per gli angoli spiegazzati.”
Ci furono altre risate.
“Quando dovevi incontrarla? Non sarai in ritardo?”
“A dire il vero sono venuta in anticipo. Ero molto nervosa. È il mio primo appuntamento dopo un sacco di tempo.”
“Definisci 'un sacco'.”
“Molto, molto tempo. Ma questo lei non deve saperlo.”
“Dammi almeno una vaga idea del tempo di cui stiamo parlando.”
“Circa un anno.”
“Davvero? Tu? Qual'è il problema della gente di questa cavolo di città? Un'epidemia di cecità, forse?” chiese incredula.
“Il problema sono io, in realtà. Continuo a rifiutare appuntamenti con persone che mi piacciono solo perché sono dannatamente terrorizzata. Le probabilità sono che non sarei riuscita nemmeno a dire ciao a quella ragazza, stasera, se mi fosse piaciuta tanto quanto Mark era sicuro che dovesse piacermi.”
“Ed il primo appuntamento che accetti è al buio?” chiese con genuina curiosità.
“Ecco...lo so che sembra stupido. Però lui è il mio migliore amico. Era lì per me quando nessun altro c'era. E mi aveva assicurato che entro una settimana sarei stata innamorata follemente della migliore amica della sua fidanzata. Io gli avevo fatto promettere di non insinuare nemmeno qualcosa del genere con lei, perché, beh, quello sarebbe stato semplicemente imbarazzante da farle sapere.”
Lei mi guardava sorridendo. Iniziai a sentire qualcosa. Lì per lì non sapevo dire cosa fosse, perché era molto tempo che non provavo niente del genere.
Poi capii.
Lei mi piaceva.
“Quindi adesso te ne andrai silenziosamente senza farti notare?” chiese, prendendo un sorso del suo drink analcolico.
“Nah” scossi la testa. “Adesso andrò da lei. Mi presenterò e mi metterò a sedere, dicendole che non mi piacciono i romanzi rosa o i fumatori, e che io sono cupa. Poi le darò il tempo di rispondere e lei potrebbe anche dirmi che la sigaretta era già nel posacenere quando si è seduta, che il romanzo le è stato prestato da una sua amica, ma che non ha alcuna intenzione di finirlo di leggere, e che è così seria per via di una terribile giornata a lavoro. Da lì in poi credo che improvviserò.”
Lei rise di nuovo.
“Oppure” suggerì con tono cospiratorio “potresti rimanere qui con me.”
Io la guardai.
Sì, senza alcuna ombra di dubbio, quella seduta con me era la donna più bella che io avessi mai visto in vita mia.
“Lei sembra più alla mia portata” le risposi con un mezzo sorriso.
Lei mi guardò, incredula.
“Tu non sei neanche vagamente vicina alla sua portata. Sei a malapena alla mia portata. Ed io sono molto sexy.”
Io risi. Ma lei era seria.
“Vorrei. Vorrei davvero poter rimanere” sussurrai distrattamente.
“Ma...” mi incoraggiò lei.
Mi lanciai un'occhiata alle spalle.
“Ma quella donna sta aspettando me” le risposi con dispiacere. Guardai l'orologio. “Dovevo incontrarla più o meno adesso. È meglio che vada.”
“Mi dispiace, ma non posso lasciartelo fare” mi disse con un sorriso.
“Ah, no?” chiesi alzando un sopracciglio con aria di sfida.
Mi alzai dallo sgabello, facendo un paio di passi all'indietro, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
“No. Perché adesso tu potresti andare da lei, guardarla e sorriderle e dirle che sei Calliope Torres, il suo appuntamento al buio. Le potresti dire che non ti piacciono i romanzi rosa, il fumo e che tu sei quella cupa. E lei risponderebbe che non ha la minima idea di cosa diavolo tu stia parlando. A quel punto tu ti volteresti e vedresti che io sto indossando una maglietta blu e dei jeans chiari e ti renderesti conto di aver sbagliato persona.”
