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Autore: RainbowCar    05/08/2012    4 recensioni
FF iniziata quando DAI non era ancora stato rilasciato. In questa storia gli eventi di Inquisition non sono mai accaduti: ho scelto di immaginare i miei eroi e le loro storie; personaggi nuovi che inevitabilmente incontrano quelli di DA:O e DA2.
"Era tutto perfetto. Mio padre e mia madre si abbracciavano sorridenti mentre mi guardavano giocare col mio fratellino. Il sole splendeva alto nel cielo e il lago Celestine luccicava come uno zaffiro. C’erano uccelli e cerbiatti, e nug. E c‘era un drago. Un drago enorme, mostruoso. Era venuto per uccidere."
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Custode, Hawke, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Vostra maestà, è un onore avervi qui!” esclamò Felsi, con aria estasiata e al contempo stupita.”Non sapevo di un viaggio ufficiale in questa regione, altrimenti l’accoglienza sarebbe stata senza dubbio migliore”.
La povera donna era mortificata. La locanda era in uno stato pietoso: poche ore prima una banda di scalmanati aveva pensato bene di andare a discutere di debiti insoluti proprio lì e quel che ne era seguito era stato tutt’altro che un pacifico chiarimento. In pochi minuti erano cominciati a volare boccali, sedie e persino tavoli e convincere quei balordi ad andare via non era stato semplice.
Addirittura Felsi era dovuta correre ad avvisare i templari a guardia del circolo per farsi aiutare. Questi ultimi le avevano appunto dato una grossa mano a mettere in fuga i malviventi, non prima di aver macchiato qua e là le pareti con un po’ di sangue fresco che la nana stava cercando faticosamente di ripulire, quando la porta, sebbene fosse chiusa a chiave, si era aperta ed era entrata la regina.
“Non preoccuparti Felsi, il mio non è un viaggio ufficiale, sono qui per motivi personali” . Lady Cousland si guardò intorno notando che la donna aveva un bel po’ di lavoro da svolgere. “Mi farebbe piacere aiutarti a risistemare, posso?”
Felsi ora era completamente sbigottita. “Cosa? Ma voi siete l’eroina del Ferelden, nonché la regina! Per quale motivo dovreste aiutarmi a rimettere a posto questo macello?”
“Ebbene” sorrise la sua ospite “Sono provvista di due braccia e due gambe proprio come te, dunque non vedo l’impedimento dove sia. Inoltre, vorrei parlarti di una cosa”
“Come volete”
Felsi continuò a smacchiare le pareti mentre la regina raccoglieva i cocci dei boccali dal pavimento.
“Viaggiate da sola, vostra maestà? Vostro marito non è con voi?” chiese la cameriera.
“Mio marito è stato richiamato alla fortezza di Weisshaupt qualche giorno fa. Ne avrà per un mese almeno”
“Non lo invidio, quello è un postaccio!”
“E’ vero, io ci sono stata per soli due giorni e in confronto le Vie Profonde mi sono sembrate dei prati fioriti. Ma tu come fai a saperlo?”
“Oh, di tanto in tanto passa di qui un custode che racconta le sue avventure: nessuno ne parla bene!”
Dall’ultimo flagello nel Ferelden erano stati nominati parecchi nuovi custodi grigi, molti dal re e la regina stessi. I custodi grigi erano diventati molto popolari, molte canzoni ora ne tessevano le lodi e il fatto che i regnanti in persona ne facessero parte aveva spinto i cittadini di ogni angolo del Ferelden a chiedere di entrarvi. Le reclute però, vista l’ enorme richiesta, erano scelte con cura tramite tornei di combattimento e ardue prove. Solo i vincitori dell’ arena di Orzammar e di questi, i coraggiosi che si addentravano nelle vie profonde a cercare sangue di prole oscura erano ammessi al rituale.
Felsi era comunque molto sveglia. C’era sotto qualcos’altro. La regina non aveva nemmeno il suo solito seguito di ancelle e anche i suoi compagni di avventure erano assenti. Aveva intravisto solo quello strano elfo, ma non era entrato con lei.
