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Autore: Deirbhile    09/08/2012    3 recensioni
Dalla storia:
“Magari è vero che le persone non sono mai come sembrano, Pirandello aveva perfettamente ragione. Ognuno di noi indossa una maschera. Solo che fino ad ora ero convinta che l'unica che usasse Roberta Della Corte fosse una maschera esfoliante per liberare i pori” constatò Chiara.
Chiara e Roberta sono due liceali qualunque: a Chiara piace leggere e studiare, stare in mezzo alla natura e portare i capelli rossi legati in una treccia. A Roberta piace ostentare la sua bellezza statuaria, mostrarsi in centro a fare shopping con il suo ragazzo e nascondere i propri pensieri in fondo all'alcol.
E allora perché, dopo quattro anni passati ad odiarsi, sentono lo strano desiderio di capirsi a vicenda?
Fra amiche iperprotettive, genitori sempre assenti, scontri diretti e qualche attacco di panico, Chiara e Roberta capiranno finalmente che c'è qualcuno disposto a cicatrizzare le loro ferite.
[STORIA CONCLUSA]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Angolo dell’autrice:

Angolo dell’autrice:

Heilà ragazzi! E’ Deirbhile che vi parla. Prima di lasciarvi alla lettura del prologo, volevo darvi giusto un paio di informazioni sulla storia. Innanzi tutto ci tengo a precisare che, essendo una storia a molti capitoli, mi impegno a pubblicare minimo una volta ogni due settimane (purtroppo lo studio prende molto tempo!) e mi farebbe molto piacere se voi lasciaste una recensione :) Detto questo, spero che apprezziate i personaggi, in quanto sono del tutto originali.

Un bacio!

Image and video hosting by TinyPic Capitolo uno: Caffè latte e post-it

 

L'alba di un nuovo giorno si infranse sulle vetrine scintillanti della libreria del Corso, mentre i primi rumori mattutini si diffondevano per la strada. Chiara sorseggiò ciò che rimaneva del suo caffé latte e controllò l'orologio, gettando un'occhiata anche alla pila di libri appena arrivati che avrebbe dovuto sistemare prima dell'arrivo di qualche cliente. Sei e trenta, chi poteva andare in cerca di un libro a quell'ora? Probabilmente solo Chiara, se quello non fosse stato il suo posto di lavoro. Ma lei era come un discorso a parte, un tassello irregolare nel mosaico grigio di quella città. Scosse la testa, decidendosi sul da farsi. Si portò una ciocca rossiccia dietro l'orecchio e osservò il primo pacco, c'era un'etichetta con su scritto "La Camera dei Segreti". Gliel'aveva richiesto una bambinetta con le lentiggini , di circa otto anni. Ma poi se n'era andata delusa quando Chiara non l'aveva trovato in magazzino. 

 

Le persone se ne vanno sempre quando qualcosa non va, pensò.

 

Non molti anni prima anche lei aveva cercato avidamente quei libri, correndo ogni volta fuori dalla biblioteca di paese con un cipiglio infastidito, sussurrando qualcosa a suo padre riguardo l'arretratezza in cui vivevano. Aveva cominciato a lavorare lì non perché avesse un effettivo bisogno economico, con il  lavoro dei suoi poteva permettersi di tutto anche senza quel piccolo stipendio. Ad appena sedici anni Chiara, con una media perfetta al suo liceo classico di provincia, aveva scelto quel piccolo negozio come lavoretto estivo, ma poi i mesi erano passati e aveva insistito con il suo capo per andare lì ogni mattina prima di scuola. Lei non lo considerava un lavoro, stare a contatto con i libri la rilassava e la faceva sentire a casa ovunque lei fosse. Anche il signor Lovati, titolare della libreria, la considerava oramai più che una dipendente. Chiara trattava bene i clienti, anche quando pativa il caldo d'agosto e non c'era l'aria condizionata, gli consigliava libri che l'avevano affascinata e non si limitava a porgere loro lo scontrino. Poteva dire di averne letti molti, lei, nonostante non avesse vissuto nemmeno la metà della sua vita. Ogni tanto, quando i compiti a casa glielo permettevano, correva lì con la sua bicicletta per prendersi un nuovo romanzo o una raccolta di poesie da leggere. La sua migliore amica, Carmen, si lamentava spesso del fatto che preferisse i libri a lei. Ma poi Chiara le sorrideva in modo enigmatico e le dava una pacca sulla spalla, come a smentire quell'affermazione. Quando non indossava la piccola targhetta col suo nome (Chiara Torri, scritto ben chiaro sul metallo) o non leggeva, ascoltava la musica nella sua piccola cameretta e il sabato sera usciva con gli amici. Come una normale adolescente, cosa che non era considerata. Prese delicatamente una copia dallo scatolone e vi attaccò sopra un post-it verde, con scritto "Alla piccola Rossella". Poi l'appoggiò soddisfatta sul bancone e finì di sistemare il resto della merce. Accartocciò il bicchiere del suo caffé latte e uscì con lo zaino in spalla, farfugliando alla collega più anziana che quella mattina avrebbe avuto un'interrogazione di greco. 

 

"Su, Chiara. Hai studiato, no? Ma tanto anche se non studi in greco prendi sempre voti alti." gridò Giovanna da dietro uno scaffale. L'altra annuì e poi si avviò nella nebbiolina mattutina, con lo sguardo stanco e buio di chi viaggia senza meta.

 

  
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