Spazio autore:
Beh salve voi che leggete, magari alcuni di voi hanno riconosciuto nei
titoli
dei capitoli la poesia dei Coldplay e di Fix You, una delle mie canzoni
preferite. Voglio chiedervi per la non so, tipo terza volta, di
lasciare una
breve recensione con scritto anche boh “Fai schifo”
“Ritirati”, qualunque cosa.
E’ demotivante vedere che al 9° capitolo non abbia
nemmeno una recensione e
scrivere senza sapere di essere apprezzati o meno, quindi se lo farete
vi
ringrazio in anticipo e se non lo farete buona lettura lo stesso.
Non credo ai
“vissero
felici e contenti”, credo a quelli che si sopportano e che
continuano ad amarsi
(G.Cercasi)
HARRY P.O.V
Ero in giro per
le strade di Londra cercando si svagarmi la mente quando la vidi.
Indossava un
paio di pantaloncini, una t-shirt e in spalla aveva un borsone
più grande di
lei, aveva raccolto i capelli in una coda e indossava i suoi occhiali
da sole.
Appena la vidi mi bloccai e mi ci volle un po’ per realizzare
di averla davanti
a me dopo giorni passati a contemplare la sua assenza. Sapevo che
qualunque
spiegazione gli avessi dato sarebbe stata inutile, quello che le avevo
fatto
era imperdonabile.
Mi avvicinai a
lei lentamente, era ferma anche lei, immobile, che mi fissava.
Finalmente avevo
accorciato le distanze che ci avevano tenuti lontano per
così tanto tempo
-Ehi..- non
sapevo che altro dirle
-Ehi..- rispose
lei
-Ne è
passato di
tempo eh?-
-Eh
già..- disse
lei guardandosi in torno
-Beh, dove stai
andando?- le chiesi guardando di nuovo il suo borsone
-Sto andando a
provare e sono anche in ritardo, quindi…- disse lei
indietreggiando
-Oh a che ora
finisci, magari potremo andare a prendere un caffè?- volevo
parlare, volevo
starle vicino e recuperare tutto il tempo perso. Ci mise un
po’ per rispondere
-Sul tardi, ma
grazie dell’offerta. Sarà per un’altra
volta.- disse voltandosi e imboccando un’altra
strada
Rimasi
lì,
ancora per un paio di minuti a crogiolarmi nel suo ricordo, ma quando
potevo
essere stato imbecille con lei? Quando l’ho fatta soffrire
per me? Quando mi
ero ripromesso di prendermene cura. Volevo rivederla, dovevo rivederla!
Dovevo
spiegarle, almeno c’avrei provato.
VIOLET P.O.V
Cercavo di
concentrarmi
mentre facevo stretching, non ci voleva proprio l’incontro
con Harry. Due mesi
erano ancora pochi, avevo ancora l’immagine ben stampata
nella mentre di quella
sera a Parigi, che mi tormentava ancora. Cosa pretendeva che io andassi
insieme
a lui sottobraccio salterellando a prendere un caffè con lui
e facendo finta
che niente cosse accaduto? Non ci penso proprio, non cederò
così facilmente. La
melodia della canzone e la coreografia riuscirono a distrarmi dalla
confusione
che avevo in testa e quando le prove terminarono le ragazze mi chiesero
se
volevo unirmi a loro per bere qualcosa, rifiutai. Mi scusai con loro ma
quella
sera ero troppo stanca e la mattina dopo avrei dovuto fare la baby
sitter a
Lux. Uscii dalla palestra e presi la metro, per poco non mi addormentai
lì
sopra, mi incamminai verso casa, presi il cellulare, e controllai
l’ora,era
quasi l’una e io morivo di sonno. Finalmente arrivai davanti
casa e cercai le
chiavi nel borsone, un’impresa ardua visto che lì
dentro c’era di tutto e di
più
-Serve una mano?-
disse una voce che conoscevo fin troppo bene. Alzai lo sguardo e vidi
il solito
riccio appoggiato alla sua macchina nuova fiammante
-Che ci fai qui?-
dissi stupita
- Beh mi hai
promesso un caffè, quindi..- disse staccandosi
dall’auto e vendendomi vicino
- Harry, io non
credo sia il momento adatto, sono a pezzi e domani devo alzarmi presto-
dissi
tagliando corto e dandogli le spalle, ritrovai le chiavi e feci per
dirigermi
alla porta ma lui mi prese un polso, mi girai di
scattò,guardai la sua mano
stringere la mia. Quel contatto con la sua pelle bruciava, come se
avessi messo
la mano in una pentola piena d’acqua bollente o direttamente
nel fuoco. Lo
guardai e subito mi lascio il polso
-Ti prego..-
disse lui guardandomi negli occhi
-Senti Harry,
davvero
io non capisco cosa tu voglia da me e io sinceramente non ho davvero
più niente
da offrirti quindi faresti meglio ad andartene e non tornare
più- ero stanca di
lui, del suo ricordo e per poterli eliminare definitivamente tutti e
due era
meglio che andasse via, per sempre, e scomparisse dalla mia vita
-Violet, io non
ce la faccio più senza te, mi manca tutto di te. Il tuo
sorriso, le tue
battutine, le tue parole dolci, ho bisogno ancora nei tuoi occhi dove
immergermi, della tua pelle, del tuo profumo, della tua testardaggine.
