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Autore: Mistful    21/02/2007    8 recensioni
Ecco a voi la traduzione della fanfic che ha vinto l'Oscar come migliore fanfic del 2005! Con la partecipazione di un Harry estremamente depresso, in un mondo di maghi lacerato dalla guerra, sul punto di essere colpito dallo shock più grande della sua vita nel momento in cui scopre che Draco Malfoy è leggermente più importante per lui di quanto avesse mai immaginato. Include un’amicizia molto strana, molta angst, sospetti, lealtà conflittuali, un Ron poco sveglio, una Hermione sul piede di guerra e due ragazzi alquanto incasinati.
Genere: Drammatico, Thriller, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Eventually everything blurred around him, the dazzling lights mingling with everyone's hair

Underwater Light

By Maya

 

 

 

Tradotta da Luciana

 

 

 

Capitolo Tre

 

Al pub

 

So walk with me, talk with me,

Tell me your stories

I'll do my very best to understand you

You're flesh and blood...

 

[Allora cammina con me, parlami, / Raccontami di te / Farò di tutto per capirti / Sei carne e sangue…]

 

 

Harry disse a Ron e a Hermione che, sì, era Malfoy. Aveva avuto voglia di parlargli del fatto del lago.

Non disse nient’altro.

Non voleva mentire, non si vergognava, ma sentiva che la questione era alquanto spinosa. Finora era andato tutto sorprendentemente bene, ma una volta aggiunti alla miscela Ron e I Mille Motivi Per Cui i Testarossa Hanno Una Certa Reputazione, Draco Malfoy sarebbe tornato ad essere un puntino all’orizzonte. Un puntino col dito puntato verso Harry e Ron, impegnato a sbraitare “Hanno cercato di uccidermi, professor Snape!”

Non che Malfoy fosse stato carino. Di certo un Draco Malfoy dolce e garbato avrebbe spinto Harry a correre da Silente in cerca di antidoti alla Pozione Polisucco. Era stato acido, viziato e stronzo come sempre, per non dire apertamente ostile e pronto ad insultare.

Eppure…era andata bene.

Per qualche ragione, Harry ne era felice.

Non spiegò la situazione a Ron e Hermione anche per un altro motivo. Inspiegabilmente era un po’… possessivo, riguardo la faccenda.

Da molto tempo ormai non aveva niente di privato, su cui i media non avessero messo le grinfie, che Ron e Hermione non conoscessero, nonostante poi loro avessero i loro speciali segreti ‘di coppia’.

Qualcosa gli diceva che, una volta saputo tutto, ci sarebbero rimasti molto male.

Ciononostante, non disse niente.

E a colazione il giorno dopo, guardando Malfoy entrare e Blaise Zaini posargli una mano sotto il gomito, invitandolo ad andarsi a sedere accanto a lui, Harry sentì una fitta di quella sensazione di possesso.

Cosa credi di fare, Zabini? Non c’è bisogno di toccare.

Harry Potter, il ragazzo che diede di matto.

“Sono così contenta di non vederti più depresso ultimamente, Harry,” disse Hermione.

“Depresso?” rispose Harry soprappensiero, mentre Malfoy prese posto accanto a Zabini. “Perché dovrei essere depresso?”

Voldemort. La guerra. Cedric. La pietà goffa attorno a lui. Il senso di colpa annebbiante.

Ah, quello.

Me n’ero dimenticato, pensò Harry stupito. Dimenticato.

Hermione gli comunicò la sua approvazione con lo sguardo. “Hai ragione Harry, non ce n’è alcun motivo.

Non dovrei dimenticarmelo, pensò Harry. Ma l’ho fatto… e sto bene.

“Forza ragazzi, Difesa Contro le Arti Oscure è la prima lezione,” disse Ron. “Chissà se ci sarà Lupin o Sirius.”

Harry si alzò, aiutando Hermione col suo zaino pieno di libri.

