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Autore: Sulle orme del fantasy    06/08/2012    0 recensioni
Tutto ebbe inizio quando le terre del Nord, governate da Re Orol, un grande elfo, riuscirono ad allontanare gli attacchi e le invasioni delle ombre e delle creature malvagie mandate dall'Oscuro Sovrano che governava le terre del Sud.
Quest'ultimo, conosciuto anche come l'Innominato, dopo essere stato battuto decide di lanciare una maledizione su tutte le figlie femmine che sarebbero nate nella città di Avra in quel determinato periodo, sapendo che anche la moglie del Re Orol aspettava una bambina.
Sarebbero nate tutte femidi, cioè morte ma costrette a vagare sulla terra per sempre. Così che le ombre avessero potuto rapirle e addestrarle a combattere. Sarebbero diventate delle armi nelle mani dell'Oscuro.
Il Re delle terre del Nord non ebbe il coraggio di bruciare il corpo della figlia per evitare tutto questo. Decise dunque di nasconderla a palazzo, nelle segrete.
Quando la ragazza cresce, però, sente il bisogno di conoscere il mondo..
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
 
 
 
 
 
Si sdraiò delicatamente sul letto. Edel non capiva perché non potesse conoscere anche solo qualche dettaglio di quella orribile vita che stava vivendo. Eppure non si era mai lamentata con nessuno, aveva sempre accettato di restare lì anche perché c’era cresciuta. Ma era una ragazza adesso, e aveva il diritto di conoscere il mondo!
Sicura della decisione, riempì di vestiti un leggero e minuto sacco in cuoio che era stato gettato lì dalle schiave molto tempo prima. Ci mise dentro anche un ciondolo, quello che il padre le aveva regalato quando aveva solo otto anni di vita. Si ricordava perfettamente quel che le aveva detto: “Questa era di tua madre. Indossala quando avrai paura, quando ti sentirai sola e insicura e lei ti proteggerà, da lassù”.
In quel momento si chiese perché il padre l’avesse data a lei quella collana dal ciondolo color blu notte che aveva sempre portato al collo la madre. Perché non a Charm? Dopo tutto lei era rinchiusa nelle segrete, niente avrebbe potuto mai farle del male, mentre la sorella usciva da palazzo ed era esposta al pericolo delle terre del Sud.
Già … il padre le aveva parlato della prima guerra tra terre del Sud e terre del Nord, le aveva anche detto che lei era rinchiusa là dentro a causa di essa. Niente di più però. Nessun dettaglio su quel che sarebbe successo se lei fosse uscita.
Non le era mai venuto un dubbio sul fatto che tutti le nascondessero qualcosa, quando era più piccola. Ma ora, era da un po’ di tempo che si poneva varie domande sul perché tutta questa discrezione nei suoi confronti.
Era come se fosse cresciuta tutta d’un tratto, a diciassette anni.


Si fece buio e l’oscurità della notte sotterrò il villaggio.
La mattina seguente Re Orol e la figlia Charm vennero accompagnati in carrozza alla città di Eber per poi giungere ad Hatla, la grande foresta separata dal bosco di Ludon dal lungo fiume Nietla.
Charm durante il viaggio osservava dalla piccola finestrella della carrozza il paesaggio. Osservava le case, quelle case comuni in cui molti anni fa le donne piangevano per i loro mariti che andavano in guerra a combattere contro l’oscurità, contro le ombre. Ora sembrava che tutto fosse tornato alla normalità, il cielo sereno e i prati fioriti.
Il rumore della portiera che si apriva distolse Charm dai suoi pensieri.
Re Orol prese la mano della figlia e la aiutò a scendere dalla carrozza che subito dopo ripartì verso Avra.
Li aveva lasciati all’entrata del palazzo di Eber.
- Andiamo Charm, ti hanno riservato una stanza e una serva di palazzo di preparerà per le nozze. – disse Orol accompagnando la figlia all’interno dei quell’enorme palazzo. Era rosa perlato, ogni parete era della stessa tonalità e presentava le stesse decorazioni di colore rosso opaco che sembrava volessero imitare milioni di uccelli in volo.
Era un enorme costruzione costituita da due torri, una a destra e una a sinistra, la più alta in cui al termine vi era la bandiera con lo stemma della città.
La grande porta d’ingresso era di legno di quercia, le maniglie erano dei grossi anelli rossi lucidi. Ti ci potevi specchiare.
Una guardia li aspettava all’entrata, aprì la porta e li scortò fino alla stanza in cui Charm si sarebbe preparata per la grande cerimonia.


