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Autore: 1Onda    11/08/2012    1 recensioni
Cosa succede quando una sorella si rivolta contro un'altra sorella?
Kiras, la seconda figlia del re di Vesperia, è una donna talmente bella che potrebbe avere qualsiasi uomo. Ma per lei non è abbastanza.
Ciò che davvero Kiras vuole è il regno destinato a sua sorella Anedrys. E farà di tutto per averlo, anche bruciare il suo castello e uccidere la propria famiglia. Senza altri eredi, il regno di Vesperia sarà suo.
Solo che Anedrys riesce a scappare, e dovrà nascondersi nei boschi per sopravvivere. Qua incontrerà Daren Silverkin, il giovane capo delle Ombre, un gruppo di reietti che vogliono spodestare Kiras dal trono. Daren è un ragazzo i cui sogni si sono infranti, e l'unica cosa che lo sprona è vendicarsi della morte di suo "fratello".
C'è anche Eowin, la sorella minore di Anedrys e Kiras. Colei che nessuno sa se sia viva o morta...
E se la magia si risvegliasse a Vesperia?
Tre protagonisti. Tre autrici. La storia di un regno.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Ora come ora c'è da immaginarsela con i capelli lunghi almeno fino ai fianchi, ma... Non abituatevici troppo! Come potrete intuire dall'immagine, ciò non durerà allungo..)


<< Per tutte le sciabole! >>
Imprecò una voce nella foresta, in maniera consciamente ben poco femminile, scostandosi rapidamente la ciocca dei biondi e lisci capelli che, sfuggita improvvisamente alla presa del laccetto in cuoio che aveva usato per legarli, le era finita sull'occhio. Era solita portarli sempre legati, con gran disappunto di suo padre... Che però non avrebbe più potuto dirle nulla a riguardo.
Represse un singhiozzo con forza. Non poteva piangere, doveva assolutamente trovare Any! Dopo tutto quello che era successo, chissà doveva poter essere finita...
Era vero che l'altra sua sorella, Kiras, non le era mai piaciuta. Però mai avrebbe pensato che si sarebbe potuta rivelare cosí fuori di testa! Dire che era sempre stata lei, quella considerata "anormale"... Perché, in un modo o nell'altro, chissà per quale motivo riusciva sempre a scappare dalle mura del castello e dalla sorveglianza, per andare a giocare con i bambini popolani o i servitori. Perché, di nascosto, pagando profumatamente il loro cacciatore personale si era fatta insegnare come tirare con l'arco, ed osservando i grandi Cavalieri della Corona si era spesso allenata di nascosto con la spada, per imitarli... Quando era diventata abbastanza grande per fare dei giochi elaborati con le sue sorelle, adorava interpretare i ruoli maschili, anche se poi Kiras preferiva qualche bambino che passava lí perché invitato o servitore lí, perché Eowyn sceglieva sempre di proteggere e salvare Any. Era lei che l'aveva cullata per farla addormentare quando nessuno la guardava, che l'aveva aiutata a fare i primi passi insieme alla balia, che le passava metà di un cioccolatino preso di nascosto perché loro dovevano "mangiare sano"... Che le aveva letto le favole con il loro papà. Kiras, invece... Non voleva saperne di toccarla e di parlarle, quando era ancora piccolissima. Ancora adesso le diceva che era troppo piccola per capire.
Fece uno sbuffo sarcastico ed amaro mentre cercava di farsi largo tra quella moltitudine di alberi...
Aveva corso, sfuggendo alle guardie che avevano cercato di ucciderla, grazie alla sua praticamente innata agilità e la leggerezza conferitale dal corpo minuto che possedeva. Sfruttando anche la sua piccola statura, si era infilata come una freccia tra la folla che, preoccupata, stava giungendo per tentare (più per disperazione che per vera e propria convinzione)di salvare il castello dalle fiamme.
O almeno... Quello che ne restava.
La giovane represse nuovamente un singhiozzo, più un gemito di dolore, toccandosi i piedi doloranti che, nudi, ormai mostravano una moltitudine di lividi e graffi procurati in vari punti. Decisamente, il suo ultimo pensiero era stato quello di preoccuparsi delle scarpe... Anche se ora se ne pentiva un po'. Ciò non toglieva, però, che il suo pensiero fisso restasse sempre la sorella... Doveva ritrovarla!
Da una finestra del castello, era riuscita a scorgerla lí, in piazza, proprio in mezzo alla folla... L'avrebbe riconosciuta tra mille. Ma poi l'aveva persa di vista... Ed erano ore ormai che la chiamava a gran voce, cercando al tempo stesso di non farsi ritrovare dai soldati, arrivando ad andare sino a dove, fino a quel momento, non aveva mai avuto la possibilità d'inoltrarsi. Era, ormai da una mezzoretta circa, entrata nel lato proibito di quella foresta... Dove nessuno aveva mai messo piede.
