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Autore: Christine23    07/08/2012    4 recensioni
Si disse che Draco Malfoy fosse finito ad Azkaban perché colpevole di aver amato troppo. Di un amore malato e lancinante. Di quelli che ti logorano e ti consumano lentamente il cuore fino a lacerare la tua stessa essenza.
Altri, per lo più, si limitarono a dire che il giovane Malfoy avesse perso la ragione.
Vi furono anche quelli che mostrarono sentimenti di pietà verso il folle: i più spregevoli.
Vittima tra le vittime. Era questo Draco Malfoy.
Una pedina, un burattino del destino, manipolato e comandato da una mano invisibile, che aveva messo in scena la più grande tragedia di tutti i tempi.
Di cui l’indiscutibile protagonista altra non era stata che l’impietosa gelosia.
Seconda classificata al Contest "I'm forever yours, FAITHFULLY" indetto da Psiche_ sul forum di EFP.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daphne Greengrass, Harry Potter, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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I Capitolo

 

 

 

Daphne Greengrass si annoiava facilmente. Ma c’era una cosa che riusciva a saziare la sua terribile noia in quei giorni di scuola sempre uguali e insignificanti: prendere di mira qualcuno e ridere, soddisfatta, delle disgrazie che lei stessa gli aveva procurato.
Quella era una sera come tante, giocava a scacchi con la sua migliore amica
Pansy Parkinson, sbuffando di tanto in tanto per il tempo che trascorreva inesorabilmente lento.
«Tocca a te» biascicò annoiata l’amica, dopo aver spostato di un quadretto il suo cavallo.
La
Serpeverde sembrò non aver sentito la sua voce; continuava a fissare, incantata, l’orologio magico appeso alla parete.
Regnava un innaturale silenzio nella sala comune dei
Serpeverde. I ragazzi dei primi anni erano già sotto le coperte a sognare pony rosa, come spesso dicevano malignamente le due ragazze, in giro c’erano solo un paio del settimo anno che fumavano stravaccati sul divano.
Tra questi non poteva mancare
Draco Malfoy che, con eleganti gesti della mano, inspirava la sua sigaretta prufumante di cannella.
Daphne Greengrass scalciava sotto il tavolo, ma non perché odiasse quel dolciastro profumo: attendeva qualcosa.
«
Daphne, ci sei?» la richiamò Pansy, sventolandole una mano davanti agli occhi.
«Sì, scusa» mormorò distratta, facendo finalmente la sua mossa.
Pansy fece scacco matto, aveva un’espressione sorpresa dipinta in volto.
Daphne non perdeva mai a scacchi.
«Si può sapere perché guardi continuamente l’orologio?» le domandò irritata, sospettando che l’amica avesse qualcosa da nascondere.
Daphne si strinse nelle spalle.
«Mi annoio. Non ci sono feste, ragazzini da sfottere,
Grifondoro da sbeffeggiare: mi annoio» si lamentò col broncio.
Pansy scosse la testa: quella ragazza era davvero impossibile.
Nonostante le sue affermazioni, continuava a fissare, ostinata, l’orologio, come se da un momento all’altro ne sarebbe sbucato qualcosa.
Pansy conosceva bene la sua compagna di casa: se Daphne si annoiava doveva aver trovato per forza una piacevole distrazione. Oh no, non era la compagnia di qualche affascinante ragazzo, la piacevole distrazione.
Daphne si divertiva a rovinare la vita di un povero sfortunato che prendeva a caso, ogni anno.
Neville
Paciok era già stato preso di mira l’anno prima.
Chi sarebbe stata quell’ anno la vittima?
«Chi è stavolta?» chiese di getto la ragazza, rassegnata.
Daphne sussultò, ma poi sorrise, compiaciuta della perspicacia della compagna.
Con un ghigno diabolico, che le sfigurava il viso perfetto, sibilò due parole.
«
Draco Malfoy».
Pansy alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere.
«Impossibile. Perché proprio lui?».
La bionda alzò il mento, offesa.
«Perché ho bisogno di vendicarmi» affermò con quel suo tono avvolto nel mistero, gettando un’occhiata nella direzione di
Draco Malfoy che, ignaro di tutto, ciarlava con un suo compagno di casa.
Una donna rifiutata è più pericolosa di un serpente che striscia lentamente fino a te, di soppiatto, e ti avvolge nelle sue spire, proprio quando meno te lo aspetti.
Pansy era piuttosto scettica, non credeva affatto che la sua compagna sarebbe riuscita a rovinare Draco Malfoy.
«E come pensi di fare?».
Daphne si sporse maggiormente verso la ragazza, in modo che nessuno potesse sentirla.
«Non ti sei accorta che
Draco esce ogni notte, a mezzanotte per la precisione?».
L’altra fece spallucce. Non aveva idea di cosa stesse parlando.
«Be’, è così.  Sono sicura che incontra qualcuno. Devo scoprire chi» le confidò in tono cospiratorio.
«Va a letto con una ragazza diversa ogni notte, probabilmente. Vuoi scoprire l’identità di ognuna?» la canzonò
Pansy, divertita.
Daphne distolse lo sguardo da lei e si soffermò a fissare il vuoto per una manciata di secondi.
«No. Questa volta è diverso. Ne ha una fissa» mormorò, amareggiata.
Mancavano solamente venti minuti alla mezzanotte. Quella sera l’avrebbe seguito, e avrebbe finalmente scoperto chi era la sgualdrina che stava osando portarle via la sua deliziosa ossessione.

