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Autore: FaDiesis    02/08/2012    3 recensioni
Dal capitolo 3:
Correvamo per i corridoi laccati di bianco dell'aeroporto di Eneta, affannati e gridando un "di qua!" di quando in quando.
Eravamo in ritardo. Terribile ritardo.
E il tutto solo perché litigando, in macchina, ci eravamo distratti e avevamo sbagliato strada. Un sacco di tempo perso per niente.
Alla fine eravamo arrivati, ma mancavano cinque minuti alla partenza del nostro volo.
Con la mia solita sfortuna, arrivammo al gate proprio in tempo per vedere l’aereo decollare nel cielo plumbeo.
Ci buttammo demoralizzati sulle sedie della sala d’attesa.
Passammo un quarto d'ora abbondante a borbottare e discutere di chi fosse la colpa, quando, all'improvviso una figura indistinta ci piombò davanti.
Era atterrata con una gamba piegata e una distesa, e le mani fasciate poggiate leggermente a terra.
Si alzò lentamente.
Piegò la testa.
E sorrise.

- STORIA IN PAUSA A TEMPO INDETERMINATO -
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell’autrice
 
Buonasera,
In quanto quasi due mesi che non aggiorno mi pare dovuto un piccolissimo riassunto prima del capitolo 8.
Sefyr, dopo aver trovato il primo oggetto della pergamena, un pugnale, in un parco termale raggiunge con Sean e Paco il Mondo di quest’ultimo, il Mistery e Gialli.
Qua troveranno a che fare con enigmi, rebus e un mistero su un grande furto. Sono a casa di Paco, dove troveranno una vecchia (si fa per dire xD ) conoscenza che spiegherà meglio la situazione e, finalmente, il titolo della storia.
Spero davvero che vi piaccia, ho tentennato molto per questo capitolo, avendo paura di annoiare con parti senza azioni. Ma poi, ho preferito le spiegazioni, che sono più dovute, all’azione.
Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che mi recensiscono ogni capitolo, e chi ha messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite.
Grazie mille, mi fate infinitamente piacere  
 
