Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SilverShadows    08/08/2012    1 recensioni
Lei era seduta sul letto a fissare il vuoto.
Voleva scappare,correre,andare via da quella situazione che la stava opprimendo.
Purtroppo però, non poteva. Doveva affrontare la realtà per poter tornare dalla sua famiglia,dai suoi amici, per tornare a vivere.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marta camminava con passo felpato mentre Sarah voltava lo sguardo a destra e a sinistra, per essere sicura che nessuno le stava seguendo.
Era vicino alla porta principale, dove ci si avviava per andare a quella che sembrava la camera dell'organizzatore degli AngelsClub.
Marta pressò sulla maniglia quando all'improvviso sentirono un rumore assordante. Sembrava una sirena e Sarah pensò di essere spacciata ancora prima di iniziare.
-La prima sfida sta per iniziare dirigetevi alle camere d'allenamento per la preparazione- la voce dell'organizzatore risuonava per tutto il palazzo mentre Marta e Sarah
facevano un sospiro di sollievo.
-Stavolta pensavo di averla fatta grossa- ammise Sarah ancora sconvolta.
-Tu?Ed io che ho quasi avuto un infarto per aver quasi aperto la porta?- Marta era seduta sul pavimento quando una donna vestita in abito bianco interruppe i suoi pensieri.
-Cosa ci fate qui?Non avete sentito?Dovete andare nelle camere d'allenamento...venite che vi guido io- fece alzare in tutta fretta Marta e spinse Sarah.
Le due ragazze pensarono la stessa cosa: la gentilezza non esisteva in quel posto. Qualsiasi esso fosse.
-Muovetevi avete poco tempo- disse la donna.
Dopo di che le ragazze furono spinte in una stanza buia. Le luci si accesero magicamente. Si ritrovarono davanti ad un armeria ben allestita.
Si voltarono a destra e notarono due abiti color nero con una striscia rossa sui lati. Sopra c'erano scritti i loro nomi. Capirono che erano le ultime e che dovevano sbrigarsi.
Si cambiarono in meno di cinque minuti, si legarono i capelli e andarono a prendere le armi rimaste.
-Perfetto- disse ironicamente Marta alla vista di qualche coltellino e di una spada minuscola che non avrebbe fatto male neanche a un bambino.
-Prendiamo i coltelli?- chiese Sarah costatandone la manualità.
-Vuoi questo per caso?-chiese indicando la minuscola spada con sguardo disgustato.
-No!-esclamò Sarah prendendo tutti i coltelli.
-Prendi- Sarah diede qualche coltellino alla sua alleata.
-Andiamo- si guardarono negli occhi e fecero un cenno con la testa.
Erano pronte. Ma lo erano davvero?
Aprirono la porta e non fecero in tempo a fare un passo che la porta scomparve alle loro spalle.
-Grandioso... non c'è via d'uscita praticamente- disse sfiorando l'aria calda ricostruendo mentalmente la porta.
-Ma che caldo!-esclamò Sarah dando una rapida occhiata al luogo in cui erano finite. Lava. Si spostarono così velocemente che fu quasi impossibile capire cosa stava
succedendo.
Corsero davvero veloce, troppo veloce, così tanto che Sarah sentì una fitta alla milza e uno stiramento alla caviglia.
Si girarono dopo qualche metro e per fortuna erano state così sveglie da percepire il pericolo.
-Salve Angeli... in questa sfida dovete resistere non solo agli attacchi dell'ambiente ma anche attacchi preparati solo per voi, per conoscere la vostra abilità nel scappare
da un pericolo che non potete affrontare. Tranquilli, impararete molto presto come fare per controllare tutto quello che vi sta attorno ma per ora vogliamo sapere come ve
la cavate di fronte a situazioni simili e del tutto improvvise. Come sempre ragazzi vi offro il mio consiglio migliore:restate vivi- chissà chi era quell'uomo.
La mente delle ragazze era piena di domande simili, sapevano solo che la sua voce non portava a niente di rassicurante.
-Restate vivi?Tutto qui?- aggiunse Marta alla fine del discorso di quell'uomo dell'esistenza sconosciuta.
-Già. Dovremo accontentarci di questo... volevi un biglietto d'auguri per essere morto?-disse Sarah senza mostrare emozione. Solo lei poteva sapere cosa stava accadendo
dentro di lei. E soprattutto, dentro al suo cervello.
-Sarah, io non resterei in uno stesso punto troppo spesso- ammise Marta incamminandosi verso una parte meno scura dell'ambiente vulcanico.
Era un luogo davvero lugubre. Il termine perfetto sarebbe: Spaventoso.
Non per la lava, non per il caldo, no, semplicemente perchè quella non era la realtà, era stato tutto organizzato dai saggi che di sicuro non sarebbero stati clementi con loro.
Se lo fossero stati, di certo non gli avrebbero mandati lì.
La gentilezza non era abituale in quel luogo. E stavano incominciando a capirne il motivo.

Dopo qualche passo si sentivano delle grida e alcune erano addirittura strazianti.
Sarah tremava nonostante tutto il caldo che le ricopriva dalla testa ai piedi. La fronte era bagnata e sembrava che dalla faccia scendesse fuoco vivo e non acqua.
-Beh, se questa prova non finisce in fretta  moriremo tutti soffocati dal calore e dall'odore permanente di questo stramaledetto fumo- disse Marta tossendo pesantemente.
Marta aveva ragione, anche Sarah stava notando gli effetti di quella lunga esposizione a quel luogo terribile.
Marta si fermò improvvisamente e si girò verso Sarah.
