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Autore: SanjitaSwan    07/08/2012    2 recensioni
Ciao a tutti!!! Questa è la mia prima fanfiction, parla di Mitchie, una naufraga di 18 anni salvata da Rufy e il suo e equipaggio durante una tempesta, e del suo amore per Sanji. Un giorno Sanji si ammala, e toccherà a lei occuparsi di lui... come andrà a finire? Non dico altro, spero di avervi incuriosito e che non mi insultiate troppo per questa idea banale. Buona lettura!!!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Sanji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ripensandoci, però, forse non era stata una grande idea. Erano tutti e due in silenzio, e Mitchie non sapeva davvero come rompere il ghiaccio. Stava pensando a qualcosa di intelligente da dire per fare colpo, ma fu proprio Sanji a rompere il silenzio per primo: “Ehi, Mitchie…”.
Mitchie si sentì raggelare, si voltò verso di lui facendo uscire dalla sua bocca un flebile “Sì?”.
Sanji sorrise. “Scusa, non volevo spaventarti.”
Mitchie cercò di metterci una pezza sopra, balbettando: “N-no, tranquillo… io… stavo solo p-pensando…”.
“Non preoccuparti, volevo solo chiederti una cosa…”
“Dimmi” disse lei con un filo di voce.
“Potresti preparare un po’ di tè? Io intanto vado a farmi una doccia”
“T-tè? Sì, certo, lo faccio subito!” rispose lei cercando di sembrare il più disinvolta possibile, anche se con scarsi risultati. “Vai pure, ci penso io”.
“D’accordo, torno tra un attimo. Se hai bisogno di aiuto chiamami pure” concluse lui dirigendosi verso il bagno.
Alquanto perplessa, Mitchie andò in cucina. Cosa avrà voluto dire con quel ‘se hai bisogni di aiuto chiamami pure’? Doveva salire a chiedere aiuto mentre lui… Oddio, al solo pensiero la mente le si annebbiò totalmente. L’immagine del cuoco sotto la doccia la eccitava non poco, e per un attimo ebbe la tentazione di salire a chiedere aiuto apposta… già, ma cosa le avrebbe chiesto? Preparare un tè era una cosa che sapevano fare anche i bambini! Cercò di mandar via quel pensiero perverso e fece ciò che Sanji le aveva chiesto, anche se non riusciva proprio a non pensare che in quel momento il biondo era nudo sotto la doccia.
 
***
 
Uscito dalla doccia, Sanji si legò un asciugamano intorno alla vita e pulì lo specchio appannato guardandosi. La doccia avrebbe dovuto fargli passare il mal di testa, invece era solo peggiorato, e guardandosi meglio sembrava anche un po’ pallido. Si rivestì e scese in cucina, ma ogni passo che faceva le gambe sembravano appesantirsi sempre di più, e la testa, oltre che pulsargli terribilmente, cominciava anche a girare. Entrò in cucina, dove Mitchie, che assorta nei suoi pensieri perversi non si era accorta di lui, stava finendo di preparare il tè. Sanji non si sentiva affatto bene, le gambe cominciavano a tremargli e sentiva che non l’avrebbero retto a lungo.
“Mitchie?” la chiamò il cuoco con voce fioca. Quel richiamo riportò bruscamente Mitchie sul pianeta Terra, facendola trasalire e bruciandosi quasi con il tè. “Sì?!” rispose a voce alta, cercando di non mostrarsi troppo impacciata e nervosa. Poi guardò meglio Sanji, e capì subito a giudicare dalla sua faccia che c’era qualcosa che non andava.
“Ma ti senti bene?” chiese preoccupata.
“Tranquilla, ho solo un po’ di mal di testa. Vado a riposarmi un pochino” rispose lui portandosi una mano sulla fronte. Come la toccò si accorse di essere bollente, e non fece nemmeno in tempo a registrare di aver preso la febbre che le gambe cedettero del tutto, e con un tonfo cadde a terra davanti agli occhi di Mitchie, che, terrorizzata, corse a soccorrerlo.
“Sanji! Sanji, rispondi!!!” provò a chiamarlo, senza però ricevere risposta. Gli toccò una guancia per provare a farlo rinvenire, e a quel punto si accorse di quanto scottasse.
“Ma tu hai la febbre alta! Lo dicevo io che c’era qualcosa che non andava”.
Sanji riaprì faticosamente gli occhi e bisbigliò: “Non preoccuparti, sto bene, posso cavarmela da solo…”. Provò a rialzarsi, ma le gambe non lo ressero e cadde di nuovo, stavolta tra le braccia di Mitchie.
“Tu non stai bene, hai bisogno di riposo e di cure”. Lo portò nella sua cabina, gli tolse giacca, camicia e pantaloni sostituendoli con un pigiama pesante e lo infilò sotto le coperte. Poi andò a riempire una bacinella d’acqua fredda e prese un fazzoletto, un termometro e una tazza del tè che aveva preparato poco prima, e tornò nella cabina del cuoco, dove questi ansimava e tremava. Gli mise il termometro in bocca, e quando lo tolse e vide la linea rossa si sentì gelare il sangue nelle vene.
“39,3!” esclamò in preda all’agitazione. “Meno male che stavi bene!”.
Inzuppò il fazzoletto nell’acqua e, dopo averlo strizzato, glielo tamponò delicatamente sulla fronte.
In quel momento Sanji aprì gli occhi e sussurrò: “Mitchie, non serve che tu faccia tutto questo… davvero, posso farcela da solo”
“Tu scherzi! Hai la febbre altissima, nemmeno riesci a reggerti in piedi”.
Sanji parve non ascoltarla, e sollevò la testa dal cuscino: “Guarda, solo perfettamente in grado di…”. Di colpo la testa iniziò a girare vorticosamente, e il povero cuoco si lasciò cadere di nuovo sul cuscino.
Mitchie gli mise prontamente una mano dietro la testa e disse dolcemente: “Tu pensa a riposarti ora. Mi prenderò cura io di te”.
Il biondo trovò in qualche modo la forza di girarsi verso di lei molto lentamente e sorriderle: “D’accordo… grazie mille, Mitchie”.
Dopodiché si addormentò sotto lo sguardo della ragazza, che sorrise. Quella semplice frase le aveva ridato il sorriso.
Mitchie passò tutto il pomeriggio a curare Sanji, mentre questi dormiva ansimando. La febbre era scesa di poco, e questo sollevò Mitchie. Mentre lo curava amorevolmente lo guardava dormire incantata, chiedendosi come riuscisse a essere così bello anche mentre dormiva.
‘Mi hai fatto prendere un colpo! Quando ti ho visto per terra bianco come un cadavere non sai che spavento ho preso! Fortuna che ora stai meglio’.
In quel momento la voce di Nami proveniente dal ponte interruppe quella magica atmosfera.
“Ehi, siamo tornati! Dove siete?”.
 
   
 
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