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Autore: subside_    10/08/2012    23 recensioni
Dimmi, Cloe. Ci pensi mai agli ultimi anni? Pensi mai che le cose sarebbero potute andare in modo diverso? Magari adesso io e te non saremmo così distanti. Magari non mi ritroverei a scriverti queste inutili parole su un misero pezzo di carta che non riceverai mai. Ci pensi mai, a me?
Io si, ogni giorno. Ogni fottuto giorno.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a tutte, veramente, siete incredibili! Mi avete fatto venir voglia di continuare e quindi, ecco qua, l'ultimissimo capitolo. Ho cercato di chiarire un pò di cose se ci sono altri dubbi domandate pure. 
Grazie ancora a chiunque abbia seguito, le vostrie recensioni sono fusdajkhefa e quindi, bho, buona lettura! 
Ricordate di riavviare la canzone quando finisce, fa più effetto :D 
@Whodouthinkiam_ <3


http://www.youtube.com/watch?v=-lO-qe-eL7A

 
Dlin dlon.
 
Lasciai cadere il pastello a cera con cui aiutavo la piccola Cloe a colorare il suo nuovo disegno e mi diressi svelta alla porta.
“Chi è?” gridai in attesa di una risposta che non arrivava. Poggiai una mano sulla maniglia e sbirciai nello spioncino, prima che il mio cuore emettesse un ultimo, sordo battito.
Mi allontanai quasi istintivamente, così come mi venne spontaneo portare una mano sul petto, quasi per assicurarmi che qualcosa lì sotto battesse ancora. Lentamente, lasciai salire quella stessa mano fino alla bocca, cercando inutilmente di trattenere i forti singhiozzi che mi scuotevano il petto. Le lacrime cadevano copiose offuscandomi la vista.
 
Dlin dlon.
 
La persona dall’altra parte suonò di nuovo il campanello, impaziente.
Decisi di smetterla di fare la melodrammatica, smetterla di farmi del male e lasciarmi andare ad un qualcosa che desideravo tanto quanto si può desiderare l’acqua in assenza di essa.
Aprii scattante la porta senza pensarci due volte, e mi ritrovai davanti quegli occhi che mi tenevano spesso compagnia durante le mie notti insonni, mentre carezzavo i capelli della mia bambina e ripensavo agli anni precedenti.
 
Occhi che erano  un cielo in tempesta.
 