In
questi due mesi non ho pensato altro che a te e quando sono stato
stronzo, ma
quella sera avevo bevuto un po’ troppo e quella ragazza ti
somigliava così
tanto…mi mancavi, mi mancavi terribilmente!- disse lui con
il viso affranto.
Quelle parole
erano come lame affilate, dritte nel cuore, passavano parte a parte e
facevano
sgorgare fiotti e fiotti di sangue invisibile. Non volevo
più ascoltare una
singola parola da lui, non riuscivo più a tollerare i suoi
viso
-Avresti potuto
impiegare questi due mesi in modo migliore, invece di sbatterti
un’altra
avresti potuto chiamarmi, saresti potuto venire a trovarmi, come ho
fatto io
con te. Ma no! E’ più facile per te rifugiarti
nelle grazie di un’altra. Ma su
una cosa hai ragione, sei proprio uno stronzo!-dissi sentendo il viso
andarmi in fiamme
-Non potevo
lasciare il tour e venire da te, non sai quante volte sono stata sul
punto di
fare le valigie ma c’era sempre lì Louis che mi
riportava alla realtà. Mi sono
ripromesso che quando il tour fosse finito sarei venuto subito da te
per
parlarti e chiarire, ma evidentemente tu non volevi farlo…-
mi rispose lui
abbassando la testa
-Che cosa
avremmo dovuto chiarire Harry? Sapevo fin dall’inizio che
tipo eri, e ho voluto
rischiare lo stesso e ci sono rimasta fregata. Dovevo aspettarmelo da
te visto
che la nostra non è iniziata come le migliori delle storie, non so se ricordi. Cosa
credi, che appena
saresti arrivato qui, sul tuo bel cavallo bianco, sarei caduta di nuovo
fra le
tue braccia? Io non mi fido più di te, ti aspetti che io
venga con te a bere un
caffè e a parlare del più e del meno come se
niente fosse accaduto? Come se
avessi speso 2 mesi della mia vita a piangermi addosso e a chiedermi
dove
avessi sbagliato, per niente!- avevo gettato il borsone
sull’asfalto
-Non sai quanto
io sia dispiaciuto per averti fatto stare male così tante
volte, ma se io sono
qui e soprattutto tu sei qui vuol dire che ci crediamo e ci teniamo
ancora a
tutto cioè che siamo stati e vorremo che fossimo in futuro.
Io ti amo testona
che non sei altro e sono sicuro che anche tu provi lo stesso per me,
quindi perché
siamo ancora qui a negare l’evidenza?- disse lui
avvicinandosi e cercando di
abbracciarmi. Mi allontanai subito da lui
-Vattene!- dissi
con voce ferma
- Dai
Violet…-
disse continuando ad avvicinarsi
-Ho detto
Vattene!- continuai a ripetergli
-…Come
vuoi-
girò i tacchi e tornò alla sua auto, mise in moto
e si fermo davanti a me, abbassò
il finestrino
-Lo sai che per
te ci sarò sempre Violet, ti
aspetterò…-
-Aspetterai
inutilmente!- dissi io voltandomi e rientrando in casa, chiusi la porta
e mi
accasciai per terra, rimasi lì a guardare le ombre che
danzavano nella cucina
prodotte dalle luci della strada. Le sue parole mi risuonavano in testa
e mi
pulsavano dentro, come quando corri velocemente, ti sembra che tutto il
corpo
inizi a battere e il fiatone di costringe a boccheggiare. Lo amavo
terribilmente, come si amano solo quelle cose che sai che fanno
tremendamente male,
come i dolci al cioccolato e i leccalecca alla coca-cola. Io non volevo
dimenticare nemmeno un singolo istante insieme a lui, nemmeno quei
momenti in
cui lo odiavo più di ogni altra persona al mondo. Eravamo
come una formula
chimica, come l’acqua, H2O. Due molecole di idrogeno e uno di
ossigeno, io
l’amavo il doppio dopo quello che era successo non capivo il
perché ma era
così, quindi interpretavo l’idrogeno e lui era la
mia molecola di ossigeno
senza il quale non sarei riuscita a respirare. Da soli saremo state
solo due
molecole allo sbando non avremo avuto nessun significato, ma insieme
formavamo
l’acqua, il bene più prezioso sulla terra che
aveva dato inizio alla vita.