“Maestà, voi non dovreste essere qui, vero? Viaggiate in incognito? Non sarà una fuga romantica?”
Disse indicando con un cenno del capo l’elfo dietro la porta.
“Oh per carità!” rispose la regina. “ Sono in incognito, hai ragione, ma di certo non per fuggire con Zevran!”
“Perdonatemi maestà! Sono stata davvero inopportuna. Queste non sono cose da chiedere a una regina!”
Si prostrò in un profondo inchino. “E’ solo che ho detto la prima cosa che mi è passata per la testa, la voce è uscita fuori da sola senza che potessi impedirglielo!” si giustificò.
“Non preoccuparti Felsi. Siamo sole e siamo amiche. Ci conosciamo da quando la corona non adornava ancora il mio capo. Sentiti libera di essere sempre sincera e schietta con me. E già che ci sei, ti prego di non chiamarmi maestà in un occasione come questa, chiamami pure con il mio nome.”
“D’accordo. Con le tue parole mi onori. Allora mi sento libera di chiederti, Lavriella, cosa ti porta in questa parte del Ferelden?”
“Oghren”
“Oh, non starà ancora pensando di mettere su famiglia con me? Ha mandato addirittura la regina per convincermi? Gli ho già detto che non voglio sposarlo, sono uno spirito libero io!”
“Ma no! Non mi ha mandata a convincerti di nulla! Anzi, nemmeno sa che sono qui. Ma sono venuta perché mi ha raccontato qualcosa di strano che è successo proprio in questa locanda”
“Qualcosa di strano? A cosa ti riferisci in particolare? Come avrai notato qui succede qualcosa di strano talmente tanto spesso da trovare strano che non succeda nulla!”
“Me ne rendo conto, ma ho bisogno comunque di sapere cosa ricordi. Qualche settimana fa c’era una donna qui, una donna che forse ricordi anche tu, l’avrai vista insieme a me durante in flagello”
“Oh. Adesso ho capito a cosa ti riferisci”.
 
Zevran stava aspettando da più di un’ora. Era stato tentato di entrare per vedere a che punto fosse l’incontro, ma poi aveva desistito. Lavriella gli aveva chiesto di restare fuori e lui non poteva disubbidire.
Dopo quasi vent’anni ancora scattava a ogni sua richiesta. Aveva rinunciato a qualunque cosa per lei… e ne era valsa la pena. Ogni istante in sua compagnia era un pagamento sufficiente per aver rinunciato a i suoi viaggi, alla sua ritrovata libertà. Non poteva sentirsi più libero se non standole accanto. Lavriella aveva trentotto anni ma era persino più bella, se possibile, di quando l’aveva vista la prima volta. E poi si sapeva, lui aveva un debole per le donne più “mature”.
Persino Wynne era stata presa di mira dalle sue attenzioni. Era una donna affascinante e intelligente. Persino divertente a volte. Era mancata troppo presto per i suoi gusti. Tutti avevano pianto la sua scomparsa. L’intero Ferelden era stato in lutto e in migliaia erano accorsi a dare l’estremo saluto a una donna che aveva contribuito a fare del Ferelden un posto migliore. La sua tomba si trovava a Denerim, ma un monumento la ricordava nella torre del circolo, dov’era cresciuta e aveva imparato ad amare gli altri senza pretendere nulla in cambio. Aveva lasciato un grande vuoto nel cuore dei suoi compagni, e un figlio, Alvius, che ora era primo incantatore. Un figlio che , pur non avendola mai conosciuta era un uomo giusto come lei e altrettanto altruista.
Wynne era morta due anni dopo il matrimonio di Alistair e Lavriella.
Una notte, semplicemente, annunciò che lo spirito che la teneva in vita, aveva ormai esaurito il suo potere e che non avrebbe superato la notte. Non volle nessuno accanto a sé durante i suoi ultimi istanti. Si sdraiò nel grande giardino del palazzo reale a guardare le stelle e fu lì che la ritrovarono all’alba del giorno successivo.
