Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Lievea    02/08/2012    9 recensioni
Blaine e Kurt. Un mondo nuovo. Tanti mondi nuovi. Sempre loro.
Storia di una storia d'amore.
Storia di tante storie d'amore.
Scritta da Lievebrezza e Medea00
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Untitled and Unreleased

 

- Capitolo quattro -

 


         
Mentre in strada il traffico pomeridiano assordava e intossicava i poveri passanti, l’interno della piccola caffetteria era silenzioso e tranquillo, agitato solo dal leggero tintinnio delle stoviglie e dalle chiacchiere degli avventori. In quell’oasi di pace, profumata di caffè, una risata improvvisa distolse l’attenzione di tutti dalla propria bevanda, costringendoli a voltarsi verso l’unico ragazzo seduto su uno degli sgabelli posizionati lungo il bancone del locale. Alcuni lo guardarono scocciati per qualche istante, ma non dissero nulla, mentre alcuni studenti arrivarono a borbottare infastiditi, indicando al barista i propri libri per sottolineare il concetto: Blaine, imbarazzato, annuì e schiaffeggiò Wes sull’avambraccio, supplicandolo silenziosamente di smetterla. Ovviamente, l’altro si limitò ad abbassare il volume, continuando a sghignazzare di gusto.
“Ok. Ok. La smetto. Però tu devi smetterla con queste storielle assurde e poi lamentarti per come reagisco. E ora raccontami che cosa è successo davvero, Blaine.” disse alzando entrambe le mani in tono di scuse. Wes, che aveva rischiato di cadere a terra per l’intensità delle sue risate, si passò i pollici per asciugarsi le lacrime e si sforzò di rimettersi composto, non appena notò lo sguardo truce di Blaine.
“E’ questo che è accaduto. E non è divertente.” Ripeté Blaine a denti stretti, impugnando una caraffa di caffè bollente. Tutto dava l’impressione che il ragazzo morisse dalla voglia di lanciargliela in testa.
Tutto, pur di farlo smettere di prenderlo in giro.
“Quindi mi stai dicendo che non solo ieri hai dimenticato in metropolitana un Ipad da 600 dollari e che quello schianto di ragazzo è venuto fin qui per restituirtelo, anziché tenerselo o venderlo online, ma che hai anche sbagliato a spedirgli il libro che ti aveva chiesto? Maledizione, Blaine… se sei riuscito a bruciare anche un’occasione come questa, probabilmente rimarrai single per sempre.”
Il conciso riassunto di Wes ebbe solo l’effetto di abbatterlo ulteriormente. Con aria sconsolata, Blaine si ficcò in bocca mezza ciambella glassata e strinse le spalle.
“Erano le due notte, quella mail era lì che aspettava una risposta e io morivo dalla voglia di compiacerlo.” brontolò, sbocconcellando il resto della ciambella. “L’hai visto tu stesso, voleva leggere il seguito del libro, nient’altro.”
“Sì, però ha bevuto il tuo cappuccino.” argomentò Wes, cocciuto.
“Magari l’ha fatto perché gli piaceva.” ribatté Blaine. Non riusciva a concepire come un ragazzo come quello potesse essere in qualche modo interessato a lui e non aveva intenzione di lasciarsi incantare dalle ipotesi di Wes. In passato aveva commesso l’errore di illudersi, per poi ritrovarsi abbandonato sul divano con il cuore spezzato, un barattolo di gelato sulle ginocchia e il dvd delle Pagine della nostra vita che scorreva a ripetizione sullo schermo. Il quadro era completato da un vecchio pigiama sformato e Wes che lo scrollava.
“Non prediamoci in giro, Blaine. Sai bene cosa penso di quel cappuccino. In più, se l’elemento cappuccino non fosse sufficiente… il tizio è gay.” Ribadì per l’ennesima volta. A quel punto, Blaine sbottò.
“Nonostante ti piaccia pensarlo, non siamo delle scimmie di mare, Wes! Non basta appartenere alla stessa specie e rinchiuderci in una boccia di vetro, per farci riprodurre!”
