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Autore: Tyra Sunlow    05/08/2012    1 recensioni
Questa fan fiction è ambientato nel fantastico mondo creato da Licia Troisi, ho voluto scrivere l'avventura di una ragazza (Sahita) nell'era di Leven, padre di Nammen. Si ritroverà a dover vagare per il Mondo Emerso, sempre alla disperata ricerca di un modo per vendicarsi. Sarà un incontro particolare a cambiare la sua vita. Spero che vi piaccia!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 Me ne stavo alla finestra, a guardare le gocce di pioggia battere sui vetri. Quella sera avrei rivisto Taimel, il mio futuro sposo. Avevo solo sedici anni e già dovevo maritarmi con una persona che consideravo soltanto come un buon amico. La prima di tante ingiustizie. Appoggiai una mano sul vetro freddo della finestra e desiderai con tutta me stessa di essere una goccia d’acqua, così da poter scorrere libera. Libera. Qualcuno bussò alla porta, ma non aspettò il mio permesso per entrare. Mia madre entrò cauta, ma con piglio deciso ricordandomi per l’ennesima volta che era pronto in tavola. Quando le ninfe si arrabbiano non sono piacevoli da vedere o da ascoltare quindi non me lo feci ripetere più e mi diressi verso la cucina. La mia casa non era niente meno che una piccola capanna fatta di terra e mattoni d’argilla. La paglia che la ricopriva la proteggeva dalle piogge e dalle tempeste. Le stanze erano graziose, ma adornate poveramente. Era una casa tranquilla, tipica della Terra dell’acqua. Presi posto a tavola, davanti a mio padre e iniziai a mangiare la zuppa calda. -E’ già tutto pronto per stasera?- chiese Hene, mia madre agitando i lunghi capelli trasparenti. Annuii. -Le truppe si stanno spostando… Taimal non resterà qui a lungo…- puntualizzai. -Abbastanza perché voi due vi sposiate.- disse mio padre perentorio. Per qualche minuto non si sentì altro che il rumore dei cucchiai sbattere nelle ciotole e il picchiettare della pioggia alle finestre. -Quand’è che devo andare alla festa?- chiesi rompendo il silenzio. -Al calar del sole…- rispose mio padre. -In che cosa consisterà precisamente?- -Niente di speciale, lo fanno i soldati ogni anno, devono festeggiare per la loro patria e quindi cantano, ballano e si ubriacano. Vedi di non imitarli.- spiegò poi. -Ballare…- mormorai preoccupata, valutando le mie doti da ballerina -Non ti preoccupare Sahita, andrà tutto bene…- mi rassicurò mia madre mettendomi affettuosamente un braccio diafano attorno alle spalle. -Le forze armate non dovrebbero festeggiare in questi tempi, Leven non aspetterà che noi abbiamo finito di fare festa per ucciderci tutti.- protestò mio padre. -Hadrick, lo sai che non è così, lo sai che la Terra dell’acqua è al sicuro..- replicò mia madre. -Sì, è vero… ma solo per ora.- disse lui sospirando. Con quelle parole mi alzai e mi diressi in camera. Nel pomeriggio mi preparai per la serata, intrecciandomi i capelli e lavandomi con cura. Indossai l’abito buono che non era altro che una gonna ampia e lunga e un corpetto aderente al petto che mi faceva soffocare. Quella fu una delle rare volte in cui mi guardai allo specchio. I capelli castani erano raccolti e il vestito donava alla mia corporatura snella. Feci una smorfia e uscii di casa dirigendomi verso la piazza dove ci sarebbe stata la festa. La pioggia scendeva instancabile e velocemente mi coprii il capo con il cappuccio del mantello. Nella piazza usualmente semideserta erano allestiti capannoni e roghi dove cuocevano la carne. Intimorita dal vociare che proveniva dall’interno e dalla moltitudine di gente fuori, rallentai il passo deciso e mi feci strada tra la folla. Quando entrai in uno dei capannoni un’aria calda mi investì e vidi che molti soldati ridevano e scherzavano seduti alle lunghe tavolate. Con loro c’erano donne e ragazze che parevano divertirsi molto. -Sono contento che tu sia venuta.