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Autore: literatureonhowtolose    08/08/2012    2 recensioni
{ Phan - Kickthestickz }
Era l’ultimo dell’anno, e come farebbe ogni adolescente sano di mente, Phil Lester, un ragazzo dai capelli color ebano e gli occhi azzurri più del cielo, se ne stava seduto su un divano del piccolo hotel in mezzo ai monti in cui sua madre e lui stavano passando le vacanze invernali; stava leggendo uno dei suoi venticinque quintali di libri, tutti uguali e noiosissimi. Letti e riletti, oltre tutto.
Phil però non era l’unica persona a non sapere cosa significassero le parole “capodanno”, “festa”, “fuochi d’artificio”, “conto alla rovescia”, “lenticchie e cotechino” e così via. Infatti Dan Howell, pur essendo il ragazzo più bello, fortunato e popolare nei paraggi, non aveva trovato nulla di meglio da fare se non decidere di subirsi suo padre che cercava, senza successo, di insegnargli a giocare a basket in modo decente.

« Daniel. » si presentò il primo ragazzo, tendendo la mano verso l’altro.
« Philip. » ricambiò timidamente il secondo, stringendogliela.
The start of something new.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO SETTE~!


 
Nei giorni seguenti Phil e Dan riuscirono a zigzagare perfettamente fra tutte le loro attività, ed è qui che viene da chiedersi come mai prima non ce la facessero. Ma poco importa. Erano pieni di vita e di determinazione, e soprattutto il loro rapporto andava crescendo sempre di più. Nessuno dei due si era mai trovato così bene con qualcuno prima di quel periodo, e correre mano nella mano per i corridoi mentre di fretta si avviavano verso le prove era il loro momento preferito nella giornata.
Charlie e Alex però non erano affatto contenti di tutta questa faccenda, e furono ancor meno contenti dopo che li ebbero sentiti cantare passando di fianco all’aula di musica per puro caso mentre loro si stavano esercitando.
Fu lì che a Charlie venne una terribile idea. La partita e la gara di scienze sarebbero state quel giovedì, mentre i provini finali si sarebbero tenuti venerdì. Se solo in qualche modo fossero riusciti ad anticipare le audizioni in maniera di poterle fare combaciare con gli altri impegni dei due rivali ecco che tutti i loro problemi si sarebbero risolti in un batter d’occhio.
Charlie non perse tempo e corse subito dal professor Smith a parlargli di quanto secondo lui sarebbe stato molto più producente spostare i provini finali a giovedì, e siccome l’uomo si fidava ciecamente dei co-presidenti del drama club - che erano proprio Charlie e Alex - decise di dare loro ascolto. Come se un insegnante non sapesse da solo cos’è meglio e cosa non è meglio fare.
Ma i nostri eroi non si lasciarono assolutamente intimidire da tutto questo, e anzi, quando vennero a sapere dello scempio a cui quelle carogne avevano dato vita decisero di lavorare davvero TUTTI insieme per la prima volta. Perfino Chris e PJ dovettero ammettere che rimanere allo status quo non era poi una cosa così positiva. Addirittura uscire dagli schemi poteva essere divertente, ed era vero: secchioni e uomini del basket avrebbero potuto creare una squadra esplosiva.
_____
 
Il grande giorno, dunque, Dan era negli spogliatoi a prepararsi mentalmente per la finale quando suo padre andò da lui per parlargli.
« Come ti senti? » esordì, andandosi a sedere vicino al figlio.
« Nervoso. » ammise Daniel.
« Già, beh, io di più. »
Dan stava per dirgli che non era possibile dato che quelli che alla fine avrebbero avuto tutta la fottuta partita in mano sarebbero stati loro, ma si contenne, cercando di recitare al meglio la parte del figlio emozionato; in fondo avrebbe anche esercitato l’attore che c’era in lui per il provino finale, in quel modo.
« Sai che cosa voglio da te? » domandò il signor Howell.
« Il campionato? » tirò a indovinare il ragazzo, certo che fosse quella la risposta esatta.
« No, quello viene dopo. Voglio solo che tu ti diverta. So che senti la pressione, e probabilmente in parte è colpa mia, però..quello che voglio è vedere mio figlio che si diverte come un pazzo nel gioco che tutti due amiamo. Se mi darai questo mi addormenterò con il sorriso sulle labbra, a prescindere dal risultato. »
Dan pensò che quel discorso fosse un po’ esagerato, soprattutto nell’ultima parte. Sembrava più qualcosa come un testamento o una discussione fatta prima della morte prematura del genitore, ma ne era rimasto comunque commosso. Suo padre non gli aveva mai parlato in quel modo.
« Grazie Coac- » cominciò a dire, interrompendosi subito per correggersi « papà. Grazie papà. » 
E lo intendeva. Lo intendeva davvero.
_____
 
