Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: _moss    06/08/2012    0 recensioni
E' la prima volta che scrivo qui, è la mia prima storia!
Si tratta del racconto della vita di una persona, a mio parere, molto speciale. Spero che venga apprezzato, i prossimi capitoli sono in arrivo. :)
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sara condusse una vita tranquilla, aveva ormai otto anni ed era circondata dall’amore di tutti i suoi cari, e lei ricorda specialmente quello del suo adorato nonno. Beh, lei passava tanto tempo a casa dei suoi nonni materni e, per quanto fosse piccola, non potrà mai dimenticare i mazzi di fiori che Nonno le regalava ogni giorno quando tornava dalla sua passeggiata mattutina, li raccoglieva lui personalmente; e non potrà mai dimenticare nemmeno le crisi isteriche della nonna quando si accorgeva che quei bellissimi fiori erano ricoperti di formiche da cima a fondo: li agitava da una parte all’altra convinta di mandarle via così, poi si rendeva conto dell’inutilità di quel che stava facendo, si ricomponeva e li metteva in un vaso dentro il lavandino (secondo lei il più lontano possibile dal cibo). A Sara piaceva vederli discutere, li vedeva come degli attori comici, erano in grado di farla ridere anche mentre litigavano, li trovava buffi e sapeva che non facevano mai sul serio, infatti avevano sempre fatto pace.
Era l’estate del 2003, la più calda che in Sardegna ci fosse mai stata per quanto Sara potesse ricordare. E, purtroppo, anche l’estate più inaspettatamente triste per la sua giovane vita… Il Nonno si era ammalato. Aveva passato la vita a lavorare nelle miniere e, anche se aveva smesso di fumare da tanto tempo, anche questo purtroppo influì, aveva metastasi ai polmoni e al cervello.
Sara era piccola, ma i piccoli non sono stupidi. I bambini sentono molto più di quanto ci si aspetta, soprattutto emotivamente intendo, e sono anche le persone più capaci a farsi rimbalzare tutto addosso, sono capaci di mandare avanti il nastro per saltare i momenti peggiori della propria vita facendo finta di non averli vissuti comunque. E, la piccola Sara, ne era l‘esempio vivente; lei sapeva che per la prima volta avrebbe sentito un dolore diverso dal bruciore di un ginocchio sbucciato, ma non aveva paura di lottare contro le cattiverie del mondo: lei sapeva di poter vincere a differenza di tutte le persone che la circondavano, che non sapevano nemmeno di poter lottare.
Sara andava ogni giorno a trovare il Nonno, e ci andava ogni volta come se quella fosse l’ultima occasione in cui con uno sguardo gli avrebbe potuto dire ‘ti voglio bene’. E il suo errore fu proprio questo, spediva tanti di quei ‘ti voglio bene’ al suo amato Nonnino, ma non aveva mai pensato di dirglielo un giorno, almeno una volta, prima che fosse troppo tardi, lei era convinta che quegli sguardi arrivassero dritti al cuore del destinatario, e se invece non fosse stato così? Beh, diciamo che quest’ultima domanda, la piccola Sara, se l’è posta quando ormai, col Nonno, non ci avrebbe più potuto parlare.
Al funerale La Mamma piangeva, Sara le stava accanto con un nodo alla gola che tentava freneticamente di mandar giù, e ci riuscì alla grande, la piccola non versò nemmeno mezza lacrima. ‘Non capisce’ dicevano, ‘non si rende conto di quel che è successo’. Il fatto è che Sara capiva molto più di tutti quei parenti occasionali che si facevano vivi solo quando qualcuno ci lasciava le penne e che, oltre a essere lì solo per educazione nei confronti delle persone care al mal capitato, la frase più intelligente che facevano uscire dalla loro stupida bocca era ‘ma come sei cresciuta, Sara!’. Ma Sara lasciava perdere, faceva finta di niente, lei sapeva bene che quelli che non capivano erano loro, non capivano che il Nonno non l’aveva abbandonata, lui era sempre lì, nel profumo dei fiori che le regalava, nelle carezze che le avevano ravvivato il viso dopo un brutto voto a scuola, nei sorrisi che le si erano impressi nel cuore e nella mente e che mai avrebbe dimenticato.
Da quel momento in poi, Sara iniziò a sentirsi in colpa, credeva che il Nonno se ne fosse andato senza sapere del bene che le voleva la sua piccola nipotina e, per colmare questo vuoto, Sara iniziò a scrivere. Amava i diari segreti, quelli coi lucchetti, che tenevano al sicuro le sue preziose parole. Scriveva del Nonno, scriveva a lui direttamente sapendo che lui avrebbe in un qualche modo ricevuto il messaggio, scriveva di quel che le succedeva, di quel che sentiva, di quel che la sua tenera vita stava diventando, e sapeva che il Nonno sarebbe stato fiero di lei se avesse potuto vederla, ed è questo che la portò a fare della scrittura una parte indispensabile della sua vita, a cui tutt’ora non può più fare a meno.
La scrittura per lei era diventata una terapia, scrivere la faceva stare bene, si sentiva libera e sempre più forte… anche se a questo punto credo di poter iniziare a raccontare al presente: la scrittura, è ancora una parte indispensabile della sua vita, la rende felice, la fa sentire viva.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: _moss