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Autore: marmelade    02/08/2012    23 recensioni
“Ma come diavolo avete fatto a dimenticarvi tutti di questo giorno?!” esclamò, per poi guardarmi quasi furiosa, mentre io non riuscivo ancora a capire.
Nicole parve accorgersi del mio stato confusionale, e scosse ancora il capo, facendo muovere i suoi ricci, così simili ai miei.
“Cavolo Harry! Oggi torna Maya dalla Spagna!”.
[...]
Infondo, avevo paura, e la vecchia Maya cercava di prendere il sopravvento su quella nuova.
Ma non avrei mai permesso ciò.
Sarei stata forte, e avrei trascorso la mia vita serenamente anche lì, dimostrando a tutti chi ero diventata.
E non mi sarei fatta ingannare ancora.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I would love you better now.'
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And I love you more than I did before
And if today I don’t see your face
Nothing’s changed no one can take your place
It gets harder everyday
Say you love me more than you did before
And I’m sorry it’s this way
But I’m coming home I’ll be coming home
And if you ask me I will stay, 

I will stay
{Stay - Miley Cyrus}

 

 

HARRY POV.
Il grande giorno era arrivato.
Non mi ero nemmeno accorto che fosse mattina, che i raggi del sole colpissero i miei occhi chiusi e li facessero aprire lentamente, con quella voglia che una persona non possiede la mattina.
Soprattutto se quella mattina, è il giorno del tuo matrimonio.
“Harry, alzati, dobbiamo partire” disse improvvisamente la voce di Nicole, facendomi aprire gli occhi a malavoglia.
Era già vestita, pronta per ritornare a Londra e assistere al matrimonio, e con le mani posate sui fianchi.
Poggiai lo sguardo su May che dormiva accanto a me. Ma lei non c’era.
“Dov’è Maya?” domandai, scattando immediatamente e mettendomi seduto tra le lenzuola.
Nicole fece un sospiro, sedendosi sul materasso accanto a me, su quella parte dove aveva dormito May.
“Harry... Maya è andata via stamattina presto. E’ venuta a dirmi che tornava a Londra per preparare la valigia” rispose, guardandomi negli occhi.
Sembrava quasi dispiaciuta e triste, come se i suoi occhi sapessero tutto.
Rimasi spiazzato, con gli occhi sgranati e lo sguardo fisso di fronte a me, in un punto indefinito.
Se n’era andata senza dirmi nulla, senza dirmi addio.
Forse, era stato meglio così, perché entrambi non avremmo sofferto.
“Su, alzati adesso...” disse Nicole, facendomi scuotere il capo e ridestarmi dai miei pensieri, mentre lei si alzava dal materasso.
“Dobbiamo partire tra meno di un’ora, e tu sei ancora in questo stato. Persino Louis è quasi pronto!” esclamò, facendo una smorfia.
Feci un mezzo sorriso, per poi scrollare i ricci con una mano.
Vidi Nicole avviarsi verso la porta della mia stanza, per poi voltarsi verso di me un’ultima volta.
“So come ti senti...” disse improvvisamente, e io alzai lo sguardo, con un’espressione confusa sul volto.
Nicole fece un mezzo sorriso, appoggiando una mano alla porta e capendo cosa volesse significare la mia espressione.
“Ma tu devi lottare per ciò che vuoi, Harry... e non accontentarti per il resto della tua vita...” concluse con un filo di voce, per poi uscire dalla mia stanza, e la sentii urlare a Louis di muoversi.
Sapevo a cosa si riferisse, ma sapevo anche di essere un codardo.
La cosa bella di Nicole, era che riusciva a captare ogni cosa e, per quanto potesse essere una rompipalle assurda, avrebbe sempre aiutato le persone in difficoltà.
E lei sapeva quanto fossi in difficoltà, in quel momento.
Mi alzai dal letto a malavoglia, stropicciandomi gli occhi gonfi di sonno e uscendo fuori dalla stanza, ritrovando gente che andava e veniva nel mio corridoio.
“Ciao Haz!” esclamò Liam non appena mi vide, per poi chiudersi in bagno.
“Sei pronto, Harry?” domandò Zayn, avvicinandosi a me con l’aria di chi stava per andare al patibolo.
Annuii incerto col capo, e lui fece un mezzo sorriso, per poi scendere le scale.
Chiusi nuovamente gli occhi, e mi ritrovai davanti la figura di Maya, dei suoi occhi, dei suoi capelli, dell’amore che provavo per lei.
Avevo mentito ancora una volta.
Non ero per niente pronto.

 
 
