L’eccessiva foga con cui aveva spiccato il salto le fece perdere l’equilibrio ed iniziò così a ruzzolare giù, portandosi dietro buona parte di terra, sassolini e foglie secche. La sua discesa terminò dopo un tempo che le sembrò interminabile.
Giunta al termine della sua corsa si ritrovò a pensare:
<< Ecco, anche stavolta mi sono fatta trascinare dall’impulso ed ora mi trovo in questo posto buio… io ho il terrore del buio… e soprattutto non so come farò a risalire! >>
Con sua gran sorpresa, invece di ritrovarsi in fondo ad un burrone si rese conto d’esser giunta all’interno di una piccola sala scavata nella roccia, ed illuminata da torce poste sulle pareti di un corridoio, che s’incanalava dalla parte opposta a dove si trovava lei.
<< Almeno non sono completamente al buio... >> Tossì per liberarsi da disturbo
causato nel respirare quell’aria cattiva.
<< Ma devo trovare il modo di uscire da qui. Papà mamma e Gilbert saranno in pensiero per me. >>
Era ancora molto sgomenta ma l’esistenza di una pur fievole fonte di luce la rincuorava.
Sguainò la spada e decise di dirigersi lungo il corridoio, magari con un po’ di fortuna dall’altro lato avrebbe trovato qualcuno in grado d’aiutarla a lasciare quel luogo. Dopo aver fatto i primi passi si rese conto che qualcosa sotto i suoi piedi scricchiolava; ma la rigidezza dei suoi stivali in cuoio non le permetteva di
intendere quale fosse la natura di quella strana pavimentazione.
Accelerò il passo per far sì d’arrivare al più presto al corridoio di fronte a lei, dove le torce illuminavano meglio l’ambiente; quel rumore la stava rendendo ancora più nervosa. Mano a mano che si avvicinava alla fonte di luce riusciva sempre più a scorgere dei movimenti sul terreno, movimenti veloci in verità.
<< Aaahhh! Scarafaggi… scarabei! >> sibilò tra i denti.
Li odiava! Sin da piccola, Nell ne aveva sempre avuto il terrore. Quei piccoli insetti li considerava ripugnanti ed anche a schiacciarli provava un forte senso di ribrezzo. Era un momento molto difficile per lei: restare al buio in un posto sconosciuto nelle profondità di una caverna sotto al di sotto del bosco, col pavimento invaso da insetti che detestava. Istintivamente percorse a lunghi balzi quasi tutta la lunghezza del corridoio, che in quel momento rappresentava l’unica via di fuga. Era molto stretto e col soffitto
alquanto basso.
Mentre procedeva, in lontananza udì uno strano rumore che a causa dell’eco provocato probabilmente da ampie sale e ambienti comunicanti fra di loro, non riuscì a definire bene. Rumore che sentiva sempre più vicino, fino a quando si sentì improvvisamente travolta da uno stuolo di pipistrelli che arrivavano
dalla direzione opposta.
<< Noooo! Anche i pipistrelli. Maledizione! >> esclamò esasperata.
Un’interminabile sequenza di colpi di piccole ali su tutto il suo corpo la costrinse a rannicchiarsi e portare la testa fra le gambe per proteggersi, così attese a denti stretti che quell’incubo terminasse al più presto possibile.
Fortunatamente questo tormento non durò molto, si rialzò e di lì a poco si rese conto di trovarsi in un’altra sala, notevolmente meglio illuminata della precedente e soprattutto non vi erano animaletti striscianti di sorta. Tutte le pareti erano ricoperte da sculture in bassorilievo, alcune raffiguranti scene di guerra con soldati impegnati a combattere strane creature, altri invece raffiguravano animali alberi e piante che componevano splendidi scenari del bosco. Polvere e ragnatele cosparse dappertutto indicavano quel luogo disabitato da molto tempo. Notò davanti a sé un tavolo in pietra con tanti libri sparsi in modo disordinato, anche le sedie fatte di roccia, erano molto grandi e avevano tutte un alto schienale scalpellato con motivi di piante e fiori.
<< Sicuramente ognuna sarà stata scolpita da un unico blocco, forse anche il tavolo… e probabilmente tutta la sala! Mi chiedo quale antico popolo potesse aver realizzato una cosa simile! >>
Avanzò di qualche passo per toccare la sedia più vicina a lei, ma fu colta da un sussulto quando si accorse che vi era seduto un uomo, le volgeva le spalle.
<< Finalmente… Piccola Nellarine, vieni avanti! >> Risuonò una voce.
