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Autore: Zwart Bloed    05/08/2012    3 recensioni
Dal prologo:
" Aredhel, contrariata, cercò di scendere dalle sue spalle e continuare il duello.
-Vai! Tieni a mente la nostra promessa e vattene!- urlò il ragazzino, fermandola.
-Ma...
-Niente ma! Scappa, corri via di qui!
E detto questo la spinse oltre lo squarcio. [...]
Spaventati e sconvolti di trovarsi una ragazzina simile nel giardino, comparsa dopo una luce cremisi accecante, nessuno dei due sposi riuscì a parlare.
Fu Sanne a rompere il silenzio creatosi. Si avvicinò alla bambina che li guardava smarrita e confusa, si chinò sulle ginocchia per raggiungere la sua altezza e le mise la mani sulle spalle.
-C-chi sei tu, piccolina? Cosa ci fai qui?- domandò tra un balbettio e l'altro. La piccola ragazzina la guardò negli occhi per molto e, quando decise di potersi fidare, socchiuse le sottili labbra per parlare.
-Io non lo so- rispose mentre una lacrima di sangue le rigava il volto."
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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3. Kill Him

Uccidilo

 

 

 

Sono tornata. –

La folla, dopo un minuto intero di silenzio denso di tensione, esplose in grida e festeggiamenti. Il Re e la Regina guardarono Aredhel con occhi brillanti.

Non poté non sorridere di fronte a quell'accoglienza.

Vennero uomini forzuti che la sollevarono sulle loro spalle, e la gente intorno a loro la circondò, riempendola di adorazioni e auguri di bentornato.

Sembrava tutto così gioioso, ma..

Fermi tutti! – gridò una voce alle spalle dei Regnanti. La folla si zittì.

Dall'oscurità del corridoio alle spalle dei due sul balcone emerse il Generale Altomare. Era cambiato dall'ultima volta che Aredhel l'aveva visto. Adesso aveva una cicatrice che attraversava l'occhio sinistro.

Come possiamo sapere che tu non sia un'impostora?! – accusò il generale puntandole un dito contro.

Aredhel ne fu indignata. Scese dalle spalle degli uomini e si avvicinò al castello.

Come osi, tu, Generale Altomare, darmi dell'Impostora? Vuoi forse accusarmi di ingannare il mio popolo dando loro una falsa speranza? – ribatté con sdegno. L'uomo sorrise, ma in modo non rassicurante.

Come dite voi, è proprio di questo che io vi sto accusando, signorina – rispose.

Re Orion si fece avanti.

Generale, osate infangare la dignità di mia figlia? – esclamò oltraggiato gonfiando il petto. Il generale si rivolse a lui con molto rispetto, ma il suo tono era fermo e deciso.

Mio Re, voi non potete sapere se codesta ragazza sia veramente vostra figlia. Potrebbe benissimo essere una spia di Kalin venuta qui per distruggerci all'interno – affermò convinto. Il Re non poté fare altro che notare la verità nelle sue parole, ma la Regina Merion non fu d'accordo.

Cercò di protestare, ma Orion la zittì. Si voltò nuovamente verso la folla.

Popolo di Dorthonion, il Generale ha ragione – esclamò il Re. Aredhel restò senza parole. –In quanto Re del Regno della Luce, non posso far altro che sospettare. Quindi, ho deciso di sottoporre la ragazza ad una prova.

La folla cominciò a mormorare. Orion si rivolse a lei, poi.

Se la supererai, vorrà dire che sei nostra figlia. Se invece succederà il contrario, sarai esiliata da questo regno – annunciò con solennità. Aredhel rimase sconvolta.

Ma si riprese subito e parlò.

Che tipo di prova? – ebbe il coraggio di chiedere. Vide il Generale sorridere.

Si fece lui stesso avanti per annunciarla, ma il Re alzò una mano.

Non spetta a noi deciderlo – rispose serio. – Sarà l'Oracolo delle Tre Dee a consigliarci la giusta prova.

Le tre Dee. Vita, Morte, Nefer.

In quel momento Aredhel ebbe la visione di tre giovani donne, due delle quali incontrate quello stesso giorno: tre sorelle gemelle, una dai capelli neri e il mantello col cappuccio bianco, Vita la Crudele, l'altra i capelli bianchi e il mantello nero, Morte la Dolce e l'ultima, mai vista, dai capelli e il mantello più rosso delle fiamme dell'Inferno, Nefer il Caos.