Hope…” risentire i toni melodiosi della sua voce provocò un ennesima scossa al petto, una scossa che mosse le mie braccia verso la persona di fronte a me, si aggrapparono al suo collo come se fosse la terraferma che cercavo affannosamente in mezzo all’oceano.
Tre anni e dieci mesi erano passati dall’ultima volta che avevo sentito il dolce profumo della sua pelle inebriarmi, profumo che era rimasto sempre lo stesso e che le mie narici cercavano quasi disperatamente. Affogai la faccia nell’incavo della suo collo mentre singhiozzavo piena di felicità ritrovata.
Aveva uno di quei maglioni di lana bianco che mi piacevano tanto, gli accarezzai la spalla per sentirne i morbidi ricami mentre le sue braccia intorno a me mi stringevano in una presa da togliere il fiato.
Mamma, mamma… chi è?” sentii i passi di Cloe sempre più vicini mentre la sua vocina curiosa risuonò dalla stanza accanto.
Lasciai l’abbraccio e rivolsi un sorriso all’espressione curiosa e intenerita che si affacciò sull’uscio della porta in attesa di vedere una chioma di capelli neri spuntare dal salotto.
“Tesoro, vieni qui, devo presentarti una persona”dissi prendendo la mano della piccola e facendola avvicinare a me.
Lei mi fissò prima di scrutare con attenzione il nuovo ospite, aggrappandosi alla mia gamba.
“Vieni”ripetei prendendola in braccio e tenendola su di un fianco.
Allo sconosciuto gli si illuminarono visibilmente gli occhi mentre un largo sorriso si fece spazio sul suo viso in lacrime.
“Hei piccolina”la salutò con voce quasi tremante.
Lei lo fissò per un po’, poi allungò una mano verso di lui, asciugandogli una lacrima dal viso e accarezzandogli poi una guancia.
Lui portò la sua mano su quella della bimba, stringendola forte e portandola poi alle labbra, la baciò delicatamente.
“Papà?”chiese la piccola.
Sentii calde lacrime scivolarmi lungo le guance sentendo il tono di speranza con cui Cloe aveva pronunciato quella parola.
“No, tesoro. Lui è Louis. Ricordi? Te ne ho parlato tanto…”.
“Si, lo zio Louis!”gridò euforica. Ho sempre pensato che, nei miei racconti, Louis fosse il suo personaggio preferito. Forse perché in grado di farla ridere.
Si sporse di nuovo verso  di lui, tendendo entrambe le manine verso il suo collo.
Louis prese la piccola Cloe tra le sue braccia e la strinse forte a se, mentre lei si divertiva a scompigliargli i capelli.
“Sei bellissima piccolina, lo sai?”gli sussurrò dolcemente sorridendole.
Mi spostai leggermente, allungando la mano verso l’interno della casa.
“Entra, Lou”.Questi si accomodò in cucina giocando con Cloe che rideva spensierata alle buffe facce dello “zio”.
“Perché non vai a finire di colorare il disegno, così lo fai vedere a Louis?”le proposi.
Lei non se lo lasciò ripetere due volte e corse a completare la sua opera.
“Ti preparo un caffè?” dissi e, senza aspettare risposta, aprii il mobile per prendere la caffettiera.
La stavo riempiendo d’acqua quando qualcuno alle mie spalle richiuse il rubinetto e mi avvolse in un caldo abbraccio, attorcigliando le braccia intorno al mio collo. Lasciai cadere la caffettiera, appoggiai la testa alla sua spalla e portai le mani sulle sue braccia, stringendole forte. Poi mi voltai senza riuscire a trattenere le lacrime e le mani di Louis presero il mio viso carezzando le guance bagnate con i pollici.
“Mi sei mancata così tanto…”mi disse, piano.
Mi sembrò di tornare a qualche anno prima, sembrava di essere in quel parcheggio poco affollato dell’aeroporto di Heathrow, sotto quella pioggia scrosciante che lavava via le lacrime dai nostri volti.
Di nuovo, dopo tanto tempo, sentii il sapore dolce delle sue labbra sulle mie. Le sentivo muoversi delicatamente mentre le sue mani sicure mi accarezzavano dolcemente.
“Mi sei mancato anche tu”gli rivelai sorridendo sulla sua bocca.
 