Edel si svegliò tardi quel giorno, quando se ne rese conto cercò di sbrigarsi a prepararsi. Indosso un abito leggero nel caso fuori facesse caldo ma portò con se anche uno scialle in lana in caso contrario.
Frugò nel sacco di cuoio in cerca del ciondolo, quando lo trovò lo mise al collo.
Preso il sacco iniziò a bussare bruscamente alla porta d’ingresso delle segrete.
Quando una guardia aprì per chiedere spiegazioni, la ragazza rimase un attimo in silenzio. Come era vestito? Indossava abiti in ferro e nella mano destra teneva stretta una spada, che agli occhi della ragazza era un semplice pezzo di lama.
- Qualche problema signorina? – domandò lui.
- Certo … cioè, no … - aveva pensato a tutto quello che avrebbe fatto quando sarebbe stata fuori, ma non aveva passato un solo secondo a pianificare come sarebbe uscita.
- Sta bene? Se vuole le chiamo la sua serva. – chiese ancora la guardia.
- Sì, me la chiami grazie. – rispose.
L’uomo spinse la porta per chiuderla ma Edel riuscì a incastrare parte della gonna dell’abito in mezzo ad essa così da riuscire a riaprirla facilmente.
Quando i passi della guardia non si fecero più sentire la ragazza aprì la porta di scatto e poi se la richiuse alle spalle. Fece un rumore davvero assordante ma sembrava che nessuno l’avesse udito.
L’altra guardia dormiva.
Edel non ci fece caso poiché rimase abbagliata dallo splendore delle pareti del palazzo. Era davvero raffinato. Quel corridoio aveva entrambi i muri che lo costituivano decorati da piccoli quadri in cui vi erano ritratte persone anziane, forse celebri re e regine. Magari c’erano anche suoi nonni.
Non conosceva quell’edificio perciò sarebbe stato difficile trovare l’uscita.
Si ricordò dello scialle in lana che aveva portato con se, così se lo avvolse intorno alla testa per non mostrare il viso ai servi che percorrevano in continuazione quei corridoi. Iniziò ad incamminarsi alla ricerca della porta d’ingresso. 
La testa sempre bassa per paura di essere riconosciuta, la alzava raramente per non rischiare di sbattersi o scontrarsi con qualcuno.
Si ritrovò di fronte ad un’enorme porta in legno ma di colore bianco.
La aprì un poco e dall’esterno filtrò una luce accecante, tanto che fu costretta a coprirsi gli occhi con lo scialle.
Era la luce del sole.
Quando fu completamente fuori si immobilizzò alla vista di tutta quella gente, di tutta quella luce, di tutto quell’azzurro che c’era sopra di lei, tutte quelle voci, quegli strani rumori.
Un bambino che correva distrattamente si sbattè alle sue gambe e cadde a terra.
- Oh, stai bene? – domandò schietta nel vederlo massaggiarsi la caviglia.
- Certo … - rispose lui con lo sguardo fisso a osservare il volto della ragazza. Forse le guardava gli occhi.
- Jey! Jey ma che fai? Tirati su! – urlava una donna. Prese per mano il ragazzino e lo aiutò ad alzarsi.
- Mi scusi tanto signorina è che … oh mio dio! Ma cos’ha agli occhi? -
domandò la donna a Edel che osservava sorridente il bambino imbronciato.
- Io? Non ho niente, perché? – li fregò per il bruciore che le provocava quella luce.
- I suoi occhi sono rossi … -
Appena sentì quella frase la ragazza si voltò a osservare gli occhi del resto della gente: Azzurri, azzurri, azzurri, avevano tutti gli occhi azzurri!
- Si … credo di non sentirmi molto bene. Ora devo andare, mi scusi. -
detto questo di corsa si diresse verso un luogo. Quale non lo sapeva neanche lei.


 
  
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