Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Golden Age30    06/08/2012    1 recensioni
Mi diressi al bar, mi serviva qualcosa di forte, era come quando fai un castello di carte, sai che prima o poi un minimo movimento o una folata di vento può disfare tutto ciò che hai creato ma non ostante tutto ci provi comunque; sapevo che Harry era quel tipo ti ragazzo e allora? Perché ero ancora lì a pensarci? Stop fine capitolo chiuso.
La mia prima FF siate clementi!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Spazio autore: Beh salve voi che leggete, magari alcuni di voi hanno riconosciuto nei titoli dei capitoli la poesia dei Coldplay e di Fix You, una delle mie canzoni preferite. Voglio chiedervi per la non so, tipo terza volta, di lasciare una breve recensione con scritto anche boh “Fai schifo” “Ritirati”, qualunque cosa. E’ demotivante vedere che al 9° capitolo non abbia nemmeno una recensione e scrivere senza sapere di essere apprezzati o meno, quindi se lo farete vi ringrazio in anticipo e se non lo farete buona lettura lo stesso.

 

Non credo ai “vissero felici e contenti”, credo a quelli che si sopportano e che continuano ad amarsi (G.Cercasi)

 

HARRY P.O.V

Ero in giro per le strade di Londra cercando si svagarmi la mente quando la vidi. Indossava un paio di pantaloncini, una t-shirt e in spalla aveva un borsone più grande di lei, aveva raccolto i capelli in una coda e indossava i suoi occhiali da sole. Appena la vidi mi bloccai e mi ci volle un po’ per realizzare di averla davanti a me dopo giorni passati a contemplare la sua assenza. Sapevo che qualunque spiegazione gli avessi dato sarebbe stata inutile, quello che le avevo fatto era imperdonabile.

Mi avvicinai a lei lentamente, era ferma anche lei, immobile, che mi fissava. Finalmente avevo accorciato le distanze che ci avevano tenuti lontano per così tanto tempo

-Ehi..- non sapevo che altro dirle

-Ehi..- rispose lei

-Ne è passato di tempo eh?-

-Eh già..- disse lei guardandosi in torno

-Beh, dove stai andando?- le chiesi guardando di nuovo il suo borsone

-Sto andando a provare e sono anche in ritardo, quindi…- disse lei indietreggiando

-Oh a che ora finisci, magari potremo andare a prendere un caffè?- volevo parlare, volevo starle vicino e recuperare tutto il tempo perso. Ci mise un po’ per rispondere

-Sul tardi, ma grazie dell’offerta. Sarà per un’altra volta.- disse voltandosi e imboccando un’altra strada

Rimasi lì, ancora per un paio di minuti a crogiolarmi nel suo ricordo, ma quando potevo essere stato imbecille con lei? Quando l’ho fatta soffrire per me? Quando mi ero ripromesso di prendermene cura. Volevo rivederla, dovevo rivederla! Dovevo spiegarle, almeno c’avrei provato.

 

VIOLET P.O.V

Cercavo di concentrarmi mentre facevo stretching, non ci voleva proprio l’incontro con Harry. Due mesi erano ancora pochi, avevo ancora l’immagine ben stampata nella mentre di quella sera a Parigi, che mi tormentava ancora. Cosa pretendeva che io andassi insieme a lui sottobraccio salterellando a prendere un caffè con lui e facendo finta che niente cosse accaduto? Non ci penso proprio, non cederò così facilmente. La melodia della canzone e la coreografia riuscirono a distrarmi dalla confusione che avevo in testa e quando le prove terminarono le ragazze mi chiesero se volevo unirmi a loro per bere qualcosa, rifiutai. Mi scusai con loro ma quella sera ero troppo stanca e la mattina dopo avrei dovuto fare la baby sitter a Lux. Uscii dalla palestra e presi la metro, per poco non mi addormentai lì sopra, mi incamminai verso casa, presi il cellulare, e controllai l’ora,era quasi l’una e io morivo di sonno. Finalmente arrivai davanti casa e cercai le chiavi nel borsone, un’impresa ardua visto che lì dentro c’era di tutto e di più

-Serve una mano?- disse una voce che conoscevo fin troppo bene. Alzai lo sguardo e vidi il solito riccio appoggiato alla sua macchina nuova fiammante

-Che ci fai qui?- dissi stupita

- Beh mi hai promesso un caffè, quindi..- disse staccandosi dall’auto e vendendomi vicino