Mentre la partita di basket e la gara di scienze iniziavano, Charlie e Alex erano a prepararsi nel loro camerino con tanto di versi osceni e rituali scaccia sfiga e quant’altro. Praticamente quei due passavano ogni sacrosanta volta più tempo a preparare i loro animi per l’esibizione che a esibirsi.
Entrarono in scena solo quando il professor Smith ebbe finito di farneticare qualcosa sull’importanza del teatro nella vita di ogni essere umano e non umano, e si misero in posa attendendo che la musica partisse.
Charlie indossava un meraviglioso completino blu pieno di paillettes e piume ovunque, e i suoi capelli biondissimi luccicavano sotto le luci del palco. Probabilmente li aveva lavanti con uno shampo targato Panténe o Garnier o l’Oreal Paris o con qualsiasi cosa permettesse ai suoi capelli di fare “swish”, si prendesse cura di lui o gli aumentasse l’autostima già sopra le stelle dicendogli che “lui valeva”.
Alex invece aveva optato per il bianco e il nero, decidendo che sarebbe stata l’occasione giusta per sfoggiare il suo nuovo capellino. Amava così tanto i capellini.
Insomma, erano proprio in tinta l’uno con l’altro. Se a guardarli era un daltonico. O direttamente un cieco.
Iniziarono a cantare qualche secondo dopo l’entrata in scena, sculettando come ossessi e facendo mossettine sexy lungo tutto il palco.
Nel frattempo dall’aula di chimica il club di scienze, che aveva appena vinto la prima parte della competizione, riuscì a trafficare un secondo col computer e ad avere il tempo necessario per mandare un virus informatico al server della scuola; ciò fece saltare la corrente in palestra, e la partita di pallacanestro dovette fermarsi. Dan non perse tempo, e appena l’arbitro disse che ci sarebbe stata una pausa e che tutti avrebbero dovuto lasciare la palestra per motivi di sicurezza corse a perdifiato verso l’audizione.
Il composto chimico sul quale Phil, Chris e gli altri avevano lavorato qualche minuto prima di mandare il virus iniziò a fumare e a emanare un terribile odore, e i giudici diedero l’allarme facendo evacuare la sala. Immediatamente anche Phil, contento che il piano fosse andato in porto, si diresse verso il provino con i compagni alle calcagna.
Purtroppo però Charlie e Alex finirono di cantare, e quando il signor Smith chiamò i nomi di Phil e Dan quelli erano ancora a metà strada e perciò non presenti. Kyle tentò di spiegare al professore il problema e cercò di convincerlo che sarebbero arrivati da un momento all’altro, ma lui non volle sentire ragioni. Il teatro non aspetta. I due co-presidenti del drama club si guardarono con un ghigno malefico stampato in faccia: ce l’avevano fatta, il musical era loro.
« SIAMO PRONTI, POSSIAMO CANTARE! » urlò Dan, entrando in teatro e vedendo Phil che arrivava dal lato opposto al suo.
« Vi ho chiamati ben due volte! » protestò il signor Smith.
« Professore la prego, per favore! » aggiunse Phil, disperato.
« Le regole sono regole. »
Ma proprio sotto quella nota triste ed ingiusta una folla piuttosto consistente iniziò ad entrare da ogni porta possibile e immaginabile, un po’ di qua, un po’ di là. Tutti erano lì per vedere Dan e Phil cantare: dagli uomini del basket ai secchioni, dagli skaters ai punk. La cosa sbalordì non poco l’insegnante, che decise di dar loro un’ultima possibilità e andò a sedersi in mezzo al vasto pubblico.
Quando la musica iniziò però Phil, che era rimasto tranquillissimo fino a due secondi prima,  pensò bene di avere una crisi di panico. Non riuscì a cominciare la canzone, e così Dan dovette avvicinarsi a lui e tranquillizzarlo, dicendogli di fare come la prima volta che avevano cantato, di cantare per lui. Poi diede nuovamente il via a Kyle e la musica partì.
