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Autore: Rythmix    09/08/2012    4 recensioni
Parodia della saga di Twilight, scritta per puro divertimento, non è inteso nessun riferimento offensivo.
 
«Non avevo mai pensato seriamente alla mia morte, ma morire per qualcuno che amavo mi è sembrato un buon modo per andarmene.
 
Il cacciatore fece un sorriso amichevole e mi si avvicinò con passo lento e sfrontato, pronto ad uccidermi, ma con una mossa della serie ‘sono Matrix e ti faccio il culo’ riuscii a schivarlo. Lui mi venne incontro insistentemente, e nel tentativo di spingerlo via, mi ruppi le braccia – dato che sono fragile come una gelatina alla fragola, che tra l’altro mi fa pure cagare, e ho le mani di pastafrolla-.»

 
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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Mi misi ad osservare quell’hippie che percorreva la mia strada con un pick-up risalente all’era paleolitica, di un color rosso mattone, o forse era ruggine, ma poco importava.

Quella sottospecie di indiano uscito male scese dall’auto dei Flistones, mi correggo, dal reperto archeologico destinato al museo. Intravidi una testa nera sbucare dal muso del pick-up, un vecchio decrepito sulla sedia a rotelle che maneggiava uno strano oggetto, un phon a batterie, probabilmente. Cosa avrebbe dovuto farci, lo sapeva solo Gesù!

Il mulatto, scendendo dall’automobile stile ‘Zachary David Alexander Efron II di Papagogia in 17 Again’, si bloccò a pochi passi da me, osservandomi con uno sguardo malizioso stampato in faccia. Matusalemme, il pellerossa dal malefico phon, accese l’aggeggio puntandolo verso il giovinciuello facendo fare swish ai suoi capelli lunghi, folti, e con tanto di forfora. Una scena alquanto raccapricciante.

«Ehm, sono White, Giacobbe White. Ti ricordi di me? Giocavamo a fare insieme le formine sulla spiaggia.»
«Davvero? Ah si me lo ricordo, me lo ricordo.» ma chi cazzo è questo?
Non fece in tempo a controbattere, e meno male, che, grazie a Dio, arrivarono papà e il vecchio malridotto ed obsoleto.
«Lui è Billy, un mio amico» per me spacciava crack ai tempi del liceo.
«Vengo da La Push» continuò l’amerindio. Sospettavo fosse un pusher ma non pensavo lo rivelasse ai quattro venti.
«Dai, su, provala!» continuò a scartavetrarmi i maroni padre White.

Con tanto finto entusiasmo aprii la portiera dando accidentalmente una  sportellata in faccia a Giacobbe. Credendo davvero male, lo prese come invito ad accompagnarmi sull’automezzo. Mi spiegò come quel carrello riusciva ancora ad accendersi e raccomandandosi di non finire contro un palo, se ne andò, finalmente.

Today. Tomorrow. Toyota.

La scuola era un edificio che si reggeva in piedi per miracolo. Parcheggiai il rottame sotto una pianta, con il sicuro intento di farci cagare sopra dai piccioni. Tutti mi osservarono con uno sguardo compassionevole , intuendo che dovevo far parte del cast di ‘Desperate Housewives’. Cercai di camuffarmi tra la massa di studenti. Pensai di esserci riuscita almeno fino a quando un nipponico dalla pelle giallastra, somigliante ad un lampione, rumoreggiò cupamente il mio nome.

«Tu devi essele Isabella Swan, velo? Io sono Elic.»
«Non saprei, posso chiedere l’aiuto del pubblico?»
«Mi hai pleso pel Gelly Scotti? Hai ploplio sbagliato pelsona! Comunque, litolnando a noi, potlei fale un alticolo su di te? Ti vedo già la simpaticona della situazione!»
«P..p..p..p» pe-pe pe-pe-pe-pe pe-pe pe-pe-pe-pe  pe-pe «per favore, no. Tu non hai i..i.. il diritto!»
«Tlanquilla balbuziente, non lo falò. Comunque se ti selve una guida, puoi contale su di me, assolutamente.» ma col cazzo! Minimo costui mi porta a mangiare sushi!
«Ti farò sapere, fidati, grazie» Fi-da-ti di me!

Liquidai il cinesino e mi diressi in palestra, pronta per spaccare il naso a qualcuno. Si dai, ammettiamolo, non sono granché con gli sport, è già tanto se cammino, pretendete dalla mia vita eh!



«PALLA!»

E poi il nulla. Probabilmente ero svenuta, sicuro. Si stava così bene a metà tra la vita e la morte, in catalessi, tutto ciò che avrei potuto ottenere sarebbe stata una commozione cerebrale. Aprii lentamente gli occhi e tutto ciò che vi trovai davanti fu un faccione femminile, credo fosse femminile, i capelli lunghi c’erano, magari era Eric.

«Scusami, scusami, non volevo beccare te. Sei viva?» no sono morta, deficiente.
«Si si, tranquilla, sto bene.»
«Piacere, sono Jessica.» quell’obbrobrio, che aveva tirato una pallonata sul mio viso cambiandomi i connotati, si permetteva anche di presentarsi.
«Piacere mio, Bella»prima mi spacca la faccia e poi mi dice anche come si chiama tutta carina e gentile, ‘sta puttana.
 
