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Autore: _wizard_    03/08/2012    5 recensioni
Fin da piccola mi dicevano che il mio mondo era diviso a metà, che esistevano i magici e i non magici, che nessuno si poteva fidare di nessuno, e cosa più grave che nessuno era libero, ma io questo fino a poco tempo fa non lo capivo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Davanti a noi una tavola imbandita con ogni genere di cibo. Mi si illuminarono gli occhi, e a sentire il mio stomaco doveva essere da un bel po’ che non mettevo qualcosa sotto i denti.

-Prego venite mie care! Esclamò il re.

Mi sentivo piuttosto impacciata, non sapevo se dovevo inchinarmi, così titubante, avanzai lentamente verso una sedia vicino al tavolo e mi sedetti. Jennie invece fece un lieve inchino e poi prese posto.

-Servitevi. Ci disse il re sorridendo.
Presi una bistecca e delle carote, mi versai un liquido azzurro nel bicchiere, chiedendomi cosa potesse essere.

-Il cibo non è molto buono, anche se il profumo può ingannare, purtroppo i nostri cuochi hanno dato le dimissioni, e l’unico modo per sfamarci è la magia, visto che non sappiamo cucinare. Disse uno gnomo entrato proprio in quel momento, per consegnare una lettera al re.

-Da parte di mia figlia, mi informa che verrà a trovarci. Disse perplesso il re.

Avevo finito di mangiare la bistecca che avevo trovato abbastanza gommosa, ero poi passata alle carote, ma non ebbi il coraggio di finirle, il sapore era terribile, non saprei dire con esattezza di cosa sapessero, ma di certo non di carote. Il liquido misterioso non era male, sapeva di mela, forse un po’ troppo dolce. La nota positiva era il budino al cioccolato, quello era davvero buono, così decisi di prenderne un’ altra porzione.
Era stata una cena silenziosa, a parte Jennie che mi aveva chiesto di passarle il sale, nessuno aveva detto altro. Così per rompere il ghiaccio mi schiarii la voce e chiesi:

-Ral dov’è?

-Ha avuto un impegno e non ha potuto cenare con noi, ma ci raggiungerà dopo. Mi disse il re guardando con poco appetito i peperoni nel suo piatto.
Restammo a tavola ancora qualche minuto poi visto che nessuno aveva intenzione di continuare a mangiare, il re batté le mani, e il cibo sul tavolo sparì.

-Che ne dite di andare nella sala grande? Così potrò rispondere alle vostre domande.

Ci alzammo e seguimmo il re lungo il corridoio buio e freddo. Il buio non mi dava fastidio anzi mi piaceva, ma Jennie lo temeva, diceva che non sapevi mai cosa potevi trovarci dentro, così mi strinse forte la mano. Quando il re aprì la porta c’era un camino sfavillante e un lampadario acceso ad attenderci nella sala, non potei fare a meno di apprezzare quel calore.
Il re prese posto su una poltrona, mentre io e Jennie ci sedemmo sul tappeto davanti al camino. Seguì una breve pausa da parte del re che scriveva una lettera di risposta alla figlia, poi cominciò:

-Forse vi sarete chieste se sapevamo del vostro arrivo. In effetti lo sapevamo, nella nostra mente avvertiamo sempre se qualcuno oltrepassa il muro.
Disse qualcos’ altro ma non prestai attenzione, il mio sguardo si era posato sui quadri nella stanza, mi colpì un quadro in particolare:

-Il bosco. Sussurrai
Spostarono anche loro lo sguardo sul quadro e poi il re continuò:

- Vi sarete accorte che il bosco è popolato da qualcuno. Ci vive uno spirito, si nutre dei viandanti, li spinge a rimanere con sé, promette loro grandi cose, e una volta che riesce a convincerli a restare, li conduce verso una lenta morte.

Anni fa è stata combattuta una guerra.  Abbiamo fatto un patto con lo spirito, lei ci avrebbe aiutato a sconfiggere i nemici e noi in cambio le saremmo stati grati, offrendole la vita dei viandanti e quella dei prigionieri. Ha accettato e ancora oggi, onoriamo quel patto. Voi avete attraversato il bosco e ne siete uscite vive, non capita spesso. Lo spirito potrebbe essere in collera e potrebbe vendicarsi.