Iniziò Dan a cantare, pensando che così Phil si sarebbe sentito più a suo agio.
« We’re soarin’, flyin’, There’s not a star in heaven that we can’t reach..» 
Si avvicinò a Phil e prese la sua mano, guardandolo negli occhi per incoraggiarlo.
« If we’re trying, so we’re breaking free. » continuò Phil, accarezzando la mano dell’altro e ringraziandolo con gli occhi. 
« You know the world can see us in a way that’s different than who we are..» cantò ancora Dan, incrociando le dita a quelle dell’altro e girandosi verso il palco con lui.
« Creating space between us, ‘til we’re separate Hearts. »
Le loro mani si separarono, e i due ragazzi si allontanarono un po’ l’uno dall’altro.
« There’s a snowman in the yard, is trying to believe…that we’re breakin’ free! »
In quel momento il teatro si accese: tutti si alzarono e iniziarono a battere le mani insieme, non credendo ai loro occhi. Quei due ragazzi su quel palco erano lo spettacolo migliore a cui si potesse assistere, e furono costretti ad ammetterlo anche il padre di Dan e la madre di Phil, che inizialmente erano contrari a questa loro follia del musical.
« We are soarin’, flyin’, there’s not a star in heaven that we can’t reach If we’re trying Yeah, we’re breaking free. »
« Oh, we’re breakin’ free. » cantò Phil, iniziando a togliersi il camice che aveva indosso dalla gara di chimica.
« Ohhhh! » gli fece da coretto Dan, prendendo a ondeggiare in giro per il palco.
La loro esibizione andò avanti così. Ogni secondo conquistavano un po’ di più il pubblico, e gli sguardi pieni d’amore che si lanciavano li spingevano ad andare avanti senza paura, a buttarsi fra le braccia del destino insieme. 
Volteggiavano per il palco, facendo piroette e tripli salti carpiati, ma non smettevano di cantare. Gli spettatori entusiasti battevano le mani a ritmo e ballavano alzandosi dalle loro poltrone. Perfino il professor Smith diede sfogo al suo senso della danza, muovendosi in convulsi movimenti che avrebbero fatto preoccupare chiunque non fosse stato troppo impegnato a concentrarsi su Phil e Dan.
Quando la musica finì e le voci dei due artisti si spensero con essa, tutta la sala esplose in un tripudio di applausi e grida entusiaste. Dan guardò Phil, Phil guardò Dan, e si sorrisero. Poi il playmaker si avvicinò all’altro e gli diede un bacio sulla guancia, facendo arrossire entrambi fino alla punta dei capelli.
Era filato tutto liscio, i genitori li avevano accettati, la gente li aveva accettati, il pupazzo di neve nel cortile li aveva accettati e loro erano lì, a sorridersi e ringraziare il cielo di aver iniziato quel viaggio insieme con le urla infervorate del resto del mondo a fare loro da sottofondo.
E in quel momento, sì, stavano volando.

Angolo Giro(?).
BUONCIORNIAHH- cioè, in realtà buonano- no, buonciornia, perché alla fine sono le tre del mattino.
Bene, a parte le indicazioni temporali, ciao a tutti e benvenuti al penultimo capitolo, spero vi sia mangustato! C: Al più presto metterò l'epilogo, che è davvero cortino. Originariamente sarebbe stato parte di questo capitolo, ma mi sembrava carino metterlo a parte. Così(?).
Quindi. Nulla da dire. Solo scusate per il ritardo, sono pigra e non avevo voglia di aggiornare(.....). Sì, potete picchiarmi.
Ah, lo snowman in the yard di breaking free. Nella canzone originale ovviamente non dice così, ma sì insomma- il
video di Dan e Phil che la cantano, che vi avevo linkato anche nel primo capitolo, spiega perché l'ho scritto. E fine. Addioh. Vi voglio bene(..?). ♥
  
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