- Harry, io non credo sia il momento adatto, sono a pezzi e domani devo alzarmi presto- dissi tagliando corto e dandogli le spalle, ritrovai le chiavi e feci per dirigermi alla porta ma lui mi prese un polso, mi girai di scattò,guardai la sua mano stringere la mia. Quel contatto con la sua pelle bruciava, come se avessi messo la mano in una pentola piena d’acqua bollente o direttamente nel fuoco. Lo guardai e subito mi lascio il polso

-Ti prego..- disse lui guardandomi negli occhi

-Senti Harry, davvero io non capisco cosa tu voglia da me e io sinceramente non ho davvero più niente da offrirti quindi faresti meglio ad andartene e non tornare più- ero stanca di lui, del suo ricordo e per poterli eliminare definitivamente tutti e due era meglio che andasse via, per sempre, e scomparisse dalla mia vita

-Violet, io non ce la faccio più senza te, mi manca tutto di te. Il tuo sorriso, le tue battutine, le tue parole dolci, ho bisogno ancora nei tuoi occhi dove immergermi, della tua pelle, del tuo profumo, della tua testardaggine. In questi due mesi non ho pensato altro che a te e quando sono stato stronzo, ma quella sera avevo bevuto un po’ troppo e quella ragazza ti somigliava così tanto…mi mancavi, mi mancavi terribilmente!- disse lui con il viso affranto.

Quelle parole erano come lame affilate, dritte nel cuore, passavano parte a parte e facevano sgorgare fiotti e fiotti di sangue invisibile. Non volevo più ascoltare una singola parola da lui, non riuscivo più a tollerare i suoi viso

-Avresti potuto impiegare questi due mesi in modo migliore, invece di sbatterti un’altra avresti potuto chiamarmi, saresti potuto venire a trovarmi, come ho fatto io con te. Ma no! E’ più facile per te rifugiarti nelle grazie di un’altra. Ma su una cosa hai ragione, sei proprio uno stronzo!-dissi sentendo il viso andarmi  in fiamme

-Non potevo lasciare il tour e venire da te, non sai quante volte sono stata sul punto di fare le valigie ma c’era sempre lì Louis che mi riportava alla realtà. Mi sono ripromesso che quando il tour fosse finito sarei venuto subito da te per parlarti e chiarire, ma evidentemente tu non volevi farlo…- mi rispose lui abbassando la testa

-Che cosa avremmo dovuto chiarire Harry? Sapevo fin dall’inizio che tipo eri, e ho voluto rischiare lo stesso e ci sono rimasta fregata. Dovevo aspettarmelo da te visto che la nostra non è iniziata come le migliori delle storie,  non so se ricordi. Cosa credi, che appena saresti arrivato qui, sul tuo bel cavallo bianco, sarei caduta di nuovo fra le tue braccia? Io non mi fido più di te, ti aspetti che io venga con te a bere un caffè e a parlare del più e del meno come se niente fosse accaduto? Come se avessi speso 2 mesi della mia vita a piangermi addosso e a chiedermi dove avessi sbagliato, per niente!- avevo gettato il borsone sull’asfalto

-Non sai quanto io sia dispiaciuto per averti fatto stare male così tante volte, ma se io sono qui e soprattutto tu sei qui vuol dire che ci crediamo e ci teniamo ancora a tutto cioè che siamo stati e vorremo che fossimo in futuro. Io ti amo testona che non sei altro e sono sicuro che anche tu provi lo stesso per me, quindi perché siamo ancora qui a negare l’evidenza?- disse lui avvicinandosi e cercando di abbracciarmi. Mi allontanai subito da lui

-Vattene!- dissi con voce ferma

- Dai Violet…- disse continuando ad avvicinarsi

-Ho detto Vattene!- continuai a ripetergli

-…Come vuoi- girò i tacchi e tornò alla sua auto, mise in moto e si fermo davanti a me, abbassò il finestrino