 
MAYA POV.
Il grande giorno era arrivato.
Ero appena tornata a Londra e, dopo aver pagato il tassista e preso la borsa, avevo aperto in fretta e furia il portone massiccio del palazzo di Nicole.
Salii piano le scale, come se volessi godermi quegli ultimi momenti lì.
Quella sarebbe stata la mia ultima volta a Londra, l’ultima volta a casa di Nicole, l’ultima volta accanto ad Harry.
Mi sentivo vuota, come se stessi perdendo la parte migliore di me. Ma forse, l’avevo già persa.
Infilai le chiavi nella serratura, aprendo la porta di casa e buttando la borsa sul pavimento.
Avevo poco tempo per finire la valigia, e poco tempo per salutare chiunque.
Avrei salutato solo Nicole dei miei amici, perché non avevo il tempo per fare nulla.
Nemmeno per dire ad Harry che lo amavo.
Sospirai dopo quel pensiero, e mi avviai in camera mia, per poi aprire l’armadio e prendere i vestiti che avrei messo per la partenza.
Presi le ultime cose già piegate dall’armadio, e posarle nella valigia blu già sistemata sul letto, che attendeva solo di essere chiusa e di partire.
La fissai per un po’, insieme ai vestiti che avrei dovuto mettere.
Non volevo partire, eppure dovevo.
Avevo bisogno di cambiare, di stare lontana da Londra e da tutti i ricordi che possedeva quella città. Perché ne possedeva troppi, e ne avrebbe posseduti per sempre.
Uscii dalla stanza, avviandomi verso il bagno e buttandomi sotto il getto caldo della doccia, sperando che mi avrebbe aiutata a rilassarmi.
Ma non c’era nessun verso di farmi calmare, quella mattina.
Qualcosa alla bocca dello stomaco non mi faceva pensare a nient’altro che al matrimonio di Harry, e a me che partivo, lasciandolo per sempre.
Era tutto così dannatamente difficile.
Sembrava la cosa più facile del mondo partire e lasciarsi tutto alle spalle, ma se quel tutto fosse ciò che ti rende felice?
Era una lotta interna con me stessa, una lotta che non sarebbe mai cessata davvero, che mi sarei portata dentro per il resto della vita, qualcosa che mi avrebbe lacerata pian piano fino a farmi soffrire ancor di più.
Sarebbe stato difficile vivere senza di lui, senza i suoi occhi, senza averlo al mio fianco.
Forse non sarebbe stato davvero vivere.
Sarebbe stata sopravvivenza con me stessa, provando a non odiarmi, ma sapevo che non ci sarei mai riuscita.
Ci avrei provato, ma le lacrime sarebbero scese continuamente sul mio viso, mi sarei sentita vuota e sola ogni giorno, e qualcosa mi avrebbe ucciso lentamente e scosso internamente.
Uscii dalla doccia con le lacrime agli occhi, miste all’acqua dolce del getto caldo, con il viso completamente bagnato.
Sentii la porta d’ingresso aprirsi, mentre mi asciugavo e vestivo.
“May, sei ancora qui?” domandò la voce di Nicole, accompagnata ai suoi passi veloci, che si stavano sicuramente dirigendo verso la mia stanza.
Difatti, la ritrovai dopo poco appoggiata allo stipite della porta della mia stanza mentre infilavo i calzini.
“Oh, bene. Pensavo di non trovarti già più” disse, incrociando le braccia al petto.
“L’aereo parte tra circa due ore, e tra un po’ Ryan passerà a prendermi” risposi, infilando il jeans con un po’ di fatica.
“Quindi... non riuscirai a passare al matrimonio...”.
Al sol sentire la parola matrimonio, mi venne un colpo al cuore, e il peso alla bocca dello stomaco divenne ancora più grande ed ingombrante.
“No e non ci tengo, sinceramente...” risposi voltandomi, mentre infilavo la canotta bianca di microfibra.
Sentii Nicole sospirare, e la immaginai abbassare lo sguardo.
“May, tu sei l’unica che può opporsi a questo matrimonio...” disse, facendo un altro lungo sospiro.
Cercai di trattenere le lacrime, roteando gli occhi al cielo e mordendomi il labbro inferiore.
“Non è vero, può farlo chiunque voglia opporsi... anche gli sposi...” risposi, aggiustando le ultime cianfrusaglie nella valigia.
Sentii Nicole avvicinarsi a me e la presa della sua mano forte sul mio polso, facendomi voltare verso di lei.
“Si, ma chi può farlo meglio di te? Tu sei l’unica che lo vuole più di chiunque altro” disse, con un tono di voce sicuro e deciso.
Sospirai, abbandonando la sua presa e abbassando nuovamente lo sguardo sulla valigia, cercando di non farle notare i miei occhi lucidi.
“Appunto, sono l’unica... lui non lo vuole quanto me...” sussurrai, mordendomi il labbro inferiore, sentendo una lacrima solcare la mia guancia e bagnarmi il collo.
La sentii sospirare ancora una volta, con fare più rassegnato, per poi avvicinarsi nuovamente alla porta.
“Sei sempre così testarda che non ti rendi conto di ciò che ti circonda e della verità che le altre persone nascondo... non ti rendi nemmeno conto che quella verità potrebbe essere uguale alla tua...”.
Nicole uscì dalla mia stanza dopo quelle parole, che mi fecero bagnare il volto ancor di più con delle lacrime amare e salate.
Erano lacrime di rancore, piene di rimpianti e di mancanza e rottura di qualcosa.
D’un tratto, il campanello suonò e io chiusi la valigia, per poi asciugarmi le lacrime con il dorso della mano.
Infilai il cardigan grigio di lana e mi diressi verso il salotto per aprire la porta, dato che Nicole si stava sicuramente preparando per il matrimonio.
Aprii la porta, e le figure dei miei genitori, completamente agghindati, si presentarono ai miei occhi.
“Ehi” dissi, facendo un mezzo sorriso.
“Ciao May...” rispose mio padre, imitando la mia espressione, ma i suoi occhi erano spenti e tristi.
“Hola mi amor” rispose anche mia madre, con un’espressione di una che avrebbe voluto compatirmi.
“Noi... siamo venuti a salutarti...” aggiunse mio padre, indicando se stesso e mia madre.
Mi spostai leggermente dalla porta per farli entrare, per poi richiuderla una volta che furono nel salotto.
“Lo so, l’avevo intuito” dissi voltandomi verso di loro, facendo un altro mezzo sorriso.
Vidi mia madre scaraventarsi su di me, abbracciandomi forte.
“Te echaré de menos, May...” sussurrò al mio orecchio, con la voce rotta dal pianto.
L’abbracciai forte anche io, sentendo il suo profumo di madre invadermi le narici e i miei occhi riempirsi di lacrime.
“Tú también, mamá...” sussurrai anche io, chiudendo gli occhi per evitare di piangere.
Rimanemmo così per qualche minuto, a stringerci forte e donandoci entrambe l’amore che avrebbe riempito parte del mio cuore per quegli otto mesi lontana da lei.
Ci separammo dopo un po’, facendoci un sorriso. Nemmeno quando due anni fa ero tornata a Londra, mi aveva detto che le sarei mancata.
Vidi mio padre sorridere a quella scena, mentre una lacrima solcava il suo viso.
“Ay, William, eres demasiado sensible, maldición!” esclamò mia madre, e io ridacchiai, mentre mio padre la guardava sconvolto.
“Io sono troppo sensibile?! E allora tu, che ti sei buttata addosso a May non appena l’hai vista? Tu non sei sensibile, Juliana, nemmeno un po’, no...!” rispose mio padre alzando le braccia, mentre mia madre sospirò qualcosa, scuotendo il capo.
“Lasciala perdere, papà!” dissi, avvicinandomi a lui, sorridendogli.
“Come lasciala perdere?! Yo soy tu madre, Maya!” esclamò mia madre, sentendosi chiamata in causa.
“Sta un po’ zitta, por favor!” le dissi, poggiando un braccio intorno alla vita di mio padre, che rise sonoramente.
Lei sbuffò, sedendosi sul bracciolo del divano e incrociando le braccia al petto.
Guardai mio padre negli occhi lucidi e gli sorrisi.
“Tornerò tra otto mesi... non preoccuparti, ti chiamerò tutti i giorni, in qualsiasi parte del mondo io sia e ti aggiornerò su qualsiasi cosa mi accada. Starò bene, davvero...” sussurrai, e anche lui provò a fare un sorriso, ma subito dopo scoppiò a piangere come un bambino, abbracciandomi.
Mi persi nel suo profumo, e qualche lacrima solcò il mio viso.
Mio padre era l’unico che riusciva a farmi piangere in presenza delle persone.
“Papà... ho un favore da chiederti...” sussurrai al suo orecchio, per poi staccarmi da lui.
Mi guardò con occhi curiosi, asciugandosi le lacrime con il dorso di una mano.
Gli feci un piccolo sorriso, per poi fargli segno con una mano di aspettare un secondo lì, mentre io mi avviavo in camera mia.
Presi la lettera che avevo scritto quella notte dalla scrivania, per poi chiudere gli occhi e portarmela sul cuore, come se volessi trasmettergli ancor di più tutto l’amore e la verità che si trovavano scritte su quello stupido pezzo di carta bianco, colorato dalle mie parole.
Tornai in salotto con la lettera tra le mani, avvicinandomi a mio padre, porgendogli la busta senza proferire parola.
Mio padre mi guardò stranito, e mia madre alzò lo sguardo per vedere cosa stesse accadendo.
“May, cosa...?”
“Devi dargliela” risposi decisa, interrompendo tutto quello che stava cercando di chiedermi.
Mia madre sgranò gli occhi, smettendo di torturarsi le unghie perfettamente laccate di rosso, alzandosi di scatto dal bracciolo del divano.
“Que está escrito en el interior, May?” domandò, ma io non le risposi.
Avevo occhi solo per mio padre, che continuava a guardare il pezzo di carta tra le mie mani.
“Maya!” continuò a chiamarmi mia madre, ma io continuavo a stare zitta.
Lei sembrò arrendersi, sedendosi nuovamente sul bracciolo del divano e continuando a sbuffare.
“Cosa c’è scritto dentro, May?” domandò mio padre, con un filo di voce, ma senza prendere la lettera.
Sospirai, tendendogli ancor di più la busta bianca.
“La verità” risposi decisa, e vidi mia madre sgranare nuovamente gli occhi.
“La verità?!” esclamò, alzandosi ancora una volta dal divano “proprio tutta la verità, Maya?!”.
Annuii col capo, passando lo sguardo da lei a mio padre, che mi guardava sbalordito.
“Tutta la verità” risposi, tendendogli ancora la lettera. Doveva prenderla.
“Ma... tu non hai mai voluto dirgli niente, May! Porque ahora?!” domandò ancora, e sentii le lacrime impossessarsi dei miei occhi.
Le sentii scendere traditrici e rivelatrici di tutti quei sentimenti e segreti che mi portavo dietro da una vita.
“Perché lui deve sapere tutto, e io non posso continuare a mentirgli e vivere nell’oscurità...” dissi, tra un singhiozzo e l’altro.
Non avevo mai pianto così tanto in vita mia come in quel momento. Nemmeno quando mi sbucciavo le ginocchia da bambina, nemmeno quando avevo scoperto che i miei si stavano separando, nemmeno quando ero dovuta tornare in Spagna.
Ma, soprattutto, nemmeno quando avevo scoperto cosa mi portavo dietro di così grande.
D’un tratto, tra tutti quei singhiozzi, mio padre prese la lettera dalle mie mani, sotto lo sguardo sconvolto di mia madre.
Mi fece un sorriso, per poi poggiarmi una mano sulla guancia e asciugarmi le lacrime con un pollice.
“Gliela darò... e gli darò anche quella che mi hai dato due anni fa...” disse, e anche io feci un mezzo sorriso, fra tutte quelle lacrime.
“Will, Juliana... io sono pronta” annunciò improvvisamente la voce di Nicole, entrando in salotto.
Mi voltai verso di lei, asciugandomi quelle altre poche lacrime che mi erano rimaste sul volto, e inclinai il capo, sorridendole.
Aveva i capelli legati in un elegantissimo chignon con qualche ciocca che ne fuoriusciva dalla presa, un abito lungo color prugna, scoperto dietro le spalle e legato al collo.
Era stupenda, perfettamente truccata e vestita.
“Maravillosa!” commentò mia madre, non appena Nicole uscì dalla sua stanza.
“Sei fantastica, Nicole!” aggiunse mio padre.
“Bellissima...” dissi io, facendole ancora un altro sorriso.
Nicole mi guardò e sorrise, avvicinandosi a me, per poi abbracciarmi forte.
“Mi mancherai tanto...” sussurrò, e io alzai gli occhi al cielo, per poi poggiare il mento sulla sua spalla scoperta.
“Mi mancherai tanto anche tu...” sussurrai a mia volta, stringendola ancor di più.
Non sapevo come avrei fatto senza di lei per otto, lunghissimi mesi. Era come se la stessi perdendo ancora una volta, e dirle addio non era mai stato facile.
“E non mi piangere al matrimonio, eh?” dissi ironica, facendola scoppiare a ridere, ma potei notare un velo di tristezza nella sua risata, così come nella mia.
“Ti voglio bene, May...” sussurrò, tirando leggermente su col naso.
“Anche io...” mi limitai a risponderle, prima che le lacrime invadessero nuovamente i miei occhi e il mio viso.
Ci staccammo, per poi farci un piccolo e triste sorriso, che valeva molto più di mille ed inutili giri di parole.
“Dobbiamo andare adesso...” disse mio padre, facendomi voltare lo sguardo verso di lui e mia madre.
Feci un sorriso, accompagnandoli alla porta e aprendola, con un grande peso di malinconia e tristezza addosso.
“Vi chiamo appena arrivo a Boston, allora...” dissi, mentre loro uscivano dalla porta, ritrovandosi sul pianerottolo e continuando a guardarmi.
“Certo...” rispose mio padre.
“Non farci preoccupare, me recomiendo!” esclamò mia madre.
“Ciao, May...” sussurrò Nicole.
“Ciao” dissi, chiudendo la porta alle mie spalle, mentre loro scendevano le scale.
Rimasi ferma immobile con la schiena poggiata alla porta, guardando un punto indefinito di fronte a me, con un unico pensiero che aleggiava nella mia mente.
Harry stava per scoprire tutta la verità.
 