---

 
“Come mi hai trovata?”gli chiesi dopo aver preso un sorso di caffè caldo.
“Non appena Cloe ebbe finito di leggere la lettera le ho chiesto il numero della tua amica Caroline. Sapessi quanto ho dovuto implorarla per farmi dire dove ti trovassi…!”disse accennando un sorriso.
“E… gli altri come l’hanno presa? Sono arrabbiati? Harry…?” chiesi curiosa.
“Lui non c’era. Cloe ha fatto come gli hai chiesto. Aspetta sia tu a dirgli della bambina. E’ una cosa abbastanza delicata. Credo tu ti sia resa conto di quel che hai fatto. Gli hai tolto la possibilità di vedere sua figlia nascere, fare i primi passi, dire le prime parole…”parlava con tono autorevole e responsabile. Lo osservai pensando a quanto fosse cambiato. Infondo aveva 24 anni ormai. Era un adulto, non più il ragazzo scherzoso e vivace che ricordavo.
“Si, lo so. Pensavo fosse la cosa giusta da fare ma… non lo so, ora non ne sono più tanto sicura”.
“Già… per quanto riguarda gli altri, nessuno di loro ce l’ha con te. Manchi tanto a tutti”.
“Parlami di loro… le interviste non rendono abbastanza!” chiesi accesa dalla curiosità.
Scosse il capo e sorrise.
“Niall non è cambiato tanto, in realtà. Come sai ha fatto colpo su Demi e le cose stanno andando piuttosto bene. Lo vedo davvero felice”.
“Ne son contenta”una lacrima cadde sulle mie labbra aperte in uno sghembo sorriso.
“Zayn e Rebecca sono novelli sposi, per cui molto spesso preferiscono stare da soli piuttosto che tutti insieme. Sai, per fare meglio i piccioncini. Ma credo la cosa duri ancora qualche mese, poi si stancheranno e torneranno ad uscire insieme a noi.”. Risi.
“Ma dai, poverini!”.
Rise anche lui, poi proseguì.
“Beh… come sai Liam e Cloe hanno avuto un bambino due anni fa. Kevin è davvero adorabile. Somiglia molto al padre. E’ piuttosto timido con chi non conosce ma una volta adagiatosi è una peste! Ma è un ometto e gli voglio un gran bene!”Sorrise.
“E poi Harry… lui… bhe, si è…” notai che aveva difficoltà nel continuare.
“Sposato, lo so”. Sorrisi per fargli capire che andava tutto bene.
“Sono contenta per lui, davvero” lo rassicurai.
“Tu non… non lo ami più, Hope?”chiese lui quasi scettico.
“E’ il padre di mia figlia, come potrei non amarlo? Ma ho fatto un errore, Louis, e non merito di averlo al mio fianco. Lui, invece, merita tutto l’amore di questo mondo e sono sicura che Elisabeth gliene sta dando molto più di quanto gliene avrei dato io.  Giusto?”
Annuì, pensieroso.
“Che c’è?”chiesi accigliata.
“Niente, niente…”
“E tu?”chiesi dopo minuti di imbarazzante silenzio.
“Come va la tua vita?”
“Beh direi che adesso va molto meglio”.Mi lasciò annegare nei suoi occhi rivolgendomi il suo sorriso come ancora di salvezza.
“Che ne dici di venire con me a Londra? Muoiono tutti dalla voglia di rivederti e vedere Cloe… e ormai è inutile che tu rimanga qui. Torna”. Pronunciò l’ultima parola con più lentezza e decisione.
Mi alzai e posai la mia tazzina nel lavabo.
Poi mi voltai appoggiandomi al mobiletto e sospirai.
Ci stavo pensando da un po’… io sono cresciuta senza il calore di una famiglia e non voglio che Cloe abbia un’infanzia come la mia. Voglio che cresca insieme al papà, a Jill, a Cloe, a… te… e a tutti gli altri, se vorranno”.
Si alzò anche lui, posò la sua tazzina e appoggiò le mani sul lavandino, vicino ai miei fianchi, bloccandomi nella sua morsa.
Niente mi renderebbe più felice, Hope. Ti ho aspettato per quattro anni… se tu lo vorrai, sarai mia per il resto della mia vita perché non ho più intenzione di lasciarti andare”. Mi sussurrò a pochi centimetri dal mio viso.
Sentivo il suo respiro sulla pelle avvicinarsi sempre di più.
Louis, guarda, guarda!” non appena sentì la voce della piccola si allontanò scattante lasciandomi riprendere dopo esser rimasta senza fiato per secondi interminabili.
 Arrivò correndo e mostrò il disegnino a Louis.
Ma è bellissimo! Sei bravissima! Ehm… cos’è?” mi venne da ridere quasi spontaneamente e scorsi in quella risata quel pizzico di felicità che quel ragazzo, quell’uomo, portava ovunque andava.
 
Si, mi era mancato davvero tanto.
 
Arrivammo a Londra intorno alle quattro del pomeriggio, Cloe era eccitata per aver preso per la prima volta l’aereo ed euforica perché finalmente aveva la possibilità di vedere zia Cloe da vicino e non soltanto in qualche fotografia.
Hai lasciato l’auto qui?” chiesi incredula a Louis.
Ero piuttosto di fretta, non ho avuto tempo di pensare a questi dettagli…” disse sorridendo.
Entrammo nell’auto grigia metallizzata e ci dirigemmo verso la mia vecchia casa.