Lasciato Wes di stucco, tornò a dedicarsi alla preparazione del caffè, facendo del suo meglio per ignorarlo. Sapeva che le intenzioni dell’amico erano buone, così come lo erano state al party della settimana precedente, alla festa di Capodanno nel Village e al compleanno di un suo compagno di corso; eppure in cuor suo sapeva che Wes non lo capiva davvero. Blaine era perfettamente in grado di rimediare da sé del sesso facile e privo di impegno, ma non era quello che voleva: desiderava un amore epico, di quelli che ti rendono talmente felice da tenerti sveglio perfino di notte, di quelli che ti tolgono ogni esitazione. Anche se si vergognava ad ammetterlo, Blaine aveva venticinque anni e non solo credeva ancora nell’amore romantico, ma lo cercava disperatamente.
In modo goffo, timido e completamente sconclusionato, ma lo cercava e desiderava.
Non voleva essere approcciato al bancone di un bar ed essere rimorchiato con qualche frase studiata, ma incontrare per caso un ragazzo, conoscerlo lentamente, concedersi il lusso di innamorarsi di lui un passo per volta.
Non voleva una mano appoggiata sul sedere mentre ballava in club affollato, ma la punta di dita che sfioravano leggermente le sue, uno scambio di sguardi imbarazzati e nasi che si strofinavano piano prima di un bacio a fior di labbra.
Voleva svegliarsi la mattina presto e scivolare fuori dal letto silenziosamente, non per fuggire da un appartamento estraneo ed evitare conversazioni imbarazzate con il ragazzo che ancora dormiva, ma intrufolarsi in cucina e preparargli la colazione. Poteva già immaginarsi mentre apriva la porta della stanza con un vassoio in bilico tra le mani e la calda consapevolezza che non l’avrebbe preso in giro per essere un inguaribile romantico.
Forse era un ingenuo, ma sapeva che difficilmente avrebbe cambiato idea. Ed era per questo che Kurt lo spaventava ed eccitava insieme: uno scontro in metropolitana, un incontro in caffetteria, due estranei che si rincorrono per Manhattan. Sembrava il perfetto inizio di un film romantico.
Il suo personalissimo film romantico.
Ma per quanto tutto ciò lo affascinasse, Blaine sapeva bene che era quasi impossibile che tutto procedesse per il meglio. E finchè non fosse stato sicuro, non si sarebbe concesso il lusso di sperare altrimenti.
Non sarebbe rimasto impalato lasciandosi sfuggire l’occasione tra le dita, ma non sarebbe lanciato ciecamente in quella avventura. Mentre riordinava i muffin con la testa persa in quei ragionamenti, decise che una volta calmati i nervi, avrebbe chiarito per bene la situazione con Wes e gli avrebbe chiesto qualche consiglio su come procedere. Dopotutto, Kurt gli aveva lasciato il suo numero di cellulare e la sua mail, quindi aveva la possibilità di contattarlo con calma, una volta recuperato il libro giusto.
Questa volta non si sarebbe fatto prendere di sorpresa e avrebbe giocato al meglio le sue carte, stabilì, compiaciuto per la sua determinazione. Allineò qualche ciambella, quando una voce pericolosamente familiare disse: “Buongiorno. E’ possibile ordinare? Qualcuno mi ha detto che per il miglior cappuccino alla liquirizia devo passare quando c’è il barista più carino.”
Per poco, voltandosi di scatto, Blaine non rischiò di rovesciare a terra tutta la vetrina dei dolci e farsi schizzare gli occhi fuori dalla testa. Di nuovo, Kurt l’aveva preso in contropiede.
E di nuovo, si trovò completamente impreparato.
Eccolo lì, il ragazzo per cui aveva passato una notte quasi insonne, frugando tra i files del suo computer alla ricerca di un libro che probabilmente nemmeno possedeva. Improvvisamente, di fronte all’abbigliamento ricercato di Kurt, Blaine fu conscio delle occhiaie scure che aveva sotto gli occhi, del fatto che il suo grembiule era macchiato di caffè e che non si era nemmeno pettinato prima di iniziare il turno.
I suoi jeans, acquistati per venti dollari da Target, gli scottarono sulle cosce: Kurt indossava una giacca tempestata di borchie che probabilmente costava un occhio della testa. E… un momento.
Erano forse degli shorts, quelli?
