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Autore: FairySweet    06/08/2012    1 recensioni
Era semplicemente una seconda occasione e niente di più. In fondo, lui non aveva chiesto niente dalla vita ...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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House 2                                                      Me ne Vado





Avrebbe iniziato di nuovo da capo, doveva ricominciare perché altrimenti gli ultimi  nove mesi passati a convincersi che ogni cosa andava bene sarebbero stati solo sprecati.

Il suo appartamento non era adatto per  accogliere una bambina, anzi, a dire il vero non era adatto ad accogliere proprio nessuno.
 I vestiti sparsi sul pavimento davano il benvenuto a quel giorno nuovo e folle.
Sul tavolino di fronte al televisore due bottiglie di Scotch vuote e la cucina completamente sottosopra.
Lasciò cadere il bastone  e lo zaino, reggendo la piccola con un braccio solo si incamminò lentamente verso la camera da letto, la luce della segreteria telefonica lampeggiava, schiacciò distrattamente il tasto posando la piccola sul letto “Almeno non ti svegli mai” sussurrò afferrando la valigia dall’armadio “House sono io, ti conviene tornare in ospedale prima che la Cuddy venga  a prenderti di persona capito? Guarda che non scherzo, lo so che avete litigato e che … beh .. non importa, non puoi lasciare l’ospedale senza un primario, i tuoi pazienti non possono pagare per le vostre idiozie e non ..”  la voce di Wilson scomparve all’improvviso “Jimmy boy, hai questo bruttissimo difetto, parli troppo” sbottò lanciando per terra la spina del telefono “Dov’ero rimasto?” si voltò verso il letto, la bambina continuava  a dormire tranquilla, incurante di quello che le accadeva attorno.
Buttò nella borsa qualche vestito, quel pacco di latte per la piccola e qualche vestitino comprato nel primo negozietto incrociato “D’accordo” mormorò sollevandola delicatamente dal materasso “Ora ce ne andiamo via da qui” disturbata da quella voce la bambina aprì gli occhi fissando quel volto impassibile dai lineamenti sfocati e duri.
Rimase immobile, quasi senza respirare per evitare di spaventarla, aveva il terrore che da un momento all’altro si mettesse a piangere ma lei rimase ferma, con le manine posate sulle labbra e gli occhi fissi su di lui.
Tutto sommato non era male, aveva un bel nasino e la pelle rosa e profumata di buono, era presto ancora per capire di che colore avesse gli occhi ma in compenso, il colore dei capelli era più che chiaro, tra il castano chiarissimo e il biondo ma potevano sempre cambiare con l’età, in qualche modo gli ricordava l’estate “Rylie House” mormorò afferrando il borsone “Non suona male”  non suonava male per niente, spense la luce e con un gesto secco e autoritario si chiuse alle spalle la porta del suo passato.

“Cavolo House! Finalmente”  “Devi smetterla di preoccuparti troppo per me, le persone che fanno così vivono meno delle altre” “Non sei divertente sai? Dove cavolo ti sei cacciato? Il capo è sul piede di guerra e non credo che … aspetta un momento … Sei in aeroporto?”  “Ma che idiozie vai dicendo si può sapere?” la voce dagli altoparlanti annunciò la partenza del volo 727 per l’India “Vai in vacanza?” la voce confusa di Wilson lo fece sorridere “Me ne vado” rispose osservando qualche secondo il viso della bambina “Te ne vai? Sicuro di stare bene? “ “Non sono mai stato meglio Jimmy … Salutami tutti lì dentro compreso … Compreso il capo d’accordo?” per colpa di quello stupido nome non riusciva nemmeno ad usare l’ironia “Non muoverti da lì chiaro? Sto arrivando e non intendo tornare indietro senza di te. Non puoi andartene da qualche parte in villeggiatura lasciando me a sedare Lisa, è un ciclone e tu lo sai”  “Beh, d’ora in avanti è un problema tua piccolo Jimmy, io mi licenzio e me ne vado” “Gliel' hai detto almeno?” sospirò appena sperando che quell’incertezza non venisse colta dall’amico ma lui era bravo a decifrare i suoi pensieri “Cavolo House! Non puoi farle questo, non puoi ferirla di nuovo perché lei non sta più ..”  ma il pianto di Rylie interruppe provvidenzialmente quella discussione “È un bambino?”  “No Jimmy, è una piccola scimmia” rispose sarcastico cercando di tranquillizzarla ma aveva fame e ogni tentativo di pace falliva miseramente  “Perché hai un bambino? Si può sapere che stai ..”  “Addio Jimmy boy” esclamò allegro chiudendo la conversazione “Possibile che mangi così spesso?” sbottò dirigendosi verso il bar, il telefonino iniziò a squillare freneticamente ma non rispose, si limitò a ridere buttandolo nel primo cestino.
“Cosa posso servirle?” il sorriso allegro e tenero della ragazza dietro al bancone gli ridonò un po’ di pace “Un caffè molto forte e ..:” tirò fuori il biberon “Dell’acqua calda” “È bellissima” esclamò la ragazza osservando la bambina “Come si chiama?” “Rylie” buttò lì indifferente giocherellando con il bastone “Però … complimenti piccola, hai davvero un bellissimo nome” rispose la giovane sfiorando una manina della piccola “Grazie” afferrò il biberon e sollevò meglio la bambina “Dove siete diretti?” “A Londra .. Ann” esclamò allegro leggendo il nome sulla targhetta di metallo “E ci andate da soli?” “Vuoi venire con noi?” ma lei scosse delicatamente la testa ridendo “Dov’è la sua mamma?” “Ti pagano per fare domande ai clienti?” ribatté sarcastico “Direi di si” gli posò davanti il caffè e appoggiando le braccia sul bancone si inclinò leggermente verso di lui “Allora?” alzò gli occhi al cielo sbuffando “Sua madre non la voleva e siccome io sono il padre beh … non credi sia giusto portarla con me?” lei annuì appena concentrandosi sulla piccola “Quanto ti devo?” esclamò posando il  biberon nella borsa “Oh niente, il padre dell’anno non paga” magnifico, ora era preso per il culo anche dalle bariste di un aeroporto.
Era la scelta giusta, doveva essere per forza la scelta giusta. Di certo non avrebbe avuto nessuna difficoltà a trovare un altro lavoro e Rylie sarebbe cresciuta al sicuro e lontano da tutto quello che lo aveva fatto soffrire “Complimenti Greg, hai scelto proprio bene” esclamò soddisfatto incamminandosi verso il gate con la piccola sempre stretta tra le braccia “Le auguro buon viaggio signore” prese il biglietto dalle mani dell’hostess e si incamminò spensierato verso il suo nuovo e complicato futuro.
  
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