 Lavriella era convinta che se avesse scelto quel posto per esalare l’ultimo respiro, l’avesse scelto per rimanervi per sempre, e così era stato.
Ora lì c’era la sua tomba, su cui Lavriella certe volte passava  giorni interi, parlandole, meditando, piangendo o ridendo, confidandole ciò che aveva nel cuore o semplicemente leggendo un libro. In un certo senso la sentiva ancora vicina. Forse dipendeva dal fatto che Wynne era stata come una seconda mamma e che i suoi veri genitori non avevano una tomba su cui potesse piangere. Così stare sulla tomba di Wynne era un po’ come stare sulla tomba di mamma è papà e su quella di tutte le persone amate che non facevano più parte di questo mondo.
 
Lavriella finalmente uscì dalla taverna. Aveva uno sguardo cupo e assorto, tanto che l’elfo dovette richiamare la sua attenzione schioccando le dita.
“Scusami Zev. Ero sovrappensiero”.
“Me ne sono accorto, credimi” sdrammatizzò lui. “Mi farebbe piacere che mi raccontassi cosa c’e’ che non va” le spostò gentilmente una ciocca corvina dal viso. “Lo sai che puoi fidarti di me. Perché siamo venuti qui?”
 
Era notte fonda. Nessun rumore nel palazzo a parte l’abbaiare di qualche mabari irrequieto e i passi della ronda notturna, cadetti che strascicavano pesanti armature in lungo e in largo per scongiurare qualsiasi tipo di attacco alla fortezza. Un altro tipo di passi si aggiunsero a quelli, leggeri, felpati, veloci. Zevran Arainai era nel suo letto quando li udì.
I suoi raffinati sensi elfici gli avevano suggerito che quelli non erano i passi dei cavalieri, né di una qualunque altra persona. Erano i suoi passi, terminati davanti alla sua porta.
La regina non si degnò di bussare. Semplicemente, dato il suo passato da discreta scassinatrice, forzò la serratura e entrò silenziosamente, richiudendo la porta alle sue spalle. Una fioca luce filtrava attraverso le giunture della porta di legno, che illuminava la stanza quanto bastava per distinguere chiaramente la sua figura. Indossava una leggera camicia da notte di seta lunga fino alle caviglie che avvolgeva morbidamente i suo corpo, coperta da una vestaglia di un tessuto più pesante che però non nascondeva del tutto le sue curve.
Sicuramente non sarebbe stato opportuno farsi vedere in quella tenuta da un altro uomo che non fosse suo marito, ma Zevran non faceva testo. Già. Quasi non fosse un uomo. Quasi non avesse occhi per guardarla, quasi non avesse un c…uore per desiderarla. Eppure non aveva mai fatto mistero della sua incredibile attrazione verso le belle donne, e non solo.
“Lavriella, è successo qualcosa?” Zevran si mise a sedere nel suo grande letto. La sua voce era appena un sussurro.
“Io… ho bisogno di parlarti” disse la regina. Il suo tono era carico d’apprensione.
“Ok, aspetta un attimo”.
Zevran sembrava completamente nudo, avvolto solo in candide lenzuola che lo coprivano dalla cintola in giù. C’era accanto a lui qualcosa di indistinto che sembrava muoversi nell’ampio letto. Lavriella si avvicinò istintivamente e vide una donna dai lunghi capelli rossi dormire beatamente, svestita.
“ Oh cielo!” sibilò. “Scusami, sono stata inopportuna, avrei dovuto quantomeno bussare, tornerò domani!”
Si voltò per andarsene ma Zevran prontamente balzò fuori dal letto e la afferrò per un polso.
“Aspetta!”
Non c’era alcun dubbio: era completamente nudo! Lavriella si era girata quando lui l’aveva afferrata e l’aveva guardato. Cercò di distogliere immediatamente lo sguardo tentando di non arrossire troppo, restando completamente immobile. Zevran non parve notare il suo imbarazzo, tanto che non fece il minimo sforzo per coprirsi.