Si fermò e serrò i pugni, poi fece apparire un bicchiere d’acqua e ne bevve qualche sorso.
Sospirò e aggiunse:

-Il vortice è semplicemente una via più veloce e meno sicura per raggiungere il regno.

Era da qualche minuto che avevo una terribile nausea ,diedi la colpa alla cena, avevo cercato di resistere perché volevo porre alcune domande al re, ma Jennie si era accorta che non mi sentivo bene, e mi aveva ordinato di andare in camera. Mentre lei sarebbe rimasta per fare qualche altra domanda.
Accettai senza fare troppe storie, avrei colto l’occasione per girare un po’ il castello.
Chiesi al re una torcia, non volevo rischiare di inciampare e poi non potevo esplorare il castello senza un minimo di luce.

Rabbrividii appena uscita dalla stanza, l’aria era davvero fredda, e non avevo nemmeno una giacca con cui riscaldarmi.
Mentre camminavo per il corridoio, i soggetti all’interno dei quadri mi sorridevano, altri mi salutavano, altri mi consigliavano di non girare a quell’ ora della notte. In effetti dovevo ammettere che la mia non era stata una grande idea, e così mi convinsi ad andare dritta in camera.

Una volta arrivata davanti alle scale,riflettei ancora un secondo se visitare il castello. Poi però vinse il mio buon senso e dissi:

-Nella mia camera, per favore. Le scale mutarono, e crearono un percorso dritto per il luogo ordinatogli. Me ne pentii un secondo dopo, volevo visitare il castello, la nausea mi era quasi passata e comunque mi sarei annoiata a morte senza Jennie. Amareggiata misi il primo piede sul gradino, appena misi anche il secondo, vidi le scale illuminarsi, avevano apportato qualche modifica al percorso, forse le ero diventata simpatica e avevano accorciato il tragitto.

Cominciai a salire, e più andavo avanti più mi convincevo che le scale mi odiassero, i gradini andavano avanti all’infinito.
Arrivai finalmente all’ultima rampa di scale, e mi accorsi che la porta che mi attendeva in cima, non l’avevo mai vista. Ricordavo perfettamente di aver dato le coordinate giuste eppure non ero dove avevo richiesto.

La porta era di un legno ormai vecchio e consunto, la maniglia di ferro arrugginito. Scrutai attentamente la porta, non mi restava che aprirla, eppure le mie mani restavano ferme. Avevo forse paura? No, non poteva essere possibile, cosa avrei dovuto temere poi?

Dopo interminabili minuti mi resi conto che non avrei trovato il coraggio di aprire la porta e mi girai ordinando alle scale di portarmi in camera. Ripetei più volte l’ordine ma queste restavano immobili.

-Va bene volete che entri? Entrerò!

Mi girai infuriata, spinsi con tutta la forza che avevo la porta, e poi entrai.
Mi circondava un buio innaturale, diverso dal buio in cui avevo vagato fino a quel momento. Troppo scuro, forse, troppo denso.
Alzai tremante la mano con la torcia e feci un po’ di luce. Avanzai di qualche passo, incuriosita da quel luogo.

La porta dietro di me si chiuse con un boato. Tornai velocemente indietro e afferrai la maniglia tirandola con tutte le mie forze, ma la porta non si apriva. Non volevo rassegnarmi, battei i pugni contro il legno marcio nella speranza che qualcuno si accorgesse di me. Ma nessuno mi avrebbe sentito. Qualcosa mi toccò la spalla, impallidii, mi portai una mano alla gola, l’urlo si era fermato proprio lì, bloccandomi il respiro.
Mi voltai lentamente scrutando con la torcia l’oscurità, non c’era nulla,  la luce della torcia vacillò minacciando di spegnersi. Volevo scappare, ma dove?  Mi rannicchiai nell’angolo vicino alla porta, madida di sudore, dondolandomi avanti e indietro, attendendo la mia fine.


                                                                               Salve a tutti! Ringrazio tutti coloro che leggono la mia storia, e mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate! :)

  
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