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Autore: Swifite    06/08/2012    7 recensioni
Salve Inazumiani!
Allora, questa è la mia prima long, è una ShawnxOC ambientata dopo il FFI.
Emmy è una ragazzina allegra e svampita che vive ad Inazuma-cho con sua zia e si è appena diplomata alla Raimon. Ha un innato talento nell'inciampare e farsi male, delle amiche a cui tiene molto e una scuola che sta per lasciare con rammarico.
E con ancora più rammarico, si renderà conto di quanto la sua vita stia per cambiare...
Spero che qualcuno voglia leggere quest'obbrobrio, recensioni e critiche sono bene accette.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Shawn/Shirou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pff, ma quando finisce questo strazio!? Sono quasi due ore che la prof di fisica non fa altro che spiegare e usare paroloni talmente strani e complicati che nemmeno Archimede potrebbe capirli, ma la gola a questa non si secca mai? Bah, non ce la faccio proprio più, e persino Kerry e Sam, dietro di me, hanno esaurito gli argomenti di cui parlare; peccato: i denti storti di Josh Wilson, che non ho la più pallida idea di chi sia, sono molto più interessanti della forza elastica. L’insegnante è una tipa alta e smilza, con i capelli marroni appiccicati in testa e gli occhi coperti da lenti spesse come tappi di bottiglia. È entrata in classe con il naso arricciato e tutta imbacuccata in un piumino che farebbe stare caldi persino al polo nord. Che invidia, col freddo che fa in classe mi ci vorrebbe proprio qualcosa di così caldo, la divisa scolastica a confronto sembra una canotta estiva! Comunque, non ha fatto in tempo a presentarsi, tecnicamente non l’ha fatto proprio, che ha cominciato a parlare a raffica, ripetendo a memoria il libro dalla prima parola fino al quinto capitolo, scribacchiando ogni tanto qualche formula incomprensibile alla lavagna e fermandosi raramente per riprendere fiato. Non capisco se sta parlando da sola o sta cercando, con scarsissimi risultati, di far capire qualcosa a noi studenti.
«E questo è tutto ciò che dovete sapere sui vasi comunicanti.» Vi prego, ditemi che ha finito! «Dalla prossima lezione cominceremo ad approfondire i vari argomenti.» Beh, almeno avrà la decenza di non finire il programma già nelle prime due ore. «Quando ci incontreremo di nuovo, voglio che portiate il libro.» E finalmente, la campanella di fine giornata suona e salva me e i miei compagni da una morte lenta e dol... ehm... noiosa.
«Ma sarà sempre così?» chiedo allarmata, girandomi verso Kerry e Sam che si stanno tranquillamente stiracchiando.
«Ahimè sì.» risponde la prima. «La Robinson non fa altro che spiegare e spiegare. Lo fa bene, ma starla a sentire per due ore a settimana è una tortura, fidati.»
«Non è che una di voi può spiegarmi di che diamine stava parlando?» borbotta Sam, sbadigliando.
«Roba complicata.» taglio corto io. «Comunque, Kerry: come fai a conoscerla?»
«Nel nostro corso insegnava scienze.» mi risponde lei e sporge un dito verso l’amica, che credo stia proprio per addormentarsi.
«Ho capito.» Torno a guardare sul mio banco e racimolo tutte le cose che ho sparpagliato ovunque: la matita che stavo mordicchiando fino a dieci secondi fa, il quaderno su cui, più che prendere appunti, stavo scribacchiando milioni di cuoricini e il diario che mi faceva da comodo poggia-braccio. Mollo tutto disordinatamente in cartella, di cui questa volta mi sono ricordata, e mi guardo intorno alla ricerca di Mr. Perfezione, visto che, ahimè, devo ancora chiedergli scusa. Lo individuo quasi subito: diciamo che con quegli stranissimi capelli che si ritrova, vederlo spiccare su tutto e tutti non è poi così difficile; sta chiacchierando con un suo ex-compagno di squadra, un tipo alto, con i capelli scuri e in faccia degli stranissimi occhiali arancioni che lo fanno assomigliare ad una mosca. Quando parla, gesticola talmente in fretta che quasi, quasi non gli vedo le mani. Mamma mia: manco stesse parlando con la regina d’Inghilterra!
«Emmy? Perché fissi Shawn in quel modo?»