 
HARRY POV.
Continuai a guardarmi il quel piccolo specchio, chiuso nella sagrestia insieme ai miei amici, che sembravano più in ansia di me.
Eppure, io non ero in ansia. Avevo solo paura.
Paura di iniziare qualcosa di nuovo e per niente giusto per me.
Ero stato un codardo a non rivelare nulla, a tenermi tutto dentro per questi ultimi mesi, anni.
E, adesso, stavo per pagarne le conseguenze.
“Dai Haz, sei perfetto!” esclamò Liam, poggiandomi le mani sulle spalle, impedendomi di aggiustare ancora una volta il papillon.
‘La verità è che è niente è perfetto, Liam’ avrei voluto dire, ma sospirai, tenendomi tutto dentro.
“Lascialo stare, Liam, sta per andare al patibolo, non vedi?” esclamò Zayn indicandomi, comodamente seduto su una poltroncina lì dentro.
Non dissi nulla, perché non ne avevo la forza.
L’unica persona che volevo lì davvero, magari al posto di Caroline, non era con me.
Stava per inseguire e conquistare il suo sogno, e io l’avevo lasciata andare.
Perché avrei preferito vivere con rimorsi e rimpianti, pur di non vederla soffrire.
Se avesse sofferto, e per colpa mia, non me lo sarei mai perdonato.
“Scusate se interrompo la vostra conversazione ragazzi, ma ho bisogno di parlare con Harry”.
Mi voltai improvvisamente, abbandonando quello stupido papillon, e incontrando lo sguardo di Will.
Aveva il respiro affannato, come se avesse appena finito di correre.
“Cero Will, allora usciamo...” disse Liam, facendo alzare Zayn e Niall dalle sedie, e Louis mi rivolse un ultimo sguardo prima di uscire e chiudersi la porta alle sue spalle.
“Dimmi tutt...?”.
Will mi porse due buste delle lettere, completamente bianche, una più rovinata rispetto all’altra, come se fosse stata chiusa in un cassetto per anni.
Lo guardai stranito negli occhi, senza capire bene cosa stesse succedendo.
“Cosa...?”
“Sono da parte di Maya. Tutte e due” rispose interrompendomi.
Al sol sentire quel nome pronunciato, sentii il cuore accelerare per poi perdere un battito.
“Quella di sopra è più vecchia, quella di sotto è nuova. Non so cosa ci sia scritto e non voglio saperlo, ma m’interessa solo una cosa...” disse deciso, per poi guardarmi negli occhi.
“Tu ami Maya?”.
Fu una domanda improvvisa, senza che io potessi accorgermene.
Ma la risposta, la conoscevo già da troppo tempo.
Sostenni lo sguardo di Will, che continuava a guardarmi serio e deciso.
“Si...” risposi, facendo un leggero sorriso “io amo Maya”.
Pensavo avesse voluto sbranarmi dalla testa ai piedi dopo quella risposta, e invece no.
Will sorrise, per poi avvicinarsi a me e darmi una forte pacca sulla spalla.
“Buona fortuna, allora” disse soltanto, per poi uscire anche lui dalla sagrestia, lasciandomi completamente solo.
Mi sedetti su una di quelle poltrone dove si erano precedentemente seduti Zayn e Niall, rimanendo fermo per qualche secondo.
Quelle lettere, contenevano delle parole, frasi, scritte tutte da Maya, che forse non aveva mai avuto il coraggio di dirmele guardandomi negli occhi.
Presi la lettera più vecchia e rovinata tra le mani e iniziai a leggerla, con gli occhi lucidi.
 

