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Autore: I Biscotti Inflessibili    06/08/2012    5 recensioni
Con la sconfitta di Loki, che ammanettato e munito di museruola è stato rispedito come un pacco ad Asgard, la pace sembra ristabilita. Chiuso in una cella, non può far altro che ricevere le continue visite di Thor, che non può proprio fare a meno di cercare di redimerlo in tutti i modi. Ma la sete di vendetta e di rivincita del Dio dell'Inganno non lo terranno calmo a lungo. Che sia l'inizio di una nuova sfida per gli Avengers?
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Buonsalve a tutti! In questo capitolo le cose inizieranno a entrare nel vivo - era l'ora, eh? ^^ - e per l'occasione gli Avengers del film verranno affiancati da altri personaggi Marvel.
A questo proposito, vi ricordiamo che il caro Chris Evans ha avuto il privilegio di interpretare, prima di Capitan America, lo scanzonato Johnny Storm, alias 'la Torcia Umana'. Solo per dire, eh.
Vi lasciamo alla lettura!



 Capitolo III
 
 Ma proprio mentre il Dio degli Inganni si adoperava a elaborare una nuova macchinazione per interrompere brutalmente quel simpatico momento di condivisione, accadde qualcosa che lo costrinse a riordinare le priorità del momento. Perché, per quanto divino, avere i vestiti in fiamme a seguito della semi-collisione con una meteora vagante è tutt’altro che piacevole, e Loki, preso totalmente alla sprovvista, non poté impedirsi di lanciare un gridolino, che fortunatamente fu coperto dal prorompente suono di un demoniaco manufatto Miðgarðiano.
  Loki si affrettò a spegnere le proprie vesti in fiamme e a tornare a nascondersi, dopodiché riversò la propria attenzione al gruppo di sedicenti eroi.
  A quanto pareva, per una volta l’inutile fratellastro aveva compiuto una mossa atta a favorire i suoi piani, anziché intralciarli.
  “Il rombo di tuono che sorge da questo oggetto è portentoso. I Midgardiani lo usano forse per intimorire i nemici prima delle battaglie?”
  “Ehm... più o meno, Thor. Si chiama ‘tromba da stadio’“ gli spiegò rapidamente Natasha, provvedendo a disarmarlo, mentre gli altri presenti cercavano di riacquisire il perduto e compianto uso dell’udito.
  Nel frattempo, come Loki notò, non senza un moto di disgusto, il gruppo di supereroi si era ampliato. Difatti, l’oggetto incandescente che l’aveva urtato era l’ennesimo fenomeno da baraccone dall’ego smisurato.
  “Ehilà, gente, che bell’accoglienza! I benvenuti sonori sono quelli che mi piacciono di più. Bruce, vecchio mio, tanti auguri!”
  “Grazie mille, Johnny. Signori, per chi non lo conosce, vi presento John Storm”
  “Più noto con il nome di Torcia Umana” completò lui, accendendo la propria fiamma per enfatizzare la presentazione.
  A quell’esibizione piroclastica, Pepper emise un brontolio soffocato, mentre guardava i suoi tappeti, il suo divano e le sue tendine pericolosamente vicini a essere lambiti dalle fiamme.
  “Johnny, non che non apprezzi, ma ho appena rifatto l’arredamento, e la compagnie assicurative cominciano a essere stufe dei ‘danni da supereroe’, come li chiamano” intervenne blandamente Stark.
  “Capito, boss – confermò Johnny, spegnendosi – Conosco altri metodi per riscaldare l’ambiente” disse, spostandosi con grazia verso Natasha e riservandole uno sguardo languido.
  Una pallina di plastica emise un verso straziante quando Clint la strizzò con una mano.
  Perché era evidente che Nat sarebbe stata bene in grado di far passare ogni velleità maliziosa all’imprevisto e indesiderato corteggiatore, ma Occhio di Falco non apprezzò comunque il tentativo d’approccio.
  “Sei in vantaggio su di me, bellezza. Tu sai il mio nome, ma io ignoro il tuo”
  “Natasha Romanoff” replicò lei, forzando un sorriso.
  “Ah, originaria della Grande Madre Russia? Spasiba”
  “Ehm… prego, di niente”.
  Malgrado Johnny stesse dando il peggio di sé, l’attenzione dei presenti si riversò su Clint, il cui sguardo annunciava chiaramente che gli sarebbe piaciuto molto addobbare la testa del focoso Storm con la punta di una freccia. Onde evitare la tragedia incombente, Bruce intervenne per salvarlo.
  “Johnny, dove sono gli altri Fantastici?”
  “Come al solito preferiscono i mezzi lenti e obsoleti”
  “Il che è certamente la cosa migliore, visto e considerato che abitate a due isolati da qui” commentò Steve, disapprovando apertamente il comportamento esibizionista della Torcia. Effettivamente, il Baxter Palace, quartier generale dei Fantastici Quattro, era pienamente visibile anche dalla Torre Stark, ma Johnny Storm non era tipo da evitare un’occasione per mettersi in mostra.
  “Oh, Rogers! Si parlava giusto di cose lente e obsolete, ed ecco che arrivi tu a dire la tua. Non trovi che sia una graziosissima coincidenza?”
  Tony non si curò nemmeno di mascherare una risata, e occorse una strategica gomitata di Pepper per farlo desistere dal proposito di annunciare un brindisi per festeggiare l’umiliazione di Cap.
  Sul volto di Capitan America apparvero chiazze rosse che denotavano irritazione e imbarazzo, e si mosse per fronteggiare lo strafottente supereroe.
  Poco più in là, il festeggiato faceva un’importante scoperta. “È strano che non ci abbia mai fatto caso, ma, carattere a parte, Steve e Johnny si assomigliano davvero molto. Altezza, corporatura, tratti del viso… non pensi anche tu, Thor?”.
  L’interpellato accolse la considerazione con un potente rutto.
  Non troppo lontano, Loki era combattuto tra la vergogna che provava per via del fatto che quel troglodita lo considerasse suo fratello e la gioia di non avere niente a che fare con il suddetto troglodita.
  “Salute” commentò Bruce, con aria afflitta, sguardo affranto e una permanente inaspettata.
  “Grazie – ribatté, naturalmente senza scomporsi, il Dio del Sopraffino Bon Ton – In ogni caso, a me non sembra che si somiglino. Sarà che, detto tra noi, voi Midgardiani siete un po’ tutti uguali” concluse, con un’alzata delle spalle poderose.
 