Involontariamente, Blaine si trovò a squadrarlo, arrivando a chinarsi appena oltre il bancone per cercare conferma ai suoi sospetti: non erano shorts. Era un kilt.
Se nella sua mente aveva appena abbozzato una risposta al saluto di Kurt, quella visione l’incenerì all’istante. Non avrebbe mai trovato una frase all’altezza di un ragazzo con il fegato di indossare un kilt e riuscire comunque a mozzare il fiato; tanto valeva tacere, abbandonare direttamente il proposito di stupirlo e passare direttamente alla figura da idiota.
Kurt sorrise compiaciuto alla lunga occhiata di Blaine, un po’ attonita e un po’ d’apprezzamento, ma gli sfuggì il senso delle parole che l’altro aveva bofonchiato dopo essersi ripreso. Forse il suo approccio era stato un po’ diretto e l’aveva messo in imbarazzo.
“Dicevo… è possibile ordinare?” provò a dire, tentando un aggancio più soft e continuando a sorridere.
A quel punto, Blaine ricordò con quale frase maliziosa Kurt si era presentato e ne comprese il reale significato, quindi arrossì e si trovò a rispondere, seppure in ritardo: “Per ora ci sono solo io, purtroppo dovrai accontentarti.”
Kurt rise. E a Blaine sembrò il suono più bello del mondo.
“Se fare il sostenuto è un tentativo per strapparmi un altro complimento… “ Kurt si appoggiò sul bancone, chinandosi appena verso Blaine. “… sappi che sta funzionando. Con quelle guance rosse, non puoi dirmi di non essere il più carino e crederci davvero.”
Gli strizzò l’occhio, e Blaine avvampò ulteriormente. Wes aveva ragione: forse non erano scimmie di mare, ma se li avessero rinchiusi in una stanza, qualcosa sarebbe sicuramente successo.
“Non sei obbligato a prenderlo.” disse sforzandosi di alzare lo sguardo verso Kurt.
“Cosa?” domandò perplesso, senza capire cosa intendesse.
“Io qui bevo solo macchiato al caramello e so che il cappuccino fa schifo. Anche perché Wes non fa che ripetermelo. Ti ricordi di Wes, vero?” Blaine si strinse nelle spalle e indicò l’amico seduto a qualche sgabello di distanza, intento ad ascoltare ogni singola parola della loro conversazione senza dare troppo nell’occhio. Salutò Kurt con un cenno della mano e riprese a fingere di giocare con il cellulare.
“Oh. E io che stavo già mettendo in dubbio il mio talento come attore!” ridacchiò. “Allora prenderò un latte macchiato, ma solo se mi farai compagnia mentre lo bevo. Quando avrai un minuto di pausa? Vorrei parlarti al riparo da… orecchie indiscrete.” E con un discreto movimento del capo accennò a Wes.
Blaine si voltò e controllò l’orologio appeso alla parete, esattamente sopra la sua testa.
“Ho un quarto d’ora di pausa tra mezz’ora. Ma non vorrei farti aspettare così tanto e…” disse tornando a guardare Kurt, che si stava aggiustando la tracolla sulla spalla. Per un momento, temette che il ragazzo stesse per andarsene; invece estrasse un fascicolo apparentemente gonfio di fotografie e campioni di tessuti.
“Non c’è problema, ho portato del lavoro con me.” Prima di andarsene, appoggiò una banconota da dieci dollari vicino alla cassa: “Questi sono per il mio latte, un macchiato al caramello per te e uno di quegli enormi biscotti con ribes. Ti aspetto.”
Paralizzato, Blaine si limitò ad annuire e seguirlo con lo sguardo mentre si allontanava con passo leggero.
Dannazione. Un kilt.
Lasciò che Wes schiumasse per la curiosità per qualche minuto, fingendo di essere impegnato a riordinare alcune tazze, poi gli raccontò rapidamente che cosa si erano detti. O meglio, disse a Wes le poche parole che gli erano sfuggite mentre origliava la conversazione.
“E ora ti sta aspettando al tavolo. Cioè… ha accettato di aspettare mezz’ora al tavolo perché vuole parlarti. Ho capito bene?” chiese, eccitato e sconvolto, saltellando sullo sgabello.
