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Autore: Miracle Jaymes    01/08/2012    1 recensioni
Una ragazza va incontro al suo destino, conoscendo dopo anni i nonni paterni, che l'avevano sempre considerata un ''positivo'' su un test di gravidanza, da quì la vita della ragazza cambierà, conoscerà quel che tutti definiscono nonni e rivedrà un padre che l'aveva lasciata in tenera età per una donna più giovane della madre Grey e secondo i suoi gusti, più bella.
Una storia tutta da vivere che si evolverà capitolo dopo capitolo!
Buona Lettura.
- M.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ciao, secondo capitolo come avete visto, yeeeeah.
Scusatemi per gli eventuali ORRORI grammaticali.
Un bacio e fatemi sapere cosa ne pensate.
-M





Mi sedetti sul posto assegnatomi e allacciai la sicura guardando il sedile che avevo davanti, poco dopo l’hostess annunciò la partenza e invitò tutti i passeggeri presenti sul volo ad allacciare le cinture, l’aereo decollò e di Londra affacciandomi a quel piccolo vetro che avevo alla mia sinistra ben presto rimasero solo piccole e insignificanti costruzioni, che sembravano lego. Il rumore dei motori dell’aereo mi rimbombava nella testa, avevo paura, paura di non riuscir ad affrontare tutto questo, paura di doverli far sacrificare ancora una volta, paura di fallire, quando tutto a un tratto senti il rumore del carrello che si apriva, ero arrivata. L’impatto delle ruote sull’asfalto fu immediato, presi una boccata d’aria e aspettai l’ annuncio di buonvenuto che erano soliti a fare gli hostess alla fine di un volo e mi alzai in piedi per prendere il mio bagaglio a mano,scesi dall’aereo e ritirai il mio bagaglio per poi salire su un autobus desolato che portava ad Augusta , che contava circa 18.367 abitanti in totale. Accesi l’mp3 e sprofondai nel sedile dal rosso sbiadito ed iniziai a canticchiare una delle mie canzoni preferite, il vento scompigliava i capelli, lasciandoli andare dove volessero, quando ad un tratto l’autista grido << Ultima Fermata, Augusta >> presi la valigia facendo un gran respiro << Ecco Asia, ci siamo, dovrai sfoggiare uno dei tuoi sorrisi migliori e andare incontro a quel destino che hai conosciuto solo tramite una lettera all’età di cinque anni, andrai a vivere dai nonni paterni, quelle figure mitologiche della quale avevi solo sentito parlare, alla quale tutti volevano bene che solitamente era ricambiato e dai quale non avevi avuto NESSUN privilegio, eri l’errore di una notte e come tale eri stata catalogata nella loro vita, lo eri stata fin dal primo momento fin dal primo ‘POSITIVO’ scritto su quel maledetto test, da quel momento in poi la mamma fu definita una poco di buono, ma poco importava che la mia Grey, la donna dal sorriso enorme e gli occhi brillanti e vivaci avesse avuto una nomina così in passato, era la miglior mamma del mondo e lo sarebbe sempre stata. >> Mi ripetevo in testa costantemente prima che l’autobus inchiodasse e mi facesse finire sul pavimento << Dio mio, Asia, sei sempre la solita >> mi alzai e cercando di pulirmi dove fossi sporca,impugnai la valigia e scesi , sentivo il respiro bloccarsi in gola e le mani sudare. << Asia >> Mi sentì chiamare da una voce maestosa e potente, mi voltai titubante e fui catturata da uno sguardo magnetico di un uomo sulla settantina vestito abbastanza bene, il suo volto si aprì in una smorfia che tutti si ostinavano a chiamar sorriso ma che fosse tale non ne ero certa, mi si avvicinò a passo insicuro e si abbasso per stringermi in un abbraccio forte << Mio Dio, quanto sei bella!Angelo >> Mi sentii a casa stranamente, dentro quell’enormi braccia sentii l’affetto di un nonno che non avevo mai avuto << Vieni cara >> Prese la mia valigia senza darmi tempo di contestare e si avviò a passo sicuro verso l’uscita. Presi il cellulare e inviai un messaggio alla mamma. << Mamma tutto bene, sono arrivata e ora vado a casa con il nonno >> Mi limitai a scriverle un ti voglio bene e un ci sentiamo presto per rassicurarla e lo rimisi nella borsa che portavo a tracolla, mi trovai davanti una macchina nera, di che marca fosse non lo so, non