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Autore: LucyFire    05/08/2012    2 recensioni
Buongiorno. Sono Veronica.
Non vi scrivo perché ho voglia di sbandierare la mia vita ai quattro venti, né per raccontare di un amore adolescenziale con la sfigata della scuola che si innamora del figo di turno e che questo (bibbi bobbidi bù!) ricambia dopo neanche mezzo dialogo.
No, miei cari lettori.
Qui non centra la scuola, la popolarità o altre robe simili. Anche perché adesso siamo in estate, a giugno, in un paesino sperduto lungo la costa del nord Italia, con una casa sulla spiaggia.
Non si incontreranno due anime gemelle, in quel caso sarebbe troppo scontato.
Due vite stanno per incrociarsi e cambiarsi reciprocamente.
Siete pronti per l’avventura?
[INCOMPLETA]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 1:

 

 

QUANDO IL DESTINO CI METTE LO ZAMPINO

 

 

Stavo sognando, non cera alcun dubbio.

Si dai!, quella dimensione parallela dove puoi essere chi vorresti e puoi fare quello che hai sempre desiderato.

Mi rifugiavo troppo lì in questo periodo. Ero come assuefatta a quel senso di impotenza costante nella mia vita che si eliminava all’istante quando chiudevo gli occhi.

Non dovevo neanche dormire: a volte mi buttavo sul letto e scivolavo lentamente in questo mondo, oppure a scuola buttavo lo sguardo fuori dalla finestra e mi incantavo ad osservare quelle nuvole dalle forme più disparate, a quel sole luminoso.

Ma specialmente ci cadevo quando ascoltavo musica.

Una strofa dei Simple Plan e canticchiando mi immaginavo di essere su un palco come una vera cantante, per sfuggire alla realtà, ovvero che gli unici che erano a conoscenza delle mie doti canore erano i muri della mia stanza.

Era il mio mondo personale e lo usavo più del necessario, forse.

Non cera nemmeno da stupirsi, infatti, se da un anno a questa parte ogni forma di amicizia aveva completamente dimenticato il mio nome e, anche quelli che mi volevano sinceramente bene, mi avevano un poabbandonato alla mia tristezza giornaliera. Si sa, la malinconia è contagiosa e nessuno vuole per amica una musona.

Comunque, ormai che ne ero unesperta, ero sicura di star sognando.

Lo sapevo per due motivi.

Primo: stavo parlando con Chris Evans, cosa decisamente improbabile.

Secondo: mi stavo sposando con Chris Evans, cosa scientificamente ancora più impossibile.

Non che mi dispiacesse la situazione, sia chiaro. Nonostante qualche annetto di differenza fra le nostre date di nascita, qualche pensierino, su quel bel pezzo di gnocco, si può sempre fare!

Chi sono io per vietarmi queste cose?

Indossavo un vestito composto da un semplice strascico, un bustino di pizzo con una gonna di satin. Camminando verso laltare il tutto ondeggiava e gli sguardi dei presenti mi facevano sentire davvero bella.

Per non parlare della persona al mio fianco. Chi non pensava a un principe vedendolo in quel magnifico smoking nero, aveva forti problemi mentali.

Tutto iniziò a vorticare e mi ritrovai già arrivata all’altare, al momento dello scambio degli anelli.

Vuoi tu prendere Veronica come…”

Eccolo arrivato il momento più importante del mio sogno: il bacio al marito. Mi avvicinai lentamente e lui mi tolse il velo, con una lentezza esasperante.

Contemplai per lennesima volta il viso di Chris e lo vidi aprire la bocca per parlare.

«Veronica, tesoro» mi appoggiò una mano alla guancia e io chiusi gli occhi al contatto «Ti devi svegliare»

Gli riaprii di scatto. Cosa? No, io volevo continuare a sognare!

«Chris?» domandai.

Ma non mi trovai davanti due occhi color azzurro, bensì verdi. Il loro possessore mi sorrise apertamente, quasi fosse rincuorato del fatto che avessi parlato.

«Si è svegliata!» urlò al suo amico dietro di lui.

«Cazzo Luca se ne hai di fortuna!» rispose quello, mister finezza.

«Comunque» mi rispose Luca sorridendomi «non so chi sia questo Chris, ma io sono Luca, piacere»

 

 

 

La mia immaginazione fu risucchiata in un secondo e improvvisamente presi coscienza di dove mi trovavo e, soprattutto, in braccio a chi ero sdraiata vergognosamente.

Arrossii per l’imbarazzo. Mi trovavo in braccio a uno sconosciuto, forse proprio quello che mi aveva atterrata con tanta delicatezza poco prima.

Cercavo di trovare qualcosa di intelligente da dire, ma dovevo aver preso davvero un brutto colpo perché il solo pensare mi faceva male alla testa.

Così mi feci bastare un banale segnale, perfettamente adeguabile alla situazione.

«Ahi!» quello sembrò accorgersi in quel momento che mi aveva ancora in braccio e delicatamente mi depose per terra sulla sabbia, tenendo però una mano dietro alla mia schiena.

«Lascia stare, faccio da sola» mi alzai a sedere e mi portai una mano alla testa.

Cavoli, mi sarebbe sicuramente rimasto il bernoccolo per qualche giorno.

Se cera qualcosa che io odiavo più dei bugiardi erano proprio le botte.

«Ciao, sono Andrew» non mi ero accorta fino a quel momento che dietro a lui cera anche un altro ragazzo che, saggiamente dopo una mia occhiata ammonitrice, ritirò la mano che mi stava porgendo, mormorando qualcosa di incomprensibile.