“Già. Chissà, magari vuole il tuo numero di telefono.” scherzò Blaine. “Devo riuscire a sistemarmi i capelli e cambiare il grembiule. L’hai visto? Quello che indossa come minimo costa quanto una piccola utilitaria. E io ho il grembiule schizzato di caffè.”
Wes ammise che era una buona idea, ma l’ingresso di una serie di clienti gli impedì di fare effettivamente qualcosa per migliorare il proprio aspetto. Poco prima della pausa riuscì a rubare dagli armadietti un grembiule immacolato e spazzolarsi velocemente i riccioli.
Con qualche frase a effetto pronta sulla punta della lingua, due bevande bollenti in mano e un enorme biscotto in bilico sopra al latte di Kurt, si avviò coraggiosamente e con nonchalance verso il suo tavolo, ora coperto di ritagli, schizzi e fotografie. Dal passo sciolto che aveva scelto di adottare, poteva sembrare che fosse sua abitudine trascorrere le sue pause bevendo caffè con ragazzi bellissimi; in realtà il più delle volte si sedeva sul retro e cercava di studiare, con gran poco successo.
“Ehi.” disse per richiamare l’attenzione di Kurt, chino su una fotografia e intento a studiarla attraverso quella che sembrava una lente di ingrandimento. L’altro sorrise, ammucchiò tutto il materiale e lo ficcò nella borsa.
Quando Blaine, appoggiate le tazze, fu sul punto di sfoderare la domanda che si era preparato, Kurt inclinò la testa e domandò ingenuamente: “Hai cambiato grembiule?”
“Come? No. No. Perché me lo chiedi?” rispose bevendo un sorso e fingendosi disinvolto.
“Perché ora sul cartellino c’è scritto Shoshanna.” spiegò Kurt, picchiettandogli sul petto con la punta dell’indice. Blaine abbassò la testa di scatto; nella fretta, ovviamente non aveva tolto il cartellino della sua collega.
Fantastico.
“Uh. Beh… ecco.” incespicò con le parole, imbarazzato di essere stato colto in flagrante.
“Non preoccuparti, è una cosa carina. Davvero. Possiamo fingere che sia il tuo secondo nome.” Propose, sforzandosi di metterlo a suo agio. Blaine fece una risata nervosa, ma sembrò rilassarsi.
 “Allora…” provò a dire, invitando Kurt a dire il motivo per cui gli aveva chiesto di fargli compagnia. In realtà Blaine sperava di scoprire anche perché era tornato a trovarlo. Alle spalle di Kurt, Wes gli fece segno di raddrizzare le spalle e sorridere di più.
“Allora…” giocò in risposta Kurt. Non voleva forzare la mano e fare eccessivamente il disinvolto, Blaine sembrava un ragazzo timido. E poi, nonostante fosse davvero adorabile, per ora il suo obiettivo era un altro.
“Immagino che tu abbia già capito perché sono tornato qui, quindi bando alle ciance!” Kurt batté insieme i palmi delle mani con entusiasmo. Blaine spalancò gli occhi, perché in effetti non aveva idea del perché fosse di nuovo lì in caffetteria.
“Per il libro, no?” disse quando l’altro non sembrò azzardare alcuna ipotesi. “Insomma, mi sembra evidente che c’è qualche difficoltà nel reperire il resto del libro, quindi sono qui per offrirti il mio aiuto. Dopo il poliziotto e il dottore, dopo lo studente nerd e il professore severo, io devo assolutamente scoprire chi è l’autore!”
“Giusto. Il libro. Mi dispiace di averti inviato il file sbagliato, ma è stato l’unico che sembrava essere quello corretto. Quando mi hai fatto notare l’errore io…” provò a spiegare.
“Non devi scusarti! Non ho capito la metà di quello che ho letto, ma ti assicuro che ho passato un quarto d’ora piacevolissimo.” disse Kurt con enfasi. “E ora ho addirittura due storie di cui voglio leggere il seguito. Dovrei ringraziarti, altrochè. Ora… perché non mi dici il nome dell’autore? Potremmo cercarlo su Amazon o scrivere una mail alla casa editrice.”
“Io… non so chi sia l’autore, mi dispiace.” rispose Blaine. Kurt gli rivolse un’occhiata sorpresa.
“Ma… sarà segnato per forza da qualche parte, sull’ordine d’acquisto o qualcosa del genere.”