Forse mi ero
comportata troppo duramente con lui, infondo si era dato da fare per
cercare di
risolvere con me. E io? Io non avevo fatto proprio niente, non avevo
mosso un
passo, non ostante l’amassi. Dovevo ri vederlo, dovevo
chiedergli scusa. Magari
non era tutto perduto, magari i nostri cuori avrebbero potuto ritrovare
un
punto di incontro.
HARRY P.O.V
Guidavo
svogliatamente verso casa, per la testa mi vagavano ancora le parole
pronunciate da Violet. Aveva così ragione quella ragazza a
prendersela con me
in quel mondo, ma ciò non ostante io ero convinto di aver
ragione, volevo aver
ragione. Volevo che tornasse da me, sapevo che i suoi sentimenti non
erano
cambiati, si aveva sofferto questo era chiaro, le si leggeva negli
occhi. Ma mi
sarebbe bastato poco per scacciare via tutto il suo dolore, ne ero
sicuro.
Volevo stringerla di nuovo fra le mia braccia e assaporare il sapore di
cocco,
che adoravo tanto, fra i suoi capelli.
Rincasai verso
le 2. Louis era uscito con la sua nuova ragazza Eleanor, una tipa
apposto.
Avevo la casa tutta per me, mi diressi al frigo in cerca di cibo e
trovai
qualche spicchio di pizza avanzato dalla sera precedente. Mi gettai sul
divano
e accesi la tv guardandola distrattamente mentre addentavo la pizza.
Il rumore del
mio cellulare mi svegliò dalla mia trans. Cercai fra i
cuscini del divano,
senza successo, poi andai in cucina e lo trovai sul tavolo di marmo. Un
messaggio
-Domani
alle 9, a casa mia. Ps.
Sei un coglione! –V
Le mie labbra
non poterono fare a meno di sorridere a quelle semplici frasi che
dentro di me
riacceso la speranza, mi affrettai a risponderle
-Ti
Amo anch’io testona! –H
Sapevo che a
quel messaggio non avrebbe risposto, così decisi di andare
finalmente a
dormire, con il sorriso sulle labbra e la speranza nel cuore.
VIOLET P.O.V
Ero appena
uscita da una doccia fredda per lavarmi di dosso tutto le parole che
avevo
ascoltato e che avevo pronunciato quel giorno. Margot mi aveva lasciato
un
biglietto sulla porta della mia stanza “ Noi
siamo fuori per le 8, in frigo c’è il latte ed il
biberon è nel primo scaffale
a destra. Assicurati che il latte non sia troppo caldo. Grazie ancora.
Margot.”
Mi misi una t-shirt di mio fratello del college, due taglie
più grande di me e
asciugai i capelli con un asciugamano. Mi sedetti alla finestra, e
presi il
cellulare. Inizia a scrivere un messaggio ad Harry. Ecco,
l’avevo invitato. Mi
ero torturata il cervello sul da farsi, mandarglielo o non
mandarglielo? Alla
fine la mia impulsività ebbe il sopravvento e premetti
invio.Sullo schermo del
cellulare comparve la scritta “Messaggio
inviato a Harry”. Rimasi alla finestra a fissare il
cielo, arrivava un
venticello fresco, poi il cellulare vibrò
-Ti
Amo anch’io tonta! –H
Sorrisi a quelle
parole, con la luce dello schermo che mi illuminava il viso. Decisi di
non
rispondergli, tanto ci saremo visti fra poche ore. Si, ed io ero ancora
in
piedi mentre sarei dovuta essere a letto già da un bel
po’. Spensi la luce
della abat jour sul comodino e finalmente Morfeo mi prese con
sé.