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Autore: Herrmioni    21/02/2007    0 recensioni
“Mi dispiace, Sirius, ma non posso proprio dirtelo. E mi dispiace di averti fatto preoccupare, davvero. Non era nelle mie intenzioni. Ma non posso non andare, Sirius, proprio non posso” disse. Sirius sospirò e posò le sue dita sotto il mento della ragazza, sollevandole delicatamente il viso. Ètoile arrossì sotto la tenerezza di quelle mani, una sul suo volto e una che continuava a stringere la sua. Sirius si perse in quegli occhi simili al mare, umidi e profondi. “È davvero così importante per te?” sussurrò. La ragazza annuì. “Allora va bene, non lo dirò a nessuno. E ti aiuterò a non essere scoperta” “Grazie, ma… perché fai tutto questo Sirius?” Il ragazzo ci pensò un po’ su, ma poi le sorrise. “Perché ti voglio bene”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VI –Confused–

Sentì un fruscio vicino al suo orecchio e girò la testa di scatto. Con un gesto fulmineo allungò la mano, per afferrarlo, ma il boccino gli sfuggì dispettoso.

James Potter imprecò e si gettò all’inseguimento di quella minuscola pallina dorata, causa o merito della sua popolarità. Il boccino improvvisamente cambiò traiettoria, sfrecciando verso il basso. James piegò in avanti la scopa seguendolo. Il vento intenso gli scompigliava i capelli neri, allontanandoli dal suo viso. Ciò che si avvicinava sempre di più, invece, era il verde prato del campo di Quidditch.

Dieci metri, nove metri, otto… la scopa viaggiava ad una velocità troppo elevata, non sarebbe mai riuscito a fermarsi in tempo. Si sarebbe sfracellato al suolo. E lei sarebbe rimasta lì a guardarlo ammazzarsi. In preda a non sapeva neanche lei quale istinto, saltò in piedi, il volto bianco per lo spavento.

"Oh dio, stai attento!" gridò.

Era inutile, doveva saperlo anche lei che James era un asso in sella alla sua scopa. Il ragazzo infatti virò proprio all’ultimo istante, sollevandosi poi leggermente da terra, stringendo il boccino tra le dita. E, paralizzato, la fissava.

Ma che le era preso? Perché lo aveva fatto? Ora cosa avrebbe pensato James Potter di lei?

James la guardava sbigottito. Non poteva crederci, lei non poteva avergli gridato di stare attento. Sicuramente aveva immaginato tutto. Ma lei, Lily evans, era davvero lì, sugli spalti, a pochi metri da lui, con i capelli rossi e le guance dello stesso colore. E i meravigliosi occhi verdi spalancati, l’espressione spaventata e imbarazzata.

Bellissima.

"Lily, cosa ci fai qui?" domandò infine.

Inspiegabilmente il suo viso cambiò improvvisamente, e la ragazza assunse un’aria scocciata e arrabbiata.

"Non lo so. E non sarei mai dovuta venire!" esclamò, nascondendogli il viso paonazzo. Le mani le tremavano mentre infilava un libro nella borsa e se la metteva sulla spalla.

"Ora vado via" aggiunse, la voce che era un po’ più stridula del normale.

James la guardò sorpreso. Non aveva detto niente che avrebbe potuto offenderla o farla arrabbiare. Non aveva motivo di comportarsi in quel modo, e lo sapeva bene. Ma non sopportava quegli occhi sornioni su di lei.

James non ti sta affatto guardando in quel modo, fece una vocina nella sua testa. Ma Lily non la voleva ascoltare, voleva solo fuggire via. Perché? Perché era andata a vederlo allenarsi, lei che odiava il Quidditch? Perché si era preoccupata per lui quando lo aveva visto sfrecciare in picchiata? E perché diavolo aveva urlato?

"Non andare via, rimani un altro po’!" le fece lui dispiaciuto. Sollevò il viso, incrociando gli occhi castani di James. Non aveva mai notato quelle pagliuzze dorate che gli illuminavano lo sguardo. Le sue guance un po’ ispide erano arrossate per lo sforzo del gioco, quelle di lei brucianti per l’imbarazzo.

Non solo per quello, continuava l’insolente vocina.

"No, è meglio di no" decise infine e gli diede le spalle. Cominciò ad allontanarsi.

"Vuoi che ti accompagni?"

"No! Devi lasciarmi in pace, hai capito?"

