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Autore: Pendragon of the Elves    02/08/2012    5 recensioni
Non era una bambina forte. Forse un giorno lo era stata ma da quando era in quell'orfanotrofio aveva perso ogni volontà di combattere: la sua autostima e la sua considerazione di se stessa erano in frantumi nel suo giovane cuore. La sua vita era un incubo: ogni speranza di felicità sembrava persa. Per fuggire alla sua dolorosa realtà si rinchiudeva sempre più in se stessa ogni giorno che passava, nacondendosi dai bambini crudeli che l'avevano distrutta facendola scivolare in un'apatia solitaria. Non aveva nessuno al mondo.
Così dal suo mondo dell’impossibile, seduta su colline invisibili, aspettava. Cosa? Non lo sapeva bene nemmeno lei. Scivolava, così, insensibile negli anni delle sua vita, lasciandola scorrere via lentamente fino al giorno in cui l’avrebbe lasciata del tutto. Voleva soltanto che qualcosa la portasse via di lì, fosse stata anche la morte non si sarebbe voltata indietro. E invece, arrivò Watari...
La storia di una bambina, senza nome e senza passato a cui viene offerta la possibilità di crearsi un futuro. Ma ce la farà lei, così debole e insicura, a trovare la sua strada senza perdersi tra le fulgenti stelle della Whammy's House?
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The Arrival
 

«Bene, bambine, siamo arrivati».
Le tre, ancora assopite sul sedile posteriore, furono riportate alla realtà dalla voce di Watari. Omicron si stropicciò gli occhi, ancora con un piede nel mondo dei sogni.
«Siete arrivate nella vostra nuova casa».
Con un tuffo al cuore, guardarono fuori dal finestrino. Era ormai buio e, nella scarsa luce della sera, non si distinguevano bene le forme ma la loro curiosità mostrò anche ciò che i loro occhi non videro.
Oltre un alto cancello di ferro nero, si distinguevano, stagliate contro il cielo, le sagome di alcuni grandi alberi e, tra quell’oscura massa di fronde spuntava il profilo di un edificio cubico di almeno quattro piani. Le uniche luci nel buio erano i fasci dei fanali della macchina e i luccichii dorati delle luci accese alle finestre. Omicron non poté impedirsi di pensare che, se la casa della fata di Pinocchio esisteva, doveva assomigliare a quella. E, esattamente come fosse una casa fatata, la stradicciola che conduceva alla sua porta riluceva sotto la luna appena sorta come una scia di polvere di stelle.
Era una vista suggestiva ma in fondo al cuore aveva timore:  ora più che mai aveva paura di quello che il futuro le avrebbe riservato. D'altronde, neanche i condannati a morte capivano bene cosa li attendeva finché non vedevano il patibolo di fronte a se. In quel momento, le stava accadendo la medesima cosa: aveva compiuto lei la scelta di abbandonare l’inferno che conosceva per un futuro incognito e, nonostante tutto il tempo che aveva impiegato a raggiungere la sua destinazione, solo ora si accorgeva che, forse, poteva essere peggio di quello che aveva già passato. La c’erano altri bambini, altre persone, un’altra vita, un intero altro mondo ad aspettarla oltre quella soglia, ma chi le assicurava che non fossero stati esattamente uguali a quelli che aveva appena lasciato alle spalle? Cominciò a tremare: aveva troppa paura di varcarla e scoprire di aver intrapreso la strada sbagliata.
In quel momento, sentì un tocco vicino al collo: era Niky che le aveva poggiato una mano sulla spalla. La stava guardando intensamente.
«Coraggio», le disse.
Omicron la fissò sbalordita. L’aveva… incoraggiata? Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per lei: non sapeva come reagire. Forse avrebbe dovuto ringraziarla ma le emozioni le serravano terribilmente la gola. Si limitò ad annuire cercando di apparire convinta. Tornò a fissare fuori e cercò di reprimere il terrore: tanto, ora non poteva più tornare indietro.
Impegnata in quella in quella faticosa battaglia emotiva non si accorse, così come le altre, delle incredibili procedure che Watari, sportosi dal finestrino, stava svolgendo al cancello per entrare, né delle decine di telecamere puntate su di loro e nemmeno dell’invisibile e fittissima rete di raggi laser che stavano sondando l’auto e la targa. Watari fissava quello che sarebbe apparso come un normale citofono se non fosse stato per quel raggio di luce blu che gli stava scansionando la retina.
«Sono Watari».
Un microfono registrò la voce del signore ricordandone la frequenza.
«Q, facci entrare»
Dopo un attimo di silenzio, dall’altra parte gli rispose una voce metallica.
«D’accordo»
Il cancello di ferro si aprì quasi senza rumore ma con una lentezza solenne che avrebbe fatto invidia al portone levatoio della più imponente fortezza di Bretagna. L’auto nero entrò nel cortile anteriore.
Watari aprì loro la porta e porse loro i rispettivi bagagli. Non fu una scortesia da parte sua non portarglieli a mano poiché consistevano in tre piccole, semplici valigie contenenti i loro poveri averi. Per Omicron sembrò strano constatare che la loro vita fino a quel momento rappresentasse un così leggero peso. Già: nulla al confronto con la paura che pesava come piombo nel loro cuore (o nello stomaco, poiché sembrava che la piccola Fi, quasi livida per il mal di pancia, somatizzasse in quel punto).
Seguirono riluttanti Watari per il piccolo sentierino, l’una stretta alle altre. Erano talmente tese che, quando il cancello si chiuse alle loro spalle con un colpo metallico, fecero un salto sul posto.  Man mano che si avvicinavano, l’edificio si faceva sempre più grande fino a che non occupò, con la sua mole resa più grande dal buio, tutto il loro campo visivo. Era enorme, immenso, terribile e, a quel punto, inevitabile poiché, da quel momento, rappresentava la soglia del loro futuro. E loro stavano per varcarla.
«Signorine», disse Watari con un sorriso incoraggiante, «Benvenute alla Wammy’s».




                                                                    



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Rieccomi qua! ^ ^
Ok, ragazze, siate sincere: quante mi odiano per essermi fermata a questo punto? ^ ^'' (uh, non sono davvero sicura di volerlo sapere... °_°)
Mi dispiace davvero ma il capitolo sarebbe risultato davvero troppo lungo. ...
... Ok, c'è anche una ragione stilistica in mezzo: in questo modo si separano in modo più netto le loro impressioni da quello che poi vedono in realtà. E, ora mi riderete dietro, ma è anche una questione di colori: sì, perchè, mentre qui l'atmosfera è buia e misteriosa, nel prossimo sarà diversa... ma non vi voglio anticipare niente! ;P Continuerete a seguirmi e vedere di che colore dipingerò la Wammy's? :D Chi lo sa... intanto posso solo dirvi che sarà il 18 agosto. Altra comunicazione di servizio: domani stesso partirò per una settimana di vacanze quindi non offendetevi se non ricevete mie risposte subito: sarò a saltellare per i monti assieme ad Hamber of the Elves (che, probabilmente, mi fisserà esterefatta con il suo famoso sopracciglio alzato per gran parte del tempo) (Ti voglio bene, Hamber! xD).
Ringrazio tutte le persone che leggono questa storia e chi l'ha recensita: MikuSama, Eru Roraito, Clalla97 che ha cominciato da poco, e, ovviamnte, l'onnipresente Hamber of the Elves.
Alla prossima e... buone vacanze! ^ ^


Pendragon of the Elves


P.S.: Avete visto che è rispuntato Q? :D

  
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