Lasciando la sala, vide che Malfoy e Zabini stavano avendo un’animata discussione. Vide la bocca di Malfoy formare le parole ‘Magia Creativa’, e quasi sorrise dell’interesse palesemente finto di Zabini.

Un certo impulso lo fece fermare per un attimo mentre passava davanti ai Serpeverde e gli fece dire:

“Ciao, Malfoy.”

Pansy Parkinson, Tiger, Goyle e Zabini gli inviarono tutti la stessa occhiata Muori, Potter, muori!

Malfoy, placido come se non fosse circondato da lupi assetati di sangue, prese un pezzo di toast e rispose, “Buongiorno, Potter.

Harry provò un oscuro senso di trionfo per quelle due parole, che ridussero Ron e i Serpeverde ad una muta, soffocata incredulità.

Ovviamente dopo quello fu costretto a dare spiegazioni a Ron, il quale era sul punto di giurare che Voldemort avesse preso le sembianze di Harry e bisognasse abbatterlo immediatamente.

“Ho solo deciso di essere più gentile,” disse sulla strada per Difesa Contro le Arti Oscure. “Voglio capire che cosa è successo al lago.

“Beh, ok, posso capirlo,” concordò Hermione, l’ossessiva fonte di saggezza. “Però in effetti, Harry, Malfoy…”

Ron quasi sputò.

“Posso capirlo?! Si tratta chiaramente di un complotto dei Serpeverde! Ti fidi troppo, Harry. Quelli non sono come noi. Sono dei mostri, ti dico, folli, spietati…”

Interruppe la tirata per salutare il professor Lupin.

“Salve, professore. Mi chiedevo se sarebbe venuto lei o Sirius. Non si sta avvicinando…” mimò un ululato al chiar di luna.

“Puoi sederti,” disse Lupin con un sorriso indulgente.

“Allora,” riprese Ron. “Dov’ero?”

“Mi stavi dicendo che i Serpeverde sono mostri folli e spietati,” rispose Harry. “Ma poi sei stato distratto da un licantropo.

*

Harry non poté crederci quando si sorprese a controllare l’orologio.

I minuti strisciavano via, e Malfoy non si fece vedere a pranzo.

Saltare i pasti ogni volta, pensò Harry. Ecco come si fa ad ammalarsi.

“Cos’è che ti tormenta, Harry?”

“Niente mi tormenta!” esclamò Harry indignato. Hermione alzò le spalle e morse la sua mela.

Forse Malfoy era malato. Di certo il pallore era quello.

Madama Chips avrebbe dovuto stare più attenta. Bisognava dargli delle vitamine.

Probabilmente i sotterranei non erano il luogo più adatto per una salute cagionevole.

Harry rimuginò sulla questione per ore, al punto che fu uno shock vedere un Malfoy che era il ritratto della salute raggiungere il luogo in cui avevano appuntamento a passo svelto, con venti minuti di ritardo.

“Andiamo, Potter,” disse in fretta, girandosi e incamminandosi.

Harry corse per stare al passo, con suo gran disgusto.

Hey, Malfoy. Sei in ritardo. Hai presente le buone maniere?”

Malfoy fece una faccia scocciata. “Sì, sono per gli altri. Andiamo, muoviti.”

Dove stiamo andando?” chiese Harry, sospettoso.

“Non ho intenzione di aspettare la morte vicino a quel lago,” lo informò Malfoy. “Comunque, ieri ho notato che avevi dei problemi a parlare in maniera coerente, per cui ce ne andiamo al pub.”

“Il pub? Questo dovrebbe rendere le mie parole più coerenti?”

“Oh sì. L’alcol ti dà questo fantastico senso di finta serenità,” gli assicurò Malfoy.

In effetti ho bisogno di un po’ di serenità, con te intorno… Dove vai?”

“Nella scuola,” disse pronto Malfoy. “C’è un passaggio segreto che porta a Hogsmeade dietro la statua…”

“Della strega con un occhio,” finì piano Harry. “Come lo sai?”

Malfoy s’inorgoglì.