La spinse dall’altro lato della stanza.
“Nasconditi qui. Mi sbarazzerò di lei e potremo parlare in pace.”
Lavriella annuì e si nascose dietro a un paravento dai decori orlesiani.
Zevran si avvicinò alla ragazza addormentata, si sedette accanto a lei e la svegliò con un delicato bacio sul collo.
“Mia cara”, le disse non appena aprì gli occhi, “temo di soffrire di claustrofobia”.
La ragazza aveva un’aria interrogativa. L’elfo alzò un sopracciglio, come fosse stupito del fatto che lei non avesse capito al volo.
“Vedi” continuò, “temo che questo letto sia troppo stretto per due persone, se si vuole riposare comodamente”.
La ragazza ci mise un po’ ma alla fine concluse: “Vuoi che vada via?”
“Beh, quella sarebbe la mia idea. Non fraintendermi, è stato bello, ma ho bisogno dei miei spazi”.
“Ma è notte, come faccio ad andare in giro da sola? E se incontrassi qualche malintenzionato?” replicò lei.
“Oh, credo che te la caverai benissimo, in fondo sei appena stata a letto col più malintenzionato dell’intera città”. Le sorrise. Uno di quei suoi sorrisi ammalianti, capaci di convincerti di qualunque cosa. La ragazza scoppiò in una risatina maliziosa. Si alzò e raccolse le sue vesti.
“D’accordo, me ne vado, ma prima, mi prometti che ci rivedremo presto?”
“Ma certo mia cara!”
“E mi permetteresti di farti un ultimo regalo prima di andare?”
“Oh tesoro, vieni qui. Che nessuno osi mai dire che Zevran Arainai si sia tirato indietro di fronte a tanta generosità”.
In un attimo la ragazza affondò il suo capo tra le gambe di Zevran, la cui espressione era un misto tra delizia ed estasi. Dopo pochi secondi l’elfo la prese tra le braccia e la poggiò contro la parete. Lui era in piedi e le gambe di lei erano intorno ai suoi fianchi. Ogni vigorosa spinta dentro di lei era un gemito di piacere e soddisfazione da parte della giovane donna.
Lavriella si era voltata per non guardare attraverso le fessure del paravento, ma i gemiti,gli urletti, i sospiri, quelli sì che li sentiva. Sarebbe voluta sprofondare in una voragine e riaffrontare l’Arcidemone magari, pur di non stare lì inerme ad assistere a quello.  Probabilmente non durò a lungo, ma per Lavriella furono attimi interminabili.
Quando finalmente il silenzio ritornò a regnare nella stanza, Zevran spostò il paravento e si avvicinò a Lavriella: “Finalmente soli” disse, come se non fosse successo nulla. Il viso della donna era praticamente dello stesso colore dei pomodori maturi ma la fioca luce evidentemente non diede modo all’elfo di rendersene conto.
“Cosa diamine ti è saltato in mente?”esclamò Lavriella.
“Ti ha dato fastidio? Ti chiedo scusa, ma sai, ne andava della mia reputazione”, si giustificò lui.
“E’ stato a dir poco imbarazzante, non ho mai sentito invocare il Creatore con tanta enfasi in effetti!”
“Che dire, si vede che non ti hanno mai fatto sentire il bisogno di ringraziarlo per tanto diletto” infierì Zevran, divertito.
Lavriella strabuzzò gli occhi, confusa.
“Io… ho bisogno di un po’ d’aria”. Corse alla finestra e la spalancò. La Luna piena illuminò la camera e i suoi occhi, ormai abituati alla semioscurità, poterono cogliere meglio i particolari.