Intanto laltro mi stava ancora fissando.

«Dovremmo prenderti del ghiaccio» mormorò più rivolto a sé stesso che a me.

«Lascia stare ti ho detto. Mi potete spiegare cosè successo?» risatina dal coglione dietro.

«Stavamo giocando a beach volley, quando abbiamo» quello davanti a me mi rispose calcando molto quella parola «sbagliato mira e ti è arrivata addosso la palla»

«Abbiamo eh?» lo prese in giro Andrew.

Laltro sospirò.

«Ok, ho sbagliato mira, mi dispiace»

«Non preoccuparti. Grazie per» pensai velocemente a qualcosa «Bhe, in effetti per niente» altra risatina da Andrew.

Iniziavo a pensare che qualunque cosa dicessi ne partiva una, come quando si infila dentro quelle macchinette un soldino e ti viene fuori la sorpresa.

Solo che qui la sorpresa era un bel coglione contornato da un suo pari con una mira del cavolo.

«Comunque io sono Luca»

 

Me lo hai già detto e a me non me ne importa niente.

 

Forse si aspettava che gli rispondessi dicendogli il mio nome?
«Mi
piacerebbe dirti che mi fa piacere conoscerti, però» indicai eloquentemente la testa «non credo sarei sincera»

Fece una smorfia, mentre Andrew non fece altro che confermarmi quello che avevo appena pensato su di lui, aggiungendo peròche grande spirito di inventiva!un commento sarcastico.

«Ma che bel caratterino!»

«Vorrei vedere voi nella mia situazione» risposi a denti stretti.

 

Ma come si permette!

 

Irritata al massimo mi alzai e iniziai a togliere la sabbia dai vestiti, sbattendoli sotto lo sguardo dei due amici.

«Lascia almeno sdebitarmi» interruppi la richiesta di Luca con un gesto della mano.

Se senza volerlo era così, figurarsi se lo faceva apposta. Senza contare il suo amico, ovviamente.

«Non serve, ho già dimenticato. Ci vediamo» mi girai e mi incamminai verso casa, ma non avevo calcolato la testardaggine di Luca, perché mi rese una mano e mi dovetti rigirare.

«Lascia almeno che ti accompagni» mi stava supplicando?

«Ho detto di no. Non mi serve il tuo aiuto, ce la faccio benissimo da sola»

Fece un sospiro e, con mia grande gioia, mi lasciò la mano.

«Ok, come non detto. Mi dici almeno il tuo nome»

Te lo puoi scordare, bello.

 

Stavo per fare una risata sarcastica degna della situazione, però in qualche modo riuscii a controllarmi.

«Scusate, devo andare»
Non gli risposi neanche. Avrei potuto dire il mio nome, ma anche qualunque altro, tanto lui non lo avrebbe mai saputo.

Inizia a camminare molto velocemente, quasi a correre. Forse stavo dando l’impressione di star scappando, ma poco mi importava.

Mi stavano per arrivare conati di nausea e stare a fissare i due biondini lì non aiutava molto la cosa.

Ormai mi ero allontanata troppo e gli urlai semplicemente:

«Ci vediamo in giro!»

Ridacchiai rischiando di vomitare sul posto. Neanche io ci credevo alle mie parole.

Mi ero già girata ed ero ben distante, perciò non potevo essere sicura di aver sentito un sospiro e una pacca sulla spalla.

«Proprio una ragazza così antipatica dovevi beccare?» la voce era quella di Andrew.

«Che ti devo dire? Mica lho fatto apposta»

Feci un sorriso: avevo ragione a esiliarmi dal mondo.

La gente non capiva niente di me, e mai avrebbe capito.

 

 

 

Appena arrivata in casa mi chiusi la porta alle spalle e in tempo degno delle olimpiadi mi fiondai in camera mia. Accesi lo stereo a pieno volume e le dolci noteahah! - di Welcomew to my life dei Simple Plan riempirono la stanza.

 

Do you ever feel like breaking down?

Do you ever feel out of place?

Like somehow you just don't belong

And no one understands you

 

[Ti sei mai sentito come se stessi crollando?

Ti sei mai sentito fuori posto?

Come se in qualche modo non fossi adatto

e nessuno ti capisca]

 

Come sempre, i Simple Plan riuscivano a racchiudere in poche parole tutti i miei pensieri.

Strofa, ritornello, ancora strofa.

 

Are you stuck inside a world you hate?

Are you sick of everyone around?

With the big fake smiles and stupid lies

But deep inside you're bleeding

 

[Sei bloccato in un mondo che odi?

Sei stanco di tutti quelli che ti circondano?

con i loro grandi falsi sorrisi e stupide bugie

mentre tu dentro nel profondo stai sanguinando]

 

 

«Welcome to my life» canticchiai.

Benvenuto nella mia vita.

Quelle parole non potevo dirle a nessuno in quel momento. Non quando ero certa che chi le avesse sentite avrebbe potuto farmi male come me ne aveva fatto quella persona.



 

 

 

Tre, due, uno… Stop!

Fermate limmaginazione, perché non dirò cosa le è successo finchè la storia non lo vorrà :)

Spero vi sia piaciuto.

Come avevo già detto, niente colpo di fulmine, niente innamorati follemente al primo sguardo.

Dai, quelle cose esistono solo nei romanzi rosa! :)

Volevo provare a raccontare di qualcosa che potrebbe accadere veramente, anche se dubito visto la piega che prenderà la trama tra qualche capitolo.

Bhe… Non so più cosa dire!

In queste cose sono una frana, scusatemi!

Bon, ciao, al prossimo capitolo! :D

 

Anna

  
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