“L’ho scoperto quattro anni fa,” rispose. “Weasley non parlava da solo sulla strada per Hogsmeade. Non è una cima, quel tuo ragazzo. Capii che dovevi aver usato qualche scorciatoia dalla scuola col tuo prezioso Mantello dell’Invisibilità… e l’ho trovata.”

Allora lo fa anche lui, pensò Harry. Pensa a come rompermi le scatole. Importa anche a lui.

Ciò che disse fu, “Sai del mio Mantello?”

Malfoy sogghignò. “No, Potter. Pensavo davvero di avere le allucinazioni. Certo che lo so, e la prossima volta che andiamo al pub puoi portarlo.”

“La prossima… ? Non ho nemmeno detto sì questa volta!”

Harry alzò il passo dietro Malfoy, sentendosi sempre più un cagnolino portato a passeggio. Malfoy non rispose finché non furono nel corridoio che portava alla statua.

Si guardò alle spalle e parlò disinvolto.

“Credo che tu non abbia assimilato appieno la situazione, Potter.

Harry avvertì un rapido colpo alle costole, come se qualcuno l’avesse toccato all’improvviso sul petto.

“C…cosa vuoi dire?”

“Non ti ho accettato come amico per la vita, sai. Il suo sorriso era gelido come neve inaspettata. “Sono del tutto in grado di restituirti al negozio, se non mi vai bene.”

Harry sentì montare l’indignazione.

“Stai dicendo che se non vengo a bere con te…”

Denti scintillanti. “Esatto.”

Harry fu sul punto di dirgli dove poteva ficcarsi quella cosiddetta amicizia, suggerendo anche di aggiungerci la bacchetta e il manico di scopa, quando avvenne qualcosa di imprevisto.

Malfoy si accorse di averlo fatto arrabbiare, e sorrise.

Il fascino non era una cosa che Harry avesse mai associato a Draco Malfoy. Tuttavia…

Sentì l’impulso di osservarlo.

Per Malfoy ogni gesto era calcolato. Sorridere sembrava essere un’arte.

Un’arte terribilmente raffinata. La luce sorse gradualmente su quel viso pallido e freddo, così i suoi occhi brillarono come il sole sulla brina.

Rimase fermo nel corridoio vuoto e fece quel bel sorriso, finché Harry fu costretto a sbattere le palpebre.

Una volta aperti gli occhi, il sorriso era scomparso. Sentì una misteriosa fitta di delusione.

“Avanti, Potter,” insistette Malfoy. “Ho rimandato i compiti di Magia Creativa per bere qualcosa con te.

“Oh, sono onorato,” disse Harry, con molta più debolezza nel suo sarcasmo.

“Dovresti esserlo.”

Malfoy si voltò e camminò, nella completa (e non infondata) convinzione che Harry l’avrebbe seguito.

“Così potrai dirmi tutti i tuoi sconvolgenti segreti,” aggiunse con soddisfazione. Sembrò offeso dall’occhiata scettica di Harry. “Che c’è? Io ti dirò i miei!”

“Sì,” disse secco Harry, “ma i Serpeverde amano vantarsi delle loro malefatte. Non mi pare uno scambio equo.”

Malfoy gli rivolse uno sguardo rapido, piuttosto sorpreso, quindi rise e alzò le spalle.

La risata echeggiò alle loro spalle mentre oltrepassarono la statua.

*

“Malfoy! E’ una cosa privata!”

“Vuol dire ‘nessuna’, allora, vero?”

“Malfoy, quando vuoi sai essere un vero blastardo.

Harry strizzò gli occhi alla luce dei Tre Manici Di Scopa, che stranamente era più accesa di quando era entrato.

Un momento, l’ultima parola non suonava bene…

Sei ubriaco fradicio, Potter.” Malfoy sembrava divertito.

Harry si concentrò sul viso di Malfoy. All’inizio era solo una macchia dorata, confusa con la lampada che spargeva argento sui suoi capelli e nei suoi occhi, ma dopo qualche minuto comparve un largo sorriso.