Quella voce così cupa, forse a causa della forma della sala e delle sue spesse mura di roccia, le suonava estranea, ma quel nome “Nellarine”… Solamente due persone l’avevano sempre chiamata così: sua madre ed il maestro Hiyang. Forse… No, non poteva essere vero! Il suo maestro era morto, lei ne era consapevole. Ma quella voce a pensarci bene, forse aveva qualcosa di familiare.
<< Maestro Hiyang? >> azzardò lei con voce garrula.
<< Sì… >> le rispose la voce di rimando.
<< Ma non può essere! Tu sei morto! Ti ho visto io bruciare sulla pira il giorno del tuo trapasso! >> disse ancora Nell, e lo abbracciò stringendolo forte a sé.
<< La mia allieva prediletta >> continuò lui, come se non avesse sentito i suoi discorsi
<< continui ancora a fare l’errore di soffermarti soltanto alla percezione dei tuoi occhi, senza cogliere ciò che ti suggerisce lo spirito… >>
Dopo queste parole gli occhi di Nell si riempirono di lacrime, restò vicino all’amico che credeva perduto, e prendendogli la mano gliela strinse.
<< Che gioia maestro… >> disse in un soffio.
<< Mia cara, quando dico che non ascolti il tuo spirito, non mi riferisco a quello che hai visto il giorno della mia morte, ma a quello che i tuoi occhi ingannevoli ti riferiscono ora. >> insistette l’anziano.
Tenendo la mano fra quelle della sua allieva, il maestro si allontanò un po’ da lei per farsi vedere meglio. Nonostante ciò, Nell non trovava nulla di diverso, lo ricordava così da sempre.
<< Ma… io non capisco! >> disse lei.
<< Sei proprio sicura? ...Sei certa che sia la mia mano quella che stringi ora? ...Ed è altrettanto indubbio che sotto i tuoi piedi vi sia della dura roccia? >> continuò il vecchio in modo sibillino.
<< Ma… continuo a non capire! >> ribatté Nell ritornando a stringere ancora più forte la mano del suo maestro.
Il suo sguardo, il suo sorriso, ma anche i suoi movimenti e quel modo di esprimersi che nasconde enigmi e mistero. Era lui, ne era certa.
<< Tu sei una donna speciale Nellarine! Hai coraggio, hai forza e tecniche da vero guerriero, ma anche saggezza, sagacità. Sei una ragazza di buon senso, ma ciò che più ti differenzia è quel senso d’umiltà che contraddistingue l’animo di una gran donna. Probabilmente in un prossimo futuro ci saranno molte donne simili a te, forse con la loro forza e saggezza riusciranno a cambiare questo mondo, nel bene… Ma i tuoi tempi sono diversi, in questo momento c’è una comunità che ha
bisogno di te! ...Ora non è il tempo esatto per conoscere tutto questo, un giorno capirai. E’ scritto che molto presto sarai chiamata a combattere un male misterioso, ed anche adesso, mentre parliamo, lui allunga la sua ombra su queste terre. Saranno in molti a piangere, ma saranno molti di più coloro che riusciranno a vedere una nuova alba quando quel male sarà sconfitto grazie a te. Prima di affrontarlo, dovrai terminare il tuo addestramento spirituale ed è per questo che ho chiesto a “Set” di condurti da me. >> sentenziò Hiyang.
<< Set? >> chiese perplessa Nell.
<< Sethium, l’uomo lupo. >> disse comprensivo l’attempato signore << Egli è un uomo molto speciale. Lui ed i suoi compagni molto tempo fa hanno fatto una scelta, ed in seguito a questa è stata donata loro l’essenza del lupo per proteggere il bosco. >>
<< Sethium… >> mormorò la giovane donna tra sé.
<< Debbo farti una domanda molto importante, e vorrei che tu mi rispondessi con sincerità… >> asserì Hiyang.
<< C’è stata una qualche forma di contatto tra voi? Tra te e Seth intendo? >> chiese l’uomo.
<< Sì. E’ stato lui a farlo. Ehm… veramente no! Seth voleva toccarmi, ed io per proteggermi gli ho afferrato il polso con l’intento di fermarlo. >> rispose mestamente Nell.
<< Bene. Così era scritto! E’ scritto anche che compierete imprese straordinarie assieme, ma ora non è il momento giusto per parlare neanche di questo. Devi prima finire da sola ciò che tempo addietro abbiamo iniziato assieme; devi completare la tua preparazione spirituale che è la parte più importante dell’addestramento. Il tempo scorre veloce e non concede favori a nessuno. >> sentenziò profeticamente Hiyang.