"Ma che ti ho fatto, Evans?- ribatté lui infastidito -Sei stata tu a venire qui!"

Aveva dannatamente ragione… Lily affrettò il passo e lo lasciò lì impalato, sulla scopa, con il boccino che si dibatteva nella sua mano.

***

Il giorno seguente non si era presentata a lezione, e non lo aveva mai fatto prima di allora. Nemmeno se stava male saltava le lezioni. Al contrario di lui, si impegnava molto per avere dei bei voti, ed era una strega straordinaria.

Quella mattina James si era alzato presto ed era sceso in sala comune sperando di trovarla, ma lei non c’era. Allora si era diretto nella Sala Grande, ma lei non si trovava neanche lì. Aveva fatto colazione da solo, senza smettere di pensare a Lily neanche un secondo, speranzoso ogni istante di vederla aprire la porta ed entrare, luminosa e chiara come il sole del primo mattino.

Come mai si trovava nel campo di Quidditch ieri, e soprattutto, perché poi era scappata via? Che le era preso? Si era improvvisamente arrabbiata con lui, anche se non aveva detto o fatto niente. Era dannatamente strana quella ragazza, eppure notte e giorno i suoi dolci sorrisi gli invadevano la mente, e lo tormentavano, perché quei sorrisi non erano mai rivolti a lui. A lui, che avrebbe tanto voluto averla tutta per sé, stringerla forte tra le braccia, baciare quelle labbra rosse e morbide…

All’ora di pranzo incrociò Ètoile e Sirius che si stavano dirigendo nella sala Comune, per lasciare giù le borse prima andare a mangiare. Posò una mano sulla spalla della ragazza per richiamare la sua attenzione. Lei si girò.

"Oh, ciao James! Che succede?" domandò, notando la sua espressione seria e preoccupata, così inusuale in James Potter.

Sirius non fece una piega, già sapeva il motivo. Il suo migliore amico gli aveva raccontato tutto la sera prima e lui gli aveva detto ciò che pensava: Lily era innamorata di lui, ma non aveva il coraggio di ammetterlo, nemmeno a sé stessa. James doveva pazientare e darle un po’ di tempo perché si chiarisse le idee e i suoi sentimenti. Poi era certo che si sarebbe fatta avanti.

"Sai se Lily sta male? Stamattina non è venuta a lezione, e tu sei la sua compagna di stanza… allora? Si sente poco bene?" domandò tutto d’un fiato. Ètoile scosse la testa dispiaciuta.

"Mi spiace, James, ma io stamattina non l’ho proprio vista. Quando mi sono svegliata il suo letto era già vuoto" rispose, lanciando uno sguardo interrogativo a Sirius. Ma lui fissava il suo migliore amico.

"Credo di sapere dove si trova…"

***

Era ancora mattina presto, il sole era sorto da poco e l’erba era bagnata di rugiada. Il lago era scuro ed immobile, a parte per qualche piccola onda, che pigramente s’infrangeva sulla riva. Un alito di vento le sollevò il mantello e le scompigliò i lunghi capelli rossi. Lilì rabbrividì di freddo e se lo strinse di più intorno alle spalle.

Sbadigliò. Non aveva chiuso occhio per tutta la notte, e, a dimostrazione di ciò, piccole ombre scure si trovavano sotto i suoi occhi. Raggiunse la grande quercia, il suo albero preferito, il luogo dove amava rifugiarsi quando si sentiva triste o aveva la mente invasa da mille pensieri. Era un albero enorme, dal folto fogliame, mantenuto sempre verde e florido da un incantesimo applicato dalla professoressa Sprite. Le sue radici, spesse e robuste affondavano nelle acquee del lago. E proprio lì, alla base, c’era una piccola nicchia, dove lei andò a sedersi. Appoggiò la schiena contro il tronco, freddo e ancora umido e chiuse gli occhi.

Che cosa provava per James? Si era fatta quella domanda per tutta la notte e ancora non era riuscita a trovare una risposta. Si sentiva così confusa. Fino all’inizio dell’anno lo aveva disprezzato e lo aveva trovato insopportabile. Non accettava le sue manie di protagonismo, il suo fare borioso e vanesio e le sue mille attenzioni indesiderate. Poi, quando era arrivata quell’Ètoile, e quelle attenzioni erano venute a mancare, lei si era sentita molto triste. E la infastidiva enormemente che lui passasse tutto quel tempo con la nuova arrivata.