“Non è vero,” rispose Harry con orgoglio. Formare le parole era un po’ difficile.

“Dopo tre bicchieri di idromele. Sei un peso piuma.”

Malfoy ne aveva bevuti almeno cinque, e sembrava solo più rilassato. Bisognava tenerli d’occhio, questi Serpeverde.

“Rispondi alla domanda, Potter,” ordinò il viziato dittatore. “Questo tergiversare è poco virile.”

“Oh… va bene… Due.”

A Malfoy andò il drink di traverso. “Oh, non mi dire, Gilderoy.”

“Taci, Malfoy!”

Aspetta, aspetta. Si tratta di bacetti sulla guancia tipo quelli della zia zitella? C’era la lingua?”

“Malfoy, non puoi fare domande del genere… Non con la prima.

Malfoy sembrò fiaccato dalle risate trattenute. “Chi è stata la povera sfortunata, allora?”

Cho Chang,” rispose Harry con riluttanza. “Il quinto anno.”

Ricordava nitidamente quel momento. Cho Chang l’aveva preso da parte, gli aveva detto che non sopportava più quei ricordi… che si sarebbe trasferita a Beauxbatons per il settimo anno. Aveva aggiunto che non era stata colpa di Harry, e mentre lui guardava triste il suo bel viso, si era avvicinata e lo aveva baciato piano sulla bocca.

Quanto aveva desiderato quel momento, e poi una volta lì…

Aveva sentito il sapore della pietà sulle sue labbra, la carità che gli veniva premuta nella bocca. Il bacio di Cho Chang aveva espresso lo stesso sentimento offertogli da ogni parola o tocco quell’anno.

Aveva fatto un passo indietro, e lui aveva guardato ancora una volta quel viso tanto sognato, e desiderato con umile desolazione di non vederlo mai più.

Draco Malfoy fischiò. “Chang? Niente male, Potter…e vediamo un po’, la seconda. Erano vere le voci su Ginny Weasley?”

“Sì,” rispose Harry suo malgrado.

Quei pochi baci maldestri con Ginny. Ancora si sentiva in colpa per aver usato la sorella minore di Ron solo per scacciar via la solitudine. Aveva cercato disperatamente di desiderarla, di desiderare qualcosa, durante il sesto anno…

Non aveva funzionato. Gli dispiaceva per Ginny come se fosse stata la sua sorellina…

Ripensando ai Weasley e ai precedenti di Malfoy nei loro confronti, Harry sollevò lo sguardo.

“Stai per dire qualcosa sui Weasley?” domandò.

Malfoy lo guardò vagamente sorpreso. “No. Ho sempre avuto un debole per i capelli rossi. Con l’eccezione della tua Weasley, ovviamente.

“Oh?” Harry s’incuriosì. “Bene, ora tocca a me, Malfoy. Con quante persone?”

“Ehm…” Malfoy strinse gli occhi. “Aspetta un minuto.”

Cominciò a fare calcoli folli sul suo tovagliolo.

No, davvero. Snape dovrebbe vegliare di più sulla morale dei suoi allievi.

“Chi è stata la prima, allora?”

“Ah.” Malfoy fece segno alla cameriera di portargli altro alcol. “Pansy Parkinson, terzo anno. Ti ricordi quando la mia giovane vita fu quasi spezzata da quell’ippogrifo? Lei corse in infermeria e mi saltò addosso. Praticamente per me fu un colpo.”

“Non mi sembra che fossi così scioccato,” commentò Harry sorridendo. “Visto che poi l’hai portata al Ballo del Ceppo il quarto anno.

“Beh.” Malfoy alzò le spalle. “Me l’aveva chiesto.”

Non si poteva non ammirare quella sfacciataggine così palese.

Che c’è?” disse, notando il sopracciglio alzato di Harry. “I Malfoy aspettano sempre di essere invitati. Oh, ecco qui il numero.”

Passò a Harry il tovagliolo.