Esis <3
 
-L’armatura, l’ubriaco alla locanda!- urlammo insieme, all’unisono.
E, come a voler confermare le nostre parole, vidi un nuovo luccichio proveniente dalla nostra bisaccia.
In tutta fretta e un po’ sbadatamente –tanto che feci cadere il pugnale a terra- rovistai dentro il tascapane e trovai la pergamena, arrotolata da entrambi i lati, che brillava insistente.
Al mio tocco tornò immediatamente normale, ma per sicurezza, volli dare comunque un’occhiata al suo interno.
Niente era cambiato, sennonché il contorno del simbolo rappresentante il Mondo dei Gialli e Mistery era più spesso e una piccola runa era comparsa al suo fianco.
Aggrottai le sopracciglia: l’ennesima cosa senza senso… o se ce l’aveva, che io non capivo.
Guardai Sean, che poco prima era arrivato alla stessa conclusione.
-Quindi… l’ubriaco diceva la verità.- disse lui, con un mezzo sorriso.
Ricambiai. –Forse, chi lo sa.- confermai.- Penso solo che la pergamena dovrà pur significare qualcosa in questa… missione, no? E guarda caso si è illuminata quando abbiamo pronunciato il suo nome…  Sì, credo che l’uomo della taverna avesse ragione, il ladro o la ladra di questo tanto misterioso e famoso furto portava un’ armatura. Dovremmo seguire questa pista, qualunque cosa stavolta la pergamena ci chieda di cercare.
Sean alzò le spalle, e si chinò a raccogliere il pugnale che mi era caduto prima dalla bisaccia.
Se lo rigirò un po’ tra le mani, con gli occhi che gli luccicavano.
Tzé. I soliti maschi e le armi!
-E’ davvero bello… -mormorò- A cosa pensi che serva?
Feci per aprire bocca, ma venni anticipata da una voce gentile e ovattata, che nonostante tutto mi fece sobbalzare dallo stupore.
-Qualunque cosa vi possa servire, maneggiatelo con cura. Il piatto della lama può far male quanto il filo –disse la voce.
Mi girai di scatto e mi trovai di fronte una donna dai capelli scuri, bassina di statura, pelle chiara e grandi occhi color nocciola.
-Non state lì impalati, su! –continuò, dato che nessuno di noi due aveva ancora aperto bocca- Posate nella sua custodia quel pugnale e entrate dentro, il sole sta per tramontare. E svegliate mio figlio, si addormenta sempre nei momenti sbagliati! –la donna si allontanò alzando gli occhi al cielo e, lo vidi, nascondendo un sorriso affettuoso.
-La madre di Paco… non l’avrei mai detto! –esclamò Sean con gli occhi spalancati, mentre si dirigeva verso Paco, che si era assopito sull’erba soffice del giardino. –Ehi, Paco… Paco!
Una volta svegliato, si fece strada verso casa sua e abbracciò la mamma con slancio, che ci stava aspettando all’ingresso, accanto alla porta finestra.
-Venite –disse, facendoci da guida in quella casa stupefacente, piena di colonne e archi alle finestre e porte.
Ci condusse in quello che doveva essere il salotto, con un divano di pelle marrone e scaffali appesi alla pareti chiare.
Con nostra grande sorpresa ad un enorme tavolo di legno intagliato c’erano due uomini adulti che prendevano il the.
Spalancai gli occhi e gridai, stupita: -Luigi!
Il vecchio rise, con quella sua risata contagiosa.
-Siete arrivati, finalmente! Forza, sedetevi. – ci accomodò.
-Salve, Sommo Maestro. –salutò Sean, con un sorriso tirato più di cortesia che d’altro.
Luigi gli diede una pacca sulle spalle. –Ciao, ragazzo! Tutto bene?
Sean annuì, mentre si sedeva sulla sedia più distante da Luigi. Gli rivolsi un sorriso divertito e lui mi fulminò con gli occhi.
-Come mai è venuto qui?- chiesi al Sommo Maestro.
Lui mi rivolse un’espressione divertita. –Andiamo subito al sodo, eh? Su, prendete prima una tazza di the.
Mi versò dell’acqua calda in una tazza rosa e avvicinò la scatola con le bustine aromatizzate.
Sean allungò la sua coppa aspettando anche lui l’acqua per il the, ma Luigi lo ignorò bellamente.
Fece una faccia infastidita e se fossimo stati in uno di quei cartoni animati giapponesi di sicuro avrebbe avuto tanti teschietti fluttuanti dietro la testa.
Presi una bustina dalla scatola, passandola poi a Sean, che si stava versando l’acqua nervosamente.
Mi guardò ancora inacidito e io sventolai la bustina per fargli notare il gusto: mirtilli e limone.
Era un’allusione al giorno in cui ci  incontrammo per la prima volta e lui la capì, lo intesi dal modo in cui mi guardò e dal debole sorriso sincero che gli spuntò sulle labbra rosee.
Fortunatamente Luigi richiamò la nostra attenzione, perché  cominciavo a sentirmi a disagio senza un motivo.
-Bene. E’ giunta l’ora di rivelarvi la ragione della mia visita qui.