                                                                                                                                           
    12 Dicembre 2010;

 
Caro Harry,
forse non dovrei nemmeno scriverti questo “caro”. Insomma, non lo sei stato per niente, ieri sera.
Ti rendi conto di cosa vuol dire trovare il ragazzo che ami, avvinghiato al corpo di un’altra donna, per giunta più grande di lui di quindici anni?!
No, non lo sai. Perché, se l’avessi saputo, avresti evitato in tutti i modi di spezzarmi il cuore.
L’unica domanda che vorrei farti è: mi hai amata almeno un po’?
Perché da quello che ho visto ieri, tutte le belle parole che mi dicevi sono andate completamente a farsi benedire!
Con quale coraggio mi dici che mi ami, per poi farti trovare su un’altra donna?
Sai il mio cuore cos’ha provato, in quel momento?
Niente.
Forse non ce l’ho nemmeno più, un cuore.
Ma la verità, è che forse è stato meglio così per entrambi.
Tu smetterai di dirmi bugie, di mentirmi in continuazione, e io smetterò di amarti invano.
Domani tornerò in Spagna, nella nuova casa di mia madre e il suo compagno a Barcellona.
Mi farà bene cambiare nuovamente aria, chiudere la vita che avevo intrapreso qui e iniziarne una nuova, senza di te, senza più bugie e sogni infranti.
Continuerò a frequentare un corso di recitazione, come hai sempre voluto, come ho sempre voluto.
E’ quello che voglio fare. Diventare un’attrice e girare il mondo.
Ce lo siamo insegnati a vicenda, che i sogni vanno inseguiti.
Adesso è il mio turno.
Parte di quel sogno, è nato solo grazie a te, e avrei voluto condividerlo con te.
Ma non è più possibile, oramai.
Sarò felice, te lo prometto. E non ti dimenticherò.
Perché, per quanto possa dire di odiarti, sai che non ci riuscirò mai come si deve.
 
Ti amo e ti amerò sempre.
La tua piccola apetta dal pungiglione velenoso,
                                                                       Maya.
 
 

Le mani mi tremavano e non riuscivo a fermarle, avevo il cuore in gola e gli occhi carichi di lacrime, che avrebbero solo voluto bagnarmi il volto e farmi urlare dalla rabbia.
Perché ero stato così stronzo, perché?
Avevo lasciato che lei mi abbandonasse, che io la ferissi, che lei andasse via.
Ed ero rimasto solo.
Perché, per quanto avrei voluto dire che c’era Caroline, lei non era Maya.
Maya era l’unica che avrei potuto amare per sempre.
E la stavo lasciando andare, ancora una volta.
Poggiai la vecchia lettera sulla poltrona lì vicino e, con le mani che tremavano, presi quella nuova e meno rovinata, sempre scritta da lei.
Ma lei non c’era.
 
