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Autore: musicsafety    10/08/2012    8 recensioni
Ero sola. Completamente, unicamente sola. Con chi potevo parlare del mio problema?
Migliore amica? No, era in Italia.
Mamma? No, era morta.
Papà? No, lui non poteva sapere questa storia.
Fratellastro? Oh. No, era da escludere. Lui era il mio problema.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Itan?»
Entrai nella libreria ormai deserta in cerca del mio amico e dei suoi meravigliosi occhi azzurri -ma che stai dicendo?- quando un ciuffo biondo sbucò da sotto la scrivania.
«Ti mancavo già, bellezza? Ti ricordavo leggermente più orgogliosa per crollare inesorabilmente in questo modo.»
Ammiccò lui strizzando un occhio e facendo il giro per raggiungermi. Aprii la bocca per ribattere ma non feci in tempo. Una voce maschile e insolitamente profonda m'interruppe.

«In effetti non ha fatto altro che pensare a te per tutto il giorno, Casanova.»
Mi voltai sapendo già chi mi sarei ritrovata davanti.
«Non dovevi aspettarmi in macchina, Harry?»
Ringhiai a denti stretti. Lui sorrise innocentemente e tornò a rivolgersi ad Itan.
«Allora? Ce lo dai questo libro o dobbiamo scriverlo noi?»
Il biondo non lo calcolò minimamente e mi guardò come se l'altro non esistesse.

«Cosa cerchi, Hope?»
«Volevo l'ultimo libro di Jeffery Deaver.»
Lui annuì e si allontanò da noi rovistando tra gli scaffali.

«Ti ha morso una vipera? Eh? Che ti prende?»
Sussurrai al riccio al mio fianco che seguiva attentamente i movimenti del “commesso”.

«Non mi piace quel tipo.»
Ripose semplicemente con un'alzata di spalle.

«Senti, io non...»
«Eccolo!»
Esclamò felice Itan tornando verso di noi e quindi, interrompendo la mia minaccia.

Io sorrisi e cercai invano i soldi nella borsa.
Ma che gli passa per il cervello? Eh? Oh, beh. Povero, bisogna capirlo. Aveva un neurone e ora è morto di solitudine anche quell'ultimo.
Sbattei le palpebre tornando alla realtà e continuai a frugare in cerca del portafoglio.
Ma come sei simpatica! Potresti fare la comica, sai? Anzi, la pagliaccia ti verrebbe meglio.
«Itan, non trovo i soldi.»
Dissi dispiaciuta alzando lo sguardo.

«Tranquilla. Me lo pagherai.»
Mi rispose dolcemente lui, sorridendo.
«Tieni.»
Sbuffò Harry allungando un braccio oltre le mie spalle.

Impegnata nelle mie riflessioni, non mi ero resa conto che lui mi aveva fissato per tutto il tempo con venti sterline strette in una mano.
Io non mi opposi e lo lasciai pagare.
«A presto, Hope.»
Mi salutò Itan mentre ci dirigevamo fuori dal negozio.

«A presto!»
Mi congedai io mandandogli un bacio con la mano.

«Sì, sì. Come no, a presto.»
Borbottò il mio fratellastro dietro di me chiudendosi la porta alle spalle.

«Tu sei veramente strano, Styles.»
Non disse niente. Si limitò a salire in macchina.

Io sospirai e lo seguii senza proferire parola.
«Mi piacciono i tuoi amici.»
Mormorai io non sapendo cosa dire. Ma qualcosa dovevo pur fare per riempire quel silenzio.

«Sì. Beh, sono bravi.»
Si limitò a rispondere lui mentre ingranava la marcia e, dato che sembrava non voler aggiungere altro, cambiai discorso.

«E...Per quanto mi costi farlo, dovrei ringraziarti per aver pagato al posto mio. Ti ridarò i soldi appena arrivati a casa. Vorrei regalarlo io quel libro a tua madre.»
Lui annuì e continuò a guidare.

In un lampo, un pensiero mi fece sussultare. Carlotta.
Avevo bisogno di lei. Assolutamente.
Ero arrivata a Londra da due giorni e già mi mancava. Ma non era quello il motivo per cui avevo veramente bisogno di lei. Assolutamente no.
«Ascoltami. Io sto solo cercando un modo per non litigare con te, ma non mi faciliti la cosa. Se le poche volte in cui mi rivolgi la parola lo fai per stuzzicarmi, io non posso fare più di tanto. Fra poco faremo legalmente parte della stessa famiglia e non credo che i nostri genitori sarebbero tanto felici di vedere che discutiamo persino su un pezzo di pane.»
Dissi tutto d'un fiato guardandolo.