"Per poi tornare indietro, se non altro.."
Si ritrovò a pensare, asciugandosi il sudore dalla fronte con una mano; ed appiattendosi ancora di più contro la radice dell'enorme albero che stava cercando di scavalcare, ignorando l'ennesimo lembo della camicia da notte ormai ridotta praticamente a brandelli, più il bruciore sempre più lancinante proveniente dalle gambe nude, graffiate e sbucciate. Strinse i denti, continuando quella strada a dir poco suicida verso l'alto, con alberi giganteschi (e, neanche a dirlo, ben ramificati..)ingrovigliati e praticamente appiccicati l'uno all'altro. Ma cos'era quella cosa, una sottospecie di labirinto serpentesco?!?
<< Any... >>
Si ritrovò a gemettere, ormai presa dallo sconforto. Da quanto tempo si trovava lí, e da quanto stava salendo per quella ripida quanto intricata foresta?? Si era aggrappata al primo ramo di quell'ascesa cosí, ad istinto, subito dopo aver sentito delle voci poco lontane da lí... Tutt'ora non riusciva a capire se si fosse trattato di timbri familiari del villaggio, o al contrario di quelli delle guardie della Corona Reale! Ma, appunto per quello, non le era sembrato decisamente il caso di rischiare...
E cosí eccola lí, bloccata nel bel mezzo di una foresta da incubo, senza sapere se la sua adorata sorella fosse ancora viva o meno...
Dov'era il sole? Da quant'era che non lo vedeva, esattamente?
Poggiò istintivamente la testa sul muschio fresco della corteccia, e vi restò per riprendere fiato ed alleggerire i propri pensieri; quando, improvvisamente, sentí un formicolio indistintamente lieve lungo il braccio. Girò la testa quel tanto che le poteva permettere la sua posizione... Quel tanto che le permise di vedere che cosa le stesse camminando sul braccio: delle formiche.
Allungando una mano verso il ramo più vicino, si tirò su fino a sedere quasi comodamente su quell'albero... Ed aguzzò la vista. Incrociando i piedi sotto il ramo per evitare una qualsiasi caduta di schiena improvvisa, notò che le formiche, come aveva appunto pensato...
<< Si dirigono verso l'alto! >>
Riuscí a soffiare, il fiato ancora corto ma con una grinta decisamente rinvigorita. Se un'intera colonia di formiche riusciva a fare avanti ed indietro fino a quel formicaio come se nulla fosse, senza migliaia di cadaverini lungo il tragitto... Voleva dire che l'uscita non doveva essere più molto lontana! Con quella nuova speranza nell'anima, il suo corpo sembrò quasi guarire. Si sarebbe salvata e, in qualche modo, avrebbe ritrovato e salvato anche sua sorella! Scattante e veloce per quanto le ferite glielo permettessero, ignorando i vari rivoletti di sangue che le contornavano la pelle bianca, riuscí ad arrivare fino ad una fessura da cui, con non poca fatica, passò. Lo slancio con cui si era data le spinte che le permisero ciò, però, fu decisamente troppo grande.
Cadendo di schiena, sbatté la testa contro un masso lí vicino e... Svenne. Mentre un dolore lancinante, dissolvendosi nell'incoscienza, lasciava spazio ad un rivolo di sangue.
Ed egli andò a mischiarsi al biondo di quei capelli che, fino ad allora, erano sembrati a chiunque un raggio rubato al sole... In una giornata d'estate.

--_--



<< Ti avevo detto di portarci selvaggina come quaglie, conigli... Non una damigella in pericolo in omaggio! Questa mocciosetta non è neanche in età da marito, e guardala... Va pure in giro vestita come una prostituta! >>
<< Perché, che ne sai tu di quelle cagnette, eh?? >>
<< Melis... Decisamente non è il momento! >>
<< Mamma, papà... Per favore! >>
<< Mmmh.. >>
Tutti si voltarono di scatto verso la fonte di quel mugugno, guardandola chi con sospetto, chi con sollievo... Ma, ad ogni modo, sempre con una buona dose di curiosità!
<< Bene, finalmente vi siete svegliata! Chi siete, e da dove venite? Di certo non dal nostro villaggio, nostro figlio vi ha trovata a due giorni di cavallo da qui... Gli dovete la vita, avendovi nutrita con parte del latte e dei viveri che si era portato da casa! >>
Le chiese bruscamente una voce, tagliente e decisamente adulta. Era sdraiata sulla pelliccia di chissà quale animale, ed istintivamente si portò una mano alla testa ed un'altra sul ventre. I crampi che aveva allo stomaco le stavano praticamente impedendo di alzarsi! E la testa...Quanto le faceva male!