A sì? Sto fissando Shawn? Mi giro verso Sam, che mi è arrivata alle spalle così silenziosamente che non me ne sono neanche accorta, e la osservo con la testa inclinata e in sopracciglio inarcato. «Così come?» le chiedo.
«Beh... Come se volessi ucciderlo con lo sguardo.» mi risponde semplicemente lei, annuendo con aria grave.
«Che voglio ucciderlo non lo metto in dubbio, guarda. Ma ora devo soltanto chiedergli scusa.» brontolo io, brusca.
«E perché?»
Okay, a giudicare dalla sua faccia, ho avuto il potere di confondere le idee a Sam in meno di un nanosecondo. Così mi affretto a spiegare: «Lui mi ha salvato la vita e io me la sono presa.»
Forse avrei dovuto essere un po’ più precisa, adesso la bionda sembra decisamente sconvolta. «Lui mi ha fatto la predica e io me ne sono andata imbufalita e sbattendo i piedi.» aggiungo.
«Ahhhhh... Ora è tutto chiaro. Più o meno. Scusa, ma potresti spiegarmi quello che è successo?»
Visto che sono appena uscita dal coma farmacologico causato dalla prof di fisica, la rabbia di ieri è ben tenuta a bada dalla sensazione di sonnolenza, così rispondo senza che il ricordo del comportamento saccente e forse, dico FORSE, preoccupato di Mr. Perfezione intacchi il mio buon umore, già fortemente provato dalle due ore consecutive di spiegazione a cui bisogna aggiungere l’ora di ginnastica, durante la quale l’insegnante ci ha raccomandati tutto il tempo di farci la doccia la mattina. «Niente di che: ero alla pista da snowboard, sono scivolata e stavo per rompermi l’osso del collo contro un sasso se lui non mi avesse presa al volo.» dico, stando bene attenta a mantenermi sul vago per quel che riguarda il luogo dell’incidente. Per quanto abbia voglia di picchiare Shawn, di certo non andrò a spifferare a mezzo mondo il luogo del suo posto segreto. Come ho già detto, sono una leale io!
«Forse era solo preoccupato per te.» mormora Sam. «Probabilmente si è solo spaventato a vederti sfrecciare sulla neve verso quel... sasso? Che cosa ci faceva un sasso alla pista da snowboard?»
Io sobbalzo e faccio per cominciare un walzer di parole confuse e disconnesse per levarmi di dosso le assurde spiegazioni del perché un sasso era alla pista da snowboard, ma una voce arriva a salvarmi come una manna dal cielo. «Ragazze, mi dispiace un sacco interrompere le vostre interessantissime chiacchiere, ma credo sia giusto che vediate quello che sta succedendo.» dice Kerry, mentre la sua mano va ad indicare una testa circondata da studenti che spunta sopra la cattedra.
«Chi è quello?» domando, sorpresa dalla presenza di quel tipo in classe. Che strano: non l’ho nemmeno sentito entrare.
«Boh! È appena arrivato, dice di essere del quinto anno e di chiamarsi Tom Lewis.» spiega la rossa con una scrollata di spalle.
«E che vuole?» fa Sam, che per la curiosità si mantiene in precario equilibrio sulle estreme punte dei piedi.
«Se andiamo a vedere forse lo scopriamo, non credi?»
«Sì, direi che hai proprio ragione.»
