Crossover
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Autore: darkrose12184    14/02/2007    1 recensioni
Crossover Inuyasha/I Cieli di Escaflowne. Kagome è una ragazza come tante altre, Allen Schezar è un famoso cantante...Una storia difficile, ma non impossibile. Un sogno dell'autrice
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie Elychan x il commento! E aggiorniamo... Ah, oggi è San Valentino, io sto abbastanza male e, come forse avevo preannunciato, ho scritto una sorta di riflessioni sul mio sogno... quello molto simile a quello che state leggendo qui... ma reale...
Se avete voglia e tempo, x favore, dateci un'occhiata... nelle originali, si intitola Sverige...
Tack så mycket (che vuol dire grazie mille in svedese ;-))

Capitolo sette: Una giornata in giro per Los Angeles

Allen aprì un occhio, il rumore di qualcuno che bussava alla porta lo aveva svegliato.

- Kagome! Svegliati! È lì con te Allen? – la voce di John chiamava Kagome, ma stava cercando lui. Decise quindi di alzarsi e di andare a vedere di cosa aveva bisogno il suo manager.
- Che vuoi? – chiese Allen, sbadigliando.
- Volevo proprio te. Ci eravamo dati appuntamento alle dieci nella hall per parlare di alcune cose importanti, non ricordi? Lo sai benissimo che dovrete cambiare la scaletta dei pezzi, e domani non avrete nemmeno il tempo di respirare. Quindi alle dieci dovevamo parlarne. Ma tu come sempre la notte la passi con qualche bella ragazza e poi la mattina non ti svegli mai in tempo! –
- No… Scusa… È che ieri sera… -
- Inutile che cerchi di giustificarti, so perfettamente perché questa mattina ti sei svegliato qui. E nessuno ti vieta di fare quello che vuoi. Ma mettiti in condizione di rispettare gli orari –
- Hai ragione, anche se non è successo quello che pensi –
- Non mi interessa se ci sei andato a letto o meno, a me interessa solo che tu rispetti le regole e gli impegni del gruppo. Ora muoviti, gli altri sono già di sotto –

Allen annuì, richiuse la porta e andò verso il letto. Cominciò a baciare delicatamente il viso di Kagome, cercando di svegliarla nel modo più dolce e piacevole che fosse possibile.

Lei stancamente aprì gli occhi, trovandosi il meraviglioso viso di Allen a due millimetri dal suo. Sorrise e lo baciò.

- Io devo andare un attimo nella hall per parlare di un po’ di cose con gli altri… Poi vado in camera, mi do una sistemata, e se ti va andiamo a fare un giro… Passerò a chiamarti tra un’oretta, ok? – le sussurrò lui.
- Va bene… -

Allen le diede un altro bacio dolcissimo ed andò di corsa nella hall.

Kagome si fece un bel bagno, in modo da rilassarsi un po’. Non le sembrava vero… Quelle labbra così magnifiche l’avevano baciata… Quant’era bello Allen… Era semplicemente perfetto.

E con lei si era dimostrato anche un ragazzo estremamente rispettoso e gentile. Qualsiasi parola di lode sminuiva quello che lui era realmente.

Allen scese nella hall e venne assalito dalle battutine stupide dei suoi amici. Poi tornò la calma e così i ragazzi si misero a decidere i pezzi da eseguire il giorno seguente.

Quando ebbero finito, Allen corse in camera per prepararsi. Era uno che ci teneva molto al suo aspetto. Il suo era un look apparentemente trasandato, ma in realtà passava ore davanti allo specchio a scegliere ogni capo d’abbigliamento con la massima cura. Passava interminabili decine di minuti a spazzolare i capelli, dandogli infine un’aria apparentemente spettinata, ma in realtà ogni ciocca era al posto in cui doveva stare. Anche per questo motivo appariva così bello e allo stesso tempo selvaggio.

Come promesso a Kagome, dopo un’ora da quando era sceso nella hall, bussò alla porta della camera della ragazza. Lei andò ad aprire e rimase un attimo imbambolata a guardare quel ragazzo che ogni attimo le sembrava più bello, perfetto. Lo fece entrare, e gli disse di accomodarsi dove voleva, lei doveva finire di truccarsi!

Kagome tornò in bagno e riprese a farsi il trucco da dove era rimasta. E nel frattempo pensava ad Allen, a come stava bene vestito e pettinato così… lui indossava un paio di jeans strettissimi, come sempre, di un azzurro molto chiaro. Uno strappo sul ginocchio e qualche altro sparso.