Zevran aveva un corpo perfetto. Il fatto di essere un elfo lo faceva apparire più giovane di quanto in realtà non fosse. Sembrava ancora un ragazzo, un ragazzo di trentanove anni. Sebbene fosse leggermente più basso di lei, era ben proporzionato. Più esile di suo marito, ma altrettanto vigoroso. Le gambe erano ben tornite, le braccia muscolose, il torace  definito. I glutei perfetti erano sicuramente sodi e scolpiti, e la sua virilità… quella no, non avrebbe potuto descriverla, si era imposta di non guardarla.
“In nome del Creatore Zev! Mettiti qualcosa addosso!”
Zev. Adorava particolarmente quell’abbreviazione del suo nome, quando era lei a usarla.
Si affrettò a infilarsi un paio di pantaloni e tornò dalla sua regina, che , intanto, aveva riacquistato un colorito più simile a quello umano.
“Devi farmi un favore”gli disse.
“Qualunque cosa”.
“Tra pochi giorni partiremo per il lago Calenhad, io e te da soli, ma non chiedermi il perché. Non adesso, almeno ”.
E lui non gliel’aveva chiesto. Non le aveva fatto nessuna domanda. Aveva acconsentito perché passare del tempo da solo con lei gli era sembrato semplicemente un premio non meritato. Sapere di averla accanto gli bastava. Ma ora… sembrava così triste. Voleva cancellarle dal viso quell’espressione infelice. Era giunto il momento di chiedere.
Ufficialmente la regina si era recata a far visita al primo incantatore e non aveva portato la sua scorta reale perché al circolo non sono ammessi molti estranei. Nessuno aveva protestato sul fatto che l’unico accompagnatore fosse l’elfo biondo. Era pur sempre un campione che aveva aiutato l’eroina del Ferelden. Inoltre erano buoni amici e il re stesso non dubitava della loro lealtà. Peccato che il re fosse stato richiamato d’urgenza alla fortezza di Weisshaupt e che non sapesse di questo viaggio. La regina però aveva inviato un messaggero per avvisarlo che sarebbe stata lontana dal castello per un po’. Se nella lettera avesse specificato o meno che si sarebbe allontanata sola con un uomo, nessuno lo sapeva.
“Hai ragione Zev. Ti devo delle spiegazioni. Ma non volevo parlartene prima di esserne sicura”.
“Sicura di cosa?”
“Vedi... ricordi quando Oghren è venuto a farci visita a palazzo?”
“Certo. Ti ha portato cattive notizie?” Zevran incominciò a preoccuparsi.
“Cattive è un eufemismo. Siamo qui perché volevo verificare che non avesse semplicemente sognato quello che mi ha riferito”.
“E…?”
“E… vieni! Devo assolutamente parlare con Alvius!”
La regina si diresse verso il molo a passi svelti, seguita dal suo amico. Il templare a guardia del circolo nemmeno la guardò in faccia.
“Mi dispiace, per via di alcuni problemi, nessuno può accedere al circolo”.
“Sono qui per vedere il primo incantatore. Sono sicura che lui mi lascerebbe entrare”
“Chi credete di ess… vostra maestà? Vi chiedo di perdonarmi, non vi avevo riconosciuta! Il traghettatore vi porterà immediatamente al circolo”.
 
“Alvius! Come stai?”
La regina del Ferelden aveva varcato la porta del suo studio. Non si aspettava di vederla lì, era passato poco tempo dalla sua ultima vista e non credeva che sarebbe tornata così presto. Non che gli dispiacesse. Lady Cousland era una donna la cui compagnia era sempre un piacere. Gli aveva cambiato la vita.
Era riuscita a rintracciarlo nella chiesa di Orlais e l’aveva aiutato a diventare l’uomo che era ora.  Non aveva mai conosciuto sua madre, ma da quello che gli avevano raccontato, era una donna meravigliosa che non aveva smesso di pensare a lui nemmeno per un attimo.
Il dono della magia si era manifestato tardi in lui, quindi non era stato rinchiuso ma era diventato un semplice servo della chiesa. Quando aveva scoperto i suoi poteri aveva deciso di tenerli nascosti perchè sapeva che nel circolo, essendo solo un umile servo, non avrebbe avuto vita facile. E ora, grazie alla regina che l’aveva fortemente rivoluto in patria, si ritrovava primo incantatore del Ferelden.