Io ridacchio sotto i baffi e, afferrate le ragazze per i polsi, cerco di sgusciare attraverso ogni spazio che trovo, finché uno spiraglio di luce non mi annuncia che sono finalmente riuscita ad arrivare in prima fila, dove i miei compagni si aprono a cerchio attorno alla cattedra, comodamente occupata da un ragazzo con l’aria strafottente e le gambe accavallate. Ha i capelli mossi e così neri da sembrare blu, gli occhi neri come inchiostro, la pelle marmorea e il naso esageratamente all’insù. Con una mano si sta grattando il rado strato di barba che ha sul mento. «Allora, cari studenti della 1° B: prima di tutto, buon inizio anno.» dice. «Come rappresentante degli studenti, sono ben lieto di darvi il benvenuto al primo anno delle superiori. Detto questo, sono desolato, ma ahimè è mio dovere farvi la solita predica, quindi direi che prima cominciamo, prima questa parte sgradevole passa; allora: come immagino già sappiate, questo è il primo anno, dunque quello che avete cominciato è un percorso verso la maturità e il futuro. Lo studio è una cosa fondamentale, senza il quale non riuscirete ad andare avanti e a costruirvi una vita, quindi mi aspetto che ognuno di voi prenda voti eccellenti...» Tsè, povero illuso. «Devo anche ricordarvi che è assolutamente vietato fumare nei bagni, e per i collegiali uscire per i corridoi di notte, inoltre è bene che io vi ripeta il regolamento della scuola...» Bla, bla , bla. Ma che diavolo vuole sto tipo dalla mia vita? Se ne entra in classe coll’aspetto più trasgressivo che gli riesce e viene a parlarmi di regole! Un po’ di coerenza, diamine! In ogni caso non lo ascolto nemmeno, a farmi la predica ci sono già Celia e Mr. Perfezione, non ho bisogno anche di lui. Anzi, parlando di Mr. Perfezione, non gli ho ancora chiesto scusa, chissà, visto che il destino è contro di me, magari potrei anche non farlo. Scuoto la testa con aria convinta, attirando anche qualche sguardo stranito da parte dei miei compagni. No! Ha il diritto di sapere che sono pentita di averlo assalito, più o meno... Okay, lo ammetto, non sono pentita neanche un po’, però zia ha ragione, uno scusa è d’obbligo, è una questione d’educazione!
Intanto Tom ha finito di ripetere a pappardella le regole della scuola e sta raccomandando a tutti di seguirle e di non infrangerle. Dico io: se le segui mi dici come fai ad infrangerle!? Oh dici una cosa o dici l’altra, non puoi dire tutt’e due le cose assieme. E' come dire a me mi.
Meno un sonoro e seccato sbuffo, forse un po’ troppo sonoro e seccato... Infatti vedo subito il fighetto di quinta fissarmi con lo sguardo nero e penetrante. «Bene.» dice. «Visto che qui c’è molta gente che si annoia...» e continua a fissarmi, «...direi che è meglio passare alla parte interessante: ho un avviso importante. Siete tutti invitati a passare la notte a scuola, nell’atrio principale.» Lewis si zittisce giusto il tempo affinché le sue parole facciano effetto, poi riprende: «All’Alpine, infatti, è tradizione che il secondo giorno di scuola gli studenti del primo anno restino a dormire qui tutti assieme, sotto la tutela di noi del quinto. È un bel modo per fare una nuova esperienza, senza contare che potrete aver modo di conoscere anche tutti gli altri novellini, sempre che non li conosciate già. Quindi vi aspetto stasera alle nove assieme ai vostri spazzolini e sacchi a pelo. Spero che non vogliate mancare... Infine, vi auguro ancora un buon inizio anno e vi saluto.» Nel silenzio sorpreso mio e dei miei compagni, Tom si apre un varco ed esce dalla classe. È solo una mia impressione o l’ho visto ghignare?
Passa qualche minuto, poi la classe esplode in chiacchiericci eccitati; si formano diversi gruppetti da tre o quattro persone in cui o si sussurra a voce troppo alta, o si parla così piano che nessuno sentirebbe niente nemmeno con un megafono. Ma sono tutti così contenti di scaricare i loro genitori per una notte? Io personalmente i genitori non ce li ho, ma credo che verrò comunque; che però sia ben chiaro: non perché abbia voglia di togliermi di torno zia per un po’, la mia è la zia migliore di questo mondo e per me è come la mamma che non ho più, ma semplicemente perché penso che provare qualcosa di nuovo come dormire fuori casa potrebbe essere divertente. Certo, qualche volta ho dormito da Celia o da Silvia, ma dubito che le loro accoglienti camerette possano essere paragonate all’atrio principale della mia scuola.
«Voi che ne pensate?» chiedo a Sam e Kerry che sono ancora vicino a me in silenzio.
«È un’idea fantastica!» esplode la prima, mettendosi a saltellare tutta contenta. «Non ho mai dormito a scuola, dev’essere davvero meraviglioso!»
«Io dormo a scuola comunque.» dice Kerry.
«Sì?» faccio io. «Non lo sapevo, come mai?»
«Diciamo che non è una cosa di cui voglio parlare.» è la secca risposta che ricevo. Che diavolo è successo? Non ho mai visto la mia amica così sulla difensiva! Certo, ci conosciamo da appena due giorni, ma non mi sarei mai aspettata un simile sbalzo d’umore da parte sua.