Tacque un momento e dopo essersi accertato che tutti stavamo zitti, continuò.
-Pochi giorni fa, vi ho rivelato che tu, Sefyr, non hai ancora un genere e che per scoprirlo avreste dovuto cercare quello che la pergamena chiede.
-E… non è così?- lo interruppi io.
-Certo, certo. Ma la questione non è così semplice. Il governo di questo Mondo si sta via via degradando. Gli eredi del Fondatore hanno cambiato le sorti del paese di male in peggio. Hanno rovinato la Cultura di questo posto, inserendo mano a mano “esperimenti” tecnologici che rassomigliano –o sono perfino identici- agli sviluppi dell’altro Mondo. Vedete gli aeroplani, per esempio. E’ vero che possono essere considerati un vantaggio per gli spostamenti tanto lontani ma non erano necessari. La gente era contenta di girare a piedi, o con mezzi lenti ma che permettevano di ammirare paesaggi nuovi, sconosciuti. Viaggiavano moltissimo, erano felici e soddisfatti. Ora non pensano altro che a non perdere tempo, ad arrivare prima …
E questo era solo un esempio. Mettete il naso fuori casa e vi accorgerete di quanto le cose stiano cambiando.
Ma da qualche tempo anche il popolo stesso se ne sta rendendo conto, c’è aria di rivolta. La gente complotta, si sta ribellando. Lo scontro con il governo degli eredi del Fondatore è ormai inevitabile ed è sempre più vicino, sarebbe terribilmente nocivo.
Ma un modo, un modo esiste per impedirlo. –Il Sommo Maestro prese fiato.- Tempo fa,  il bisnipote del primo Sovrano tradì e prese il potere nonostante sia praticamente impossibile spodestare il Sovrano, perché legato al Regno da un vincolo magico.
Sette Mondi, sette Chiavi per averne il controllo. Solo gli eredi al trono, solo chi ha legami con il primo Sovrano può dominarle. –Luigi mi guardò dritta negli occhi- Io ho visto in te, Sefyr, quell’aura di potere, di magia che solo un erede al trono può avere. Tuttavia, è solo una teoria.
-Cosa? Non… non è possibile! –intervenni ancora, ma stavolta fui bellamente ignorata. Luigi continuò il suo discorso.
-Il traditore raccolse tutte le chiavi, con l’aiuto di una pergamena incantata. Oramai avrete capito che è l’esatta missione che vi ho affidato io. E’ la pergamena che sceglie a chi rivelarsi, non  io né tantomeno altri. E’ stata lei a scegliervi, lei a condurvi alla prima chiave.
Sean aggrottò le sopracciglia:- Il… pugnale?
-Esatto, ragazzo. –confermò Luigi annuendo. –Il concetto di “chiave” è inteso come oggetto indispensabile e non come vera e propria chiave per aprire le serrature. In passato quest’uomo che ingannò tutti le raccolse e quando le riunì tutte sette, ebbe davvero qualcosa da aprire.
Era una statua, con esattamente sette spazi liberi in essa disposti in modo irregolare. Lui inserì gli oggetti al loro interno e da quel momento il Regno fu suo. Non è detto che al compimento della vostra missione si riveli una statua, dai miei studi ho ricavato abbastanza informazioni da affermare che il nucleo del potere si manifesta ogni volta in situazioni diverse, quindi aspettatevi di tutto.
Io e Sean eravamo a bocca e occhi spalancati,  sorpresi da tutte quelle novità, mentre Paco sembrava più tranquillo, seduto vicino all’altro uomo.
Immaginavo fosse suo padre… aveva gli stessi occhi neri scurissimi e lo stesso fisico mingherlino.
Luigi ci guardò in attesa, poi ci porse una domanda importante a cui noi, però, rispondemmo subito sicuri e decisi.
-Sempre che vogliate continuare…il cammino sarà lungo e pericoloso, non pretendo che voi accettiate. In fondo non è un semplice gioco, è una questione di stato, ormai - chiese con tono grave.
Sean e io annuimmo insieme, determinati.
-Certamente!- risposi, contemporaneamente all’alzata di spalle di Sean, seguita dalla sua affermazione:- Oh, beh, a questo punto ci siamo dentro, no?
Il nostro Sommo Maestro annuì soddisfatto e orgoglioso.
-Lo sapevo che eravate quelli giusti! – esclamò con entusiasmo- Ora andate pure a riposarvi. E’ tardi e siete stanchi. Domani avrete da fare.
Sospirai e, mentre salivo le scale che portavano al secondo piano, mi soffermai per la prima volta  a riflettere sul fatto di non essere tra i banchi di scuola, di non essere più lì, tra le moderne tecnologie e mi sorpresi nel pensare che questo Mondo mi fosse  naturale, normale, mentre il vecchio mondo mi risultasse estraneo.
E con questa strana consapevolezza, mi addormentai in acque agitate, col pensiero fisso della mia nuova, importante missione.
   
 
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