Ossignore.

“E’ possibile che ci siano così tante persone nella scuola?”

Malfoy sorrise debolmente. “Se includi lo staff.”

Che schifo!”

Malfoy scoppiò a ridere per l’espressione di Harry. A quanto pareva aveva molto da ridere, quella notte.

Di certo era un filo ubriaco.

“C’è vita anche fuori dalla scuola, Potter,” aggiunse quando si fu calmato.

Madama Rosmerta si avvicinò a Malfoy e gli porse i loro drink con un occhiolino.

“Sicuro di non aver bevuto abbastanza?”

Rosmerta!” Malfoy inorridì. “Mi conosci. La notte è giovane e lo sono anch’io. Saremo molto più ubriachi di così, prima di rientrare.

Harry pensò con preoccupazione che, se si fosse ubriacato più di così, camminare gli sarebbe riuscito decisamente difficile.

“Sei tremendo, Draco Malfoy,” sospirò lei, posando altri due bicchieri sul tavolo. “E stai cercando di corrompere il povero, innocente Harry Potter. Mi spaventi.”

“E tu mi adori!” le rispose Malfoy mentre si allontanava. Tornò a rivolgersi a Harry e gli sorrise maliziosamente. “Gran donna. Il terzo anno si rifiutò di portarmi da bere e cercai di flirtare con lei. Disse che ero il più giovane che ci avesse mai provato.”

“Malfoy, sei sicuro di non essere un alcolizzato?”

“Non sono io,” lo informò Malfoy in tono altezzoso, “il bevitore minorenne, qui. Ho compiuto diciott’anni a gennaio.”

“Non avevi diciott’anni al Ballo del Ceppo,” mormorò Harry.

“Neanche tu. Comunque, smettila di rispondere ai più grandi. Mmm… beh, avevo un’altra domanda, ma visto che hai baciato solo due persone so già la risposta.”

Che…? Ah.” Con suo grande orrore, Harry si sentì arrossire violentemente. “Malfoy!”

Malfoy rise e si appoggiò al muro dietro di sé. “Povero piccolo Potter…”

“Stai zitto! Quante migliaia di volte l’hai fatto tu, allora?”

Malfoy sollevò l’angolo della bocca. “Migliaia? Mettiamo in chiaro una cosa, non tutti i Serpeverde sono peccatori depravati. Questo è vero solo…all’ottantanove percento.

“Quante volte, Malfoy?” Con sua sorpresa, Harry scoprì di essere davvero curioso.

Malfoy meditò. “Ripassami il tovagliolo.”

Harry rise, scosse il capo e bevve un altro po’.

Malfoy annuì con approvazione.

“Sapevo che non eri timorato come davi a vedere,” commentò. “Insomma, sei capace di prendere le regole della scuola e buttarle dalla finestra, e tutti ti trattano come se fossi un angelo.

Harry sollevò un sopracciglio. “E tu cosa pensi?”

“Penso che gli angeli non s’incazzino ai Balli del Ceppo, ecco cosa penso. Ti ho anche visto mentre facevi pensieri ben poco santi sul prendermi a pugni. No, in te scorre il sangue di un vero stronzo. L’espressione tranquillamente analitica di Malfoy si trasformò in un sorrisino. “Per questo ho deciso di darti una chance.

“Sono sopraffatto,” disse secco Harry. 

Era proprio una novità. Nessuno si era mai aspettato che si comportasse male.

“Cercherò di farmi venire in mente azioni adeguatamente malvagie.” 

Malfoy allontanò l’idea con un gesto. “Non essere assurdo, sei un novellino. Sii ragionevole. Segui me.”

Harry si convinse che Malfoy, in effetti, era proprio ubriaco. I suoi occhi erano brillanti e selvaggi, e la frangia candida era leggermente fuori posto.

Il controllo delle sue funzioni motorie era limitato, ed era fuori a bere con un Malfoy la cui capacità di giudizio era ridotta.

Piuttosto interessante.