“Non l’ho esattamente acquistato, quel libro. Nessuno dei due, in effetti. Probabilmente è per quello che il file era danneggiato.” confessò Blaine, imbarazzato.
Lo sguardo di Kurt si fece intrigato, mentre si avvicinava per sussurrargli: “Vuoi dire che li hai scaricati illegalmente?”
Blaine annuì, con un guizzo birichino negli occhi. Kurt era ormai sbalordito.
“Mi piace questo tuo lato criminale. Che ingenuo che sono stato! Io ti avevo già cucito addosso i panni dell’agente Miele, integerrimo difensore della legge. O quelli di professore, ligio al dovere fino allo sfinimento dei suoi studenti.” commentò.
Blaine arrossì, giocherellando nervoso con il tovagliolo. L’idea di essere paragonato al fascinoso e taciturno poliziotto lo lusingava: “Oh beh… diciamo che a volte commetto anche io le mie marachelle.” scherzò.
Gli occhi di Blaine luccicavano come miele liquido, e Kurt pensò che il suo paragone fosse più che azzeccato, pirateria informatica a parte. Si scambiarono un’occhiata silenziosa.
“Uniamo le forze. E magari leggendo il resto del libro scopriremo che anche l’agente Miele in realtà è Neo, come in Matrix. E che tutto l’ospedale, dottore compreso, sono una sua proiezione mentale.”
L’improvvisa risata di Blaine lo sorprese: “Che ho detto?”
“Tu non lo sai, ma mi chiamo Anderson. Se l’agente, che a detta tua mi somiglia, condividesse con me anche il cognome, sarebbe il Signor Anderson, proprio come nel film. Il che mi porta a ritenere la tua ipotesi Matrix ancora più probabile.” spiegò con un sorriso sornione.
A quel punto, fu il turno di Kurt di ridere.
“Devo quindi concludere che sei disponibile ad aiutarmi nella ricerca?” domandò dopo aver bevuto l’ultimo sorso di latte macchiato.
“Sì. Per ora abbiamo poco a disposizione, solo il sito che uso per… recuperare i libri. E qualche metadato sparso qua e là. Potrei passarteli e potresti provare a cercare online qualche informazione.” Buttò lì Blaine. A questo punto dei libri gli importava relativamente, voleva solo rivedere Kurt.
“Mi sembra un’ottima idea. Allora aspetterò una tua mail.” rispose Kurt, afferrando la sua borsa e appoggiandola in grembo. “Credo che la tua pausa sia finita, Blaine.”
Dietro il bancone, il collega lo fissava torvo, con le braccia incrociate sul petto.
“Oh sì. Devo scappare. Io… è stato carino.” Disse affrettandosi ad alzarsi e accompagnando Kurt verso l’uscita. “Ciao, Kurt.”
“Ciao… Shoshanna.” Kurt gli strizzò l’occhio, e sgusciò via senza aggiungere altro.
 
 



***

Angolo di Lievea
 
Ciao! Sono Fra! Forse vi ricorderete di me per fanfiction come quella in cui prendo in giro Blaine regredito improvvisamente di un anno, o quella in cui prendo in giro Kurt e Blaine che si vestono da Snooky e The Situation, o quella in cui prendo in giro loro due che provano a fare sesso sotto la doccia, o quella in cui prendo in giro la mia stessa storia fusa a quella di Alice (vedere capitolo precedente)...
Uhm. In effetti ho preso in giro un sacco di cose.
 Ad ogni modo, puntuali come il ciclo che viene il giorno della partenza per il mare, ecco qui il nostro quarto capitolo ad opera della mitica Lievebrezza! Io l’ho adorato. Ho riso dall’inizio alla fine e alla battuta di Neo-Anderson sono ufficialmente morta. La moglie si è discolpata dicendo: Matrix è il mio film preferito in assoluto, con Blaine che ha quel cognome, prima o poi dovevo mettere un riferimento.
Ho una moglie che ha davvero bei gusti.
E vabè, insomma, spero che vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me! Ad ogni modo vi ringraziamo di cuore per tutto il supporto e l’affetto che ci state dando, significa davvero molto per noi. Grazie a chi ha letto fino a qui e alla prossima! Un bacione
Lievea
  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Lievea