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Autore: madoka94    09/08/2012    2 recensioni
Ahem...buona sera a tutti! ho voluto fare un piccolo esperimento sulla mia coppia preferita yaoi/shonen-ai: altyxmalik.
é tutta una serie di piccoli racconti basati sui loro ricordi, dalla loro infanzia fino a quando sono adulti.
Non vi assicuro che sia una piccola perla, spero comunque che sia di vostro gradimento per chi è pazza come me di loro due ^^
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Malik Al-Sayf
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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2° ricordo: l' amicizia è solo un nome

Era passato un anno e Malik riusciva già a maneggiare bene la spada e stava imparando a lanciare con precisione i coltelli, anche l' equilibrio era migliorato e riusciva ad arrampicarsi come una lucertola esperta.
Cercava sempre di essere un passo avanti ad Altair, ma la piccola aquila sapeva sempre volare più in alto della piccola tigre e questo non riusciva a tollerarlo .
L' Al-Sayf lo considerava il suo acerrimo rivale, si chiedeva spesso se Ibn-La'Ahad l' avesse capito o cercava di ignorarlo volontariamente.Finchè in un tiepido giorno di Ottobre a Masyaf non si venne a sapere della morte di Umar.
Malik stava camminando lungo i corridoi del castello quando lo seppe, aveva ascoltato la conversazione senza farlo apposta.Al Mualim discuteva con uno degli Assassini in un altro corridoio, proprio mentre uscivano dalla stanza di Altair.
-In questo momento non possiamo fare niente per lui, il tempo potrà fare il resto. -disse il vecchio all' Assassino con il cappuccio grigio.
-Eppure non sembrava che ne avesse patito.Ha visto suo padre morire davanti ai suoi occhi e non ha battuto ciglio.-
-Questo vuol dire che impara in fretta.-
Ciò che intendeva dire era che i suoi allievi imparassero a non avere sentimenti, perchè questi erano un' ostacolo per il successo delle missioni.Ma cosa potevano sapere dei bambini, troppo innocenti e creduloni per capire, e il piccolo
Al-Sayf, come tutti gli altri, era tra questi.
Lasciando che i due uomini passassero per un altro corridoio, Malik andò verso sinistra rimanendo fisso a guardare la seconda porta.Lì s' era rintanata la piccola aquila.
Aveva uno strano stimolo di voler bussare e chiedere se stesse bene, ricacciò più volte quel pensiero.Che aveva in testa?Era un suo rivale.Che interesse aveva nei suoi confronti?
Sentiva che gli tremava la mano, la tentazione era davvero tanta.
L' alzò debolmente quando finalmente la porta si aprì, rivelando il vero volto del suo rivale.
Con il cappuccio abbassato si poteva vedere le linee morbide del suo viso fanciullesco, i cortissimi capelli castano chiaro differenti da quelli dei loro coetanei, gli occhi d' oro nero che al solo vederli ne rimanevi incantato.
Era rimasto semplicemente pietrificato da quel viso, così incantevole che anche un ragazzino come Malik stesso poteva perdere un battito.
Altair rimase a guardarlo assottigliando gli occhi con freddezza.
-Volevi qualcosa?-
-No, ecco...solo chiederti...-stava tergiversando, che gli prendeva?
-Ho capito, vuoi lanciarmi una sfida.Era ora che lo facessi!-esclamò duro l' aquila mentre l' oltrepassava mettendosi il cappuccio sul muso.
Malik non sapeva che altro dire, era stupito nel vedere che faceva ancora il presuntuoso nonostante quella tragedia.E si era anche accorto delle sue continue sfide finalmente!
Lo seguì fino a un campo d' erba, dove si allenavano per il lancio dei coltelli e gli esercizi di equilibrio e corsa.
-Allora, cosa consiste la sfida?-disse Altair sbrigativo.
Al-Sayf dovette trovare subito qualcosa se voleva accontentare entrambi.Però si chiedeva perchè l' aquila avesse ipotizzato che lui volesse sfidarlo, forse per scrollarsi il lutto del padre.Anche lui aveva fatto una cosa del genere quando morirono entrambi i genitori, si era messo in giardino a strappare l' erba e intanto guardava Kadar dondolare sulla piccola altalena legata sul ramo del loro ulivo.In fondo capiva più o meno come si sentisse.