«E tu che farai, Emmy?» mi chiede Sam, cambiando argomento probabilmente per porre fine ad una conversazione che minaccia di diventare bollente. «I tuoi genitori ti lasceranno venire?»
Cappero! «No! Cioè sì... cioè...» Rieccomi qui col mio fiume in piena di parole che mi esce fuori dalla bocca tutte le volte che qualcuno mi fa la domanda sbagliata. Dannazione Sam, perché dovevi chiedermi dei miei genitori, perché? Io provo ventiquattro ore su ventiquattro a tentare di dimenticarmi che sono esistiti, perché diamine li hai messi in mezzo!?
«Ehi, va tutto bene?» E me lo chiedi pure!? Sono in preda al panico e sto andando in iperventilazione, pensi davvero che potrebbe andare tutto bene!? Okay, calmati Amelia, respira. Lei non sa niente di te, né di loro, non sa che sei orfana, non darle modo di sospettarlo. Prendo un respiro profondo. «Certo. È che non ho un sacco a pelo.» biascico con un po' di fatica
«Ahhhh, ma allora è tutto qui...» Sam sembra piuttosto rasserenata. «Non preoccuparti, te lo presto io, ne ho uno in più: puoi passare a prenderlo a casa mia, abito appena davanti al cancello principale. Hai presente quella casa verde acqua con il giardino pieno di abeti? Sono proprio lì.»
«Perfetto.» dico, anch’io calma. Credo che il mio cuore stia perdendo velocità, ora sta andando solo a 350 chilometri orari.
Gli altri studenti cominciano a disperdersi e finalmente, ora che la calca si è disciolta, si può tornare a respirare. Faccio con lo sguardo un giro di ricognizione dell’aula e noto che anche Shawn sta per andarsene: devo fermarlo! Devo ancora scusarmi con lui. Sia ben chiaro che lo faccio solo perché altrimenti mi sento in colpa, e che il fatto che lui abbia ragione e io torto, cosa assolutamente assurda e inverosimile, non c’entra niente.
«Ragazze, io vado: ci vediamo dopo. Sam, passo da casa tua per le otto e mezza.» E senza aspettare una risposta mi avvio verso Mr. Perfezione.
Però sento Kerry alle mie spalle dire qualcosa che mi incuriosisce molto: «Ma sei davvero sicura di voler far venire Emmy a casa tua?»
Che cosa voleva dire? Sono molto tentata di fare marcia indietro e chiederle il senso di quella domanda, o di quantomeno ascoltare la risposta di Sam, ma ho totalmente scordato di imputare ai miei piedi di fermarsi e finisco elegantemente di faccia contro la lavagna. «Ahio!» Mamma mia che botta! Resterò sporca di gesso per mesi, anzi credo proprio che un po’ di polvere mi sia anche finita nel nas... «Eeee... eeee... etciù» Oh, oh, spero di non aver causato una valanga in sulle Dolomiti con questo starnuto.
Mi guardo i vestiti e credo che se mi mettessi nel cortile con una carota in bocca potrei benissimo passare per un pupazzo di neve. Cerco di scuotermi di dosso in grosso della polvere, ma dei risolini acuti mi interrompono. Provengono da un gruppetto in fondo alla classe, il classico gruppo delle smorfiose e montate di testa truccate dalla testa ai piedi e con i tacchi talmente alti da farle sembrare giraffe, e una di loro mi sta indicando con aria sdegnata e impietosita. Scusami!? Chi è quella per potermi trattare, pardon, indicare così? È una tipa alta, con i boccoli talmente perfetti per essere veri e tanta di quella terra in faccia da sembrare un orto ambulante. Ma si accorge dell’effetto che fa la sua faccia marrone in contrasto con le mani ceree? Dovrebbe chiamarsi... ehm... Non ne ho la più pallida idea. Faccio per avviarmi verso di lei e dirle di smetterla di puntarmi addosso il suo indice accusatore, quando Shawn mi ferma. «Ti sei fatta male?» mi chiede.
«Oh no! Per favore non attaccare con un’altra predica, c’è già Celia a farmene una al giorno!» imploro con le mani congiunte. Noto con soddisfazione che gli occhi della smorfiosa che mi stava deridendo scintillano di rabbia e gelosia... Ma bene! Kerry e Sam invece sembrano piuttosto sorprese dalla mia figuraccia, non credo che sappiano che figure del genere sono all’ordine del giorno per me, e battono le palpebre senza riuscire a muovere un muscolo. Io le rassicuro sulle mie condizioni di salute mostrando loro il pollice alzato e dal gesto con cui mi rispondono direi che il messaggio che dovrebbe arrivarmi dev’essere un ‘d’accordo, ci vediamo più tardi’.