Non era cambiato niente,  tutto era esattamente come lo ricordavo.
Forse un paio di bar nuovi qua e la per la città.
Parcheggiò nel vialetto e quando aprii la portiera respirai quell’aria familiare che tanto mi era mancata. Cloe si affiancò a me e le presi la mano. Louis fece lo stesso con la mia e, tutti e tre, nemmeno fossimo una piccola famiglia felice, percorremmo il vialetto verso la porta d’ingresso.
Il cuore palpitava dall’emozione, sentii una scarica d’adrenalina lungo tutto il corpo.
Stavo per rivedere Cloe, la mia Cloe.
Louis bussò e qualcuno venne ad aprirci poco dopo.
Una sagoma che conoscevo bene apparì di fronte a me.
I riccioli biondi erano raccolti in uno chignon e due ciocce davanti le cadevano sulle spalle.
Gli occhi di un verde acceso erano fissi nei miei, occhi pieni di tutto, di un “ti voglio bene”, di un “mi manchi”, di un “ti odio”, di un “vattene a fanculo”, di un “vieni qui e abbracciami”.
Si inumidirono in contemporanea coi miei, a cui era mancato così tanto potersi perdere in quella meraviglia di sguardo.
“Ah, ho dimenticato di dirti una cosa…”
Louis interruppe quel silenzio pieno di parole sentite col cuore e non con le orecchie. Lo fissai accigliata.
Cloe aspetta un altro bambino” disse, continuando a fissare la donna di fronte a se.
Mi voltai anch’io. Non avevo notato il pancione che la sottile maglia azzurra teneva coperto.
Sorrisi tra le lacrime osservandolo, poi alzai lo sguardo verso il suo volto, la sua espressione era uno specchio della mia, piena di felicità.
Senza più trattenermi la abbracciai stringendola forte a me, ma facendo attenzione a non premere troppo contro la pancia.
Singhiozzammo come due ragazzine mentre colmavamo il vuoto creatosi in quei quattro lunghi anni in assenza l’una dell’altra.
Cloe… mi dispiace così tanto. Scusami io…”
Shh…” mi interruppe lei.
E’ tutto okay. Ero arrabbiata perché non conoscevo la situazione. Nemmeno io avrei saputo come comportarmi se fossi stata nei tuoi panni… o forse si. Forse mi sarei abbandonata alla felicità senza preoccuparmi minimamente di quanto la cosa avrebbe influito nella vita dei ragazzi. Non sarei riuscita ad essere così coraggiosa, Hope.” Mi rassicurò.
“Forse più che coraggiosa sono stata stupida…”
“Hai fatto quel che ritenevi giusto. Non può essere considerato stupido.  Più che altro sei stata una stronza, questo sì, a non avermi detto niente. Ma ci son passata su.”. Mi sorrise, e ricambiai.
Poi il suo sguardo si abbassò un po’, rivolgendosi alla mia bambina che, dopo aver lasciato la mia mano, era andata a prendere quella di Lou.
“Oh mio Dio…”mormorò scoppiando in lacrime.
Ma sei bellissima, tesoro mio”. Le si avvicinò accarezzandogli una guancia.
Somiglia tanto a…”
Si, lo so” la interruppi sorridendole.
La piccola le sorrise, era contenta di vedere finalmente la persona che le dicevo fosse la più importante della mia vita.
Zia Cloe!” disse entusiasta.
Cloe sorrise e pianse ancora di più.
Si, tesoro, sono la zia Cloe”.
 