                                                                                                         

Notte tra il 18 e il 19 Ottobre 2012;



Una persona normale dovrebbe dormire, a quest’ora.
A quanto pare, io non sono una persona normale.
Insomma, già sapevo di non esserlo realmente, ma adesso ne ho la certezza.
E non perché non sto dormendo.
La verità, è che dopotutto non sono mai stata davvero coerente con me stessa.
Quando sono tornata qui, ti ho detto che non provavo rimpianti e nessun rimorso, non provavo rancore verso di te.
E invece, sono stata bugiarda.
Ti ho detto quelle cose perché io volevo, cercavo di non provare nulla, ma in realtà provavo eccome.
E sto provando emozioni anche adesso, mentre ti scrivo questa stupida lettera con una stupida penna, su uno stupido ed inutile foglio bianco
Inutile, perché potrei strapparlo e non dirti nulla, lasciandoti vivere in pace. Utile, perché potrei rivelarti tutto quello che ti ho nascosto in questi due lunghissimi anni.
Sembro una persona sicura di me, che non ha paura di nulla, che non teme nessuno, ma invece ho paura, e anche troppa.
E, prima di tutto, ho paura di soffrire e farmi male ancora.
Soprattutto, ho paura di soffrire per amore, perché sai quanto faccia male e quanto io abbia sofferto. Mi hai spezzato il cuore in mille pezzettini, e ho dovuto ricomporlo man mano che il tempo passava.
Ma non è servito a nulla.
Perché è bastato un altro tuo sguardo, un’altra tua parola, a spezzarlo ancora una volta.
Non smetterà mai di rompersi e ricomporsi, mai. Adesso lo so.
Ho imparato che col tempo le cose possono cambiare in modi diversi, ma sembra che per me questa regola non valga per niente.
Sono ancora qui, come una sedicenne impacciata, a scriverti che sono ancora innamorata di te, Harry.
E mi sembra strano, dopo tutto quello che è successo tra di noi, che io provi ancora questo sentimento nei tuoi confronti.
Ma io sono strana, lo sai.
Sono strana perché non ti ho mai dimenticato davvero, strana perché sono le quattro del mattino e io sono sveglia e ti scrivo una lettera, strana perché ti ho nascosto una verità che avresti dovuto sapere già da tempo.
Ho avuto paura di dirtela, perché avevo paura che mi odiassi quanto mi sono odiata io.
E quando ho accettato la cosa, è svanito tutto in un secondo, come un castello di sabbia costruito con fatica, che viene schiacciato dal piede di un bambino invidioso dei tuoi sforzi.
Ho perso quella cosa che mi avrebbe legato a te per sempre, che mi avrebbe fatto ricordare di te per la vita.
Quando sono tornata in Spagna, due anni fa, qualche settimana dopo, mi sono resa conto di essere rimasta incinta. Di te, Harry.
Non sapevo cosa fare, ero sconvolta, traumatizzata, sola.
Se ci fossi stato tu, avremmo potuto risolvere la questione insieme, ma invece tu eri in tour con quelli di XFactor e la tua nuova fidanzata.
Cosa ne potevi sapere tu, che a un’ora da te, la tua ex ragazza era rimasta incinta?
Che portava in grembo tuo figlio, una piccola e minuscola parte di te stesso?
Ne ho parlato con mia madre, e mi ha aiutata. L’abbiamo detto anche a mio padre, e siamo andati subito da un ginecologo.
Lo sanno solo loro due. E tu, adesso.
Nemmeno Nicole sa niente, ma dovrò dirlo anche a lei un giorno.
Ma tu eri il primo che doveva saperlo, e io non ti ho mai detto nulla per non ostacolare il tuo cammino tra le stelle.
Dopo che me n’ero fatta una ragione, che avevo finalmente accettato l’esistenza della piccola creatura dentro di me, di un piccolo te, ho perso il bambino in modo naturale.
Non avevo nessuna intenzione di abortire, ormai avevo accettato che sarei diventata una ragazza madre a soli sedici anni, e sono stata malissimo quando l’ho perso.
Il dottore disse che il mio corpo era ancora troppo giovane per sopportare un qualcosa di così grande, e il bambino non ce l’aveva fatta.
Mi sono sentita un’assassina, nonostante non fosse colpa mia, e mi sono odiata da morire.
I miei genitori hanno provato a farmi capire che non era stata colpa mia, che ero troppo giovane, ma io continuavo a piangere la notte.
Perché avevo perso il bambino, e perché avevo perso te.
Questa cosa continua a tormentarmi, nonostante sia stata in terapia e abbia fatto varie esperienze.
Quelle esperienze, le ho fatto per dimenticare tutto. Ma non ci sono mai riuscita.
E adesso, mi sento ancora più codarda di prima, perché tu stai per sposarti e io non ho ancora finito di dirti tutta la verità.
E cioè, che ti amo ancora.
E mi sento stupida e debole, perché so che non potrò fare niente, perché tu ami Caroline e non me.
Sono talmente tanto codarda, che non passerò al tuo matrimonio, e non urlerò “mi oppongo!” quando il prete dirà “parlate adesso”.
Perché io non so cosa succede dopo che la persona che si oppone da tutte le sue valide motivazioni per volere che quel matrimonio non venga celebrato.
In quegli stupidi film americani, quando lei arriva trafelata in chiesa e dice allo sposo di amarlo, lo sposo allora si rende davvero conto che ama la ragazza, e non la donna che sta per sposare.
E allora si baciano davanti a tutti, magari lui la solleva e le dice “grazie per esserci stata quando il prete ha detto parlate adesso”, mentre tutti applaudono.
Ma non hanno mai fatto vedere una scena dove è lo sposo che rinuncia alla ragazza, che magari ha fatto anche una corsa per arrivare in tempo in chiesa, perché in questi casi c’è sempre il traffico tra le strade. Mai. C’è sempre il lieto fine.
E a me non va di venire da te, dirti che ti amo e sentirmi respinta, perché non so come va in questi casi. Nei film non l’hanno mai fatto vedere, e io non sono preparata.
Questa è la realtà, non una commedia.
E nella realtà io ti amo, ma mi terrò tutto dentro e non dirò mai niente.
Perché è così che si fa, nella realtà.
Forse ho scritto troppo, ma almeno posso farti capire tramite foglio cosa provo per te.
Non ti dimenticherò mai e farai sempre parte di me, per quanto non volessi.
Potrei amarti meglio, ora, ma non ho il coraggio di dirtelo guardandoti negli occhi.
Adesso, sai davvero tutta la verità.
E io, mi sento più tranquilla.
 
Ti amo e ti amerò sempre.
                                Maya.
 