                  



       VVV 

                              

Mezzanotte- l’ora degli amanti. Si incontravano a quell’ora per evitare di venir disturbati da occhi indiscreti.
Draco attendeva con l’impazienza di un  bambino l’arrivo della sua compagna di giochi - lussuria.
Il cuore gli batteva forte, come la prima volta, e non vedeva l’ora di possedere il suo.
Stava per accendersi un’altra sigaretta per noia, quando scorse finalmente una chioma riccia venir fuori dall’oscurità.
Hermione era raggiante, i capelli erano raccolti in modo disordinato, tenuti insieme solamente da una matita Babbana, ma lei non se curava affatto.
Fiera e selvaggia.
Non le andò incontro, aspettò che fosse lei a raggiungerlo. Gli piaceva osservare la sua andatura, così leggera ed elegante, sinuosa come una pantera.
«Sei in ritardo» constatò il ragazzo, irritato.
«Ho dovuto aiutare Harry con il tema di Trasfigurazione, scusami» sospirò.
Draco sbuffò sonoramente, non tollerava l’idea che Hermione trascorresse tutto quel tempo con un uomo che non fosse lui.
«Dannato Potter».
Hermione inarcò le sopracciglia, contrariata.
«Che ti prende?».
«È sempre tra i piedi» commentò acidamente.
Hermione incrociò le braccia al petto e volse il capo dall’altro lato, dirigendo il suo sguardo il più lontano possibile da lui.
«Smettila» sbottò, lapidaria.
Draco strinse i pugni. C’era sempre qualcosa che lo spingeva a esser paranoico, a non fidarsi di lei, a essere insicuro.
Cosa aveva di speciale lui? Lui che aveva un carattere impossibile, che guardava tutti dall’alto in basso e li considerava degli scarafaggi. Cosa la spingeva ad amarlo?
Potter era il santo, la personificazione del bene. Lui era quella del male. L’amico fedele che le era stato sempre accanto in tutti quegli anni - quelli che lui aveva trascorso a umiliarla . Li vedeva sorridere, nell’intervallo tra una lezione e l’altra; a cena, quando gettava un occhio di sfuggita al tavolo dei
Grifondoro, attento che nessuno lo vedesse. A volte, aveva persino l’impressione che l’una completasse le frasi dell’altro.
Li aveva osservati. Li aveva temuti. E continuava a temerli.
“Senza gelosia amano soltanto i cani”, le aveva detto una volta.
Gli uomini ne sono vittime. Si lasciano guidare da quel sentimento efferato, cieco di fronte alla realtà, pronto ad attaccarne le viscere, non appena lo inviti ad entrare.
La gelosia è un ospite inatteso, che si fionda sulla tua tavola e divora tutto ciò che trova, per poi derubarti dei gioielli più preziosi, quelli che tieni in camera da letto.
È l’amico che ti pugnala alle spalle. La persona di cui ti fidi di più nell’ incolmabile vuoto della pazzia.
I sospetti sono il suo pane quotidiano.