Entrammo nella calda e accogliente casa. Era un po’ cambiata, come il colore delle pareti e la disposizione dei mobili.
Un focolare riscaldava l’intero appartamento.
Ci dirigemmo in cucina, ci aspettavano tutti lì.
BENTORNATA!” esultarono in coro.
C’erano tutti.
Jill, Alex, Niall, Liam, Zayn, Rebecca, Demi, e il piccolo Kevin seduto sulle gambe del papà.
Mancava una sola persona. E c’era una ragazza che non conoscevo.
Non riuscii a trattenere le lacrime che caddero copiose lungo il mio viso.
Corsi ad abbracciare tutti.
Per primo Niall, che mi accolse col suo abbraccio caloroso com’era solito fare anche in passato. Mi presentò la bellissima ragazza al suo fianco che mi rivolse un largo sorriso.
Poi andai da Zayn, che era molto cambiato rispetto a come lo ricordavo.
Si era fatto crescere la barba e aveva un’aria molto composta e pacata. Mi strinse forte, dolcemente, e mi disse che gli ero mancata tanto. Anche lui mi presentò la signora Malik, bella ed elegante, esattamente il tipo di donna che mi aspettavo di vedere al suo fianco.
Andai poi da Liam, strinsi forte anche lui e mi rivolsi poi al piccolino.
Hey, Kevin!” gli sorrisi accarezzandolo. Aveva gli occhi color miele, come quelli di Liam. Era un bambino straordinariamente bello. Mi sorrise e si nascose aggrappandosi al petto del padre. Sorrisi, prima di rivolgermi a Jill. Lei mi aspettava a braccia aperte e una cascata negli occhi.
“Piccola mia!”mi strinse fortissimo, quasi non riuscivo a respirare. Risi e la strinsi forte anch’io.
Nel frattempo, gli altri erano intenti a conoscere la piccola Cloe. Era un tipo solare per cui non era per nulla intimidita dalle attenzioni che le stavano rivolgendo.
Io, infine, andai a salutare Alex. Mi fermai di fronte a lui, fissandolo negli occhi che quasi volevano rimproverarmi.
Ma non ci riuscirono, si addolcirono e lui mi accolse tra le sue braccia forti. Singhiozzavo mentre lo stringevo a me, ripetendogli quanto mi fosse mancato e quanto mi dispiacesse di non avergli detto nulla.
“Sapevo che non mi avresti mai lasciata andare, scusami”spiegai.
“Tranquilla, ormai quel che è fatto è fatto… A proposito”.
Sciolse l’abbraccio e si schiarì la gola. Solo allora mi accorsi della ragazza sconosciuta accanto a lui.
“Ehm… Emily, lei è Hope. Hope, lei è Emily, la mia fidanzata”.
Guardai la ragazza di fronte a me. Era alta, più alta di me, poco meno di lui, ed era bella. Lunghi capelli ricci le cadevano lungo la schiena, occhi castani e pelle olivastra. Si, era un bel tipo. Approvo, pensai sorridendole, lei ricambiò.
“Molto piacere, Emily”.
“Piacere mio”.
“Allora ce l’hai fatta, eh…” dissi ironica ad Alex, lui alzò lo sguardo al cielo, Emily rise.
“Bene, ehm…”mi rivolsi poi a tutti gli altri.
“Devo delle scuse a tutti. Ho sbagliato a scappare via, ma in quel momento ho pensato fosse la cosa giusta da fare, e so che in verità è stata una pessima decisione. Mi sarebbe piaciuto tanto che Cloe fosse cresciuta insieme a voi, ma temevo che questo avrebbe inciso in qualche modo sulla band e, soprattutto, su Harry…”
Liam prese la parola.
“Ormai è andata, Hope. Piangersi addosso non serve a nulla”.
Zayn intervenne.
“Cloe ha solo tre anni. Ha ancora tanto da condividere con noi”.
“Già, devo insegnargli ancora tante cose!”disse poi Niall.
“Scordatelo bello, tu me la porti sulla cattiva strada!”lo rimproverai, ridendo.
Tutti gli altri scoppiarono a ridere e lui fece il finto offeso.
Poi mi diressi verso la bambina e la presi in braccio.
“Bene, ora viene la parte più  complicata”.Tutti mi fissarono, intuendo subito le mie intenzioni.
Io mi rivolsi a mia figlia.
“Che dici, andiamo a conoscere papà?”.
Le si illuminarono gli occhi e sulla sua faccia comparve un sorriso ancora più largo di quello che aveva.
“SI!”
 