Era vero. La donna del bancone, la donna dei miei sogni, stava indossando degli abiti degli stessi colori della ragazza al tavolo, che avevo dato per scontato fosse la donna del mio appuntamento al buio.
Il sorriso sul mio volto iniziò lentamente a sparire.
“Ti scuseresti educatamente con lei, raccontandole della nostra conversazione. E lei potrebbe dirti che la sigaretta era già nel posacenere quando si è seduta, che il romanzo le è stato prestato da una sua amica ma che non ha alcuna intenzione di finirlo di leggere, e che è così seria per via di una terribile giornata a lavoro. Poi potrebbe fare una battuta che ti farebbe ridere su quanto io sia stata stupida a lasciarti andare a parlare con lei. E tra cinque, dieci, vent'anni, tu e lei sareste sedute davanti ad un camino, ringraziando il cielo che la tipa schizzata con cui avevi un appuntamento al buio non ti ha fermato mentre stavi andando a parlare con la donna sbagliata.”
Io annuii, fissando il pavimento e dandomi mentalmente dell'idiota per l'incredibile figuraccia che avevo appena fatto.
“Ed io non avrei mai l'occasione di dirti che sono stata io a implorare Teddy di chiedere al suo fidanzato Mark di organizzarmi un appuntamento con te, perché ti avevo già visto in ospedale e non riuscivo a trovare il coraggio di chiederti di uscire. Così da brava codarda ho chiesto alla mia migliore amica di convincerti a venire ad un appuntamento invece di doverlo fare io. Quindi adesso capisci il mio dilemma quando dico che non posso lasciare che tu vada a parlare con quella ragazza laggiù.”
Mi servì qualche secondo per farmi coraggio e parlare.
“Bene. Direi che ho fatto abbastanza figuracce per una sera. Me ne andrò, adesso, e ti lascerò a ponderare su quanto stupida, superficiale e imbranata io debba essere per essermi cacciata in questa situazione. Ringrazia Teddy da parte mia, comunque. E...beh, immagino che ti vedrò molto presto in ospedale, perché questa è la mia solita fortuna. Cercherò di evitarti comunque, non preoccuparti. E tu puoi sempre fingere di non conoscermi.”
Mi voltai.
“Non mi stai ascoltando, Calliope.”
Sospirai. Ma non mi voltai indietro. Ripresi a camminare verso l'uscita.
Avevo bisogno di aria.
Una volta fuori mi bloccai.
L'appuntamento più veloce della storia. Circa dieci minuti.
Respirai, ma sembrava che l'aria non riuscisse ad entrare.
“Mi hai detto che sono la donna più bella che tu abbia mai visto.”
“Ho detto quasi sicuramente” la corressi, senza voltarmi.
“E che trovi carino il fatto che mi piacciano ancora le favole. In quanto, dieci minuti? Eppure adesso te ne stai andando.”
“Lo so, ok? Sono una persona orribile.”
Mi voltai, allargando le braccia.
“Cosa vuoi che dica? Vuoi che dica che Mark ha ragione? Perché tu sorridi e mi fai sorridere e non pieghi gli angoli dei libri. Per essere durato dieci minuti, e togliendo l'ultima parte, è stato un bel primo appuntamento.”
Neanche io sapevo bene perché le stessi dicendo quello che in realtà le stavo dicendo.
“E potrei innamorarmi di te. Forse non in una settimana, ma chissà, in un paio di mesi. E allora, un giorno, quando io non me lo aspetterò, mi spezzerai il cuore. Tradendomi, o semplicemente andandotene. Mi dirai che io e te abbiamo una diversa etica, o che tu sei una persona che vuole cani o gatti, ed io non voglio animali. O mi dirai che non vuoi figli. O qualcosa, qualsiasi cosa, e mi spezzerai il cuore.”
Non aveva spostato gli occhi dai miei neanche per un istante.
“Questo è quello che succederà, se io non me ne vado adesso e faccio il modo di non vederti mai più.”