Cercò di farsi coraggio, ed alzò di nuovo lo sguardo, austera.

Pensò a molte cose da dire. Dalla sua indignazione riguardo l'accusa, al fatto che anche lei al posto loro avrebbe sospettato un simile imbroglio. Ma non disse niente di tutto questo.

Per quanto la mia anima me lo permetta, per volere delle tre Dee, accetterò di incontrarne l'Oracolo, e di ascoltare quale sarà la sfida che lei sceglierà per me – annunciò con voce dura, ma leggermente incrinata dal timore.

Chissà cosa le avrebbero chiesto di fare...

Non seppe il motivo, ma un oscuro presentimento le disse che quella non sarebbe stata la sua unica prova.

 

Poche ore dopo fu scortata dalla Regina Merion in persona, e da un gruppo piuttosto numeroso di damigelle pettegole, verso quelle che per un po' di tempo sarebbero state le sue stanze.

E si sorprese molto quando scoprì che in realtà quelle erano le sue stanze. Quando Aredhel e Merion rimasero sole, le fu spiegato il motivo.

Io so che sei Aredhel, quella vera, figlia mia – le disse la Regina. In un atto impulsivo, la giovane le gettò le braccia al collo.

Grazie – le disse soltanto. E quello bastò. Sapere che sua madre le credeva era una gioia immensa. Ora era certa che qualsiasi fosse stata la sua prova, lei l'avrebbe superata.

Ma dovette aspettare ben due giorni prima che l'Oracolo si presentasse a palazzo.

Quando avvenne, lei stava parlando nel cortile interno con sua madre, seguita ovviamente da molti occhi dubbiosi della sua identità.

Credimi, – le stava dicendo Merion, – Nulla è cambiato in questo luogo.

Ne sono certa – aveva risposto lei.

O mia cara, sono così contenta di poterti riabbracciare! – le disse la Regina stringendola per le spalle. – Credevo di non rivederti più!

Non disperatevi, ora sono qui. E non me ne andrò più via così facilmente – le aveva risposto la mora.

Infatti non lo permetterò. E non mi dare del Lei, siamo madre e figlia in fondo, no?

La ragazzina aveva sorriso.

Sicuro. L'ultima volta che sono stata qui ero una bambina, non ricordavo tutto così bene – aggiunse poi riferendosi al castello.

Avevi solo sei anni e mezzo, cara. E anche adesso non sei niente più che una ragazzina molto giovane! – scherzò. Aredhel assunse un cipiglio offeso.

Ho undici anni, io! Non sono una ragazzina! – sbottò voltandosi dalla parte opposta e suscitando le risatine della madre.

Hai ragione, scusami – si scusò quest'ultima. – C'è qualcosa che ti preme, non è vero? – aggiunse poi.

La ragazzina si voltò di scatto sorridendo.

No, mamma, niente di grave – disse. Ma la madre non le credette, così, sospirando rumorosamente, le domandò quello che più voleva sapere.

Mamma, perché da quando sono qui non ho visto Adrian in nessun luogo? Dov'è?

Se prima stavano camminando, adesso non più.

Improvvisamente, a quella domanda, la Regina si era irrigidita fermandosi di colpo.

Be', vedi, lui è... – ma prima che potesse terminare la frase, le trombe suonarono.

Per un attimo a tutti sembrò l'allarme per un assedio improvviso, ma era solo un malinteso.

E qualche ora dopo, nella sala del trono, entrò una donna alta e dall'aspetto mistico: l'Oracolo.

Aveva i capelli blu e gli occhi neri come la pece.

Benvenuta Lùthien, Oracolo delle Tre Dee e Incantatrice del Regno! – annunciò Re Orion dal suo trono d'oro. La Regina Merion, nel trono accanto a quello del marito, si limitò a fare un breve cenno col capo alla donna e a lanciare occhiate ansiose ad Aredhel, che se ne stava in un angolo della sala con lo sguardo rivolto verso l'Oracolo.

Quest'ultima intuì il motivo della sua chiamata prima ancora che il Re parlasse.

Bene, vedo che la Principessa è tornata.

Allora la giovane si fece avanti.

Oh, mi piacerebbe molto se tutti la pensassero come te, Lùthien, ma a quanto pare sono sospettata di tradimento – commentò con acidità Aredhel.