Louis mi accompagnò alla nuova casa Styles.
Scesi dall’auto quasi tremante, presi per mano Cloe e mi diressi verso l’ingresso.
Guardai Louis, lui mi sorrise prima di suonare.
Sentivo le gambe cedere mentre la porta si apriva.
Trattenni il respiro, aspettando di essere incenerita dallo sguardo di Harry.
Ma ad aprirci venne Elisabeth.
La prima persona che si trovò davanti fu Louis, e sorrise salutandolo, ma quando si accorse di me il sorrise scomparve all’istante trasformandosi in un espressione seria.
“Cosa ci fa lei qui?”chiese a Louis.
 
“Si, ma ‘sto tono di minaccia? Calmina bella che sei così pelle e ossa che potresti volartene via con un soffio.”
 
Ma decisi di contenermi e sorrisi, il sorriso più falso della mia vita.
“Ho alcune cose da spiegare ad Harry. Lui è in casa?”
La donna fissò me, poi Louis. Lui annuì, e lei si spostò per lasciarmi entrare.
Quando notò la bimba che tenevo per mano, impallidì.
La superai svelta ed entrai in casa.
“Tesoro, chi è?”sentii la calda voce di Harry provenire dalla stanza accanto. Rabbrividii.
Mi diressi piano nella direzione in cui avevo sentito la voce.
Entrai in cucina, lui era accomodato in poltrona a guardare una partita di football.
Non appena mi vide entrare scattò in piedi, lo sguardo duro e freddo, le labbra si incresparono.
Cloe mi strinse forte la mano.
“Ciao, Harry” dissi calma.
“Cosa ci fai tu qui?”mi ringhiò contro.
In quel momento entrarono Louis ed Elisabeth.
“Oh, e sta calmo” gli disse Louis dirigendosi al frigo per prendersi da bere. Elisabeth si affiancò al marito.
Anch’io sono felice di rivederti” feci sarcastica.
Notai il suo sguardo saettare da me alla bambina, poi di nuovo su di me. Spalancò per un attimo gli occhi, poi le si avvicinò.
La guardò attentamente, notando ogni minimo particolare.
La forma del naso, il nero dei capelli, il verde degli occhi… non ci mise tanto a collegare.
Mi fissò per chiedermi spiegazioni.
Lei è… è nostra figlia, Harry”.
Mi accorsi del colore della sua pelle divenire visibilmente paonazzo. Curvò le sopracciglia in segno di incredulità e ricerca di spiegazioni.
Tornò a fissare la bambina. Le accarezzò i capelli.
Lei… lei è mia figlia?” chiese con voce spezzata.
Annuii, piano.
Harry tirò un lungo sospiro e notai quanto fosse tremante. Tremava dal nervosismo, tremava dalla collera.
“Vieni con me, Cloe, ti faccio vedere una cosa” Louis decise che era meglio che la bambina non assistesse a quello che stava per accadere. Lei non obiettò, probabilmente il papà l’aveva intimidita.
Elisabeth?” chiamò fuori dalla stanza anche lei.
Mi guardò in cagnesco prima di uscire.
 