«No, non preoccuparti. Anzi, mi dispiace molto per come ti ho trattata ieri, devo essere stato davvero insopportabile.» mi dice Mr. Perfezione sorridendo bonariamente.
Il mio primo pensiero sarebbe di rispondergli con un 'sì, lo sei stato’, ma la mia bocca si apre da sola in un’unica esclamazione: «Cosa!?»
Lui inclina la testa. «Come?»
«A TE dispiace!? Non so se te ne sei accorto, ma sai com’è: sono stata io a prendermela con te, ero io quella che avrebbe tanto voluto mollarti un pugno sul naso!» rispondo io scandalizzata. Non so se arrabbiarmi per il comportamento da nobile damerino di Shawn o accettare semplicemente le sue scuse.
«Beh, ho reagito in maniera esagerata alla tua caduta.»
«Quindi siamo pari?»
«Sì, direi proprio di sì.» Evvai! Non gli ho nemmeno dovuto chiedere scusa! Forse ti avevo giudicato male, Mr. Perfezione. «Non per sembrarti indiscreto,» sta continuando lui. «ma ho sentito che andrai a casa di Sam, stasera. Puoi ritenerti fortunata, sai: lei non fa mai andare nessuno a casa sua.»
«Stavi ascoltando?»
«Ero dietro di voi e ho avuto modo, senza volerlo, di ascoltare la vostra conversazione.»
A parte il fatto che mi ha leggermente, e sottolineo leggermente, irritata con questo suo origliare, Shawn ha catturato parecchio la mia attenzione. «Come mai Sam non fa venire nessuno a casa sua?»
«Diciamo che non ama molto che la gente veda lo spazio in cui vive, quindi se ti ha chiesto di andare da lei significa che di te si fida.» mormora titubante lui. Che strano, ho quasi l’impressione che stia cercando le parole più adatte per descrivere Sam in modo tale che io sappia poco o niente di lei. Dico sì che non la conosco per niente, ma tutta questa segretezza mi sembra un’esagerazione! Manco la mia neo-amica avesse dei precedenti per spaccio!
«Non ha dei precedenti per spaccio, vero?» chiedo, improvvisamente folgorata dal dubbio.
«Ma che cosa dici!» mi rimbrotta lui, trattenendo un risolino divertito nel palmo della mano. Meno male, però, per un attimo ho temuto il peggio!
Ma un’altra domanda mi toglie tutto il mio sollievo. «E che mi dici di Kerry?» faccio per esprimermi in maniera più esplicita, ma Shawn mi anticipa. «Non ama molto parlare della sua famiglia, come te del resto.» Qualcosa mi dice che è meglio che io non ritiri fuori l’argomento.
Mi riempio la bocca d’aria per continuare la conversazione, ma uno sguardo veloce all’orologio da parete mi ferma... «Oh, no! Avrei dovuto essere a casa un quarto d’ora fa! Zia mi avrà già presa per morta! Devo andare!» E mi fiondo a velocità della luce fuori dalla classe.
«Hai dimenticato la cartella!»
«Oh giusto.» Torno sui miei passi, afferro la cartella e riparto nuovamente alla volta di casa mia, tutto in un millisecondo. Inutile dire che le scale e l’atrio principale li ho fatti tutti in un’unica capriola.
Ma ad arrivare non ci metto molto, i capitomboli mi aiutano a saltare diversi pezzi di strada e, a parte il fatto che per il freddo mi si è ghiacciato il cervello, direi che è un bene che la neve attutisca ogni botta che prendo.
Quando riesco a raggiungere l’ingresso, ad aprimi arriva il sospiro arrabbiato e sollevato di mia zia, nonché il suo sguardo da ‘attenta che sto per ucciderti’. Credo che stia decidendo se farlo davvero o lasciarmi perdere e preparare il pranzo, ma deve optare per questa opzione, perché torna in casa dopo avermi dato il suo cupo ‘bentornata’. Strano sentirla così, o ha lavorato troppo, o questa volta l’ho fatta preoccupare sul serio.