Lui non mosse un muscolo e credetti che, come al solito, non m'avesse neanche ascoltato quindi mi rassegnai all'idea che era una battaglia persa in partenza insieme a lui.
Appena la macchina fu ferma io scesi immediatamente ma arrivata davanti al portone d'ingresso mi sentii afferrare per una mano.
Mi voltai spaventata pur sapendo che non poteva essere nessun altro se non quell'imbecille di Harry.
Ma quell'imbecille è a due centimetri dalla tua faccia, Hope.
Il cuore mi saltò in gola appena mi resi conto della situazione e sentii le gambe tremare.
«Ascoltami tu, ora. Se ti devo dire la verità, neanche io sono felice che presto diventerai la mia sorellastra. E sai perché? Perché sei fottutamente...tu. E questa cosa non va per niente bene, okay?»
«L-lo so che mi odi.»
Cercai di prendere fiato e completai la frase che, stranamente, assunse un senso logico.

«E so anche che preferiresti avere chiunque altro come sorella ma...»
«Ma, un bel cazzo, Hope.»

Per un attimo potrei giurare d'aver visto una luce diversa nei suoi occhi ma non ci conterei.
Sii realista. È Harry Edward Styles. Lo stesso Harry Edwars Styles che si sta avvicinando pericolosamente a te.
«Tu. È tutta colpa tua. Solamente, semplicemente, palesemente colpa tua. Se non fossi così dolce ma così aspra, così bella eppure così guerriera...non mi ritroverei qui con una voglia assurda di tapparti la boccaccia con la mia.»
Io spalancai gli occhi nella fedele imitazione di un pesce palla e cercai di fare mente locale nonostante le sue iridi verdi come nient'altro mi scrutassero avidamente.
«Tu vuoi...vuoi...»
Tentando di costruire una frase che rientrasse nella costruzione verbale italiana, balbettai come non avevo mai fatto in tutta la mia vita.

«Vuoi farmelo proprio dire? Non ci arrivi da sola?»
Bloccata dalle sue braccia poggiate sul muro accanto alle mie spalle non potevo fare altro se non fissarlo con le guance di un colore simile alle ciliegie mature.

«Io credevo...tu...»
«Ti odiassi? Credevi davvero quello?»
Annuii con un'espressione interrogativa stampata sul volto.

Lui sorrise maliziosamente e s'avvicinò a me. Il suo naso sfiorò il mio e, quando il mio cervello comprese cosa stava per accadere, misi le mani sul suo petto nel tentativo di spingerlo via ma, chiaramente, fu inutile.
Senza che me ne rendessi conto le sue labbra sfiorarono le mie e m'accorsi che il mio stomaco doveva aver assunto la forma di una pera avariata.

Che forma ha una pera avariata, genio?
«Harry...»
Mormorai, provando a scostarmi.
«Hope..?»
Sussurrò di rimando lui, con il labbro inferiore si muoveva dolcemente contro il mio.

Cosa caspita sta succedendo? Ma più di tutto, cosa stai facendo, brutta idiota?! Lui è...
LUI E' HARRY. SEMPLICEMENTE, HARRY.
In un attimo la sua espressione cambiò totalmente. Il suo solito ghigno da duro, da menefreghista, che gli avevo sempre visto era scomparso per lasciare il posto ad un sorriso dolce e a due occhi luminosi come zaffiri.
Ecco, i suoi occhi: verdi, con qualche screziatura di grigio e...strano a dirsi, sinceri.
In quel momento, ebbi l'impressione di scorgere per la prima volta la vera persona che si celava, purtroppo, dietro ad una falsa durezza.
Nelle sue iridi potevo leggere l'insicurezza, la paura, l'allegria che lui tentava di nascondere ogni giorno, in ogni momento e occasione.
In quel momento, cambiò qualcosa dentro di me. Un interruttore che non sapevo d'avere scattò, facendomi fremere e non sapevo se fosse una cosa positiva o negativa.
Vidi le sue palpebre chiudersi e lo imitai, stringendo la sua maglietta azzurra tra le dita.
Quando credetti di non aver più scampo, quando le sue mani si posarono saldamente sui miei fianchi e la mia intelligenza sfumò fino a sparire si sentirono dei rumori provenire dalla porta d'ingresso accanto a noi e, con un movimento rapido, il ragazzo piegato su di me si alzò.
«Ragazzi! Non vi avevo sentito arrivare...»
Esclamò sorpreso mio padre sull'uscio di casa guardandoci contento.