Quando Louis si chiuse la porta alle spalle, Harry mi guardò negli occhi.
Era lo stesso sguardo gelido che mi aveva rivolto quella sera di quattro anni prima. Gelido, rabbioso.
E… sentiamo… perché non sapevo di avere una figlia?” pronunciò quelle parole con fermezza, una ad una, con rabbia, quasi da farmi paura.
Perché non ti siedi, così…” provai a dire.
NON VOGLIO SEDERMI!” sbottò. Sussultai.
Tu mi hai tenuta nascosta mia figlia, Hope, ti rendi conto? Come hai potuto? Che cazzo avevi in testa?!
Sentivo un groppo in gola, e le lacrime bussare insistenti alla porta degli occhi, volevano uscire fuori, ma mi sforzavo per tenere quella porta ben chiusa. Non volevo dar segni di debolezza.
“Lascia che ti spieghi…”continuai.
Cosa c’è da spiegare?! Perché?! Cos’è, non mi amavi abbastanza da voler costruire una famiglia insieme a me? Temevi non fossi in grado di diventare padre? COSA, HOPE, COSA?” chiese insistente mentre scuotevo la testa e mi arrendevo alle lacrime che cadevano dai miei occhi.
NON VOLEVO ROVINARTI LA VITA, HARRY!” mi liberai anch’io.
COME HAI POTUTO PENSARE CHE MIA FIGLIA AVREBBE POTUTO ROVINARE LA MIA VITA?  COME HAI POTUTO PENSARE CHE LA COSA CHE MI AVREBBE RESO L’UOMO PIU’ FELICE DEL MONDO POTESSE ROVINARMI LA VITA?
Io… io temevo che la cosa avrebbe influito negativamente sulla tua carriera… temevo ti avesse tolto la possibilità di vivere appieno la tua vita… io non volevo… non volevo che tu saltassi le tappe, Harry… avevi così tanto ancora da vivere… così tanto da provare, da viaggiare… non volevo… io…”
Singhiozzavo incapace di emettere parola.
Lacrime amare uscirono anche dai suoi occhi.
Ma quella è la mia bambina! Noi… avremmo trovato una soluzione… insieme…” mormorò.
Non riuscivo a smettere di piangere. Mi sentivo una totale merda.
Pensavo fosse la cosa giusta da fare… Perdonami, ti prego…”
Tu mi hai tolto la possibilità di veder nascere mia figlia” scandiva tremante ogni parola.
Tu mi hai tolto la possibilità di condividere con lei i primi anni della sua vita. Tu… tu ti rendi conto di quello che hai fatto? Come può strappare una bambina dal proprio padre essere la cosa giusta da fare?”
Chiese quasi con disperazione. Io scuotevo la testa e piangevo, non sapevo cosa rispondergli.
Volevo soltanto che tu fossi felice…” sussurrai a mezza voce infine.
Lui chiuse gli occhi, lasciando che le lacrime gli cadessero lungo le guance, e sospirò.
Non te lo perdonerò mai, Hope. Mai.” concluse. Poi proseguì.
Però sì, mi sei mancata e sì, son felice che tu sia qui. Soprattutto perché ho intenzione di far parte della vita di mia figlia. Non mi importa nulla dello scandalo che potrebbe causare, presto chiederemo ad un giudice per l’affidamento di… come si chiama?” chiese palesemente curioso.
Mi asciugai le lacrime strofinando un braccio sugli occhi prima di rispondere: “Cloe”.
Lui sorrise.
“Bel nome”.
Sorrisi anch’io, leggermente intimidita dalla situazione.
Oh, vieni qui” si arrese poi e mi attirò a se, abbracciandomi forte. Non mi aspettavo volesse ancora avere un contatto con me, in realtà credevo volesse buttarmi fuori casa sua e che non volesse più vedermi per il resto dei suoi giorni.
Ma quell’alternativa mi piaceva decisamente di più.
Portai le mani dietro la sua schiena e lo strinsi forte anch’io.
Scusa” farfugliai.
Posso… posso capire, in un certo senso, le tue motivazioni, anche se sono assolutamente sbagliate”.
Annuii.
Lo so, e mi dispiace”.
Annuì anche lui, poi sciolse l’abbraccio e fissò la porta alle mie spalle.
“Voglio salutarla come si deve”.
 
Quando Harry si ripresentò in maniera più dolce e pacata a Cloe, lei fu felice di saltargli addosso gridando “PAPA’”, che gli fece sciogliere il cuore. Elisabeth era incredibilmente infastidita dalla cosa, ma fu costretta ad accettarla.
 
http://www.youtube.com/watch?v=1G4isv_Fylg&feature=related
                                                                    
Alla fine, tutto andò per il verso giusto.
 
Il giudice decise che Cloe sarebbe stata con me durante la settimana e col papà nei weekend.
Il rapporto con Harry migliorò col tempo, ma non posso dire lo stesso di Elisabeth. Con lei era sempre un misto di sguardi assassini e frasi con doppi sensi sarcastici. Ma, tanto, era Harry ad averla sposata, non io. E ho dovuto ammettere che l’amore di Elisabeth nei suoi confronti era sincero e intenso, quella era l’unica cosa che mi importava.
 