“V'è una gelosia villana che è un diffidare della persona amata; v'è una gelosia delicata che consiste nel diffidare di sé”, aveva replicato lei col suo inimitabile tono saccente.
Qual è quella che le racchiude entrambe?
Avrebbe voluto chiederle.





 

VVV






Abominevole. Fu questa la prima parola che Daphne avrebbe voluto urlare.
Contro natura. Disgustoso.
Il suo
Draco, un nobile Purosangue, si scopava una maledetta Sanguesporco.
Aveva preferito una Sanguesporco a lei,
Daphne Greegrass, discendente di una delle più antiche famiglie Purosangue, la fanciulla più affascinante che Narcissa Malfoy avesse mai visto, come lei stessa aveva affermato ad una delle numerose feste svoltesi a Malfoy Manor. Appiattì la schiena contro il muro e si lasciò cadere lentamente a terra, rannicchiandosi su se stessa.
Qualcuno bussò più volte alla porta di quel bagno, senza ottenere risposta.
Daphne non se ne curò; pianse silenziosamente le sue ultime lacrime, amalgamate d’odio e gelosia. Consolate dalla vendetta.
Diverse ore dopo, in cui si era graffiata braccia e schiena- vittima della sua stessa follia- si alzò di scatto e stropicciò gli occhi per lavare via le lacrime: non doveva rimanere alcuna traccia della sua umanità.
Lo specchio rifletté l’immagine del suo viso che, prima sfigurato dalla rabbia e dall’angoscia, adesso appariva fiero, superbo e impassibile, come sempre.
Daphne era una grande attrice, e presto avrebbe recitato la parte più importante della sua vita. In fondo, come diceva un famoso filosofo latino, la vita è come una commedia: non importa quanto è lunga, ma come è recitata.
Ma su una cosa si sbagliava: la vita è come una
tragedia. A una tragedia si partecipa, una commedia la si guarda soltanto.



                                                        