Una maglietta nera, ampiamente scollata a “V”, che lasciava vedere perfettamente quel bel fisico atletico, e il chiodo aperto sopra. Quel che però colpì maggiormente Kagome erano innanzitutto gli occhiali: ne indossava un paio piuttosto grossi, con le lenti di un colore marrone più chiaro in fondo e più scuro in cima, con montatura sottilissima.

E poi… I capelli. Quegli stupendi capelli biondi li aveva pettinati con la riga un po’ da una parte, in modo tanto naturale che sembrava li avesse spostati lui con le mani, e gli ricadevano apparentemente scompigliati sulle spalle.

Pensando ad Allen, Kagome finì di truccarsi. Uscì dal bagno, prese alcuni vestiti, e vi ritornò. Indossò velocemente la minigonna di jeans azzurra che aveva scelto, molto corta e con l’orlo un po’ sgualcito, e un maglioncino nero a collo alto, sottile, molto aderente e corto.

Uscì dal bagno ed indossò gli stivali. Era pronta. Diede un bacio al suo stupendo Allen, si scusò per averlo fatto attendere, ed insieme uscirono dalla stanza. Allen affittò una macchina, in modo da poter andare in giro tutto il giorno senza preoccupazioni.

Allen conosceva bene quella città, e non aveva problemi a girare per le strade più strane. Infine si fermarono e scesero dalla macchina.

Kagome venne travolta dal caos, guardandosi intorno vide solamente grattacieli. Allen la prese per mano.

- Vieni, se ci sono ti presento dei miei amici – le disse.

Lei annuì. Era un po’ spaesata. Grattacieli nella sua città ve n’erano tanti, ma essere in uno spazio così grande e così estraneo la disorientava. Fortuna che Allen era così dolce con lei.

Dovevano essere in una delle vie principali… C’erano un sacco di negozi, le strade affollatissime… era il periodo natalizio, e tutti erano in giro a fare compere. Allen condusse Kagome in alcune stradine laterali, fino ad arrivare in una specie di vicolo non esattamente pulito…

Allen guardò l’espressione della ragazza e sorrise.

- Sai, i miei amici hanno la sala prove qui… -
- Capisco… -
- Non ti preoccupare, ci sono io con te… So che questa non è una zona bellissima, ma volevo solo passare un attimo a salutare degli amici… -
- Non c’è alcun problema, e sono curiosa di conoscerli questi tuoi amici… -

Arrivarono davanti a quello che probabilmente doveva essere un vecchio magazzino. Allen spinse forte la porta cigolante, entrando insieme a Kagome, tenendole stretta la mano.

Uno stretto e buio corridoio li condusse fino ad un ampio spazio dove quattro ragazzi stavano strimpellando con basso, batteria, chitarra e voce. Non appena i quattro videro avvicinarsi Allen e Kagome smisero di suonare, correndo incontro al ragazzo.

- Ciao! Come va? Allora, domani sera ci sarete, vero? – salutò e chiese Allen agli amici.
- Certo che ci saremo! Non ci perderemmo un tuo concerto per nulla al mondo! – rispose uno dei quattro.
- Ma vedo che sei in dolce compagnia… - disse un altro, rivolto ad Allen, alludendo a Kagome.
- Si… Lei è Kagome… La mia… Ragazza… - Kagome strinse la mano ai quattro ragazzi, presentandosi.

Kagome notò distintamente le facce sbalordite degli amici, all’affermazione di Allen. L’aveva definita infatti “la sua ragazza”, cosa evidentemente non comune per il ragazzo, che, forse, era abituato a cambiarne una al giorno.

Allen continuò a parlare con i suoi amici, e si mise anche a cantare con loro, e Kagome, seduta su un divano impolverato, lo osservava. Lui non faceva che guardarla mentre cantava, e lei pensava continuamente alle parole che poco prima aveva detto il ragazzo agli amici.

L’aveva definita “la sua ragazza”. Kagome si stava chiedendo se l’avesse definita così tanto per dire o se invece quello era ciò che pensava di lei… Lei poteva considerarsi la sua ragazza? Se così fosse stato, sarebbe stato davvero splendido.

Dopo aver cantato una canzone con i suoi amici, Allen andò verso Kagome, e si accucciò davanti a lei.

- Ti stai annoiando vero? – le chiese lui, dispiaciuto.
- Io quando sento la tua voce non mi annoio mai… - ripose lei, sorridendogli.
- Andiamo, ho in mente di farti vedere tanti bei posti oggi… - così dicendo, si alzò e la prese per mano. Salutarono gli amici e tornarono dalla macchina.
- Dove andiamo? – chiese Kagome, curiosa.
- È una sorpresa – disse lui.