“Ci sono!” annunciò Malfoy. “Dovremmo cantare al karaoke.”

Harry squadrò il viso deliziato di fronte al suo.

“Stai male…”

“E’ molto più divertente,” gli assicurò Malfoy. Si alzò di scatto con un’agile grazia che Harry non avrebbe saputo imitare da sobrio, e lo sollevò a forza dalla sedia.

Fu allora che Hagrid apparve nel pub, e Malfoy scomparve sotto il tavolo.

“Oh no…” disse Malfoy, a voce bassa.

Harry soppresse a stento una risata.

“Ehilà, Harry!” Hagrid lo salutò con lo stesso calore maldestro di tutti i Grifondoro.

I suoi occhi neri si posarono proprio in quel momento su Harry, un po’ alterato, e sul tavolo con sopra due bicchieri.

“Ho giusto fatto un salto per un bicchiere,” proseguì. “A Olympe non ci piace tanto, e quindi mi devo muovere…Ehm, Harry…” ridusse la voce ad un ronzio cospirativo. “Ho interrotto qualcosa?”

Harry lo fissò inebetito per qualche minuto, finché non capì.

Una bestemmia risuonò piano piano sotto il tavolo.

Harry si affrettò a tossire.

Sfortunatamente Hagrid lo interpretò come un assenso imbarazzato.

“Ah… scusa, Harry… Sta al bagno, vero?”

Um,” disse Harry.

Hagrid gli dette una gomitata amichevole, che quasi lo fece cadere.

“Mi fa piacere saperlo, Harry. Ci voleva proprio che cominciavi a divertirti di più.”

“Visto che non hai una vita,” disse una vocina nella zona delle ginocchia di Harry.

Harry resistette all’impulso di ridere a crepapelle, nonché di dare un calcio a Malfoy.

“Me ne vado, allora,” sbraitò Hagrid. “Non voglio che ti senti in imbarazzo. Prendo solo un bicchiere. Dimmi una cosa sola, Harry…” partì un altro forte colpo di gomito. “E’ carina, eh?”

“Ehm,” rispose Harry.

Estremamente carina,” disse la maledetta voce sotto il tavolo.

Hagrid si defilò soddisfatto. Appena girò loro le spalle, Malfoy riemerse tutto scompigliato. Prese Harry e lo trascinò fuori dal pub.

L’aria della notte fu uno shock per Harry, che si concentrò sul restare in piedi.

Gli occhi di Malfoy brillavano ancora, ma per il resto era pallido e sollevato.

“Fuga!”

Harry lo guardò. “Che vuoi dire?”

“Oh, mi terrorizza,” ammise candidamente Malfoy. “Da sempre. Ci scaglia addosso animali crudeli e ci affida libri assetati di sangue. Per non parlare del fatto che è scandalosamente enorme.

Harry era stupefatto. Malfoy, sempre così freddo e aristocratico davanti ad Hagrid, e da cui sapeva che Hagrid era segretamente intimidito. La cosa lo intrigava. Che genere di persona avrebbe reagito in quel modo alla paura?

Malfoy sbatté le palpebre, pensieroso.

“Oh, cielo. Non credo che l’avrei mai ammesso da sobrio.” Alzò le spalle, un gesto stranamente nitido per la vista alterata di Harry. “Pazienza. C’è sempre il rischio di lasciarsi sfuggire qualcosa di pericoloso.

Harry se la prese un po’. “Non sono in cerca di punti deboli per attaccare, Malfoy.

Malfoy inclinò il capo da un lato, mentre la luce di un lampione faceva dei suoi capelli rivali della mezzaluna. “Lo fai quando giochi a Quidditch,” osservò. “Infatti sei un buon giocatore.”

“E’ diverso. La vita non è una partita.”

Malfoy fece di nuovo quel sorriso fastidioso. “No?”

A questo punto Harry era troppo impegnato a non cadere per rispondere.

“Attento, Potter. Finire stesi sul marciapiede è una cosa riservata ai veri alcolizzati. Quelli che se lo sono guadagnato.”