“Non credo di poter sopportare il pensiero di non vederti mai più, Calliope.”
Io in quel momento potevo fare una scelta.
Potevo scegliere se crederle.
Mi si avvicino, continuando a sostenere il mio sguardo senza il minimo accenno di dubbio, ma con una sicurezza che mi spinse a rimanere immobile.
“Sei spaventata a morte” sussurrò quando fu distante da me meno di un passo. “Ed io questo lo capisco” continuò, fermandosi proprio davanti a me e guardandomi da qualche centimetro più in basso. “Ma non dovresti esserlo. Perché stimo molto la tua etica professionale, ti ho visto lavorare diverse volte nelle ultime due settimane, cercando di rimanere sempre nell'ombra e a quanto pare ci sono riuscita. Non voglio cani o gatti, ma forse un giorno potremmo comprare un pollo. Ho questa strana fissazione per i polli. E non ho mai pensato seriamente all'avere bambini, ma potremmo parlarne, suppongo. Non stasera. Durante il nostro terzo o quarto appuntamento. E alla fine riuscirai a convincermi che ne vale la pena. E mi sta bene. Mi sta bene non avere cani o gatti, mi sta bene avere figli, mi sta bene non toccare mai più una sigaretta in vita mia, se a te sta bene incontrarmi di nuovo e darmi l'occasione di dimostrarti che...andrà tutto bene.”
Io la guardai per diversi momenti senza dire niente.
“Come fai a saperlo? Non siamo mai nemmeno andate ad un vero appuntamento. Io non so ancora nemmeno il tuo nome. Come puoi dire che andrà tutto bene?” chiesi con voce intrisa di dubbio, facendole notare l'assurdità della situazione.
Lei mi sorrise.
“Ok. D'accordo. Non andrà tutto bene.”
Mi appoggiò una mano sulla guancia.
“Tutto continuerà ad andare, però.”
Sentii la punta del suo pollice accarezzarmi una guancia. Improvvisamente avevo la pelle d'oca, anche con il giacchetto. Anche se non era freddo.
“Mi chiamo Arizona Robbins. Uno di questi giorni ti racconterò perché i miei genitori hanno deciso di chiamarmi Arizona.”
Io accennai un sorriso. Mi piaceva l'idea di vederla ogni giorno.
“Sei ancora spaventata a morte.”
Aveva ragione. Ero spaventata a morte di poter rimanere ferita ancora. E avevo complessi di abbandono, ma quella era un'altra storia.
“Sto per baciarti, Calliope.”
Era stato carino da parte sua avvertirmi.
“Mi sta bene” le risposi in un sussurro, citando quello che aveva detto lei poco prima.
Le sue labbra erano morbide, proprio come sembravano essere a prima vista. Il drink che stava sorseggiando doveva essere al limone, uno dei miei gusti preferiti, perché fu quello il sapore che sentii in quel momento.
Difronte a me stava la donna che aveva capito che ero spaventata a morte. Che non piegava gli angoli dei libri e che era sempre sorridente e allegra. La donna più bella che avessi mai visto, e allo stesso tempo la ragazzina che credeva ancora nelle favole e nel lieto fine. Davanti a me c'era l'unica persona al mondo che aveva fatto suonare il mio nome completo come qualcosa di così naturale che non mi era nemmeno passato per la mente di correggerla.
Da quella sera, fui un po' meno spaventata. Perché, da quella sera, lei affrontò tutto quello che c'era di così spaventoso insieme a me.
Mi aveva detto che non avrebbe sopportato il pensiero di non rivedermi mai più.
Potevo scegliere se crederle o no.
Ci fu un momento, in cui potevo fare una scelta.
E scelsi lei.




Ok, questa era davvero sdolcinata. Non ho aggiornato domenica perché sono tornata ieri sera dal mare...Detto questo, non penso che nessuno legga mai i commenti alla fine, quindi alla prossima!

Ciao ciao!


  
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