Kagome durante il viaggio, involontariamente, si mise a canticchiare tra sé e sé una canzone che Allen conosceva molto bene: il titolo era “Quicksand Jesus”, ed era una canzone dei Wild Children. Lui istintivamente la guardò con la coda dell’occhio, sorridendo, e si mise a cantare con lei.

Solo in quel momento Kagome si rese conto di cosa stava facendo… E smise subito di cantare. Facendo così smettere anche lui.

- Perché non canti più? – le chiese lui.
- Lo sai… Non voglio che tu senta come canto male, soprattutto poi cantando le tue canzoni –
- Ma a me piace sentirti cantare le nostre canzoni, e poi… Tu canti davvero bene, non ti sottovalutare –
- Ma smettila! –
- Dico sul serio! Tu credi che ieri sera, se mi fossi reso conto che canti male, ti avrei fatto cantare un pezzo con me davanti a tutta quella gente? Assolutamente no! Se l’ho fatto è stato perché sono rimasto piacevolmente colpito dalla tua voce! –
- Davvero? –
- Davvero! –

Poi tra loro tornò il silenzio. Kagome tornò a pensare alle parole che aveva usato Allen per presentare lei ad i suoi amici. Voleva sapere se aveva detto che lei era la sua ragazza perché era quello che pensava o meno. Ma non poteva chiederglielo, in un caso sarebbe stata una delusione per lui, perché avrebbe capito che, nonostante lei volesse tanto considerarlo il suo ragazzo, non aveva ancora ben chiara la situazione. E nell’altro caso ci avrebbe fatto la figura di quella che si illude dopo appena qualche bacio.

Allen parchèggiò, ormai era ora di pranzo. Portò Kagome in uno splendido ed elegante ristorante, un po’ isolato.

- Ti ho portata qui perché… Non per fare il presuntuoso, ma il mio volto a Los Angeles è abbastanza conosciuto, e non ho voglia di essere fermato da qualcuno che vuole autografi o foto… Oggi voglio stare con te e basta – disse lui, dopo essersi seduti al tavolo.

Il locale era davvero molto elegante, camerieri e gestori sembravano conoscere Allen. Consumarono un pasto leggero, e si rimisero in marcia.

Dopo una decina di chilometri si fermarono nuovamente. Erano in un piccolo ma elegantissimo centro, pieno di negozi splendidi. Kagome si sentiva in paradiso. Vestiti meravigliosi, ma anche cifre da capogiro.

- Voglio farti un regalo. Scegli quello che ti piace di più – le disse Allen.
- No, non posso… Davvero… Ti ringrazio, ma non posso… - rispose lei.
- Ma va! Te lo sto dicendo io… Non è che puoi, devi…! –

Kagome non disse nulla e guardò le vetrine. Allen diede un’occhiata insieme a lei, qualora la ragazza avesse avuto bisogno di un consiglio l’avrebbe aiutata, anche se lui aveva già le idee chiare.

Dopo un po’ che guardavano le vetrine, infatti, Allen propose a Kagome un vestito che secondo lui le sarebbe stato d’incanto. Era di seta, nero, con profonda scollatura e gonna stretta e corta.

- Che ne dici di quello? Secondo me ti starebbe benissimo – disse Allen, indicando il vestito in questione. Il prezzo non era esposto, ma era un vestito firmato, e Kagome calcolò che in dollari un vestito così sarebbe costato circa tra i 1500 e i 2000 $.
- Non posso accettare un regalo simile… Non potrei mai nemmeno farti un regalo paragonabile a quello… - disse Kagome, imbarazzata.

Allen le cinse la vita con le braccia, guardandola negli occhi.

- Tu puoi fare molto di più. Stammi vicino, questo è un regalo che vale molto più di qualsiasi vestito. E ora entriamo, vedrai come starai bene –

Kagome annuì, lui le diede un bacio ed entrarono nel negozio. Allen si comportava un po’ come se fosse a casa sua… Evidentemente conosceva molto bene anche i padroni di quel negozio, che avevano anche abbigliamento da uomo.

La commessa fece provare il vestito a Kagome. Quando uscì dal camerino Allen rimase imbambolato a guardarla, senza parole. Sembrava fatto apposta per lei. Era un vestito semplice ma bellissimo, esattamente come lei.

Acquistarono il vestito e un paio di scarpe abbinate ad esso, e tornarono dalla macchina.