Entro e salgo in camera a cambiarmi, poi scendo e aiuto la zia ad apparecchiare. Ho appena fatto un record: sono due volte consecutive che apparecchio senza distruggere tutto il servizio dei piatti o dei bicchieri. Mi sento realizzata.
A tavola io e zia parliamo del più e del meno come al solito, le racconto delle mie intenzioni di dormire a scuola e le chiedo se magari sarebbe disposta a darmi qualche ripetizione di fisica, visto che certamente non ci capirò un tubo con la parlantina assurda della prof, ma era ovvio che l’argomento bollente doveva arrivare; quando mi chiede se ho chiesto scusa a Mr. Perfezione, mi ha raccomandato di farlo praticamente da quando mi sono svegliata stamattina, io, che so che perdere tempo a cercare mezze verità e strani modi di sviarmi di dosso la domanda sarà del tutto inutile, le racconto quello che è successo, e di come Shawn si sia scusato prima ancora che potessi farlo io. «Quel ragazzo è un santo.» commenta semplicemente zia e l’argomento si chiude lì.
Il resto del pomeriggio trascorre in maniera piuttosto tranquilla, personalmente non faccio nulla di che, mi limito a video-chattare con Celia e Silvia e a riempire il mio album da disegno. Quando arrivano le otto e la sveglia del mio telefonino suona, sono così sorpresa che credo di aver mancato di poco il soffitto col salto che ho fatto. La sveglia l’ho messa perché ero sicura che senza andava a finire che da Sam ci arrivavo a settembre dell’anno prossimo. Mi vesto in fretta, ficco in una sacca il pigiama e lo spazzolino ed esco dopo un saluto veloce. Il freddo che mi travolge mi gela le ossa, così mi affretto a infilarmi il piumino e mi avvio verso la scuola, di fronte alla quale dovrebbe esserci casa Edwards.
Arrivo in fretta e suono il campanello.
Ad aprirmi arriva la fotocopia esatta di Sam, solo con qualche decennio in più, due profonde e livide occhiaie e due insoliti occhi viola ametista. «Sì?» mi fa quella che dovrebbe essere la signora Edwards.
«Salve signora, io sono Emmy Allen, stavo cercando Samantha.» rispondo io.
«Eccomi, ci sono!» dice una voce, e subito dopo la testolina platinata della mia amica fa capolino dalla... cucina, credo. «Vieni qui!»
Io, ricevuto il permesso da sua madre, entro e la raggiungo in quella che scopro essere proprio la cucina. Sam si sta prendendo un bicchiere di latte dal frigo. «Ne vuoi un po’?» chiede.
Io scuoto la testa. «No, grazie.» Ma qualcuno può spiegarmi come si fa a bere il latte freddo con questo freddo polare!?
«Io vado in camera mia a prendere i sacchi a pelo, tu non muoverti da qui, d’accordo?»
Io annuisco e resto da sola in una splendida stanza rossa, con i mobili in legno scuro e i termosifoni tappezzati dai più strani magneti. È accogliente, qui.
Mi guardo un po’ intorno, faccio qualche giro intorno al tavolo e mi fermo ad osservare lo splendido orologio a cucù che prima non avevo notato. Ed è allora che un qualcosa chiamato destino mi porta a cadere, facendomi finire con il naso a pochi centimetri da un inalatore d’ossigeno. Lo afferro e mi rialzo, e proprio in quel momento Sam torna, vede la scena e si fionda da me mollando a terra i due sacchi che aveva in braccio.
«Sam, cos’è questo?» le chiedo mentre mi strappa dalle mani lo strano oggetto.
«Niente.» taglia corto. Incredibile da dire, è ancora più pallida del solito.
«Sam, cosa mi nascondi?» Non è che per caso è asmatica? Spiegherebbe anche il suo annaspare ieri, dopo la fuga dalle classe. Ma allora perché nasconderlo? È una brutta patologia, ma di certo non è nulla di cui vergognarsi.
«Niente Emmy, va tutto bene, fidati.»
Non me la dai a bere, carina. Ma per ora è meglio che io lasci perdere le mie indagini, credo che sia ancora troppo presto per ricevere tutte le spiegazioni che voglio, così cambio immediatamente discorso. «Okay. Hai preso i sacchi a pelo?»
«Sono lì, guarda.» Il suo dito va ad indicare due pezzi di stoffa arrotolati che sembrano due cannelloni. Tanto per la cronaca, mia zia è un’appassionata di cucina italiana ed è per questo che conosco un piatto del genere, ma devo anche dire che mi fa piuttosto schifo: io odio le cose complicate. Anche se non li ho mai assaggiati sono sicura che non mi piacciono. E questo è quanto.