VVV




Bagliori di fioca luce, prodotta dalle candele, facevano brillare i corpi intrecciati dei due amanti. La Stanza delle Necessità aveva preso le fattezze di un’accogliente camera da letto; le candele levitavano a un metro da terra, colorando l’ambiente di raggi rossastri e violetti e creando un arcobaleno insolito sul soffitto incantato, buio e gremito di stelle.
Bocche ansimanti si erano cercate e si erano trovate, dopo essersi a lungo rincorse, assaporando sublimi sensazioni.
Imperlati di stanchezza, si accarezzavano delicatamente, per studiare ogni piccolo particolare di quella pelle che avevano imparato a conoscere, ma di cui si meravigliano scoprire sempre qualcosa di nuovo.
Per esempio
Hermione si era ritrovata ad ammirare un piccolo neo, che fino a quel momento non aveva notato, sulla spalla di Draco.
«Voglio darti una cosa» le confidò in tono enigmatico, attorcigliandosi un suo ricciolo sul dito.
Hermione si mise a sedere, in trepida attesa. Le occasioni in cui Draco si mostrava dolce o vagamente romantico erano veramente sporadiche, ragion per cui, quando accadevano, sentiva il cuore denso di stupore.
Draco si sporse sul tavolino adiacente al letto, dove giaceva il mantello della sua divisa, seguito dal resto degli indumenti che appartenevano alla ragazza.
Cacciò una mano dentro le tasche, alla ricerca di qualcosa che, a veder l’espressione del suo viso preoccupato, non trovandolo subito, doveva essere molto prezioso.
Si illuminò non appena lo trovò, rassicurando la ragazza con un sorriso accennato.
I sorrisi sinceri di
Draco erano come gli Unicorni; bellissimi e magici, ma schivi e misteriosi, difficilmente si riesce a stargli dietro per quanto sono fuggevoli. Creature rare, che vengono al mondo solo quando nasce un individuo speciale, e di questi, come ben si sa, non ve ne sono molti.
Solamente una fata può avvicinarli, e una volta che quella ha cantato, gli Unicorni si piegano di fronte a questa creatura meravigliosa e si lasciano accarezzare dal suo dolce tocco.
Solo uomini malvagi e avidi anelano al sangue dell’Unicorno.
Draco era certo che fosse nato un Unicorno il giorno in cui Hermione era venuta alla luce.
«Apparteneva a mia nonna».
Le porse un fazzoletto di seta color smeraldo, ricamato da sottili linee argentee su ogni lato.
Al centro di esso splendeva l’antico stemma della famiglia
Black: due stelle bianche e una spada su uno scudo nero, divise da un angolo anch’esso di color bianco, con due cani grigi posti in alto a far la guardia.
Toujours Pur.
«Non posso accettarlo, Draco. È un cimelio della tua famiglia» Hermione era lusingata, ma non capiva perché voleva che lo avesse lei. Lei che con il sangue puro non aveva niente a che fare.
Druella si sarebbe rivoltata nella tomba e avrebbe lanciato maledizioni atroci al nipote, se lo avesse saputo, secondo il suo modesto parere.
«Mia nonna era una donna piuttosto rigida, odiava i sentimentalismi, ma quando mi diede questo fazzoletto, poco prima di morire, mi disse che non avrei dovuto ripercorrere i suoi stessi errori. Che uccidere, odiare il prossimo e dedicare la propria vita ad onorare un simbolo - uno stemma in questo caso - fosse patetico» raccontò, malinconico, tracciandone i contorni con le dita.
«E perché vuoi darlo a me?» la ragazza continuava a non capire.
«Per rompere la tradizione. Voglio che lo abbia qualcuno che sia davvero puro. Sempre puro. E tu lo sei sicuramente più di me» le prese la mano, adagiando il fazzoletto sul suo palmo, poi la chiuse, coprendola con la sua.




VVV

«No. Non se ne parla!» protestò Pansy, stravolta, scattando in piedi.
Daphne la trafisse con lo sguardo: non si aspettava certo una risposta negativa da parte sua, dopo averle confidato ciò che aveva in mente di fare.
Si alzò dalla poltrona su cui era comodamente seduta e iniziò a squadrarla scrupolosamente, come a volerla studiare, mentre le girava attorno con il passo elegante di un felino.
«Chissà cosa direbbe tua madre, se sapesse che hai perso la testa per
Blaise Zabini» le accarezzò i capelli con le punte delle dita, simulando un broncio dispiaciuto.
Pansy inghiottì a vuoto, immobile come una statua.
«È un Mezzosangue, giusto?» finse un’aria assorta, per poi incurvare le labbra in un ghigno.
«Non … non puoi farlo … » c’era il terrore  riflesso negli occhi di
Pansy, l’oblio più oscuro.
«Certo che non lo farò,
Pansy. Che razza di persona credi che sia?» si toccò il petto con fare offeso.
«A patto che tu faccia quello che ti ho chiesto» aggiunse perfidamente infine, sibilandole all’orecchio.
Alla compagna di casa non rimase che rassegnarsi e accettare. Non poteva mettere in pericolo se stessa e il ragazzo di cui era innamorata, anche se questo comportava rovinare la vita di qualcun altro. Ogni scelta ha un prezzo.
Pansy aveva fatto la sua ed era pronta a scontarne il prezzo, qualsiasi esso fosse. Egoista, ingenua forse, ma chi avrebbe potuto mai biasimarla? Non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato così alto.

 

 

 

 

Citazioni.

- “Senza gelosia amano soltanto i cani” di Francoise Sagan;
- “V'è una gelosia villana che è un diffidare della persona amata; v'è una gelosia delicata che consiste nel diffidare di sé”di François de La Rochefoucauld;
- “La vita è come una commedia: non importa quanto è lunga, ma come è recitata”di Seneca;
-  Toujours Pur- Sempre Puro. È il motto della famiglia Black (fonte Wikipedia).

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La storia si concluderà con il prossimo capitolo.

 

   
 
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