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Autore: Nidham    01/08/2012    4 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le spade si facevano sempre più pesanti nelle mie mani, il sudore mi annebbiava gli occhi, mischiato alla polvere e al sangue, mio e di quelle orrende, pietose creature che continuavano a circondarci e ghermirci da ogni lato.

Sentivo il tremore dei muscoli portati allo stremo e la stanchezza di quanti combattevano al mio fianco come fosse stata la mia, ma i cancelli di Denerim sembravano ancora troppo lontani.

Non c'era tempo per pensare, non c'era tempo per dare ordini o inventare strategie. Eravamo tutti soli nell'ultima battaglia e, al contempo, combattevamo come un unico corpo e un'unica anima, per la sola fine possibile: sopravvivere.

Intorno a me coglievo frammenti di una realtà vermiglia e maleodorante, mentre le mie lame continuavano a tagliare e spaccare carne e ossa deformi, un passo dopo l'altro, un mostro dopo l'altro...

Sentivo Alistair avanzare al mio fianco e lo vidi parare per un soffio un fendente impreciso quanto violento di un genlock decisamente troppo grande perché potesse affrontarlo da solo; eppure non potevo andare in suo aiuto, chiusa com'ero in mezzo a un nugolo urlante di hurlock pronti a reclamare la mia testa. Imprecai tra i denti e pregai che la sua indiscussa abilità di guerriero fosse sufficiente a fargli da scudo e corazza contro quella follia.

Eamon e Riordan stavano guidando un piccolo manipolo a incalzare il fianco destro, mentre i nani riuscivano a coprirci le spalle, mantenendo salda la posizione guadagnata, con Oghren in testa agli altri, deciso a spostarsi ovunque la battaglia fosse più cruenta, grondando sangue dalla barba e dai capelli scarmigliati, ma esibendo un'euforia talmente genuina da risultare inquietante.

Zevran danzava letteralmente tra i genlock, elargendo morte con la grazia ferina di una pantera, tanto rapido e sinuoso da farmi quasi credere impossibile che i colpi rozzi e maldestri dei Prole oscura potessero sfiorarlo... ma sapevo con dolorosa certezza che il velo rosso di cui era coperto non poteva appartenere soltanto ai nostri nemici. Fui sollevata nel vedere Leliana al suo fianco. Insieme rappresentavano uno spettacolo di tenebrosa bellezza e di nuovo, osservando la gentile, dolce fanciulla così dura e decisa in mezzo a tanto orrore, mi chiesi cosa mi avesse impedito di diventarle veramente amica.

Una fitta al braccio mi costrinse a dimenticare i miei compagni per continuare a sopravvivere. Serrando nel cuore la speranza che anche Wynne e Sten fossero ancora vivi, mi strappai via la punta rugginosa di una lancia dalla carne, trascinando il mostro che la brandiva a morire sulla mia spada.

Eravamo molti, quel giorno, sulla piana di Denerim, pronti a donare vita in cambio di speranza, morte in cambio di un domani.

Umani, elfi, nani... tutti avevano creduto in una luce fragile come il fuoco di una candela ed erano accorsi a proteggerla, rispettando un giuramento polveroso e confidando nella determinazione di un bizzaro, quanto improbabile gruppo di eroi improvvisati.

Eppure eravamo lì, insieme, senza distinzioni di razza o casta, sangue rosso con sangue rosso, paura con paura, fierezza con fierezza.

Saremmo morti o vissuti con la certezza di aver combattuto fino alla fine per quanto di giusto e bello ognuno potesse sperare di proteggere.

Alistair urlò un avvertimento e mi chinai d'istinto, evitando il bastone che stava per frantumarmi la spalla.

Eravamo molti... ma loro erano anche di più.

Ancora una volta desiderai Morrigan al mio fianco, mentre il fuoco dei maghi guidati da Irving fendeva l'aria, riempiendola dell'odore acre di carne bruciata.

Un passo alla volta, non dovevamo avere fretta. Ma la stanchezza era pronta a ghermirci non meno dei Prole oscura. I cancelli si ergevano come un miraggio a portata della nostra mano, per poi sfuggirci irridenti, tuffandosi nella marea senza volto di quei mostri.

Vidi Zevran cadere e rialzarsi. Sten sollevare due hurlock a mani nude e scagliarli lontano come fossero stati fragili cuccioli. Alistair incitare gli uomini a nuovo coraggio con il solo esempio della sua determinazione... Quella era l'ultima battaglia e non avremmo avuto altre possibilità. La nostra libertà viveva sulla punta delle nostre spade, per questo nessuno si sarebbe arreso, nessuno avrebbe arretrato... per questo avremmo conquistato quella porta e reso sicure quelle mura, fosse anche stata l'ultima cosa che avremmo fatto.

C'era giustizia in quella lotta e una fatalità incontrovertibile, ma, mentre massacravo quegli esseri che tanto avevo odiato e tanto avevo avuto motivi di odiare, mi resi conto, per la prima volta, che c'era anche una tristezza diversa da quella che ci spingeva a combattere... un dolore nascosto e inascoltato di esseri generati da un male che non erano in grado di comprendere e che li possedeva al di là della loro volontà... la tristezza di esseri contorti nel corpo e nello spirito non per scelta o debolezza, ma solo per una beffa del destino e i capricci di un male troppo antico per arrendersi a un sonno infinito.

Fu allora, forse, che compresi davvero cosa significasse essere un Custode grigio. Fu allora che seppi, con assoluta certezza, che avrei affondato la spada nel cuore di quell'arcidemone maledetto, che ancora ruggiva nel mio petto la sua sfida inumana e, se mai fosse esistito un Creatore, l'avrei pregato, per la prima volta in vita mia, affinché la mia anima fosse abbastanza forte da contenere quell'orrore in eterno.

  
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