 
 
Per scusarsi di avermi colpito, Jessica mi portò a mensa facendomi conoscere quella banda di squinternati che lei chiamava ‘amici’.
Mi sentivo alquanto osservata, probabilmente si usava fare le radiografie ed escludere come lebbrosi i nuovi arrivati.

Mentre sorseggiavo la soda, mi accorsi di cinque asociali posteggiati all’angolo della sala. Si vedeva la differenza dagli altri, non mi squadravano da capo a piedi, erano pallidi quasi quanto me (in questo campo nessuno mi batte) e non si cibavano. Mentre li osservavo, assaggiai la poltiglia marrone che c’era nel mio piatto e non ci misi molto a capire perché avevano rifiutato il pranzo. Faceva cagare.

Tra di loro spiccava un rossiccio coi capelli spettinati, la spazzola doveva essere un optional. Quando incrociai i suoi occhi sentii un vuoto allo stomaco, percepivo un brontolio pervadermi. Lui era cosi..

Aprii la bocca per chiedere chi fossero ma tutto ciò che uscì fu solo un rumoroso rutto. Intravidi tutta la scuola girarsi nella mia direzione, compresi quei cinque. Arrossii, per quanto mi fosse permesso dalla mia carnagione chiara, in fatto di abbronzatura facevo una pippa a Biancaneve!
 
«Scusate, ho il rutto facilmente udibile». Gli altri finsero di non avermi sentito e andarono avanti a mangiare.
«Chi sono quelli?» chiesi all’attentatrice della mia faccia.
«Sono i Cullen» e chi cazzo sono ‘sti folletti?
La guardai interrogativa, non posso sapere i nomi di tutto il corpo studentesco , vengo da Poenics io!
«Sono i figli adottivi del Dr. Cullen, però stanno assieme, voglio dire, assieme assieme, e vivono assieme» e quindi? C’è di peggio! Come quando mia madre si è messa con suo fratello, ma stava con mio padre nel mentre… aspetta, io di chi cazzo sono figlia?
Jessica interruppe i miei pensieri continuando il suo monologo.
«Quelli sono Edward, Alice ed Emmet Cullen, assieme a Jasper e Rosalie Hale.»
«Sono molto carini» dissi per sembrare cortese, ma erano orrendi, uno peggio dell’altro! Già uno mi aveva stimolato un rutto, figuratevi gli altri! Guardandoli bene erano davvero strani.
«Hanno sempre abitato a Forcs?» mi informai io.
«No, si sono trasferiti un paio di anni fa. Vengono da un qualche posto in Alaska.» un po’ più in culo ai lupi no eh? Me li immagino mangiare i ghiaccioli con gli eschimesi!
Mentre spettegolavamo su di loro, mi soffermai a guardare quello con i capelli rossicci che ricambiava lo sguardo, o meglio, mi fissava a mo’ di  stalker.
«Qual è dei tanti?» chiesi accennando a lui con il capo.
«È Edward, uno schianto ovviamente, ma non sprecare il tuo tempo, non esce con nessuna. A quanto pare non ci sono ragazze abbastanza carine per lui.» chi credeva di essere? Johnny Depp? Ah, che figo, soprattutto nei ‘Pirati Dei Caraibi’.


 
Finito di mangiare lasciai la mensa per dirigermi a biologia con il cinesino che ci aveva raggiunte, Eric o Elic? Bah!

Entrando in classe passai davanti ad un ventilatore. A cosa serviva un ventilatore se fuori c’erano -259 gradi? Gli abitanti di Forcs sembrano sempre più strambi man mano che la mia giornata proseguiva. Mi sentii mancare quando notai la presenza di Edward Cullen seduto al primo banco. Non so perché ma quel ragazzo mi faceva provare diverse sensazioni, e non parlo dei rutti, era… diverso dagli altri e non intendo come Eric che, a quanto pare, è dell’altra sponda, ma come un alieno, verde, con un’antenna e tre occhi magari. Si si, esattamente così. Anche lui si accorse di me, visto che teneva i suoi occhi puntati sul mio essere. Avevo un ‘Ritardata mentale’ lampeggiante scritto in fronte per caso? Può darsi..
Mi sedetti vicino a lui e lo vidi irrigidirsi, come se avesse sentito un odore nauseante. Okay che mi lavavo con le uova scadute, ma non mi sembrava di puzzare tanto, era un odore sopportabile, dopo un po’ ci si abitua!
Quel ragazzo mi metteva estremamente in soggezione.


Angolo Autrici.

Siamo sempre noi, Claudia e Giada! solo con un diverso account, vogliamo fare un po' per una. Questo capitolo è decisamente più lungo dell'altro, che era una specie di introduzione, credo. siamo contente che qualcuno legga le nostre puttanate e siamo contente anche delle recensioni. Noi, visto che siamo molto speciali, pronunciamo diversamente i nomi dei protagonisti. Nella nostra storia:
-Cullen sarebbe da leggere come si scrive, e non 'Callen';
-abbiamo storpiato il nome di Jacob italianizzandolo;
-fra poco il nostro Edward avrà il suo tanto atteso nomignolo: Eddy! che amour.
grazie per aver letto e se lasciaste qualche altra recensione balleremo la conga!
Hasta la vista babe!
  
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