-Lo sai che per te ci sarò sempre Violet, ti aspetterò…-

-Aspetterai inutilmente!- dissi io voltandomi e rientrando in casa, chiusi la porta e mi accasciai per terra, rimasi lì a guardare le ombre che danzavano nella cucina prodotte dalle luci della strada. Le sue parole mi risuonavano in testa e mi pulsavano dentro, come quando corri velocemente, ti sembra che tutto il corpo inizi a battere e il fiatone di costringe a boccheggiare. Lo amavo terribilmente, come si amano solo quelle cose che sai che fanno tremendamente male, come i dolci al cioccolato e i leccalecca alla coca-cola. Io non volevo dimenticare nemmeno un singolo istante insieme a lui, nemmeno quei momenti in cui lo odiavo più di ogni altra persona al mondo. Eravamo come una formula chimica, come l’acqua, H2O. Due molecole di idrogeno e uno di ossigeno, io l’amavo il doppio dopo quello che era successo non capivo il perché ma era così, quindi interpretavo l’idrogeno e lui era la mia molecola di ossigeno senza il quale non sarei riuscita a respirare. Da soli saremo state solo due molecole allo sbando non avremo avuto nessun significato, ma insieme formavamo l’acqua, il bene più prezioso sulla terra che aveva dato inizio alla vita.

Forse mi ero comportata troppo duramente con lui, infondo si era dato da fare per cercare di risolvere con me. E io? Io non avevo fatto proprio niente, non avevo mosso un passo, non ostante l’amassi. Dovevo ri vederlo, dovevo chiedergli scusa. Magari non era tutto perduto, magari i nostri cuori avrebbero potuto ritrovare un punto di incontro.

HARRY P.O.V

Guidavo svogliatamente verso casa, per la testa mi vagavano ancora le parole pronunciate da Violet. Aveva così ragione quella ragazza a prendersela con me in quel mondo, ma ciò non ostante io ero convinto di aver ragione, volevo aver ragione. Volevo che tornasse da me, sapevo che i suoi sentimenti non erano cambiati, si aveva sofferto questo era chiaro, le si leggeva negli occhi. Ma mi sarebbe bastato poco per scacciare via tutto il suo dolore, ne ero sicuro. Volevo stringerla di nuovo fra le mia braccia e assaporare il sapore di cocco, che adoravo tanto, fra i suoi capelli.

Rincasai verso le 2. Louis era uscito con la sua nuova ragazza Eleanor, una tipa apposto. Avevo la casa tutta per me, mi diressi al frigo in cerca di cibo e trovai qualche spicchio di pizza avanzato dalla sera precedente. Mi gettai sul divano e accesi la tv guardandola distrattamente mentre addentavo la pizza.

Il rumore del mio cellulare mi svegliò dalla mia trans. Cercai fra i cuscini del divano, senza successo, poi andai in cucina e lo trovai sul tavolo di marmo. Un messaggio

-Domani alle 9, a casa mia.   Ps. Sei un coglione! –V

Le mie labbra non poterono fare a meno di sorridere a quelle semplici frasi che dentro di me riacceso la speranza, mi affrettai a risponderle

-Ti Amo anch’io testona! –H

Sapevo che a quel messaggio non avrebbe risposto, così decisi di andare finalmente a dormire, con il sorriso sulle labbra e la speranza nel cuore.

VIOLET P.O.V

Ero appena uscita da una doccia fredda per lavarmi di dosso tutto le parole che avevo ascoltato e che avevo pronunciato quel giorno. Margot mi aveva lasciato un biglietto sulla porta della mia stanza “ Noi siamo fuori per le 8, in frigo c’è il latte ed il biberon è nel primo scaffale a destra. Assicurati che il latte non sia troppo caldo. Grazie ancora. Margot.” Mi misi una t-shirt di mio fratello del college, due taglie più grande di me e asciugai i capelli con un asciugamano. Mi sedetti alla finestra, e presi il cellulare. Inizia a scrivere un messaggio ad Harry. Ecco, l’avevo invitato. Mi ero torturata il cervello sul da farsi, mandarglielo o non mandarglielo? Alla fine la mia impulsività ebbe il sopravvento e premetti invio.Sullo schermo del cellulare comparve la scritta “Messaggio inviato a Harry”. Rimasi alla finestra a fissare il cielo, arrivava un venticello fresco, poi il cellulare vibrò

-Ti Amo anch’io tonta! –H

Sorrisi a quelle parole, con la luce dello schermo che mi illuminava il viso. Decisi di non rispondergli, tanto ci saremo visti fra poche ore. Si, ed io ero ancora in piedi mentre sarei dovuta essere a letto già da un bel po’. Spensi la luce della abat jour sul comodino e finalmente Morfeo mi prese con sé.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Golden Age30