Si guardò un attimo intorno e non fu proprio difficile scegliere il tipo di sfida.
-Corsa lungo il campo, arrampicata sul muro fino alla torretta e si salta da lì, dopodichè si ritorna sino a qui.-
Altair si accigliò incredulo.
-Tutto qui?Pensavo che miravi a qualcosa di più.-
-Magari mi viene qualcosa in mente dopo...-disse con tono spavaldo Malik girandogli intorno, studiandolo per bene.
-Non chiedo di meglio...-sorrise l' altro imitandolo.
Per l' ennesima volta si stavano confrontando l' uno di fronte all'altro, non c' era nessun maestro ad assisterli ne ad intervenire, solo loro due. L'aquila che dispiegava le ali minacciosa contro la tigre agguattata, pronta per catturare la preda.Ma chi dei due era il predatore?
Dopo un ultimo scambio di sguardi Malik prese un coltello dal fodero della sua cinda in cuoio, scattando verso Altair che per difendersi fece lo stesso e in quel momento si potè sentire solo il rumore delle loro lame cozzare all' unisono.
Continuarono così per un pò di tempo, tra un affondo e una parata, finchè il piccolo Al-Sayf non si stancò e gli tirò apposta il coltello scattando lungo il campo.Uno stupido diversivo, pensò l' Ibn-La'Ahad, però allo stesso tempo stimolante.Schivò l' arma e lanciò il suo contro l' altro che evitò anch' egli con fortuna.
Iniziarono la corsa lungo il campo, Malik arrivò al muro e cominciò a mettere le mani su alcune fessure.Si guardò in dietro, notando che Altair lo stava già raggiungendo, era davvero veloce.
Non si soffermò più di tanto e salì il più velocemente possibile, il percorso dei loro esercizi in equilibrio era composto da un' asse messa in cima al muro di cinta che collegava ad un altro.La lunghezza era di cinque metri di distanza e se si falliva quel tratto ti aspettava un bel salto nel vuoto che comprendeva venti metri.Per fortuna i maestri avevano ancora un pò di sale in zucca da pensare che dei ragazzini così giovani non davessero perdere la vita in quel modo così idiota, quindi avevano messo delle reti di protezione per chi sbagliava.
Subito dopo quel pezzo di strada c' erano delle assi sospese in aria da delle carrupole che facevano dei ponticelli per poterci saltare sopra, in seguito c' era la torre alta più di trenta metri.Arrivati in cima non c' erano altri modi per scendere se non saltare nel vuoto e atterrare su un carretto di paglia.Chiunque avrebbe pensato che era un impresa per pazzi, ma per un Assassino era ben diverso il discorso.
Ormai il piccolo Malik aveva imparato bene quel percorso, forse il suo unico ostacolo sarebbe stata la torre, doveva ancora imparare bene a saltare da un appiglio più alto ad un altro e Altair lo sapeva già fare.
Quanto gli dava i nervi sapere che restava sempre un passo in dietro a lui, per una volta voleva fargli vedere che sapeva farsi valere.Almeno una!Non chiedeva tanto.
Nel frattempo aveva percorso l' asta e stava per saltare sulla prima asse, si guardò di nuovo indietro, scoprendo che l' Ibn-La' Ahad era a un passo da lui.
-"Ma come fa quel maledetto!"-
Non doveva perdere tempo a imprecare, doveva andare avanti, a qualsiasi costo!
Saltò tutte le assi fino all' ultima e arrivò alla torre, il suo ultimo traguardo.Il fiato si stava poco a poco accorciando e i muscoli stavano chiedendo pietà, il suo orgoglio parlava al loro posto dicendogli di dover continuare e far vedere a quel pennuto spelacchiato chi era.
Si arrampicò sul primo appiglio facendosi leva con le braccia e le gambe per poter saltare su quello sopra alla testa e così via.Era arrivato a metà e questa volta non riusciva ad andare oltre, i bicipiti tremavano come i polpacci e le cosce, dovette quindi restare fermo in quella posizione senza scendere ne salire.
-Perchè ti sei fermato?-chiese Altair che gli era affianco.
-Ri..riprendo fiato un attimo!-sbottò cercando di non far vedere la fatica sul suo volto.
Ma la piccola aquila non era così sciocca da farsi tradire in quel modo, lo vide dalle braccia e le gambe tremolanti capendo subito che cosa gli stava succedendo.