«Andiamo allora.» dico.
Sam sembra piuttosto sollevata dal mio scarso interessamento alla sua vita privata, ma se crede che lascerò perdere si sbaglia di grosso.
Prendiamo i cannelloni di stoffa, salutiamo la signora Edwards e attraversiamo la strada. Devo dire che l’Alpine di notte ha un non so che di inquietante. O è solo una mia impressione?
Arriviamo nell’atrio principale, dove un vociare di studenti copre ogni altro rumore, e subito Kerry ci viene incontro. «Ciao ragazze!»
Noi la salutiamo, poi andiamo a scaricare i nostri sacchi accanto al suo e ci sediamo al caldo di un termosifone che fortunatamente lei ci aveva riservato. Cominciamo a chiacchierare di qualsiasi cosa ci passi per la mente e magari cominciamo anche a conoscerci un po’. Per esempio scopro che Sam ama Taylor Swift come me, mentre con Kerry condivido la mia passione per Katy Perry. Loro mi raccontano della loro avventura nel club di calcio e direi, da come lo descrivono, che forse non è uno sport stupido come pensavo.
Ci sono molti gruppetti tra studenti di classi differenti, ma noi restiamo fisse vicino al termosifone, io non interessata, per il momento, a socializzare, le ragazze senza alcun motivo per farlo. In fondo loro sono in questa scuola da anni, credo che sia normale che conoscano un po’ tutti qui. O almeno questo è quello che mi hanno detto.
Prendo fiato per continuare l'ininterrotta conversazione che va avanti da quasi mezz'ora, ma diversi urli spaventati mi bloccano.
Nell’atrio si sono spente le luci.
Vorrei urlare anch’io, il buio mi mette agitazione, mi fa sentire in pericolo, e alla fine strillo davvero, quando da amplificatori che non avevo notato, una voce, che identifico come quella di Tom Lewis, rimbomba dappertutto. «Allora, cari ragazzi, benvenuti alla nostra CTN: Caccia al Tesoro Notturna. È una sfida, la sfida di noi del quinto anno verso voi del primo per vedere se ve la caverete in questa scuola, quindi dubito che possiate rifiutare. Le regole sono semplici: ovunque potrebbe essere stato nascosto un tesoro, di cui non vi sveleremo la natura, e voi dovrete cercarlo. Per chi lo troverà ci sarà un premio.»
«Ma non è vietato girare per i corridoi di notte?» domando io a Kerry. Lei annuisce e mi posa indice e medio sulle labbra, come segno di tacere.
«L’unico indizio a vostra disposizione...» continua quello che dovrebbe essere il diligente rappresentante degli studenti. «...è il seguente: l’oggetto che state cercando è la cosa più antica della scuola. Allora, mocciosetti, che ne dite, accettate?»




N.d.A. Wheilà, salve mondo :D
Allora, domando dignitosamente scusa al mondo degli scrittori per aver pubblicato questo capitolo obbrobrioso che mi è venuto a dir poco malissimo. Mi dispiace, è che non ero per niente ispirata. Avete presente il blocco dello scrittore? Io non posso certo definirmi una scrittrice, ma il blocco che mi è venuto è stato allucinante. :(
Comunque ringrazio tutti quelli che hanno letto.
In questo capitolo Emmy si ritrova a chiedere scusa a Shawn anche se alla fine a scusarsi è lui, compare un nuovo personaggio, questo Tom, che personalmente mi sta antipaticissimo, quindi vi assicuro che non apparirà per più di due capitoli. Non perdete d'occhio la diffidenza di Sam, nè il fare difensivo di Kerry, più avanti saranno molto importanti. E che ne dite della CTN? Secondo voi come andrà a finire?
Stavo pensando che, magari, più avanti potrei cambiare POV e passare a quello dei personaggi più importanti così da non farli sembrare piatti, voi che ne dite?
Infine ringrazio Polaretto_ per aver recensito e aggiunto la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate, _Slash per la sua recensione e per aver messo la storia tra le preferite, Summer38 per aver recensito e messo la storia tra le seguite e pepo con la sua recensione. Buon viaggio pepo. Grazie a tutti quelli che recensiranno, kiss
  
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