CAPITOLO 28
PRESA
Jane
«Dunque,
è accaduto», dissi, a voce bassa.
Mio
fratello Alec annuì, sorridendo gelidamente sotto il
cappuccio che gli
ombreggiava una parte del volto.
«L’umana
lo sa». Felix volle precisare qualcosa che non era necessario
precisare.
«Sa
tutto».
«Tutto,
anche di noi».
Dalla
posizione sopraelevata in cui ci trovavamo, vedevo le luci brillanti
della
città. Udivo il rumore distante di automobili che
sfrecciavano lungo le strade,
risate di umani che cercavano divertimenti umani, chiacchiericci e
grida.
Avvertivo l’odore intenso del sangue, odore di salsedine e di
cemento. Anche
odori poco gradevoli. Quella città puzzava. La detestavo.
Ero stanca. Volevo
tornarmene a casa il più presto possibile.
«Bene.
È il momento», dissi, sollevando il cappuccio.
«Felix?».
«Sì?».
«Occupatene
tu, per favore».
«Sì,
Jane».
«E
fai in fretta. Sono stanca di aspettare».
Felix
annuì e scomparve. Alec mi venne vicino e mi strinse la
mano.
Jacob
mi strinse tra le braccia calde e rassicuranti ed io abbandonai il capo
sul suo
petto. Il suo cuore batteva forte e tumultuoso.
Era ancora arrabbiato. Non con me, ma con mio padre e mia madre
perché non gli
avevano detto a suo tempo ciò che mi era accaduto nella
foresta, con il neonato
Jeremy.
«Dovrei
staccarti la testa dal collo, Cullen», aveva detto ad Edward,
quando io ero
arrivata.
«L’hai
già ripetuto varie volte», aveva risposto mio
padre, tranquillamente.
«E
poi non lo farai», aveva ribadito Alice.
«Che
ne sai, nana? L’hai visto?».
«Purtroppo
sai che non posso vederti. Però ho acquisito un certo
intuito. Se lo fai,
morirai anche tu».
«Non
ho detto che voglio ucciderlo. Voglio solo staccargli la testa. Poi,
potrà
sempre riattaccarsela».
«Tu
no, però». Rosalie aveva sorriso, divertita.
«E mi occuperò io della tua
testa».
«Stai
molto attenta a come parli, bionda». Jacob appariva irritato.
«Il tuo unico
piccolo neurone potrebbe stancarsi».
«Il
tuo si è già stancato. Si vede da come
parli».
Al
che, era intervenuto Jasper, per calmare un po’ gli animi.
Non che ce ne fosse
davvero bisogno; Jacob non avrebbe fatto del male a nessuno, ma Jazz si
era
stufato di sentire quella discussione.
«Mi
dispiace, Jake», sussurrai, per la centesima volta.
«Non
è stata colpa tua, Nessie».
Sì,
invece. Sì, perché se non
avessi baciato Nahuel adesso non starei così... non mi
sentirei così colpevole.
Oh, Jake. Ti amo, ma Nahuel...
«Fortunatamente
tua madre ha fatto a pezzi quel succhiasangue. Non hai più
nulla da temere».
«C’è
un’altra cosa, Jake».
«Cioè?».
«Sono
stata da Dana».
«Le
hai raccontato tutto, immagino».
«Come
lo sai?».
«Beh,
è comprensibile. Lei ormai sapeva già tutto. O
sapeva quanto bastava. Era una
conclusione logica». Si chinò e mi
baciò.
«Logica!»,
esclamò Jasper, comparendo all’improvviso in
salotto. Era stata questione di un
attimo, non l’avevo neppure sentito arrivare.
«Jazz,
tesoro, non ti arrabbiare», disse Alice, prendendolo per un
braccio.
«Sono
solo preoccupato. Dana è umana».
«Ma
lei non... non dirà niente», assicurai.
«Non lo farebbe mai».
Jasper
si grattò il mento.
«E’
vero. Dana non ci tradirebbe mai. Ho letto nella sua mente svariate
volte»,
affermò Edward.
«Vi
devo ricordare che anch’io ero umana, quando ho saputo di
voi?», fece notare
Bella. Al che, mio padre le circondò la vita con un braccio
e sorrise.
«Era
una situazione diversa...», disse Jasper.
«Ma
Dana è onesta, come Bella. Quindi il segreto è al
sicuro», tornò a ribadire
Edward.
«Sa
anche di Leah?», mi domandò Jake.
«No.
O meglio, le ho parlato... dell’imprinting. Ma non so se
abbia capito quello
che è successo a Leah».
«Lo
capirà presto. Leah le sta sempre intorno».
«Già».
Jasper
si dileguò, non proprio rassicurato dal commento di Edward.
Alice
La
visione mi colse impreparata. Totalmente impreparata.
Stavo
sistemando un vaso pieno di fiori sul comodino in salotto, quando le
immagini
mi investirono con la stessa potenza di una palla di cannone.
Dana
giace inerte tra le braccia di
Felix. È svenuta. O forse è morta. Lui,
guardandola, sorride... La ragazza è
pallidissima, gli occhi chiusi, i capelli neri in disordine, le braccia
che
penzolano, inerti, mentre Felix la trasporta...
«Alice?».
La voce di Jasper. Lontana.
E
poi Jane e Alec che ricevono
Felix e il suo... carico. Sì, è proprio Dana.
È l’amica di Nessie.
«Alice!».
Stavolta quello di Jasper era un grido.
Battei
le palpebre e le immagini svanirono. Jazz mi aveva afferrata per le
spalle e mi
guardava, sconcertato. Gli altri si erano riuniti intorno a me. Anche
Nessie e
il suo cagnolino.
«Alice,
cosa?», mi domandò Carlisle.
«No,
dannazione!», esclamò Edward, leggendo tutto
quello che era necessario nella
mia mente. Strinse il pugno. «L’hanno
presa».
«Hanno
preso chi?», chiese Bella, afferrando il polso del marito.
«Dana»,
risposi. «I Volturi hanno preso Dana».
Jasper
ringhiò, furioso. Il viso di Nessie si contrasse per
l’orrore...