ero mai stata una grande intenditrice di macchine, una donna con una grande pelliccia mi si avvicino e fece un mezzo sorriso, l’uomo di prima con voce decisa mi disse << Asia questa è la nonna, su dai valla a salutare, ti aspettava da parecchio tempo >> Mi avvicinai a quella donna e titubante la salutai con un bacio sulla guancia e lei mi strinse in un abbraccio << Ciao Asia >> fece un sorriso, ma capii ben presto che tale non era. << Richard>> si voltò verso l’uomo << Dai andiamo a casa, sono stanca >> lui le sorrise amorevolmente e le disse << Subito cara >> Salimmo in macchina e dallo stereo inizio ad echeggiare musica d’opera, << Allora, mia cara >> la nonna iniziò a parlare << Com’è stato il viaggio? >> sospirai << Emh, tutto bene è stato tranquillo >> lei annuì e il silenzio cadde in macchina fino a casa. << Arrivati >> Esclamò l’uomo, mi voltai e vidi una casa enorme e maestosa ‘Santo Dio’ pensai, quanti soldi buttati al vento per creare questa casa, la nonna mi fece un sorriso soddisfatto e arrogante nel vedere la mia espressione incredula, beh tutti i torti non aveva ,avevo vissuto per diciassette anni in un appartamentino sulla Harbour Quay ,piccolo ma che io adoro, arredato in stile Londinese D.O.C con collage con di mie foto o che ricordassero momenti importanti sul muro << Asia, Asia >> mi sentì richiamare e riportarmi sul pianeta terra << Scendi dai >> Il nonno mi aprì lo sportello e mi fece un senno con la mano per scendere << Prego, Signorina >> Mi sorrise amorevolmente e io scesi, mi guardai intorno e vidi solo un enorme palazzo che metteva tristezza per i marmi pregiati e le pietre lavorate a mano che ne esaltavano la maestosità. Il nonno si stampò in viso uno dei suoi sorrisi e prese la mia valigia dal cofano dell’auto ed entro dentro preceduto dalla nonna che faceva suonare il pavimento con il ticchettio dei suoi tacchi alti, entrati in casa mi trovai davanti a un salone enorme con un lampadario a goccia di cristallo che splendeva alla luce della piccola finestra al lato destro di mille colori. << Mio Dio >> Dissi sottovoce ma l’ambiente enorme amplificò il volume della mia voce e la lunghezza della breve parola, abbassai lo sguardo intimidita e la nonna mi sorrise soddisfatta, come se il mio sorprendermi di fronte a tanto bene e soldi buttato all’aria potesse creare soddisfazione << Asia, la tua stanza è l’ultima infondo al corridoio, la cena verrà servita da Flor alle otto meno dieci, si puntuale e vestiti meglio, in questa casa non sono tollerati abitini da due soldi e scarpe da adolescente drogata >> Esclamo con disprezzo e smorfie varie. << Emh, perfetto nonna ci vediamo alle otto meno dieci a tavola>> La nonna sorrise e io presi la mia valigia e mi diressi silenziosamente nella mia stanza, apri la porta e rimasi scioccata dalla frivolezza e freddezza di tutto questo, armadi di noce pura, letto a baldacchino in ferro battuto con una stoffa rossa acceso di seta applicatovi dalle estremità destra e sinistra. Posai la valigia e l’apri per vederne il contenuto, presi il vestito da confettino di quel rosa che dà agli occhi e andai al bagno a farmi una doccia veloce per poi indossarlo, sistemai i capelli in modo ordinato applicandovi un fermaglio e dipinsi il mio viso con del trucco, poi andai in camera e misi le mie adorate ballerine nere e mi diressi verso la sala da pranzo passando per gli enormi corridoi con quadri strani e terrificanti, la serata proseguì senza nessun altro problema e quando mi fu concesso di ritirarmi nella mia stanza, andai e mi misi a letto mandando un sms alla mamma << Buonanotte mamma, divertitevi, un bacio Asia. P.s saluta Billy ^^ >> Appoggiai la testa sul cuscino e mi addormentai poco dopo fissando le rifiniture accurate del soffitto. Al mattino dopo mi vesti e mi lavai e uscì di casa per andar a camminar nella pineta che vidi con la macchina poco prima della casa dei nonni, presi un foglio e vi scrissi sopra ‘’ Nonna e Nonno, sono a ‘correre’ non vi preoccupate ritorno presto. Un bacio Asia,. P.s Buongiorno ‘’ Uscii da casa e mi diressi verso di essa camminando a passo veloce, arrivata lì iniziai