“Mi aiuteresti se cadessi sul marciapiede?” indagò Harry, che aveva seri dubbi sulla propria capacità di restare in piedi.

“Per chi mi hai preso? Mi metterei a ridere.”

Oh, eccellente.

Davanti ad una simile alternativa, Harry barcollò coraggiosamente. Fu sorpreso dal calare di un silenzio assolutamente tranquillo.

Maledetto Malfoy, aveva ragione sull’alcol. Serpeverde depravato del cavolo.

“Dunque, mi hai portato a bere,” si ritrovò a commentare. “Cosa c’è sul menu domani, un bordello?”

Chiunque altro si sarebbe scandalizzato sentendogli pronunciare una cosa del genere.

Malfoy rise.

Ma insomma!” lo ammonì. “Dobbiamo lasciare qualcosa per giovedì.”

Tornarono un po’ instabili verso la scuola. Harry cercò con tutte le sue forze di camminare dritto. Malfoy dondolò attorno a molti lampioni.

Si separarono nel corridoio. Harry esitò, in cerca di qualcosa da dire.

Alla fine scelse, “Stessa ora domani?”

*

Il giorno dopo, Harry si svegliò con la netta impressione che fosse stato tutto un sogno.

Fuori a sbronzarsi con Malfoy? Era troppo bizzarro.

Cercò di alzarsi a sedere, e il post-sbronza lo colpì come un Bolide.

Oh. Era vero, allora.

Molto, molto lentamente, Harry si alzò. La voce di Ron gli giunse all’orecchio.

“Harry! Dove sei stato? Eravamo in ansia!”

Harry sussultò. “Potresti… non parlare così forte?”

“Hai un aspetto di merda,” osservò Ron con la gradevole sincerità che lo rendeva famoso e ammirato nei gironi dell’inferno.

“Beh, sto di merda. Tutto quadra.”

Il sarcasmo di Harry nasceva dal fastidio. I bottoni del suo pigiama sembravano incollati alle asole.

“Harry, sembra… sembra che sia stato in piedi tutta la notte a bere.”

“Non tutta la notte.”

Le lentiggini sembrarono sobbalzare sul viso di Ron per lo shock.

“Come! Dov’eri, con chi… oh no, Harry, dimmi che non era Malfoy.”

“Potrebbe esser stato, diciamo, Malfoy,” ammise Harry.

Ron respirò pesantemente. L’allarmante color pulce delle sue guance stonava violentemente con i capelli.

Strinse il braccio di Harry.

“Aspetta, mi devo vestire…” protestò Harry, lottando coi vestiti. Ron attese controllando a stento l’impazienza.

Dove stiamo andando?” indagò Harry, trascinandosi dietro Ron e sentendosi distintamente fragile.

“Da Hermione,” disse Ron. “Meglio che te lo faccia lei il discorsetto materno.

Sai Ron, lui non è poi così…”

Ron si girò verso di lui alzando un dito.

“Non dire niente finché non troviamo Hermione!”

*

“… posso credere che tu sia stato così irresponsabile, Harry, prima di un giorno di scuola! Come farai a stare attento a lezione? Dimmi che hai fatto almeno i compiti…”

“Chi se ne frega dei compiti!” strillò Ron. “Parliamo di Malfoy!”

Andava avanti così da un po’. All’inizio la Sala Grande era vuota, ma poi un gruppo di Grifondoro aveva iniziato ad origliare con diversi gradi di discrezione.

Harry sprofondò sulla sedia finché i suoi occhi arrivarono al livello della colazione.

“Oh sì. Malfoy.” Hermione aveva un’espressione di rimprovero. “Lui li ha fatti i compiti?”

Ron fece lo stesso suono di un bricco sul punto di esplodere.

Hermione sospirò. “E poi Harry, lo so che sei curioso per questa faccenda del Torneo Tremaghi, ma non c’è motivo di saltare i compiti e passare il tempo con un piccolo deficiente come Malfoy. Possiamo sempre cercare informazioni in biblioteca. Certo, ripeto, sei libero di fare quello che vuoi.

