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Autore: Jane P Noire    08/08/2012    2 recensioni
Andromeda Black/Ted Tonks. | Introspettivo, Romantico, Sentimentale. | MiniLong.
"« Rifletti un momento su quello che mi stai chiedendo ».
Lui la costringe a guardarlo, voltandola con una forte presa sul suo braccio.
« Ti sto chiedendo di amarmi. Non mi sembra un sacrificio tanto grande... »
Lei scuote la testa, piangendo.
« No, mi stai chiedendo di abbandonare e rinnegare la mia famiglia. Pensaci: cosa ne sarà di Narcissa, se me ne vado di casa? Quanto sarà facile plasmare Regulus e Sirius, senza di me a proteggerli? » Si divincola dalla sua presa e lo guarda con occhi determinati. « Io sono felice quando stiamo insieme, ma ho capito che è una cosa da egoisti. Devo pensare alla mia famiglia, adesso ».
« Andromeda, ti prego. Dimenticali tutti e resta con me » la implorò. Gli occhi gonfi di lacrime e colmi di una sofferenza che lei non avrebbe mai voluto provocargli."
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Paint it Black'
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Parte Seconda
Seconde Possibilità


Maggio 1969 (quinto anno)

 

Ted è seduto al suo posto, mentre legge un libro con attenzione.
Quello è il suo tavolo – quello posizionato sotto la finestra, dove la luce è così bella e calda che ti ricorda i motivi per cui vale la pena alzarsi ogni mattina dal letto – e su una di quelle sedie che lo circonda vi è seduto proprio lui, Ted Tonks.
La tentazione di scappare via e chiudersi in bagno a piangere è molto forte e Andromeda sta per rinunciare alla sua ora di studio, quando si ricorda chi è lei e qual è il suo nome: lei è Andromeda Black e non scappa di fronte ad un ragazzo. Mai. Deve semplicemente ignorarlo e fare finta che non esista – così come le ha suggerito di fare Bella. Così, prende una considerevole dose d’aria nei polmoni e a passo serrato si avvicina al suo tavolo preferito, sposta una sedia e vi ci siede. Dalla borsa estrae il suo libro di Incantesimi e comincia a rispondere alle domande che il professore ha assegnato alla classe.
Tutto ciò avviene sotto lo sguardo interdetto e stupito di Ted, che nel momento in cui ha sentito il rumore della sedia strusciare sul pavimento ha dato per scontato che fosse Amos che lo raggiungeva. È rimasto piacevolmente sorpreso di vedere lei, invece che il suo migliore amico e, senza pensare a tutte le difficoltà e al modo in cui lo ignora da mesi, la osserva rapito. Le piace vederla così assorta nello studio: mentre legge alcuni estratti dal manuale si porta la punta della piuma a sfiorarle le labbra rosa, quando scrive arriccia appena il naso e di tanto in tanto fa fuoriuscire la lingua dalla bocca, segno che si sta concentrando davvero molto.
Ma non ha il coraggio di parlare, non dopo la loro ultima conversazione. A volte, nella sua testa, riecheggia il suono della sua voce dura e aggressiva che lo insulta: «Sanguesporco». Nonostante ciò, desidera parlarle, sentire il suono della sua voce, guardarla negli occhi.
Accidenti, sta diventando uno sciocco rammollito... e tutto per una ragazza che lo insulta nel peggiore dei modi. Per questo motivo, mentre si alza di scatto dalla sedia e si allontana da lei con il cuore sanguinante si dà mentalmente dell’idiota sentimentale.
«Ted?»
È davvero la sua voce, quella?
No, non può essere proprio la voce di Andromeda Black ad averlo chiamato: quel tono è troppo tremante e insicuro, così dolce e afflitto che gli fa accapponare la pelle e scosso da brividi lungo la schiena. Andromeda non usa mai quel tono di voce, e cosa molto più importante di quella è che non l’ha mai – mai! – chiamato per nome.
Si volta e stringe con forza il libro nella mano per impedire al suo istinto di prenderla tra le braccia e stringerla a sé per proteggerla da tutta lo schifo di persone e ideali che la circondano e che la sta soffocando.
Lei tiene lo sguardo color cioccolato fisso sulle sue mani tremanti; apre e richiude la bocca come se voglia parlare mai poi ci ripensa.
Lui la trova meravigliosa, anche – e forse, soprattutto – quando è imbarazzata.
«Mi dispiace» dice lei, in un sussurro debole.
Alza finalmente gli occhi su di lui, che se ne sta lì fermo con lo sguardo imbambolato mentre cerca di realizzare che lei gli sta veramente chiedendo scusa.
«So che non è abbastanza» continua, «ma sono veramente molto dispiaciuta per quello che ho detto a novembre. Ho solo... non voglio deludere la mia famiglia».
Lui fa un passo verso di lei, ma poi, notando il suo irrigidimento improvviso, decide che è meglio rimanere lì, senza toccarla.
«Tu sei migliore di loro, Andromeda. Io lo so» dice solamente, per poi andare via e lasciarla con le sue parole a vorticarle in testa.
Ma lo è veramente?