Louis mi chiese di sposarlo il giorno del mio compleanno. Mi si inginocchiò davanti e fece sedere Cloe sul suo ginocchio, la piccola mi aprì l’anello e me lo porse, dicendomi:Mamma, vuoi sposare Louis? Vorrei tanto averlo come secondo papà!”. Fu la proposta di matrimonio più bella che avessi mai potuto immaginare.
Ricordo una ad una le parole che mi rivolse dopo il mio ‘sì’.
 
“Sono intenzionato a renderti la donna più felice della Terra, perché è così che tu mi fai sentire. So che non te ne rendi conto, so che ti sottovaluti come donna, ma, credimi, in ogni tuo gesto, in ogni tua parola, io percepisco la forza di un tifone.
Tu sei forte, Hope, sei incredibilmente forte, solo che non lo sai. Tu saresti in grado di lottare contro il mondo intero per le cose a cui tieni, e di questo ne sono certo”. Disse, fissando Cloe.
“Ma se, per qualche strano motivo, questa forza ti dovesse venire a mancare, io ti giuro, Hope, che puoi aggrapparti a me in qualunque modo, io sarò lì ad afferrarti.
Sarò tuo marito, sarò tuo fratello, sarò il tuo migliore amico, sarò la tua bambola vodoo,” –risi, scuotendo il capo-“sarò tutto ciò che mi chiederai di essere, se questo servirà a renderti felice.
Perché il tuo sorriso illumina le mie giornate, e non c’è niente di meglio di esserne la causa.
Ti amo, Hope, ti amo da morire e darei la vita per renderti felice. Rendere felice te, e Cloe”.
 
Scoppiai a piangere e Cloe venne ad abbracciarmi forte.
 
“Giuro che ti amo, Louis, e, credimi, se oggi sono qui, con te, non è perché sei stato l’unico che mi rimaneva dopo aver troncato con Harry. Se era lui che volevo a quest’ora sarei a progettare qualche infallibile piano per imbruttire per quanto possibile quella strega di Elisabeth… non dirlo a papà” –chiarii a Cloe che rise- “ma per quanto gli voglia bene credo che non fossimo fatti per stare insieme. Voglio dire, tu mi hai letto l’anima, Louis, fin nel profondo, e nessuno c’era mai riuscito. Credo che tu sia l’unico che possa rendermi felice, l’unico che può rallegrarmi la giornata anche se va tutto male e credo che questo sia fondamentale in un matrimonio. Posso scommettere che non mi stancherò mai di te, perché è impossibile stancarsi di qualcuno che ti fa stare così bene. Son qui a dirti ‘si, Louis, voglio diventare tua moglie’ perché niente al mondo mi renderebbe felice tanto quanto essere la donna della tua vita, perché tu sei l’uomo della mia”.
 
Al matrimonio venne anche Harry e questo permise di renderla una giornata all’insegna dei vecchi tempi, tutti insieme.
Andammo a vivere nella vecchia casa di Harry e Louis, a Cloe piaceva da impazzire.
Ebbi un bambino da Louis, lo chiamammo Daniel.
Alla stampa raccontammo che anche Cloe era sua figlia e ci furono insulti su insulti a causa di questo, penso di non averne mai ricevuti tanti in tutta la mia vita.
Lou mi difendeva in ogni minima intervista e rispondeva alle ragazze di twitter che sputtanavano me e loro.
Io imparai a fregarmene perché non m’importava quello che pensava la gente, in fondo loro non sapevano un cazzo di me o di quel che mi era successo, potevano criticare quanto volevano ma non c’erano stati loro in quella situazione.
Piano piano la cosa sfumò e alcune di loro mi accettarono come moglie de loro idolo.
Spesso ne incontravo qualcuna per strada ed erano molto simpatiche e gentili.
Mi chiedevano foto ed autografi e la cosa era davvero molto, molto strana per me.

 

Mi resi conto che per anni avevo temuto che rendere pubblica la nascita di Cloe avrebbe segnato la fine di tutto, ma, in realtà, quello era solo l’inizio.

  
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