<< Da sola? Non ce la farò! Ho ancora bisogno della tua presenza, del tuo sostegno, dei tuoi insegnamenti. Dovrei affrontare un male misterioso capace di minacciare l’esistenza di un intero popolo? Cosa potrei fare da sola? >> esclamò Nell con enfasi.
<< Completarti! >> disse semplicemente il vecchio.
<< La bardatura che indossi durante i combattimenti serve solo a proteggere il tuo corpo… Il tuo corpo di per sé è un’armatura e serve per preservare la tua anima. E’ questo che devi imparare a comprendere. Non si vive solo per il corpo, ma si vive con il corpo per lo spirito. La vita terrena è solo l’alba della nostra
esistenza. Di seguito non vi sarà più bisogno del nostro corpo quale protezione… Come accade a me in questo momento Devi avere più fiducia in te stessa e soprattutto devi stare attenta ai pericoli ed alle tentazioni cui la tua anima verrà in seguito esposta. Le minacce fisiche sono solamente sfumature che servono a formare il nostro carattere e la nostra personalità. >>
<< Sì, ma molte volte questi pericoli, anche se tu dici che servono solo a temprare la nostra forza, possono mettere a repentaglio la vita. Potrebbero anche portare alla morte, non credi? >> rispose la giovane.
<< Ed allora vorrà dire che ciò è scritto! Che il tempo giusto per affrontare il passaggio oltre la vita è giunto a compimento! …Ora io devo andare, mia signora. Nel rivederti, hai donato felicità ai miei
occhi, e riempito di gioia il mio cuore >> continuò sorridendo.
<< Ma ricorda: non sempre il nemico è colui che vedi armato innanzi a te… >> terminò il maestro.
<< Cosa intendi dire? No! Aspetta! Spiegami come fare per uscire da qui! >> gridò Nell. Abbassando lo sguardo e cercando di trattenere la mano del suo amico, si accorse, con sommo stupore, che sul suo braccio vi era un grosso scorpione. La ragazza si affrettò a mollare la presa per liberarsi da quell’ospite molto sgradito.
<< Ma da dove è saltato fuori? >> considerò.
<< E che posto è mai questo? >> rifletté controllando su braccia e gambe per assicurarsi che non vi fosse
alcun altro insetto.
<< Non capisco come abbia fatto a salire sul mio braccio… Insetti, pipistrelli, questo scorpione e soprattutto ho incontrato te che pensavo fossi morto. Ci troviamo all’interno di misteriosi sotterranei al di sotto del bosco, è tutto così strano! >> Spostando lo sguardo tutt’intorno cercò Hiyang, ma non vi era traccia di lui.
Ritenne a quel punto di doversi allontanare al più presto da quel posto. Notò allora una porta che inizialmente non aveva visto e si avviò verso questa. Fece qualche passo per raggiungerla, ma ancora una volta udì quel fastidioso crocchiare sotto i suoi stivali: in pochi istanti tutto il pavimento fu invaso da scarafaggi e scarabei che continuavano a spostarsi velocemente senza una precisa destinazione. Nell saltò istintivamente su una delle sedie di pietra per evitare il contatto con quegli insetti, ma le tornarono in mente le parole del maestro. Ripetendo fra sé i consigli di Hiyang, acquisì un po’ di coraggio nonostante ciò preferì esitare ancora per qualche momento.
<< Pensandoci bene, che male sarebbero in grado di provocare queste piccole creature? Riesco a tenere a bada un orso, sono in grado di affrontare serpenti velenosi senza pensarci più di tanto… >> sorrise.
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A denti stretti, posò lentamente il primo piede sul pavimento. Inevitabilmente decine di insetti salirono sullo stivale, tuttavia il cuoio con cui era stato cucito era così spesso che non consentiva di percepirli al tatto. Trovò il coraggio di attraversare tutta la sala, varcare quella porta e richiuderla immediatamente sperando di aver lasciato dall’altra parte, gli insetti e tutte le sue inutili paure, rinchiusi lì per sempre. Guardando in fondo al passaggio notò una luce.
<< Finalmente, così forse potrò uscire. >> pensò esausta.
<< Ma, possibile che sia già spuntato il sole? Non mi era sembrato fosse passato così tanto tempo! Non fa nulla, l’importante è tornare a casa! >>
Si avviò così lungo l’androne e via via che si avvicinava lo spazio per muoversi si restringeva sempre più. Molto spesso il suo cammino era ostruito da piccoli cedimenti delle pareti e del soffitto che rendevano difficoltoso il passaggio.