Insomma, sei gelosa, fece nuovamente quella vocina nella sua mente, che di stare zitta proprio non aveva l’intenzione.

Lily sospirò, che cosa doveva fare ora? Come doveva comportarsi con lui? Non poteva certo evitarlo per tutto il resto dell’anno. Non riuscì ad aprire gli occhi, le palpebre erano troppo pesanti. I rumori attorno a lei si fecero ovattati e lontani. Solo una cosa rimase vivida dentro di lei: le pagliuzze dorate degli occhi di James.

***

Il sole di mezzogiorno inondava il lago di riflessi scintillanti, e James dovette coprirsi gli occhi con la mano per poter vedere meglio. Sirius gli aveva detto di cercarla al lago, e così lui si era diretto subito là. A quell’ora il parco era deserto, tutti gli studenti stavano infatti mangiando. Tutti tranne lui, e Lily forse. Si avvicinò alla riva e si specchiò nell’acqua. Il lago gli restituì l’immagine di un ragazzo alto e magro, dagli scapigliatissimi capelli neri. Le altre ragazze della scuola adoravano quando lui si passava le mani tra di essi, per darsi un’aria ancora più selvaggia. Lily no, lei era diversa anche in quello. Cercò di pettinarsi un po’ con le dita, improvvisamente stanco di quei disordinati fili d’ebano. Il risultato finale non era dei migliori, lui purtroppo non possedeva quell’eleganza naturale che caratterizzava invece il suo amico Felpato, però forse Lily avrebbe apprezzato lo stesso i suoi buoni propositi. Già, era pronto a cambiare per lei, a diventare ciò che lei desiderava. Gliel’avrebbe detto… certo, però doveva trovarla prima.

S’incamminò lungo la sponda, guardandosi intorno, finché la più antica magia lo spinse a guardare verso quell’enorme quercia più in là, non molto lontano da lui. I suoi occhi caddero sulle possenti radici, e lì vide posata una graziosa manina bianca. Subito il cuore prese a battergli forte nel petto; era lei, ne era sicuro. Si avvicinò accelerando il passo, ma cercando comunque di fare il minor rumore possibile. Si respirava una sorta di calma e di pace nell’aria, non voleva certo distruggere tutto per la sua fretta. La raggiunge e la osservò, complice e intenerito, dormire. La testa era reclinata sulla spalla e lisci ciuffetti di capelli rossi le incorniciavano delicatamente il volto. La bocca era socchiusa e invitante. James si avvicinò di più, fino a starle davanti. Il mantello nero che l’avvolgeva era sceso, e lei stava tremando impercettibilmente. Nonostante fosse una giornata soleggiata, faceva comunque freddo; così James si inginocchiò davanti a lei e afferrò i lembi di stoffa della sua protezione. Gentilmente, cercando di non svegliarla, glielo risistemò intorno alle spalle e al collo. Stava per rialzarsi, quando non resistette alla tentazione e allungò una mano a sfiorare il viso liscio e freddo di lei. Era così morbida la sua pelle. Chiuse gli occhi e poté respirare il suo dolce profumo di vaniglia.

Quando li riaprì lei lo stava fissando con gli occhi verdi spalancati per la sorpresa. James si ritrasse di scatto.

"Mi dispiace, io… non volevo spaventarti!" esclamò arrossendo. Lei ora sicuramente si sarebbe infuriata con lui. Con suo enorme stupore, lei sorrise.

"Non importa, non hai spaventata" rispose sorridendo. Lo guardò dritto negli occhi, vedendolo per la prima volta sotto una luce diversa. L’avevano colpita la dolcezza e la gentilezza del suo tocco. Quella semplice carezza era stata così piacevole ed emozionante per lei. Ora non aveva più alcun dubbio riguardo i suoi sentimenti per James. Desiderava essere accarezzata ancora in quel modo, adesso e mille altre volte ancora. Si sollevò leggermente e si avvicinò a lui. Il mantello le scivolò sulle gambe.

"Il ma – mantello" balbettò lui. Lei si fermò a pochi centimetri dal suo viso, fissandolo speranzosa che lui facesse la mossa seguente.

Non poteva lasciarsi sfuggire quell’occasione, se non l’avesse baciata ora forse non ne avrebbe mai più avuta la possibilità.

"davvero vuoi?" sussurrò sulle sue labbra. Al lieve cenno di capo di lei si abbandonò e catturò le sue labbra in un lungo e tenero bacio.

  
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