- Mi girai e vidi che un ragazzo alto e dagli occhi grigi mi sorrideva dolce porgendomi la mano: Taimel. Io sorrisi a mia volta: -E’ un sollievo stare qui al caldo.- -Puoi dirlo forte, il fuoco è acceso da tutta la giornata e poi con tutte le persone che ci sono… vieni ti accompagno al nostro tavolo.- Taimel mi prese per mano e fece per baciarmi, ma io, facendo finta di niente, mi scostai e accelerai il passo. Quando arrivammo al tavolo riconobbi solo quattro o cinque soldati, e le ragazze avevano tutti volti nuovi. -Lei è Sahita, mia futura sposa…- tutti quanti commentarono e ci fecero posto nelle lunghe panche. -Matrimonio combinato?- disse una voce suadente alla mia destra. Mi girai e vidi che affianco a me c’era una ragazza molto bella dagli occhi verdi e con capelli lunghi e neri. Annuii sforzandomi di sorridere. -Mi dispiace, ti capisco… anche il mio matrimonio è stato deciso dai miei genitori e non ho mai amato mio marito… ma se questa è la mia vita, non serve a niente lamentarsi.- la guardai negli occhi e valutai quanti anni dovesse avere: più o meno trenta. Poi guardai Taimel che rideva con un suo compagno e provai a immaginarmi come doveva essere vivere insieme a lui…scossi la testa e ricominciai a mangiare. Per tutta la serata feci finta di divertirmi e mangiai le pietanze tradizionali della Terra dell’acqua. Ogni tanto la donna affianco a me mi concedeva uno sguardo fugace, ma poi continuava a parlare con il resto delle persone. Taimel ogni tanto cercava di coinvolgermi nei discorsi, ma la maggior parte delle volte mi limitavo a commentare senza sapere quello che dicevo. Lui parve accorgersene e si limitò a sorridermi ogni tanto. Poi, dopo circa due ore da quando ero arrivata, arrivò il momento fatidico e che aspettavo con timore. I soldati presero le loro ragazze e tutti si diressero verso un grande spazio vuoto dove le prime coppie iniziarono a volteggiare. Mi guardai intorno cercando qualche via di fuga, ma non feci a tempo a sbuffare che Taimel era già affianco a me porgendomi la mano. Controvoglia la presi e mi alzai. Quando arrivammo nella pista da ballo lui mi cinse la vita e io iniziai a muovere qualche passo, cercando perlomeno di non pestargli i piedi. Lui non sembrava accorgersene infatti mi guardava adorante e io arrossendo distolsi lo sguardo. La musica era lenta e molti ubriaconi avevano già preso sonno e russavano beati sulle panche ignari degli sguardi indignati delle dame. -Mancano pochi giorni…- sussurrò Taimel sorridendo. -A cosa…- mi lasciai sfuggire… -Eh, eh… non far finta di dimenticartelo: al nostro matrimonio!- -Oh…certo. Non vedo l’ora…- cercai di sembrare entusiasta. -Ho già preparato tutto, si terrà nella chiesa qui di fronte e se vuoi chiedo anche alla mia vicina se le sue figlie possono farci da damigelle…- -Anche le damigelle…- lo guardai negli occhi e lo trovai molto bello, ma non lo amavo, provavo solo… compassione. Mi sentii veramente male, pensando a quanto stava facendo per noi Taimel, mentre io cercavo soltanto un pretesto per rimandare la data del matrimonio. Mi odiai per aver detto di sì, ma sapevo che non avevo avuto scelta. I miei genitori avevano deciso così sin da quando ero nata e non potevo fare niente perché ciò non accadesse. Nonostante questo Taimel sì che mi amava veramente e questo mi faceva ancora più male. Non avrei mai potuto ricambiarlo e questo sarebbe significato un matrimonio a metà. -Sei molto bella stasera...- disse avvicinando il suo viso al mio. Chiusi gli occhi cercando di non spostarmi, quando sentii un boato provenire da fuori.
  
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