“Vostra maestà, quale onore rivedervi così presto!”
“Anche per me è sempre un piacere rivederti Alvius”
Lo scambio di convenevoli durò pochi secondi, nei quali Lavriella si sedette e rifiutò con cortesia tè e biscotti.
“Mi è stato riferito che ci sono stati dei problemi al circolo”.
“Le notizie viaggiano in fretta vedo. Sono mortificato, maestà. Il ragazzo non aveva mai manifestato le sue intenzioni, era sempre stato tra i più diligenti…”
“Non è mica colpa tua. Ognuno è responsabile delle sue azioni e ne pagherà le conseguenze”.
Alvius notò amarezza e rimprovero nelle parole della regina. Che sapesse che l’aveva lasciato andare?
“Ma non sono qui per incolpare nessuno. Voglio solo farti qualche domanda” continuò lei.
Il primo incantatore tirò un  impercettibile sospiro di sollievo.
“Ma certo, risponderò con piacere alle vostre domande, se potrò”
 “Connor era solo quando è fuggito?”
“No, c’erano altri due maghi con lui”
Due? Possibile che ci fosse anche lui?
“Non li abbiamo visti bene in faccia, erano coperti da pesanti mantelli e cappucci. Una maleficar elfica e un mutaforma. Quest’ultimo non sappiamo dire se fosse umano o meno, né se fosse uomo o donna. Alcuni templari però giurano che fosse una donna”.
Dunque. Era proprio Morrigan. Ma l’altra maga… era un’elfa. Non era lui.
“Forse potrei darvi una mano a rintracciare Connor.”
“Vostra maestà. Non è certo un compito che spetta a una regina”
“Dimenticate il mio ruolo ufficiale. Sono pur sempre un custode grigio, e i custodi si battono per ciò che  è giusto”
“Beh, allora, forse, vi conviene cominciare da Redcliffe, in fondo Lady Isolde e l’Arle Teagan potrebbero sapere qualcosa e dubito che parlerebbero volentieri coi templari” ipotizzò Alvius.
“Sono sicura che l’Arle Teagan non abbia nessun ruolo in tutto questo!” affermò decisa la regina.
“Non intendevo…”
“Non preoccuparti. Mi hai dato un ottimo consiglio, andrò a Redcliffe”
“Volete restare qui per la notte?”
“No, grazie, non abbiamo un attimo da perdere, riprenderemo il viaggio subito”.
 
Appena scesero dalla barca, di nuovo soli,  Zevran  non potè più far tacere i suoi sospetti.
“Stai cercando Morrigan, vero?”
“Sì” ammise Lavriella abbassando lo sguardo.
“Avevi promesso di non cercarla”
“E lei di non farsi più vedere”
“Infatti non l’hai vista!”
“Oh, per favore! Io non l’ho ancora vista,certo, ma è stata vista da Oghren e Felsi, nonché da mezzo circolo!” Lavriella, con fare stizzito, si avvicinò alla riva del lago, lo sguardo fisso all’orizzonte e le braccia incrociate. Il tramonto imminente non addolcì il suo stato d’animo.
Zevran la raggiunse. Lei era testarda, ma lui non era da meno, e di certo non aveva paura di parlarle chiaro, anche a costo di discutere.
“Perché ti stai accanendo così?” le chiese, duro.
“Temo che non sia sola”. E in quel momento Zevran vide i suoi occhi, lucidi, brillare alla luce del tramonto.
“Dimmi che succede”
Lui l’abbracciò e lei si sciolse. Pianse. E rivelò per la prima volta il suo oscuro segreto. Un segreto che si era portata dentro per diciannove anni e che non aveva confidato nemmeno a suo marito, ignaro di avere da qualche parte quel figlio che aveva sempre desiderato e mai avuto fra le braccia.
 
  
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