a guardarmi intorno e ad esaminare il paesaggio che si intravedeva tra lo spazio di un tronco e l’altro quando vidi in lontananza un ragazzo sul metro e ottanta in piedi ad osservar il paesaggio , con una tavolozza in mano per rappresentarne la bellezza, mi avvicinai a lui lentamente con l’intento di ammirar cosa fosse fonte di tante attenzioni, quando una voce calda mi salutò. << Ciao >> Si voltò il ragazzo e il suo volto si aprì in un sorriso cordiale, << Non ti ho mai vista da queste parti, mi sarei ricordato di te >> Scosse con decisione la testa sposando i capelli che coprivano i suoi occhi . Rimasi incantata a fissarli per qualche per poi scuotere a mia volta la testa per assumere un espressione decente << No, non sono di qui sono di Londra, sono qui perché il compagno di mia madre ora gioca in un importante squadra di basket ed eccomi qui >>. Lui sorrise e posò la tavolozza sul tronco d’albero che era sradicato davanti i suoi piedi e si volto pulendosi la mano destra sulla camicia bluastra macchiandola di colore << Piacere, io sono Andrew >> disse porgendomi la mano destra. << Ciao io sono Asia, piacere mio >> Gli strinsi la mano prima che lui si voltasse verso l’albero scavalcandolo per sedersi su di esso << Vieni Asia >> mi indicò il posto vicino a lui pulendolo dal muschio che vi si era formato sopra, sorrisi e mi sedetti vicino a lui che riprese tra le mani la tavolozza iniziando a sporcarsi di nuovo << Andrai a scuola anche tu qui? >> la sua voce interruppe il silenzio << Emh si, andrò al liceo privato qui vicino, i nonni hanno insistito tanto perché frequentassi ‘Ambienti di alto livello ’ >> imitai la voce della nonna facendo smorfie con il viso, Andrew si voltò e scoppiò a ridere << Devo dire che tu sarai la più simpatica, tra tutte quelle galline che vengono a scuola con noi >> a quel punto non capii più niente e l’unico pensiero che mi venne in mente è : ‘Fico ho fatto la prima figura di merda dell’anno’, sorrisi poco credibile e chiesi << Ah, anche tu frequenti quella scuola? >>, spostò lo sguardo e incrociò i miei occhi << Si, quando si ha un padre ricco non si ha altra scelta>> sorrise e imito la mia voce << Non si ha scelta? >> dissi per sbaglio ad alta voce sfacciatamente << No >> rispose lui fermandosi un minuto prima iniziare a parlare nuovamente << Quando tuo padre non c’è mai a casa e vivi da solo con tre badanti e tua madre è morta, no, non c’è scelta o alternativa quello che ti impone tuo ‘padre’ è legge >> rimasi senza parole e mi uscì solo qualche lettera a cavolo << O- o- m , mi dispiace veramente tanto >> lui sorrise amareggiato e rispose << Non preoccuparti, sono felice che finalmente qualcuno di questa zona abbia deciso di sedersi vicino a me su un tronco di un albero, senza preoccuparsi dello sporcarsi del vestito costoso, comprato la settimana >> lui sorrise e si volto di nuovo a completare il disegno << Avrei voluto diventar pittore o comunque sia qualcosa nel campo dell’arte, ma nel mio destino c’è scritto Dottor. Stone questo mi ha imposto lui e non mi ha dato tempo di replicar o proporre altro >> rimasi in silenzio dubbiosa sul da farsi << Perché? >> un sorriso amareggiato spuntò sul suo volto e posò il disegno atterra << Mia madre si ammalò di cancro quando io avevo 8 anni, faceva la pittrice da questa è nata la mia passione, la vedevo felice quando stringeva quel rosso porpora, quel verde smeraldo, quel blu notte tra le mani, la vedevo felice quando lui non c’era... >> il silenzio piombò all’improvviso e io non ebbi coraggio di dire altro, lanciai uno sguardo all’orologio ed esclamai ad alta voce << Cavolo è tardi, io devo andare >> mi alzai di corsa e inciampai al tronco, lui allungò prontamente la mano e mi prese al volo << Sei distratta, quanto sei carina >> sorrise e mi lascio il braccio con delicatezza, io arrossì e lo salutai << Ci vediamo la settimana prossima a scuola >> mi sorrise amichevolmente per poi rimanere a guardarmi mentre mi dirigevo verso il sentiero principale << Certamente>> fu l’ultima parola che chiuse la nostra conversazione.


  
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