 
Adesso le lacrime erano finalmente fuori dagli occhi, lasciandoli liberi di esprimere tutte le emozioni che avevo provato nel leggere quelle lettere.
Non riuscivo a smettere di leggere quel rigo.
Era rimasta incinta. E io l’avevo tradita.
Aveva portato in grembo mio figlio per due mesi, e io l’avevo tradita.
Non potevo immaginare le sue lacrime di dolore, versate per quello che aveva perso, per quello che le avevo procurato.
Ero uno stronzo. E, se non fosse accaduto nulla, adesso sarei un padre che non avrebbe mai conosciuto suo figlio.
Poggiai la testa tra le mani, non riuscendo ancora a crederci.
Io sarei dovuto diventare padre. E invece, avevo lasciato tutto andare a farsi fottere.
Perché ero un coglione.
E non c’era altra soluzione.
“Harry, devi venire. Caroline è arrivata”.
Alzai lo sguardo dopo l’annuncio di mia madre, con gli occhi gonfi e rossi per le lacrime, e lei se ne accorse.
“Tutto bene, amore?” domandò, e io mi alzai dalla poltrona, asciugandomi il viso dalle lacrime.
Annuii col capo, per poi uscire dalla sagrestia.
“Mai stato meglio...” le risposi con un filo di voce.
Non ci sarebbe stato niente da fare. Avrei mentito sempre, soprattutto a me stesso.
 
 
MAYA POV.
“Sei pronta?”.
Alzai lo sguardo dal marciapiede, posandolo sugli occhi azzurri di Ryan, mentre lui intanto prendeva la mia valigia e la poggiava nel cofano del taxi.
“Si, credo...” dissi, avvicinandomi a lui, mentre chiudeva sonoramente il cofano.
“Credi o non credi?” domandò, facendomi un sorriso.
“Credo e non credo” risposi sospirando.
Ryan rise, poggiandomi un braccio intorno alle spalle e lasciandomi un bacio sulla nuca.
“Ce la farai. Sei la migliore attrice che io abbia mai incontrato in vita mia, la persona più splendida sulla faccia della terra... e sono molto orgoglioso di te”.
Sorrisi, per poi abbracciarlo forte, stringendo le mie braccia intorno alla sua vita.
In quel momento, l’unica cosa di cui avevo bisogno sul serio, era l’abbraccio e il conforto di un amico.
E Ryan lo era davvero.
“Ti voglio bene, Parker...” sussurrai al suo orecchio, e lo sentii sorridere.
“Anche io, Burton...” sussurrò in risposta, lasciandomi un bacio sulla guancia.
Ci staccammo, e gli feci un altro sorriso, per poi aprire la portiera del taxi e sedermi su uno degli scomodi sediolini posteriori, accanto a Ryan.
“Dove sono gli altri?” domandai, dopo che Ryan avesse detto la destinazione al tassista.
Fece un sorrisino sghembo, per poi alzare le spalle.
“Beh, loro verranno quando dovremmo partire...!” esclamò, e io lo guardai scettica.
“Ma che genio del male che sei, Parker! Sono già all’aeroporto, quindi?” domandai, scuotendo il capo.
Ryan si passò una mano tra i capelli corti e biondi, per poi fare un altro sorrisino.
“Beh... loro dovrebbero arrivare lì tra circa un’oretta, più o meno...!” disse, e io spalancai gli occhi dopo quelle sue parole.
“Ma così perderanno l’aereo!” esclamai, battendo una mano sul sediolino anteriore.
Lui alzò le spalle, guardando fuori dal finestrino.
“In realtà... siamo noi che siamo in anticipo!” esclamò, facendomi sgranare ancor di più gli occhi.
Ryan continuò a guardare fuori, e io finalmente capii.
Chiusi gli occhi in due fessure, per poi prendergli il viso tra le mani e farlo voltare verso di me con un’espressione buffissima.
“Che cos’hai in mente, Ryan Parker?” domandai, scandendo per bene ogni parola.
Lui fece uno strano sorrisino, aprendo le braccia.
“Ti bporbto al bmatrimbonio!” rispose con molta naturalezza, e io gli diedi un pizzico.
“Ahi! Sei impazzita?” si lamentò, massaggiandosi una guancia.
“No, tu sei impazzito! Io non ci metto piede in quella chiesa, è chiaro?! Non sono il tipo di ragazza che irromperebbe in maniera rude durante un matrimonio!” esclamai, mentre sentivo il cuore rompersi ancor di più in mille pezzi.
“Si, ma lui non è il tipo di ragazzo che dovrebbe sposare la donna sbagliata!” esclamò in risposta, aprendo le braccia. Improvvisamente, mi prese una mano, guardandomi negli occhi.
“May... tu devi andare lì e fermare tutto... te ne pentirai per il resto della tua vita...”
Abbassai lo sguardo, stringendo la sua presa.
“Mi pentirò più del fatto che lo renderò infelice per il resto della sua vita...”.
 