-Senti, se non te la senti allora lascia perdere.Credo che il Maestro non vorrebbe vedere un suo allievo conciato in questo modo.-gli consigliò il piccolo Ibn-La'Ahad ma l' Al-Sayf non era di tale opinione.
-Lasciare perdere cosicchè tu vinca?!Mai!Te lo scordi che lo faccio!-sbraitò puntandosi.
-Non essere testardo Malik!Tremi come una foglia e se continui finirai per...-
-Ma sentititelo, parla come se fosse il Maestro in persona!Ti credi più bravo degli altri solo perchè sei il suo prediletto, vero?Io non voglio cedere davanti alla persona che più detesto per niente al mondo!-gridò con tutto il fiato che aveva rivelandogli ciò che sentiva nei suoi confronti.
Ci fu un attimo di silenzio in cui i due ragazzi si guardavano negli occhi, mentre un aquila sorvolava il cielo emanando il suo grido per tutta la zona circostante.
Altair fece una smorfia contrariata, senza lasciar passare altre emozioni sul suo viso si issò su una pietra, continuando a salire.
-Va bene!Resta lì a marcire allora!-
Malik aveva sbarrato gli occhi da un pò di tempo, sin da quando aveva pronunciato quella frase. Cosa gli diceva il cervello?Perchè dirgli tutte quelle cose?Delle volte aveva veramente il tocco di un elefante!
-Ohi!Aspet...!-
Appena si mosse gli fecero male entrambi le mani e cedettero subito, lasciando che il corpo cadesse nel vuoto.
Com' era stato ridicolo.Morire giovane soltanto per uno stupido capriccio come quello.Avrebbe voluto tornare in dietro e rivalutare le parole del compagno, dargli ascolto per un momento e lasciare perdere l' orgoglio, davvero, sarebbe bastato così poco...
Vide un ombra saltare e cercare di raggiungerlo, per un attimo gli sembrò si vederlo.Il padre di Malik che volava per raggiungerlo.
Chiuse gli occhi, dimenticandosi tutto ciò che lo circondava, aspettando di sentire il corpo cadere sulla roccia viva.
-"Eppure avevo promesso di proteggere Kadar..."-questo fu l' ultimo pensiero del giovane.

Quando li riaprì si accorse di sentire qualcosa di morbido e caldo sotto di sè.Era il corpo di Altair che l' aveva protetto nella caduta ed erano atterrati esattamente sulla paglia.Non ci credeva!L' aveva salvato!
-Tutto bene?-chiese Altair all' amico tirandosi su per guardarlo.
-S..sì.-disse la piccola tigre ancora sioccata.
-Te l' avevo detto che saresti caduto, idiota!-
In quel momento Al-Sayf vide per la prima volta il volto dell' Ibn-La'Ahad preoccupato per qualcuno e, cosa ancor più strana, delle lacrime gli solcavano gli occhi.Non ci volle molto perchè anche l' altro se ne accorgesse.
Infatti si tirò su, lasciando che anche Malik lo facesse, dandogli abbastanza spazio.
Altair era rimasto ancora più incredulo, si toccava le guance inumidendo le dita e continuava a guardarle stranito.
Finalmente poteva sfogare tutto ciò che si teneva dentro.I bambini non riescono a trattenere tutto il dolore accumulato per l' eternità, non erano come gli adulti che ormai erano diventati razionali e freddi da poter sopportare, dovevano ancora crescere. Altair ebbe la conferma di ciò.
Al-Sayf non sapeva proprio che fare.Quella reazione sapeva che l' aveva innescata lui, però non sapeva come rimediare a quell' errore.A guardarlo gli faceva stranamente male il petto.
-Cos' è questo...?-domandò la piccola aquila innocentemente, come se stesse parlando con un genitore e lui fosse ancora troppo piccolo per capire.
-Lacrime...-affermò Malik paziente.
-Oh.-
-Non hai mai pianto?-
A quella domanda non ci fu risposta, solo una clamorosa risata che rimbombava facendo l' eco, come se fosse stato un pazzo.Un altro modo per dar sfogo a ogni cosa."Ridere per non piangere", come si dice, giusto?
Malik era rimasto immobile come un sasso a guardarlo.