Harry e Ron la guardarono increduli.

“Guarda il lato positivo, Ron,” disse Hermione, pragmatica. “Stando insieme a quell’idiota per un certo lasso di tempo, Harry prima o poi perderà la pazienza e lo picchierà. Così tu potrai vincere la scommessa.”

Harry si mise a sedere dritto, incurante del dolore acuto alla testa.

“Scommessa? Quale scommessa?”

“Beh, sai, l’ultima partita Serpeverde-Grifondoro.

Quell’anno il Quidditch non era stato cancellato a causa delle richieste provenienti da tutte le case.

“Tu e Malfoy sembravate sul punto di azzuffarvi,” continuò placidamente Hermione, spalmando il suo toast. “Ron ha cominciato a scommettere che tu avresti avuto la meglio. Con quotazioni alte, tra l’altro, visto che Malfoy ha una certa reputazione per il gioco sporco.

Harry si offese alquanto.

Ron ci è rimasto molto male,” lo informò Hermione in tono sereno. “Ma lo sapevamo già, no? Voglio dire, nessun altro sa farti diventare violento. Non lo sopporti. Non riuscirai a stargli vicino a lungo.”

Harry dovette ammettere che un po’ aveva ragione, ma provò comunque del disappunto.

“Non ci riuscirebbe nessuno,” gli assicurò Hermione, dandogli un colpetto sul braccio. “Malfoy è insopportabile, come continuo a dire a Lavanda. Non m’incanta con quell’aria da bel principino.

“Bello!” farfugliò Ron.

Harry ripensò al commento inconsapevole di Hagrid e sorrise. Ron era furibondo.

“Avanti,” disse Hermione. “Andiamo a lezione.”

Stavano oltrepassando la porta quando passò Malfoy, non un solo capello fuori posto e l’aspetto di chi ha dormito innocentemente per tutta la notte.

Ron, che era davanti agli altri, gli sbatté contro.

“Attento!” scattò Ron, a cui non andava di farsi infastidire dalla sola presenza fisica di Malfoy.

“Non c’è bisogno di correre in questo modo, Weasley,” disse Malfoy con voce strascicata. “Il detto ‘il tempo è denaro’ è metaforico, sai.

“Malfoy!” esclamò Harry.

Hermione strinse gli occhi con disprezzo.

Malfoy passò oltre con indifferenza.

“Se fossi in te riconsidererei questo fatto dell’amicizia, Harry,” disse Ron trattenendo a stento la rabbia. “Anzi, riconsidererei proprio l’idea che l’omicidio sia sbagliato.”

Harry si morse le labbra.

Era strano che fosse sorpreso, quando sapeva benissimo come fosse fatto Malfoy. Era stato il solito Malfoy… e a Harry dava fastidio il fatto di essersene dimenticato, e aver quasi apprezzato il bastardo.

*

Harry era esausto.

Passò tutto il giorno a difendere Malfoy con Hermione e Ron, il che era un po’ un problema dato che, fondamentalmente, il comportamento di Malfoy era indifendibile. Voleva anche fare quattro chiacchiere con lui su Ron.

Ciononostante non aveva alcuna intenzione di rinunciare a questa… strana forma di amicizia. Si stava addirittura chiedendo, con una certa ansia di cui si vergognava, cosa avesse in programma Malfoy per quella sera.

Il giorno prima era stato… interessante.

E in quel periodo non c’era molto di interessante.

Harry scrutò il paesaggio grigio in cerca di una testa bionda, con quell’ansia bizzarra che faceva scintille dentro di lui.

Nessuna traccia di Malfoy.

Nei successivi tre quarti d’ora divenne chiaro che non sarebbe venuto.

Faceva freddo lungo il lago.

La rabbia crescente di Harry lo tenne caldo.

Quando tornò di fretta dentro la scuola, era rovente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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