 

Marzo 1970 (sesto anno)

 

L’unica lezione che ha in compagnia dei Tassorosso è Rune Antiche e Andromeda non ha mai amato così tanto quella materia come in questo momento.
Tenta con tutte le sue forze di stare attenta a ciò che la professoressa sta spiegando, ma seduto di fianco a lei c’è – sfortunatamente, ha detto a Yvone – Ted Tonks e ciò le rende davvero difficile concentrarsi su antichi simboli da decifrare: di tanto in tanto, sente la grande mano di Ted che sfiora appena la sua e le loro dita che si intrecciano e poi giocano a rincorrersi.
Quando la campanella suona, Andromeda e Ted escono insieme fuori dalla classe e si recano ognuno alla propria lezione successiva percorrendo un tratto di strada insieme.
Le parole di sua sorella continuano a riecheggiarle nella testa, come una filastrocca imparata a memoria.
«Sarebbe un disonore per te trovarti in sua compagnia».
Eppure, non riesce a fare a meno di cercarlo.
Il pensiero di poter deludere la sua famiglia la fa rabbrividire. Che cosa dirà suo padre? Come reagirà sua sorella, Bella? E Narcissa, perderà fiducia in lei?
Ted, ignaro del conflitto interiore che Andromeda combatte e perde ogni giorno, continua a camminare e a parlare con lei. Improvvisamente, poi, allunga una mano e intreccia le dita in quelle di lei. Andromeda sobbalza e lo guarda con occhi sgranati dalla sorpresa.
«C-cosa... cosa fai?»
«È una cosa che ho letto in un libro, tempo fa. Diceva che se ti piace una ragazza e tu le prendi la mano» indica le loro mani intrecciate, «in questo modo allora lei saprà che ti piace. E poi, è una bella sensazione».
Andromeda si morde il labbro inferiore e abbassa lo sguardo sulla mano di Ted ancora stretta nella sua.
«Io...» Inspira profondamente. «Ted, sai che non succederà niente tra di noi. Io dovrà sposare un Purosangue, un giorno, uno che molto probabilmente non mi piacerà. Ma dovrò sposarlo, e fare la casalinga, e fare figli e...» Alza gli occhi verso l’alto per evitare che lui noti le lacrime che stanno minacciando di fuoriuscire. «Mi piacerebbe essere quel tipo di ragazza che tu vuoi: quella che ti tiene per mano e che si può far vedere in tua compagnia. Ma io non sono lei. Non posso essere lei...»
Ted arresta il suo passo e così facendo blocca anche Andromeda. La guarda per eterni istanti, con occhi tremendamente seri.
«Perché no?»
Come può spiegarglielo? Come può fargli capire che per lei non ci sarà mai una scelta da fare, ma solo un destino crudele da accettare?
«Perché io... perché devo-»
«E se non dovessi niente?»
Andromeda sbuffo una risata.
«Non fare lo scemo. Io-»
«Non sto facendo lo scemo. Sono serio». Fa una pausa, nella quale stringe la mano che tiene ancora nella sua. «Cosa succederebbe se ti chiedessi un appuntamento – un vero appuntamento – e tu accettassi e capissi che ti piaccio quanto tu piaci a me? E se la finissimo di fingere di non accorgersi l’uno dell’altra, o di avere sciocchi incontri segreti in biblioteca?»
«Ted-»
«Potremmo stare insieme sul serio, Andie. Potremmo essere felici».
Ancora una volta, Andromeda si morde il labbro inferiore, incapace di spiegarsi.
«Non capisci. La mia famiglia... non mi lasceranno mai fare una cosa del genere. Non vogliono nemmeno che ti rivolga la parola! Potrebbero-»
Andromeda non riesce più a finire il discorso, perché le labbra di Ted si posano sulle sue.
In questo modo, viene zittita dall’amore, che la ragione non la usa mai.