Non saresti così contento se sapessi cosa tua figlia aveva intenzione di fare, papà.
A corto di fiato mi abbassai per prendere la mia borsa che, senza accorgermene, avevo fatto cadere ai miei piedi.
«Vi siete divertiti?»
Proseguì mio padre portando un braccio attorno alle mie spalle, innocentemente. Io annuii, imbarazzata.
Non sapevo se essere grata a mio padre per avermi impedito di baciare Harry, o scocciata.

E, a quanto pare, non lo sapeva neanche il mio complice che in quel momento, mi stava fissando noncurante del fatto che il suo patrigno ci aveva rivolto una domanda alla quale nessuno dei due sapeva esattamente rispondere.
Il solito Styles è tornato tra noi.
E pensare, che per un minuto avevo creduto che fosse diverso.

 

Harry

Il soffitto di camera mia non mi era mai sembrato tanto interessante come quella sera.
Disteso sul letto pensavo a tutto quello che era successo in...tre giorni?
Le cose, erano due: o io mi ero completamente rincitrullito, oppure era tutto uno scherzo e la mia vera sorellastra sarebbe arrivata di lì a poco.

Hope Moore mi stava facendo impazzire.
Un attimo era acida come un limone e l'attimo dopo era dolce come la panna.
Ma ti rendi conto di cosa stai farneticando?
Più che altro, pensavo a ciò che mi aveva fatto fare quel pomeriggio.
A ciò che tu hai voluto fare. Non che lei ti ha fatto fare.
Non avevo mai confessato così, a nudo, i miei sentimenti. Ammesso che quelli si potessero chiamare così.
Non riuscivo neanche io a capire se quelle stupide scenate fossero solamente una conseguenza dell'attrazione fisica che provavo verso Hope, oppure....
No. Non pensarci neanche. Tu non...non puoi innamorarti...Bleah, fa schifo solo a pensarci.
I patetici s'innamorano.
Innamorarsi è una cosa da perdenti.
Innamorarsi è una cosa da fanatici senza speranza.
Innamorarsi non è una cosa da Harry Styles.
Tutte quelle uscite romantiche e quelle frasi sdolcinate.
No. Questi vocaboli non potevano rientrare nel mio vocabolario.
Esasperato, mi alzai e mi diressi al piano di sotto, in cucina.
Arrivato all'ultimo gradino però, fui costretto a fermarmi.
«Piccola, che c'è? Mi sembri...strana.»
Silenzio.

«Non ci credo che non è successo niente. Non ti vedo da parecchio, ma so che c'è qualcosa che non va.»
Se Hope prova a dire qualcosa su cosa...cosa stavamo per fare io...
«Oggi ho suonato, papà.»
Fiù. Non ha intenzione di parlare di quello.
Snervante silenzio. Che stava succedendo là dentro? Perché era una cosa così importante il fatto che lei avesse suonato?
«Ma è fantastico, Amore!»
«No. Non è così. Io...avevo promesso alla mamma che...non l'avrei più fatto. Non senza di lei.»
Un rumore, un tonfo leggero e poi il nulla.

Non riuscii a trattenermi e mi sporsi leggermente in modo da vedere la stanza.
Erik stava stringendo sua figlia in un tenero abbraccio e lei stava...piangendo?
Quando mi resi conto che delle lacrime stavano veramente scendendo lungo le sue guance mi venne la pelle d'oca.
Lei non può piangere.
Per la prima volta, mi sembrò esile. Esile e delicata come una bambina.
«Lei sarebbe fiera di te. E sarebbe felice. Lo sai.»
Incapace di starmene lì fermo ad origliare una conversazione che mi servava alquanto personale, tornai da dove me n'ero venuto.

COSA DIAMINE STA SUCCEDENDO IN QUESTA FAMIGLIA?
OH, HAROLD. MA CHE COMBINI? EH?
Mi sto innamorando. Ecco cosa combino.
Sbuffai per la mia stessa ammissione e mi passai nervosamente una mano fra i capelli.
Com'era? Ah, sì. I patetici, s'innamorano.
Questo sì, che era un vero problema.



SPAZIO AUTRICE.
I'm back, guys!
Scusate ma in questi spazi non so ma i che scrivere (?)
Se vi può interessare, sono stata una settimana dai miei nonni e mi sono divertita da matti. Ho approfittato di questo tempo per scrivere un Capitolo almeno decente.
Spero vi piaccia!
Ora, scusate ma devo andare a fare una cosa importantissima: leggere e recensire una storia spettacolare di questa polpetta qui: BlueWhatsername.
A presto, pulci.
RECENSITE.
Un bacione!

 

 

 

 

 

 


 

  
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