Lùthien alzò un sopracciglio e guardò il regnanti come per chiederne il motivo.

Ma la risposta giunse da ben altra voce.

Incantatrice, sono il Generale Altomare. Dovete sapere che questa ragazza è apparsa in mezzo alla folla due giorni fa, durante il festeggiamento per la Principessina Aredhel, dicendo di essere lei e di essere tornata. Ma io sospetto che sia un'impostora e il Re è della mia stessa opinione – spiegò il generale facendosi avanti.

E io cosa dovrei farci con un vostro misero dubbio? – chiese l'Incantatrice con voce aspra.

Tu dovrai decidere la prova che la presunta Aredhel sosterrà per poter confermare che lei è, o non è, nostra figlia – disse il Re.

L'Oracolo inarcò nuovamente un sopracciglio, stavolta con curiosità.

Devo chiedere consiglio alle Dee prima di poter parlare con voi.

Detto questo, si congedò.

 

Passarono alcune ore prima che l'Incantatrice tenesse un altro incontro con i Regnanti.

Le Dee dicono che il vostro dubbio è infondato. Non c'è motivo di dubitare di lei – disse appena tutti furono nella sala del Trono.

Aredhel sorrise mesta. Ma il Generale non era affatto convinto.

Ma noi vogliamo che sostenga una prova. – disse il Re, ancora dalla sua parte.

Oh caro, possibile che tu non riconosca tua figlia? – lo implorò Merion. Lui non le rispose.

Tutti guardarono l'Oracolo.

Ebbene sia come voi chiedete. La ragazza sosterrà una prova – concluse allora lei.

Da quando si erano riuniti, Aredhel non aveva spiccicato parola, ma adesso era il momento buono per parlare.

Quale sarà la mia prova? – chiese con un velo di timore nella voce. Timore più che sensato.

Lùthien l'Incantatrice, detta l'Oracolo delle Tre Dee, esitò un attimo chiudendo gli occhi. Quando li riaprì erano completamente bianchi, e quando parlò la sua voce era più profonda e sembrava che più persone parlassero attraverso di lei.

Aredhel di Dorthonion, figlia di Orion e Merion, abbiamo deciso la tua prova – esclamò con le sue molte voci l'Oracolo.

Dovrai uccidere Eridor, Sacro Drago Guardiano del Regno della Luce e portarci il suo cuore come prova!

Un silenzio attonito cadde intorno a loro.

 

 

Adrian si svegliò nel bel mezzo della notte, madido di sudore.

Non ricordò il sogno che aveva fatto, ma seppe che era stato orribile e le goccioline sulla sua fronte lo confermavano.

Si chiese perché uno strano presentimento pesava sul suo cuore.

Ma un'ombra in fondo alla stanza lo distrasse dai suoi pensieri.

Non riesci a dormire? – gli chiese Dorian entrando dalla porta della camera. Adrian fece di no con la testa. Poi gli disse di sedersi con lui. Il fratello accettò.

Cosa ti passa per la testa, fratellino? – gli chiese nuovamente. Il corvino guardò verso la finestra da dove entravano raggi di luce lunare.

Per un pezzo rimase in silenzio e l'altro aspettò.

È in pericolo – disse lui soltanto, ma bastò perché Dorian capisse. Sospirò.

Adrian, la devi lasciar perdere quella ragazza. Non fa altro che tormentarti dalla mattina alla sera. Hai dodici anni, possibile che abbia scavato una così profonda voragine dentro di te? – lo rimproverò con dolcezza fraterna.

Credimi se ti dico che, nonostante i miei continui ed invani sforzi, non riesco a dimenticarla – rispose Adrian. – Da quando il Signore della Notte mi ha nominato suo Generale, insieme a te ovviamente, non ho smesso di pensare che probabilmente dovrò combattere contro di lei.

Il fratello sorrise nella notte.

Forse sarà così, pur ammettendo che sia tornata. Ma, fratello, devi capire che il nostro Signore ci ha dato un incarico importantissimo, senza tener conto della nostra età, ma solo delle nostre capacità e del nostro talento.

Lo so, Dorian, come potrei non saperlo quando tutta la corte del Regno della Notte continua a ripeterlo ovunque io vada?

Allora vuota la mente da ogni preoccupazione e riposati, fratello, domani ci aspetta l'addestramento dal Boia – gli ricordò Dorian con un sorriso.