 

Febbraio 1971 (settimo anno)

 

Andromeda, tutta rannicchiata nel suo mantello nero, tiene gli occhi fissi sul suo libro di Pozioni, ma la mente non riesce a concentrarsi su ciò che sta leggendo: è almeno la sesta volta che rilegge la stessa frase: “Dopo aver girato per cinque volte la Pozione, inserire nel calderone le tre code di ratto”.
Legge queste parole, ma la sua mente pensa al Natale che ha appena passato in casa e tutti i progetti che i genitori hanno per lei… progetti che lei non approva, che non condivide e che non si avvicinano minimamente ai quelli che lei stessa ha fatto per sé. Il primo a non andarle bene – anzi, che odia con tutta se stessa – è la scelta del consorte.
«Andie!»
Non appena sente la voce di Ted chiamarla, le labbra di Andromeda si distendono in un sorriso. Si volta verso di lui che la sta raggiungendo, felice di saperlo vicino a lei.
I suoi capelli biondi sono spettinati sulla testa come se fosse appena sceso da una scopa, gli occhi verdi sono lucidi e più adombrati rispetto alla solita vivacità e luce che li anima, la divisa stropicciata e la cravatta sciolta... insomma, sembra essere sconvolto.
«Tutto bene?» si preoccupa.
Ted prende posto al suo fianco e, senza dire una parola, le chiude il libro che ha in grembo. La guarda con sguardo serio, terribilmente severo e fermo.
Un fremito la scuote, mentre osserva quei suoi occhi verdi farsi così cupi e lontani.
«Devi dirmi qualcosa».
Non è una domanda, né un richiesta. È una costatazione, pronunciata con tono talmente freddo e gelido da farla tremare sul posto. Ma sapeva che prima o poi la notizia sarebbe trapelata. Serra le palpebre, per nascondere le lacrime che minacciano di riversarsi sul suo volto. Non vuole piangere di fronte a Ted, ma una parte di lei sa che è inevitabile.
«Mi dispiace che tu l’abbia saputo così. Volevo essere io a dirtelo, ma non sapevo come».
«IO NON DOVEVO SAPERLO AFFATTO!»
«Non gridare, per favore» lo supplica.
«VICTOR NOTT! UN MANGIAMORTE
«Non è detto che lo sia...»
Ted si porta le mani nei capelli e la guarda scandalizzato.
«Ma ti senti quando parli, Andie? Non è detto che lo sia? Lo sai perfettamente che lui e Malfoy sono i primi a leccare il culo a Tu-Sai-Chi! Lui non è l’uomo per te. Io sono l’uomo giusto per te».
«Smettila, per favore».
Ted annuisce, ingoiando le lacrime.
«Vuoi che me ne vada?»
«No» dice lei subito, «certo che no. Ted, sai quello che provo per te. Ma hai sempre saputo chi sono, che non posso scegliere».
«Cazzo, è la tua vita! Dovresti scegliere tu chi sposare, con chi condividere ogni momento della tua vita. Non è una scelta dei tuoi folli genitori, tantomeno quella pazza di tua sorella».
Lei serra le labbra.

«Non mi aspetto che tu capisca».
Lui, innervosito ormai, alza gli occhi al cielo e sbuffa: «Già, perché io sono lo stupido e ingenuo Sanguesporco che si è innamorato di una Black!»
Le gli volta le spalle, incapace di sostenere per un altro minuto il suo sguardo infiammato e ardente. Trattiene il fiato per qualche secondo, cercando di dare un senso a tutto quello che prova: lei è completamente e irrimediabilmente innamorata di lui, ma non può esserlo... non può tradire così la sua famiglia.
«Rifletti un momento su quello che mi stai chiedendo».
Lui la costringe a guardarlo, voltandola con una forte presa sul suo braccio.
«Ti sto chiedendo di amarmi. Non mi sembra un sacrificio tanto grande...»
Lei scuote la testa, piangendo.
«No, mi stai chiedendo di abbandonare e rinnegare la mia famiglia. Pensaci: cosa ne sarà di Narcissa, se me ne vado di casa? Quanto sarà facile plasmare Regulus e Sirius, senza di me a proteggerli?» Si divincola dalla sua presa e lo guarda con occhi determinati. «Io sono felice quando stiamo insieme, ma ho capito che è una cosa da egoisti. Devo pensare alla mia famiglia, adesso».
«Andromeda, ti prego. Dimenticali tutti e resta con me» la implorò. Gli occhi gonfi di lacrime e colmi di una sofferenza che lei non avrebbe mai voluto provocargli.
«Mi dispiace, Ted. Ma non possiamo più vederci» dice con voce ferma. Per quanto tutto il suo mondo stia andando in frantumi, il suo cuore si stia spezzando in tanti piccoli frammenti, lei continua ad essere la fredda e distaccata giovane donna che è stata cresciuta a diventare. «Qualunque cosa sia questa tra di noi, è finita ».

   
 
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