 
HARRY POV.
Quella non sembrava una marcia nuziale.
Quando l’organo aveva cominciato a suonare, mi era sembrata più una marcia funebre, che altro.
Tutti si erano alzati in piedi, mentre Caroline, accompagnata da suo padre, attraversava la navata con un abito bianco a forma di pasticcino, con un portamento da regina d’altri tempi.
Ma io non desideravo lei.
Desideravo che fosse Maya ad attraversare la navata, con uno splendido abito bianco e con il solito portamento sbarazzino anche il giorno del suo matrimonio.
Tutti gli sguardi erano rivolti verso Caroline, che sorrideva felice, e vidi i miei amici e mia madre guardarla quasi con disgusto. Per non parlare di Nicole, poi.
Non la guardava nemmeno, e non aveva avuto la decenza di alzarsi.
Era rimasta seduta al suo posto, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo rivolto da un'altra parte.
Voltò improvvisamente lo sguardo verso di me, guardandomi fisso negli occhi.
Sembrava come se volesse dire “non dire si, scappa adesso, Maya ti sta aspettando lì fuori. Non fare nessun voto, lei ha bisogno che tu senta il suo no oppositore da lontano”.
Continuavo a guardarla, ma lei non apriva bocca. Parlava con gli occhi.
“Sedetevi” disse improvvisamente il predicatore, e mi accorsi che Caroline era accanto a me, che mi sorrideva felice e gioiosa, con gli occhi completamente lucidi.
Ci sedemmo tutti, e subito aleggiò nella chiesa un singhiozzo da parte della mamma di Caroline.
Lei sorrise, ma io avevo già la mente altrove.
Davanti ai miei occhi, c’era solo l’immagine di Maya che mi sorrideva quando era tornata a Londra, lei che ballava scatenata alla festa, che faceva l’amore con me, scherzava con i ragazzi e rideva.
La immaginai con un piccolo fagottino tra le braccia, quello che doveva essere nostro figlio, quello di cui dovevamo entrambi prenderci cura.
E invece, era finito tutto.
L’avevo lasciata andare, e la immaginai all’aeroporto, con Ryan al suo fianco ed il resto della compagnia, con la voglia di partire, ma anche quella di rimanere.
Non potevo lasciarla andare. Io ero innamorato di lei, e dovevo dirglielo, prima che partisse.
Se non l’avessi fatto, sarei stato infelice per tutta la vita.
“E vuoi tu, Harry Edward Styles prendere come tua legittima sposa la qui presente Caroline Louise Flack?”.
Alzai lo sguardo, posandolo su quello del predicatore, che aspettava una mia risposta, poi verso di Louis al mio fianco e infine verso Caroline, che sorrideva impaziente.
“Io... io...”
“Fermi tutti, questa è una rapina!”.
Tutta la chiesa si voltò verso Nicole, ormai in piedi e con lo sguardo puntato verso di me.
“Beh, non è proprio una rapina, ma volevo fare scena...” disse giustificandosi, e vidi Niall, Zayn e Liam ridacchiare accanto a lei.
“Signorina, se ha qualcosa da dire, può farlo dop...?”
“Stia zitto lei! Non vede che sta sposando uno che non è cosciente dell’azione che sta per compiere?!” esclamò, e tutti i presenti in chiesa sussultarono.
“Signorina, ma...”
“Ma un corno, padre! Harry Styles non è nelle condizioni di sposare quella donna! E sa perché? Perché non è quella la donna che ama, accidenti!”.
Ci fu un brusio improvviso da parte di tutti i presenti, mentre io continuavo a guardare Nicole.
“Ma cosa stai dicendo?! Padre, non la stia a sentire e continui a celebrare il rito, per favore...” disse Caroline stizzita.
“No padre, non continui nulla” dissi, sovrastando la voce di Caroline.
Lei si voltò verso di me con un’espressione sconvolta, la bocca spalancata e gli occhi sgranati.
“Che cosa hai detto?!” chiese, scandendo per bene tutte le parole.
Voltai lo sguardo verso di lei, facendo un sorrisino soddisfatto.
“Ho detto che per me questo rito è concluso. Non voglio sposarti e forse non l’ho mai voluto. Io amo Maya”.
Sentii la sua mano lasciarmi un sonoro schiaffo sulla guancia, e il suo viso si contrasse per la rabbia. Louis trattenne una risata, e io insieme a lui.
“Beh... almeno ha fatto scena!” dissi, e lei scoppiò in un lamento, per poi alzarsi indignata e correre tra le braccia delle amiche lì vicino.
Mi alzai velocemente, aprendo la giacca da damerino e levando il papillon, sbottonando qualche bottone della camicia e avvicinandomi a Nicole.
L’abbracciai forte senza che lei potesse rendersene conto, mentre i ragazzi e mia madre mi guardavano sorridenti.
“Vai a conquistarla, Harry!” disse Zayn, dandomi una pacca sulla spalla.
“Sapevamo che te ne saresti reso conto da un momento all’altro!” aggiunse Liam, sorridente.
“Riprenditela!” esclamò Niall, alzando il pugno in segno di vittoria.
Sorrisi a tutti e tre e a mia madre, per poi staccarmi da Nicole e guardarla negli occhi.
“Grazie...” sussurrai, e lei sorrise.
“Corri idiota, e ringrazia che siamo in chiesa se no ti avrei chiamato in un altro modo! Lei sta aspettando solo te!” esclamò, mentre anche Louis mi dava una pacca sulla spalla.
Gli sorrisi, abbracciandolo, per poi buttare il papillon a terra e correre verso l’uscita della chiesa, sbracciandomi sul marciapiede per trovare un taxi disponibile, calpestando i piedi di tutte le persone che camminavano verso la mia traiettoria.
Finalmente, un maggiolino nero si fermò davanti ai miei occhi, e subito aprii la portiera, scaraventandomi dentro.
“All’aeroporto di Heatrow, presto!” esclamai, e il tassista mise immediatamente in moto.
Non potevo lasciarla andare senza dirle che l’amavo.
 