-Certo...che è stata una caduta da paura, eh?-

-Già.- decise di lasciare che si sfogasse in quel modo.

A quel punto anche l' altro rise con tutto il fiato che aveva nei polmoni come sottofondo, una pazza risata senza fine dopo aver scampato per un soffio la morte che sarebbe stata loro amica nei giorni futuri, quando avrebbero imparato il vero mestiere dell' Assassino.
Qull' attimo fu interrotto da Altair, che ritornò a essere quello di prima, con i muscoli della bocca che si rilassavano, asciugandosi per quanto poteva quell' acqua biricchina che scorreva dalle sue iridi nere.
-Non diciamo a nessuno quanto è successo.D' accordo?-
-Nemmeno ad Abbas?-
Altair si guardò i piedi, togliendosi dalla testa qualche filo di paglia.No, neppure lui doveva sapere che aveva pianto come una femminuccia, l' avrebbe preso in giro a vita altrimenti.
-Neanche ad Abbas.-
-Ma voi non eravate amici?-
-Amici?-
-Sì, insomma, state sempre insieme...-
Erano amici loro, di questo ne erano tutti certi...o sbagliavano?
Perchè, pensava la giovane aquila, tutti si basavano su quella parola senza alcun significato?Loro due si frequentavano, niente di più, niente di meno. Abbas sembrava essere l' unico con cui riusciva a colloquiare decentemente senza pensare a quell' uomo che non riusciva nemmeno a chiamarlo padre, se ci fosse stata vera amicizia tra quei due se ne sarebbe accorto. Dato che non sentiva niente che si avvicinava a quel sentimento, perchè quindi pensarci?
E poi Al Mualim gli aveva spiegato bene cos' era quella parola. Ancor meglio di un vero padre.
-Amicizia è solo un nome.Avere quel tipo di legame non può fare altro che compromettere la mente degli uomini e accecarli, indebolendoli sempre più, così come l' amore e tutti gli altri sentimenti.-
Malik restò ad ascoltarlo, erano le stesse parole che aveva pronunciato il Maestro un giorno, quando erano seduti in cortile a far lezione con gli altri suoi allievi.Ogni volta ci pensava e nella sua mente vorticavano molte domande.
-Allora perchè mi hai chiesto di tenere questo momento segreto, tra me e te?-chiese con qualche dubbio a ronzargli in testa.
-Perchè non voglio che si sappia troppo in giro.Tutto qui.-
-E perchè mi hai salvato?-
Altair si alzò issandosi il cappuccio sul capo e spolverandosi dove era necessario.
-Istinto.-
Mentiva.Sapeva benissimo che non era stato solo l' istinto a portarlo a compiere un azione del genere.Era stato qualcosa che neppure lui sapeva cos' era in realtà.Ma dovette tenersi quel pensiero per se.
Malik sbuffò non credendo a quelle parole, era certo che un giorno sarebbe riuscito a far rivelare il suo vero volto, togliendo quella maschera che si stava costruendo con le sue stesse mani.
-Nulla è reale...tutto è lecito.-bisbigliò, certo delle sue parole.
L' aquila l' aiutò ad alzarsi facendo finta di non aver sentito e a condurlo attraverso un ponte che dava sul cortile.
Da quel giorno entrambi non parlarono più di quel che era successo e ben presto tutti quanti dimenticarono la morte di Umar.Al-Sayf però restò l' unico a sapere ciò che aveva provato veramente Ibn-La'Ahad, anche se non lo aveva mostrato a parole.I mesi trascorsero e tutti seppero che il padre di Abbas era morto suicida. Tali voci erano state sparse da Altair stesso, dicevano gli altri confratelli.I due ragazzi litigarono e Sofian lo odiò con tutto se stesso.
Erano in giardino a picchiarsi, due maestri li avevano separati e subito dopo aver subito entrambi la punizione Altair e Malik si incrociarono lungo le scale che portava al piano superiore della torre in cui stava l' ufficio di Al Mualim, si guardarono per pochissimi istanti ma bastarono per far sì che l' aquila comunicasse  alla tigre, con un leggero sorriso amaro, la conferma di ciò che si erano detti.Come se avesse voluto dare una dimostrazione.
-"Visto?L' amicizia non è niente altro che un nome."-
Il piccolo Mailk capiva che quel ragazzo stava diventando un misterioso pericolo per se stesso.

  
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