  Di lì a poco sopraggiunsero altri invitati, più o meno celebri, ma tutti ugualmente importanti, agli occhi di Banner: Reed Richards e Susan Storm – Ben Grimm, ‘La Cosa’, non era riuscito a rimandare un altro impegno – affiancati da Jennifer Walters, alias ‘She-Hulk’, nonché cugina di Bruce, Betty Ross, con la quale Bruce era finalmente riuscito a riallacciare un rapporto che prometteva essere ottimo, e infine era giunto Peter Parker, meglio noto come Spiderman.
  Con un notevole ritardo rispetto agli altri, si palesò un ospite che, pur essendo stato regolarmente invitato, nessuno si era realmente aspettato di vedere. James Howlett, cioè Wolverine.
  “Sono venuto per conto del Prof. X, auguri e tante care cose, per quanto mi riguarda posso anche andare via” disse spicciamente, sfoggiando il cinismo che lo contraddistingueva.
  “Lascia almeno che ti offriamo un drink!” si fece sentire Stark, che, con Thor come compagno di bevute, di drink ne aveva già bevuta una caterva.
  Wolverine, in quanto a predilezione per l’alcool, non era da meno degli altri due, perciò si lasciò tentare di buon grado, anche se poco dopo realizzò che non aveva preso in considerazione il fattore-conversazione. Stark parlava sempre e comunque troppo, e lo Stark ubriaco era pressoché indistinguibile da quello sobrio, ammettendo che esistesse una versione sobria di Stark.
  Ma quando Thor tendeva all’ebbrezza, ecco che improvvisamente il Dio del Tuono e della Tempesta si tramutava in un eloquentissimo parlatore, malgrado le sue arti oratorie fossero invero piuttosto carenti. Per farla breve, non si zittiva un momento, e la cosa, agli occhi del taciturno Wolverine, risultava estremamente molesta.
  Al momento, stava affrontando la questione del vago disappunto che provava perché la gente lo conosceva solo con il suo nome proprio, mentre tutti gli altri supereroi avevano soprannomi vari.
  “Lo capisco, è un’abitudine comune anche a noi Asgardiani, ma pare che ‘Dio del Tuono e della Tempesta’ sia un appellativo troppo laborioso. Il tuo nome è James Howlett, eppure ti chiamano Logan, anche se sei più noto con il nome di Wolverine, dico bene?”
  Logan vuotò con un sol sorso ciò che restava del suo whiskey, poi respirò pesantemente, evitando apertamente di incrociare lo sguardo con il suo indesiderato interlocutore, che naturalmente non si lasciò scoraggiare dal mutismo dell’altro.
  “Quel che mi chiedo è: chi decide i nomi dei supereroi? In base a che criterio? Com’è che questi diventano ufficialmente soprannomi? Ti viene in mente qualche appellativo che potrebbe calzarmi?”
  “A dire la verità, me ne stanno venendo in mente moltissimi, se vuoi prendere appunti...” ringhiò Logan, apprestandosi a subissare d’insulti l’Asgardiano.
  Fu interrotto dalla voce di Tony, che pensò bene di intonare un coretto da ubriaco.
  “Vodka, you’re feeling stronger, Vodka, no more feeling bad, Vodka, your eyes are shining, Vodka, you are the real MAN!”.
  A ogni risuonare della parola ‘Vodka’ accadevano numerosi avvenimenti: Tony sbatteva il bicchiere sul bancone del bar, Thor lanciava un urlo d’approvazione, Pepper si massaggiava le tempie e in Loki si accresceva la certezza che quel popolo inutile meritasse di essere schiacciato dal suo potere superiore.
  
  
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