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Autore: Grotesque    02/08/2012    2 recensioni
Aveva appena piovuto e l'aria era impregnata dall'odore di terra bagnata, cosė rilassante, eppure cosė triste e malinconico per un bambino delle terre assolate spagnole trasferitosi in un posto dal cielo perennemente plumbeo come l'Inghilterra.
Genere: Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il solaio era molto polveroso, ma ad Antonio piaceva; la luce fioca provenente dal nuvoloso esterno metteva in risalto la polvere dispersa nell'aria, che ondeggiava, quasi come se ogni granello cercasse di distinguersi dagli altri in un lunga danza raffinata. Il piccolo, dopo aver riso sinceramente ,per l'infantile divertimento di guardarli, si guardò intorno.
Che cosa poteva esserci di tanto spaventoso in un semplice solaio?
C'erano delle casse  sovrapposte l'una all'altra e ammucchiate in un modo talmente disordinato da offendere
persino lo sguardo e il naso -chissà quanta muffa c'era fra l'una e l'altra!- dell'innoncente fanciullo.
La stanza aveva una sola fonte di luce: la finestrella affacciata sul cortile.
Ma, ora che ci faceva caso: le tende qualche ora prima non erano chiuse?
Ora la stanza era illuminata, sebbene dal sole offuscato dalle nuvole, in modo abbastanza chiaro.
Le tende erano tirate.

Chi era stato?
                                                                               ***
 
Le tende ondeggiavano con eleganza, mosse dal vento, sotto un cielo plumbeo che prometteva pioggia.
E, mentre questa sequenza di movimenti sempre nuovi avveniva, qualcosa di molto brutto accadeva oltre le finestre aperte: iniziava un altra giornata di lezioni. L'anno scolastico era iniziato da poco, accogliendo i lamenti disperati degli studenti e la cattiva stagione, trascinando con sè i ricordi delle avventure estive.
Due occhi smeraldini osservavano annoiati le chiome multicolori degli alberi e le foglie volteggiare tranquille nell'aria, che ogni tanto facevano degli strattoni causati dall'aria tempestosa. La professoressa di aritmetica entrò nella classe, e la lezione iniziò, con una malinconica e debole reazione da parte degli studenti, ancora intontiti dai sogni della notte.
Durante la ricreazione ,Antonio, un ragazzo slanciato, dalla carnagione olivastra, capelli scuri, e, soprattutto, con due inaspettati e meravigliosi occhi verdi e vivaci, guardavo sconsolato fuori dalla finestra.

-Qual'è il problema?- chiese una voce virile e suadente alle sue spalle.
Il ragazzo per poco non moriva dalla sorpresa.
-Francis!- esclamò lui girandosi.
-Ti ho detto centinaia di volte di non apparirmi alle spalle!- continuò, con una finta irritazione, mettendo un muso altrettanto recitato. Ma, dopo un attimo tutti e due risero per la messa in scena -penosa daltronde- del moro.
-Beh, che ti prende?- chiese nuovamente l'amico biondo e alto.
-Ecco...ti ricordi quando ti ho parlato della mia esperienza in solaio?-
-Oui.-fece lui, con un convincente accento francese.

Di fatto le sue origini erano a Nice, sulle braccia del Mediterraneo. Ma, come diceva lui, "i suoi genitori avevano fatto l'orribile scelta di trasferirsi nel più sperduto posto del pianeta, in culo al mondo!"
Per essere precisi si trovavano in un villaggio anonimo in Cornovaglia, dove abitavano sì e no 3.000 abitanti scarsi che si conoscevano tutti fra di loro. Infatti Antonio, Francis e Romano erano amici di vecchia data, tutti e tre trasferitosi nella piovosa Inghilterra in tenera età, che si erano compresi fra di loro e avevano stretto un saldo legame di amicizia.
Difatti nessuno aveva intenzione di trasferirsi in quel lugubre posto; abitavano tutti e tre in amati paesi Mediterranei, quali la Spagna, la Francia e l'Italia.
Perchè trasferirsi in un luogo simile?

-...Pare che io debba tornarci.- continuò il ragazzo, tragico.
-Ma se l'ultima volta che ci sei andato avevi sei anni!- rispose Francis, ghignando per schernire il suo amico.

Alla conversazione si aggiunse l'italico, che, con la sua statura media e la chioma di capelli castani, apparì all'improvviso, stupendo leggermente i due conversanti.

-Dove?- s'intromise.
-In quello schifoso solaio muffoso, Romano!- fece il biondo, continuando a sorridere in modo superiore.
-Ah...-fece Romano, addentando un pomodoro. -Qual'è il problema?-
-Non ricordi Romano?- ribatté Antonio, con aria drammatica.
-Ma se neanche tu te lo ricordi!- Disse Francis.

Era successo, quando Antonio si era appena trasferito, che entrasse dal solo nel solaio 
-tralaltro solo una volta in vita sua e circa undici anni prima- e che, dopo uno attacco di paura di cui non ricordava la causa, fosse corso terrorizzato di sotto, piangendo e urlando.

-Perchè devi tornarci?- chiese Romano, ignorando la discussione.
-I miei genitori vogliono che dia un ordinata, per vedere cosa buttare e cosa no.- sospirò lui.
Romano sembrò illuminarsi d'improvviso, spaventando i due compagni che sapevano che, se Romano aveva un idea, non era certamente buona.
-Potremmo farci un rifugio dove guardare le partite e giocare all'Xbox senza che le nostre madri o qualsiasi altro tipo di ragazza ci rompa troppo!- annunciò.
Francis ci rimase quasi fulminato: era raro che si trovasse d'accordo con Romano!
-E' un ottima idea!- annuì Francis.
-M-ma......-fece Antonio.
-Hai diciasette anni!- sbottò Francis. -Non avrai mica paura di un solaio!-

Antonio deglutì con fatica e abbassò la testa sospirando. Non ricordarsi cosa fosse era la cosa che più lo
spaventava, lo terrorizzava. Non conoscere la cosa che ti infonde timore e un un influenza tale da non entrare
in una soffitta per più di undici anni, era piuttosto angosciante. Ma doveva raccogliere tutto il suo coraggio! 
Per i suoi amici!

                         
              In fondo, cosa ci poteva essere di così spaventoso? Ero solo un solaio,no?
  
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