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Autore: KiaWolf    07/08/2012    5 recensioni
Se Edward non fosse tornato e Bella avesse continuato suo malgrado avivere la sua vita? E se dopo 19 anni lei avesse ritrovato il suo diario, che aveva dato a lui, ormai diventato un bestseller mondiale?
"Non potevo continuare così. Non dopo 19 anni.
No, non era giusto nei miei confronti.
Io avevo rispettato la promessa: non avevo mai fatto niente di insensato o stupido. Lui no.
Aveva promesso, ma non c’era riuscito.
“Sarà come se non fossi mai esistito”, mi aveva detto.
Beh, non era così, non lo era mai stato e non lo sarebbe stato mai. Lui sarebbe sempre esistito nei miei pensieri. Sempre. Purtroppo o per fortuna? Forse entrambi."
Spero di avervi incuriosito, questa è la mia prima fanfic!
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Scusate, non avrei neanche il diritto di ripresentarmi di nuovo qui, davanti a voi, ma il ritardo è stato assolutamente involontario. Ho avuto una vacanza che è durata sette giorni, e sono appena tornata dal campo scout (si, sono una Guida, e sono FIERA esserlo u.u), e quindi non ho avuto il tempo materiale né per scrivere né per postare alcunché. Sorry :S
However, questo è il capitolo, spero vi piaccia. Ah, e per ultimo, ma non meno importante, ringrazio INFINITISSIMAMENTE tutte quante voi per aver recensito, aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate o anche solo per averla letto dietro le quinte. Baciiiii :*
 

Eccoci di nuovo a casa, al sicuro, in un certo senso. Avevo lasciato Stephenie già da qualche ora, con la promessa di rivederci e di sentirci tramite mail o cellulare.
Mi era sembrata molto simpatica e comprensiva mentre parlavamo, e non potevo avercela con lei.
Saremmo diventate grandi amiche, me lo sentivo.
Mia figlia, ancora emozionata dalla giornata e ignara del mio incontro pomeridiano, mi ringraziò un centinaio di volte e io non facevo altro che sorridere per la sua felicità. Decidemmo per una pizza come cena, e poi andammo a dormire. O meglio, lei andò a dormire, e io mi rintanai nella mia camera, come un lupo nella sua tana, per pensare a quello che era successo.
Istintivamente abbracciai il cuscino di Jacob: quanto mi mancava in questi momenti, lui era stato l’unico che realmente riusciva a capirmi e mi aveva amato così tanto da non avermi mai fatto domande riguardo alle mie stranezze e ai miei pianti continui ed improvvisi.
Ora più che mai avevo bisogno del suo abbraccio caldo e stritolante, ma purtroppo lui non c’era.
Decisi quindi di fare una cosa che non avevo mai fatto prima di allora, tanto la giornata non poteva andare ancora peggio di com’era stata: avrei aperto la scatola.
In questa c’erano contenuti tutti i miei ricordi materiali, che un tempo, il solo pensarci mi faceva male. Ma in fondo avevo bisogno di una spolverata no?
Così mi allungai verso l’ultimo cassetto del comodino e, con le mani tremanti, presi quel contenitore nascosto da una pila di vestiti.
Era ormai sgualcito dal tempo e il coperchio era un po’ rovinato dai lati, ma l’importante era il contenuto.
Aprii quella scatola e buttai tutto il contenuto nel letto. L’oggetto che fece più rumore fu la radio strappata al mio vecchio pick-up.
Sorrisi, ricordando il mio fratello-orso, Emmett. Quanto mi mancavano la sua spavalderia e simpatia.
Poi i miei occhi caddero ai due biglietti per Jacksonville, ormai scaduti, che mi avevano regalato Carlisle e Esme.
Mi ci soffermai solo il tempo di ricordare i loro due splendidi visi, prima di pensare a chi mi avrebbe dovuto accompagnare a far visita a mia madre.
E poi, gli ultimi oggetti, molto più recenti e molto più importanti raccolsero la mia attenzione: decine di foglietti di carta, bianchi inizialmente ma ormai un po’ ingialliti dal tempo, con degli auguri per me. Li avevo trovati sempre nella stessa data davanti la porta di casa, e ogni volta scrutavo il paesaggio attorno per trovare chi me li aveva recapitati, ma invano.
Sapevo chi fosse stato, e ogni anno era una gioia per me trovarli lì, sull'uscio della mia dimora. Ne presi uno a caso.
Tanti auguri Bella per il tuo compleanno, ti voglio tanto bene.
Per sempre, la tua migliore amica.

Ne presi un altro.
È passato un altro anno, ma il mio affetto per te rimane immutato.
Auguri, amica mia.

Ogni volta era stata una grande emozione riceverli, perché così sapevo che anche lei non mi aveva dimenticato e continuava a volermi bene.
Non sapendo come ringraziarla, avevo deciso di dare il suo nome alla mia bambina.
Era il minimo che potessi fare.
Presi un altro biglietto, l’unico ricevuto in una data diversa, il giorno del mio matrimonio, insieme ad un pacco enorme.
Ormai non sei più una ragazzina, ma una donna adulta e bellissima.
Sono fiera di te, non mi hai mai deluso in questi anni.
Ricordati che ti voglio un bene dell’anima e non potevo non farti un regalo, almeno oggi.
So che hai già comprato il tuo vestito, ma non ho resistito a fartene uno io.
Spero che ti piaccia comunque.

Con tutto il cuore, tanti auguri per il tuo futuro
Alice.

Era stata l’unica volta in cui si era firmata, e aprendo la scatola, non avevo potuto fare altro che rimanere sbalordita.
L’abito era bellissimo e mi calzava a pennello. Avevo già preso la mia decisione, e quando mia madre mi vide avanzare verso l’altare con un abito diverso da quello che avevamo scelto, in un primo momento rimase stupita, ma poi si riscosse e sorrise come non aveva mai fatto.
Sapevo che Alice era lì da qualche parte ma, giustamente, non riuscii a vederla neanche per un secondo.
Quello, però, fu uno dei giorni più belli della mia vita.
Ricordare tutte queste cose però non mi fece male come mi aspettavo, ma anzi fui molto felice e le lacrime che mi cadevano erano di gioia.
"Quanto mi manchi Alice, tu più di tutti. Quanto avrei voluto che tu fossi con me durante tutto questo tempo. Ti voglio tanto bene, te ne vorrò per sempre, amica mia."
 
   
 
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