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Autore: ThestralDawn    09/08/2012    1 recensioni
Cosa accadrebbe se Hermione si trasferisse in un luogo lontano, per studiare pozioni, e per caso ritrovasse qualcuno che credeva esser morto?
5 anni sono passati dalla fine della guerra e niente è più come prima; conoscenze sbagliate, amori non corrisposti, inconsce attrazioni porteranno Hermione a svelare un passato da troppo tempo taciuto.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Erano passati cinque anni dallo scontro tra Harry e Voldemort, e Hermione in quel momento si stava recando a casa di Harry Potter, il ragazzo sopravvissuto. Era il compleanno del suo primogenito James Sirius Potter, e lei stava portando al festeggiato il suo regalo.
Suonò il campanello. Era felice della strada presa da Harry, una vita insieme a Ginny, quello era il suo destino.
La porta si aprì e un bambino di tre anni le saltò addosso.
“Zia Mione, zia Mione!” si aspettava questa reazione, quindi si preparò già inginocchiata davanti alla porta per accogliere tra le braccia quel piccolo fagotto.
“James, auguroni!”
“Hermione, aspettavamo solo te, dov’eri finita?” una voce provenne dall’interno della casa, e subito Hermione ne individuò la fonte. Harry Potter era di fronte a lei, e con le braccia tese, si riprese suo figlio.
“Scusa Harry, mi sono trattenuta a lavoro, scusa ancora.”
“Me lo aspettavo, ma questa volta non hai scuse.” disse il ragazzo facendole strada all’interno della casa. Be.. poteva andare peggio pensò Hermione prima di appoggiare il giubbotto sull’attaccapanni.
Seguì Harry e si ritrovò subito circondata da chiome rosse, felici del suo arrivo.
“Hermione, mi stavo già preoccupando!” disse Ginny Weasley prima di abbracciarla
“Scusa Ginny, ho perso la cognizione del tempo, e non mi sono accorta di quanto fosse tardi”
“Non ti preoccupare, stavamo giusto per iniziare a scartare i regali. Ah sì, lo desideri un pezzo di torta?”
“Oh bene, allora non mi sono ancora persa nulla. No, grazie Ginny, non ho proprio fame”
“Cosa?? No no, insisto. Tu ora mangi qualcosa cara, guarda come sei sciupata.”
Sentì una voce strillare dietro di lei. Hermione sapeva a chi appartenesse, e si stupì di quanto le fosse mancata.
“Molly, lascia stare Hermione, è grande abbastanza per sapere quello che vuole” disse una seconda voce. Hermione si girò e fu felice di ritrovare i coniugi Weasley, in buona salute, che la abbracciarono.
“Buonasera Molly, Arthur come va? Sono molto felice di rivedervi”
“Anche noi Hermione. Perché non passi mai a trovarci? George spesso ci dice che gli vai a fare visita”
“Si è vero, passo spesso al suo negozio. Trovo sempre qualcosa di nuovo la dentro. Mi dispiace di non essere passata  in questi anni, ma ho davvero avuto un sacco di problemi. Sono riuscita a trovare un lavoro, e tra quello e lo studio non mi sono fermata un attimo.”
Il signor Weasley non riuscì ad aprire bocca per ribattere che una voce lo anticipò. 
“Sei sempre la solita Hermione, cambierai mai?”
Ron Weasley, fratello maggiore di Ginny, la stava osservando, appoggiato a un muro con le braccia conserte, e subito si avvicinò per abbracciarla.
“Ron, si può dire la stessa cosa di te.”
Non si vedevano da due anni, da quando lei decise di lasciarlo. La situazione non era mai andata bene, e se n’era accorto anche Ron, quando una sera, dopo essere tornato da un allenamento di quiddich, non trovò Hermione a casa. Avevano chiarito, ma Hermione era certa che Ron provasse ancora qualcosa per lei.
“Allora, come stai? Che cosa studi? Che lavoro fai? Dove abiti?”
“Ron!  Ti sembra il caso di assillare Hermione con queste domande? Lasciala in pace un po’. E’ appena arrivata, avrete tutta la sera per parlare, ora scartiamo i regali” disse una severa Ginny al fratello, portandolo il più lontano da Hermione. Grazie Ginny!

La serata passò in fretta e tra lo scarto dei regali, le mille domande poste dai membri della famiglia Weasley e lo sguardo fisso su di lei di Ron, si fece mezzanotte. Hermione doveva assolutamente tornare a casa, anche perché il giorno dopo  avrebbe avuto il turno di mattina, a lavoro.
“Scherzi? È presto, resta ancora a festeggiare” disse Harry non appena Hermione si alzò per congedarsi.  
“Harry scusa, ma per me è davvero tardi, domani lavoro.”
“Signor Potter” cominciò Ginny “mi sembra che anche tu domani mattina devi andare a lavorare”
“Ma Ginny..” Harry non riuscì a finire la frase che Ginny prese Hermione a braccetto e  l’accompagnò alla porta.
“Grazie per essere venuta, so che è stato difficile vedere Ron” “No Ginny, mi sono abituata, anzi avrei voluto parlare un po’ con lui, se me lo avessi permesso” rispose Hermione sorridente
“Davvero? Be allora posso chiederli se ti può accompagnare a casa?”
“NO! Cioè, no.. non serve, mi smaterializzo qui vicino.” Rispose in fretta, quasi avesse paura che lo andasse a chiamare.
“Va bene, allora ci vediamo domani pomeriggio per un te, e cerca di essere puntuale”
“Certo, grazie ancora Ginny, a domani.” E così dicendo uscì dalla casa e si diresse nel vicolo più vicino, dove si smaterializzò.

Aprì la porta del suo appartamento, e subito fu accolta dal miagolio di Grattastinchi, affamato.
“Si si, adesso ti dò da mangiare” disse Hermione, gettando le chiavi sul tavolo. Sfamato il micio, decise di farsi un bagno caldo, così le sarebbe passata l’ansia della giornata. Tutto sommato è andata bene pensò Hermione distesa nella vasca.
Quella giornata era stata davvero estenuante; prima i problemi in biblioteca causati da una comitiva di stranieri, poi il gufo improvviso che le annunciava il superamento dell’esame, per accedere a un importante istituto per diventare pozionisti, seguito da un altro gufo, che la avvertiva di un nuovo incarico assegnatoli da Lucius. Forse non ci sarebbe riuscita, per l’imminente partenza, ma non le importava molto.  Non avrebbe mai creduto di poterlo affermare davvero, ma le pozioni la intrigavano. Lo aveva scoperto per caso in biblioteca, leggendo un libro sull’argomento, e da quel momento si era interessata sempre di più. Ora doveva solo partire per la Nuova Zelanda. Già, e ora come glielo dico? Si pentì di non averne parlato la sera stessa ai suoi amici, ma le era proprio uscito di testa. Be.. c’è sempre domani. Infondo devo essere là tra una settimana, ho tutto il tempo di affrontare l’argomento.
“E tu che dici Grattastinchi? Andiamo via da questo posto?” chiese al gatto appollaiato su una sedia, che la guardava con aria stanca. “Si, è ora di andare.” disse Hermione poco prima di uscire dalla vasca.
 
  
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