Il Boia, o dio che paura... – borbottò Adrian con sarcasmo, ma gli obbedì.

Dopo una mezz'ora che se ne fu andato, Adrian cadde di nuovo in un sonno tormentato.

La mattina dopo una badante venne nelle sue stanze per svegliarlo.

Forza, signorino, il Re vuole che si alzi in fretta. Il Boia l'aspetta di sotto, nel cortile interno per l'allenamento. Suo fratello Dorian l'ha già raggiunto. – gli disse cercando di alzarlo dal letto. Ma il ragazzo aveva dormito talmente poco che faticava a reggersi in piedi.

Si vestì in fretta, mangiò la colazione che la badante gli aveva portato e corse fuori dalle sue stanze diretto al cortile interno come gli avevano detto.

Giunse una ventina di minuti dopo.

Vide suo fratello con indosso una cotta di maglia e accanto a lui un omone grande e robusto sulla cinquantina, ma dalla tempra forte. Dal suo aspetto non era un caso che lo chiamassero il Boia: era bruttissimo, con molte cicatrici, e il suo sguardo metteva una paura folle. Fortuna che Adrian era alquanto abituato a quegli sguardi inquietanti.

Allora, principini, da oggi comincia il vostro allenamento col sottoscritto – annunciò con voce cavernosa.

Detto questo fece indossare anche all'ultimo arrivato la cotta di maglia, e cominciò ad addestrarli.

In realtà l'addestramento sembrava esclusivamente per Dorian, perché Adrian conosceva tutto quello che il suo nuovo maestro gli stava insegnando.

Duellarono con le spade, usarono gli archi e le lance, i giavellotti persino, e il corvino riuscì ad eccellere in tutto.

Il Boia era alquanto stupito.

Dove hai imparato tutto questo? – gli chiese quello stesso pomeriggio, quando ormai avevano finito.

Il ragazzino sbuffò. Quella domanda gli riportò alla mente numerosi ricordi, tra cui quello del suo tradimento.

In realtà me l'ha insegnato un uomo molto potente, ma della schiera nemica quando a quei tempi per me era ancora alleata – rispose vago. Dorian gli lanciò una strana occhiata penetrante.

Beh, se continui così, ragazzo, non avrai rivali in battaglia – lo incoraggiò il Boia.

Tranne uno – soggiunse sottovoce Adrian, e solo il fratello lo sentì.

Entrambi pensarono la stessa cosa.

Tranne uno. Aredhel”.

Perché l'uomo che l'aveva addestrato era il nonno della ragazzina e lei stessa è stata una sua allieva. Erano sempre stati ottimi in tutto, ma l'agilità e la leggerezza della ragazza erano un vantaggio che lui non aveva.

Però Adrian era determinato e assolutamente convinto che presto sarebbe riuscito a sconfiggerla, se mai avesse dovuto combattere contro di lei.

 

Alle sei di sera, Adrian e Dorian si diressero nella gigantesca sala pranzo del Castello d'Ombra, e gli unici presenti erano loro, insieme ad un uomo che conoscevano bene.

Kalin, il Re della Notte.

Ragazzi miei, – li salutò una volta che furono entrati. – Il boia mi ha fatto rapporto delle vostre doti. Adrian sei davvero un ottimo guerriero, mi meraviglia questa scoperta. Dorian, il tuo corpo asciutto promette di diventare agile e veloce. Entrambi mi state dando molte soddisfazioni.

I due ragazzi sorrisero contenti.

Passarono un paio d'ore a discutere con il Re di alcuni piani di battaglia perché, nonostante l'età, entrambi i gemelli avevano un'intelligenza e una tattica straordinaria, davvero utile per organizzare piani di conquista e di battaglie.

Con voi due dalla mia parte, ho la vittoria assicurata – disse loro Kalin prima di iniziare a cenare.

Adrian e Dorian si sentivano al settimo cielo per quelle lodi che sembravano accrescere il loro orgoglio sempre di più.

Di sera, però, quando entrambi furono di nuovo soli nelle proprie stanze, il cupo presentimento tornò a pesare sopra il cuore di Adrian.

Che succede? – chiese al proprio riflesso nello specchio sul comò davanti al letto.

Come se quello potesse rispondergli.

Nonostante tutto quello che era successo quel giorno, lui sapeva che una sola parola poteva essere la risposta.

Aredhel.

   
 
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