 
MAYA POV.
L’aeroporto di Heatrow era sempre fin troppo immenso, per i miei gusti.
Come se volesse inghiottire più gente possibile e lasciarla partire, mentre le altre persone piangevano. E poi c’erano le persone che tornavano, e persone che piangevano felici.
Tutti piangevano. Chi andava, chi tornava... avrebbero pianto in qualsiasi momento.
E poi c’ero io, alla quale piangeva silenziosamente il cuore.
Guardai nuovamente l’orologio appeso al muro, mentre i miei compagni continuavano a ridere e parlottare tra loro.
Mezzogiorno e dieci. Harry avrà già detto di si a Caroline.
Abbassai nuovamente lo sguardo, sospirando.
Era inutile guardare dietro le mie spalle, lui non sarebbe venuto ancora una volta.
Ecco un altro motivo per il quale odiavo l’aeroporto di Heatrow.
Brutti ricordi in ogni singola situazione e troppo immenso per capire davvero se qualcuno che avrebbe voluto fermarti, sarebbe arrivato sul serio.
Ma lui non sarebbe mai arrivato e non mi avrebbe mai chiesto di rimanere con lui.
Per non sentire la sua mancanza, avrei guardato le stelle nel cielo ogni sera come avevamo fatto durante la nostra ultima notte, come avevamo sempre fatto, solo per sentirlo più vicino.
L’avrei portato sempre con me, dentro di me, come un segreto da custodire per il resto della vita.
Lo amavo più di prima, e avrei potuto amarlo meglio, se solo avesse voluto.
Ma stavo per abbandonare tutto, e tutto significava Harry.
Era andata a finire così.
Non c’era stato il lieto fine delle favole, quello che tutte le bambine sperano di avere, con il principe azzurro e il cavallo bianco.
E io, che avevo bisogno solo di uno che mi stesse a sentire anche quando rompevo le palle, non l’avevo avuto.
E quasi mi dispiaceva, che fosse andata a finire in quel modo, ma la mia vita avrebbe continuato il suo cammino, senza Harry accanto a me.
“May, dobbiamo imbarcarci, adesso...” disse improvvisamente Ryan, poggiandomi una mano sulla spalla.
Alzai lo sguardo, e vidi i suoi occhi dispiaciuti e tristi, quasi quanto i miei.
Feci un sorrisino, portandomi una ciocca di capelli corti e ribelli dietro l’orecchio, e prendendo il passaporto e i documenti dalla grande borsa.
“Si... andiamo...” sussurrai, mentre Ryan mi cinse completamente le spalle con il suo braccio mentre ci avvicinavamo al check in.
Voltai lo sguardo dietro di me, come sempre, ma mi ritrovai solo persone che andavano e venivano, o aspettavano altre persone.
Sarebbe stato sempre così.
Torturai per un po’ i documenti tra le mie mani, per poi darle alla ragazza del check in, che mi sorrise, controllando i miei documenti.
“Maya!”.
Voltai improvvisamente lo sguardo dietro di me, e vidi una figura correre verso il check in.
Ryan mi sorrise, mentre io continuavo a guardare incredula la figura.
“Maya, ti prego, aspetta!” continuò ad urlare, e io sorrisi, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime di gioia. Sorpassai qualche persona dietro di me, ma senza uscire dalla fila, solo per guardare meglio lui.
Harry era lì, che si sbracciava per farsi notare, i capelli ricci e scombinati, la camicia leggermente aperta, così come la giacca.
“Signorina, non può bloccare la fila!” si lamentò qualcuno dietro di me, mentre anche altre persone assistevano a quella scena.
“Harry, che ci fai qui?!” urlai, con il cuore che batteva forte.
Lui sorrise, portandosi una mano sul cuore come per prendere fiato, poi alzò lo sguardo.
“Sono venuto a dirti che ti amo, Maya!” urlò, sorridendo ancora di più.
Portai le mani alla bocca, facendo un enorme sorriso, e sentendo tutte quelle lacrime che avevo trattenuto da troppo tempo, scivolare via sul mio viso.
“Anche io ti amo, Harry!” urlai a mia volta, e lo vidi sorridere ancora.
La gente continuava a guardare sbalordita quella scena, chi infastidita, chi emozionata quanto me.
Non pensavo potesse accadere davvero, e invece era successo.
“Si pregano i signori passeggeri del volo Londra – Boston, di raggiungere immediatamente il check in per l’imbarco. Grazie”.
Quella voce registrata distrusse tutto il mio momento di gloria, ricordandomi cosa dovevo fare sul serio.
Guardai l’espressione di Harry trasformarsi da gioiosa a triste, così come la mia.
Alzai le spalle, facendogli un sorrisino e salutandolo con un cenno della mano, mentre indietreggiavo verso il check in.
“Tornerò presto, Harry, te lo prometto!” urlai, e anche lui iniziò ad agitare la mano.
“Ti aspetterò, Maya! Ti aspetterò sempre!”.
Facemmo entrambi un sorriso, mentre continuavo a guardarlo anche mentre m’imbarcavo.
Non l’avevo perso per sempre.
Lui mi avrebbe aspettato, perché poteva amarmi meglio, così come avrei fatto io.
Lo sapevo che sarebbe andata così.
Alla fine, anche io avevo ricevuto il mio lieto fine, il mio “per sempre felici e contenti”, anche se in modo diverso da quello delle principesse.
Ma io non ero una principessa, ero solo una ragazza realmente innamorata del suo primo, vero grande amore.
E, mentre l’aereo spiccava il volo e abbandonavo Londra, guardai quella splendida penisola sotto i miei occhi, quella che mi aveva procurato ferite e sofferenze, ma soprattutto amore.
Sorrisi, scuotendo il capo, ritrovandomi di fronte i due occhi immensamente verdi di Harry.
Finalmente, anche io potevo essere felice.



http://picasion.com
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Writer's Corner! :)
Voi ci credevate che io potessi finire un'altra FF?
Io no, sinceramente.
Mi sembrava quasi impossibile scriverne un'altra, e invece l'ho fatto... e l'ho anche finita! :)
Diciamo che mentre scrivevo questo capitolo, tremavo.
Come al solito, insomma!
Anche durante l'ultimo capitolo di Don't wanna be without you mi tremavano le mani!
Forse sono troppo emotiva, però è sempre un'emozione strana finire una FF...
Mi sento sempre triste e felice allo stesso tempo...

Sinceramente, vorrei evitare di fare uno sproloquio lunghissimo, perchè vorrei risparmiarmelo per l'epilogo! xD
Ci sarebbero troppe cose da dire sul capitolo qui sotto...

Finalmete, il segreto di Maya è venuto a galla!
Alcune l'avevano capito, probabilmente, e forse ci siete rimaste un po' male...
io, sinceramente, non volevo nemmeno metterlo, mi sembrava una cosa un po'... boh, non saprei dirlo nemmeno io.
E, molto probabilmente, siete rimaste male anche sul finale...
forse vi aspettavate l'arrivo di Maya in chiesa, oppure lei che decide di rimanere...
diciamo che questi erano stati i miei primi pensieri sul finale, lo ammetto, ma mi sembravano troppo scontati e con subito il lieto fine...
a me piacciono le cose intricate e complicate, forse ve ne sarete accorte! :D
allora ho pensato che forse sarebbe stato meglio farla partire con la consapevolezza che Harry la ama e che l'aspetterà.
Ma, ovviamente, dovrete aspettare l'epilogo per scoprirlo! :D
Sono cattiva, lo so.
Mi volete ammazzare, lo so.
Ma a me questo finale piace! :D
Forse non mi è uscito come avrei voluto davvero, ma mi piace :)
C'è un mezzo lieto fine, e nell'epilogo si capirà se rimarrà o meno!

Come al solito, la mia stima più totale va a Nicole.
Insomma, una vera amica avrebbe fatto questo, e lei l'ha fatto, facendo finalmente dichiarare quei due testoni!
Amo il personaggio di Nicole, nonostante i suoi infiniti difetti, ha fin troppi pregi!

Come avrete notato (o almeno lo spero u.u) per la parte in chiesa, mi sono ispirata alla canzone Speak Now, di Taylor Swift!
Le vere Swifties avevano capito! :D
E anche a Stay, di Miley Cyrus, che ho trovato perfetta per questa situazione :)

Beh, non mi resta che andare via, allora :)
So che sarete immerse nei fazzoletti e nelle lacrime più totali... o almeno, la maggior parte di voi!
Vi ricordo che manca l'epilogo, quindi non disperatevi! :D

Vi lascio il link dello spin-off LOLE, che ho aggiornato ieri :)
You belong with me.
Vi prometto che ci sarà anche questa scena! :D

Per chi volesse seguirmi su twittah, mi trovate come @Marypuuff :)


Vado adesso, se no mi metto a piangere e dopo chi mi ferma più! :')

Grazie di cuore a tutte, a chi ha seguito dall'inizio questa storia, a chi l'ha scoperta a metà, a chi l'ha scoperta alla fine e a chi l'ha scoperta adesso, in questo momento! :)
Siete fantastiche, non smetterò mai di ripetervelo! :)

Vi voglio bene <3
Mary :)


 

  
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