Fece un piccolo saltello indietro quando notò che il colore degli occhi di Marta era cambiato. Ne aveva sentito parlare ma con quel caldo non ricordava proprio quando
potevano farlo. Ricordava però che gli occhi variavano in base al potere che avevano gli angeli. Notò attentamente la faccia dell'alleata concentrata a guardare un punto
preciso dietro di lei.
Nero. No, cambiò opinione, viola. Non riusciva a distinguere i colori quando si accorse che vedeva tutto un po' più appannato rispetto al solito.
Tutto quello che vedeva era la paura a notare la parte bionda dei capelli e gli occhi nero-viola. Era un insieme bizzarro, ma che provocava in lei un senso di paura.
Dopo tutto quel tempo che aveva pensato si accorse che Marta stava notando un punto preciso. Si voltò anche lei e si avvicinò per guardare meglio.
Una spinta in avanti. C'era una piccola crepa sulla pietra. Era pietra?Non lo sapeva. Ma adesso era l'unica cosa che la manteneva ancora viva.
Qualcuno l'aveva spinta e non qualcuno dei saggi. Ma lei. La ragazza con la faccia furba che voleva solo sbarazzarsi di lei. Si odiava mentalmente e mentre rischiava
di cadere da un momento all'altro, offendeva sè stessa e si malediceva per non aver notato prima le vere intenzioni della sua "alleata".
Una mano scivolò e tutto quello che la manteneva salda era la mano sinistra che cercava di restare in equilibrio. Non poteva fare uno sforzo perchè il braccio le faceva
malissimo e il suo cervello mandava un messaggio a tutto il corpo. RESTARE VIVA.
-Dannazione!- gridò Sarah con la voce che era riuscita a tirare fuori.
In quel momento avrebbe preferito essere mancina. RESTARE VIVA. Messaggio inviato a: CUORE;POLMONI;MILZA;GAMBE;BRACCIA e ritornò di nuovo al
cervello.
Messaggio inviato a: CUORE;POLMONI;MILZA;GAMBE;BRACCIA e di nuovo cervello e poi di nuovo il solito messaggio. Stava impazzendo e l'unica cosa che doveva fare era RESTARE VIVA.
Appoggiò la testa alla roccia( o almeno credeva che fosse roccia, non c'era modo di capire cos'era quella cosa) e ricordava solo una cosa: RESTARE VIVA.
Per lei, suo padre, sua madre. Sua madre. Non l'avrebbe più vista.
Ora aveva voglia di torta.
Perchè cavolo ho preso quella dannata lettera?Non potevo mangiare quella dannatissima torta?Pensò Sarah all'estremo delle forze. Stava per mollare.
-Sarah, dammi la mano- una voce le fece riprendere quel controllo che aveva perso.
-Sarah andiamo- uno dei saggi forse aveva pensato di venirla a salvare. Forse le stava simpatica. No, ne dubitava. Aveva cacciato un coltellino appena entrata. Non era
proprio un gesto che descriveva una favorita.
-SARAH!- la voce di Marta si poteva udire anche a chilometri di distanza.
-Cosa?- Sarah fece una faccia piuttosto buffa che in quel momento sembrava fuori posto. Tutto era fuori posto. Soprattutto lei.
-Dammi la mano- suggerì Marta. Il suo braccio destro era teso verso di lei mentre il braccio sinistro era poggiato per terra. Capì che era in una posizione scomoda dal
modo in cui i suoi muscoli erano tesi.
Fidarsi?Era la cosa giusta da fare?L'aveva spinta davvero lei? E allora perchè era tornata indietro? Basta pensare, doveva agire.
Un'immagine si materializzò davanti ai suoi occhi.
Come nel primo momento in cui aveva messo piede in quel posto maledetto, fece scivolare il coltello dal taschino nell'uniforme e lo prese col braccio destro.
Marta non riuscì a capire in tempo. Si sentì solo il suo urlo straziante quando il coltellino si piantò nel suo braccio.
Il sangue scorreva ma Sarah riuscì a issarsi e ad arrivare fino alla punta di quella che sarebbe dovuta essere una pietra.
No. Non era una pietra. Non era decisamente una stupidissima pietra.
Era una bocca. Nera. Dove dentro saliva qualcosa. Una bocca strana. Ma era una bocca.
Balzò in piedi e si mise a correre il più lontano possibile quando un grido straziante le pervase perfino l'anima.
Sapeva che non gridava per il braccio. Certo, quello contava, ma contava di più il fatto che la lava stava salendo.
Pochi secondi per decidere cosa essere. Perchè era tornata indietro?Perchè l'aveva spinta?
Quelle stupide domande non abbandonavano la sua mente e lei doveva scegliere cos'essere.
Angelo o Assassino. Salvatore o Demone.
Corse più veloce che poteva.
Estrasse velocemente il coltellino, dove susseguì un altro urlo pieno di dolore e gratitudine per non averla abbandonata.
La aiutò ad alzarsi e corserò.
Pochi secondi e la lava fuoriscì.
Pochi secondi e sarebbero state sotterrate dalla lava, anzi sciolte.
Pochi secondi ed erano stese per terra.
Il pavimento della camera dell'allenamento non era mai stato così rassicurante.
Raggiunserò la porta per miracolo, si buttarono qualche secondo prima che potesse accadere l'innevitabile.
Pochi secondi e respiravano ancora.
Pochi secondi e potevano essere morte.
Pochi secondi.
Tutto in pochi attimi.
In pochi secondi Sarah era riuscita a... RESTARE VIVA.
  
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