- Ora sei pronta a tuffarti nel casino? Ti porto in pieno centro – chiese Allen a Kagome.
- Cosa? E quello di stamattina non era il centro? – chiese stupita la ragazza.
- Ma va! Quello era solo il centro di un quartiere malfamato di periferia! Ma scusa… Tu vivi a Tokyo… E non è mica più piccola, anzi! – affermò Allen.
- Si ma… In quel quartiere c’era ancora più casino che a Tokyo! – disse Kagome. poi cambiò discorso: - Allen… Non potrò mai ringraziarti abbastanza per il regalo che mi hai fatto, ma continuo a dirti che non era il caso… -
- Lo era, eccome. Quel vestito sembra essere stato fatto su misura per te. Ed è una nullità rispetto a quello che la tua presenza riesce a farmi, soprattutto sul palco –

Si trovarono ben presto nel pieno e caotico centro della città. Allen non mollò nemmeno per un secondo la mano di Kagome, aveva il terrore di perderla in mezzo alla folla.

Più volte vennero fermati, lungo la strada, dai fans di Allen. Era inevitabile, erano nel centro di Los Angeles! E a Kagome non passarono inosservati tutti gli sguardi che le ragazze lanciavano al ragazzo. Alcune lo fermavano, riconoscendolo, altre no. E tra quelle che lo fermavano c’era anche chi cercava di baciarlo ad ogni costo. Lui le allontanava sempre in modo gentile, ma anche freddo. A Kagome davano un po’ fastidio tutte quelle ragazze che lo assalivano, e si fece silenziosa.

- È quasi l’ora di tornare dalla macchina, voglio farti vedere un ultima cosa prima di tornare in albergo – disse Allen, sorridendole.
- Ok – rispose semplicemente Kagome. Non poteva certo prendersela con lui, se le ragazze o assalivano, ma era ugualmente infastidita.

Si rimisero in marcia, e quando arrivarono Kagome non poteva credere ai suoi occhi. Erano al mare, quelle stupende spiagge californiane che aveva sempre visto solo nei film ora erano davanti a lei.

- Vieni – le disse Allen.

Lei lo seguì, ritrovandosi così in spiaggia, seduta tra le gambe di lui. Erano abbracciati, e lo spettacolo stava per cominciare.

Il sole stava tramontando. Uno splendido tramonto sul mare, lo spettacolo più bello che Allen le avesse mai potuto far vedere.

Il cielo assunse ogni tonalità di colore dal giallo, al rosa, al rosso, ed infine al blu, sempre più intenso. Le stesse sfumature vennero assunse dall’acqua che, limpida, rifletteva ciò che si trovava sopra.

Lei appoggiò la schiena contro il petto di lui, e la testa contro la sua spalla. Lui le cinse la vita e le diede piccoli e dolci baci su guance e collo.

- Grazie, questo è davvero lo spettacolo più bello che potessi farmi vedere… - lo ringraziò lei.
- Eh sì… Non capita tutti i giorni di vedere un tramonto così… -
- Ma tu… Vivevi qui? –
- Diciamo di sì… Per un periodo ho vissuto anche qui. Io sono nato nel New Jersey, poi sono andato a vivere in Canada, poi sono venuto a Los Angeles, e ora in teoria la mia casa è a Miami, ma solo in teoria… Perché sono sempre in giro… -
- Miami… Altra città bellissima… -
- Se un giorno ci capiteremo, ti ci porterò -
- Grazie! –

Kagome ancora avrebbe voluto sapere se lei per lui era davvero la sua ragazza o meno. Si decise a chiederglielo nel modo che le sembrò il migliore…

- Stamattina mi hai presentata ai tuoi amici come “la tua ragazza”… - non finì la frase che Allen le rispose: - Si, lo sei. Io ti considero la mia ragazza. Per questo motivo la notte scorsa mi sono allontanato un po’ da te. So che io non sono certo quello che ha la fama del ragazzo serio… Ma credimi, io voglio provare ad avere una ragazza, e voglio che quella ragazza sia tu – le sussurrò Allen, baciandola con dolcezza.
- Ora andiamo, è ora di cena, e non voglio fare tardi con gli altri… - aggiunse lui.
- Ok –

I due ragazzi tornarono in albergo, Allen accompagnò Kagome fino dalla porta della sua stanza. Si baciarono a lungo, poi si salutarono.

- Ci vediamo alle otto nella hall… Ah, ovviamente indossa quel vestito… E quelle scarpe… Voglio proprio vedere come stai bene – detto ciò, Allen sparì di corsa su per le scale.

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Alle otto si trovarono tutti nella hall dell’albergo. Ery non smise un attimo di complimentarsi con Kagome per il suo bellissimo vestito, Allen notò come tutti gli altri fissavano Kagome, sperando di non farsi scorgere da lui. In effetti era davvero bellissima, e quel vestito le valorizzava il corpo stupendo che aveva.

  
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