Sentí sotto i propri polpastrelli la ruvida garza che le impediva di toccare la sua pelle, ed istintivamente sgranò ancora di più gli occhi.
<< Io... >>
Si guardò intorno, spaesata, per poi posare lo sguardo sulle tre figure che, impazienti, la fissavano in attesa di una risposta. Prima che, però, potesse anche solo aprire bocca per esprimere il vuoto che sentiva dentro la testa, un brontolio deciso proruppe dal suo stomaco.
<< Ho fame, so solo questo. >>
Si sentiva stanca... Anzi, stanca era persino un eufemismo! Sentiva un bruciore lancinante ai piedi, alle gambe ed alle braccia... Guardò la propria tenuta, ed arrossí leggermente accorgendosi del fatto che portava un vestito leggero da sera che, strappato in più punti, le arrivava ormai a malapena al di sopra del ginocchio.
Quello che, con tutta probabilità, doveva essere il capofamiglia, le si avvicinò di scatto per afferrarle i capelli. Con lo stupore generale, però, la ragazza evitò la presa, con un istinto ed una rapidità eccezionali. Inizialmente stupito, dopo qualche secondo il padrone di casa ringhiò, afferrando la spada ed ignorando le proteste della moglie e del suo unico figlio maschio.
<< Vi conviene subito dirmi chi siete e da dove venite, sgualdrinella che non sie.. >>
Non ebbe il tempo di finire la frase che la prostituta, allungando di scatto i piedi fino ai suoi polsi, con un deciso e rapido strattone riuscí a disarmarlo, stupendo sia i tre popolani che se stessa. Ma cosa diavolo... ?
Vedendo che l'omaccione (che tanto puzzava di pesce)stava cominciando a riprendersi, però, rimandò le domande a dopo e, con un rapido (quanto breve)scatto, fece per precipitarsi al di fuori dell'abitazione...
Fortunatamente, delle braccia giovani e forti la sostennero con decisione, ma gentilezza allo stesso tempo, prima che si ritrovasse rovinosamente inginocchiata a terra. Si morse forte l'interno della guancia per impedirsi categoricamente di gemere... Non sapeva bene perché, ma sentiva di detestare l'idea che qualcuno potesse vederla in uno stato di simile debolezza! Il ragazzo, quello che a quanto pare le aveva salvato la vita, la guardava negl'occhi con un misto di protettivo calore e vivace curiosità... Nonostante la differenza di altezza che sembrava già volerli opporre, come unire, in tutto e per tutto!
<< Temo che non siate ancora nelle condizioni di muovervi, signorina. >>
Il tono era ironico, ma sembrava anche voler nascondere una nota... Preoccupata. Troppo presa dall'impulso del momento, nonché la stanchezza che tanto invano si sforzava a nascondere, la ragazza non badò molto a quest'ultima sfumatura; scosse nervosamente la chioma bionda ed arruffata (l'elastico doveva essersi rotto chissà quando e chissaddove..), per poi guardarlo con furia e... Ringhiare. Il ragazzo cominciò a ridere apertamente, mantenendo salda la presa davanti a quella piccola furia, il cui aspetto fragile e delicato sembrava essere ingannevole quanto la sua tenuta "inappropriata"!
<< Non è divertente! Almeno io non mi sono presentata per una ragione, razza di bifolco maleducato: non lo so come mi chiamo! >>
Il giovane smise subito di ridere, chiedendo con lo sguardo al padre di non perdere di nuovo la testa (a causa di come quel piccolo uragano lo aveva appena pesantamente insultato... Visto come sembrava avere la lingua lunga, non gli sembrava neanche tanto strano che avrebbe potuto portare qualcuno ad una rabbia tale da ridurla in un simile stato! Per quanto lui fosse totalmente contro un'azione tanto vergognosa come la violenza sulle donne...), e riposando di nuovo lo sguardo su quello azzurro e deciso di lei... Guardando verso il basso, però, il suo sguardo fu anche attirato da un luccichio che proveniva... Dal suo collo.
<< Eowyn. >>
Lesse il giovane, facendo sgranare gli occhi alla sua interlocutrice, che cosí di scatto abbassò lo sguardo.
Per posare finalmente gli occhi verso l'unica cosa che poteva dirsi salvata del suo passato... Il ciondolo a forma di nuvola che Anedrys le aveva donato il giorno della sua nascita. Un ciondolo con una piccola coroncina gravata di dietro. Un ciondolo...
Con davanti gravato il suo nome.
Se lo rigirò distrattamente tra le dita, ormai persa tra i propri pensieri, e senza nemmeno più badare alle braccia di quel ragazzo che ancora la sorreggevano per la vita.
"Eowyn..."


  
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