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Autore: twisted__    11/08/2012    2 recensioni
Un Severus Piton tormentato dagli occhi del ragazzino tanto odiato alla ricerca di una donna ormai persa, Hermione e Harry legati da un filo invisibile che non si decide ad accorciarsi e una storia raccontata a più voci. Cosa succederebbe se Harry decidesse di esser meno cauto? Come può Hermione gestire un sentimento che prova da quattro anni?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Londra-4 anni dopo


Hermione gioca col suo gattone rosso mentre Ron lancia una pallina contro il muro. Il suo rumore scandisce lo scorrere del tempo e dei pensieri dei ragazzi.
“Avremo fatto la cosa giusta?”
“A fare cosa, Hermione?”
“Ad ascoltare Silente”
“A non ascoltare i loro discorsi?Boh, non..”
“A non scrivere a Harry, Ron!”
Il rosso tace per dei secondi. Lancia la pallina con maggiore foga.
“Non lo so. Harry non è un bambino, saprà..”
“Harry ha visto Cedric morirgli davanti agli occhi, avrebbe dovuto…”
Un rumore le distrae da quella conversazione. Poi voci, una di una donna e l’altra di ragazzo. L’altra di Harry, Hermione lo sa.
Sa distinguerlo fra mille.
Ed è la prima ad aprire la porta, a precipitarsi giù per le scale con Ron al seguito e a fermarsi alla vista di Harry nel corridoio. Un Harry molto più alto di come lo aveva lasciato. Gli si butta fra le braccia e lui la stringe distante, senza calore.
Lo guarda negli occhi e trova il silenzio.
Improvvisamente sa che la rabbia lui l’ha nascosta dentro di sé, che le lacrime le ha cacciate tutte.
E lei non c’era.
Toglie le sue braccia dal collo e lo guarda mentre Ron lo abbraccia. Ancora senza calore.
Ancora non c’è Harry.
Ha paura.

***

Harry guarda negli occhi i due amici di una vita.
Sente di odiarli, quei due amici. E sente di odiare la loro complicità, sente di averli odiati ad ogni loro “qui c’è tanto da fare” scritto di fretta nelle lettere.
Sa di essere arrabbiato, sa di voler scaricare la sua furia su qualcuno.
Risponde senza calore all’abbraccio di Hermione.
La odia, odia quel sorriso.
Odia che lei non sappia cosa vuol dire credere di essere innamorati ed avere paura di pensarci. Avere paura di un nuovo Cedric Diggory nelle mani di Voldemort.

***

Ron chiude la porta, sa che non riuscirà ad arginare la rabbia di Harry.
Griderà e non potrà fermarlo né biasimarlo.
Era lui ad aver partecipato a quel torneo l’anno prima, lui a veder morire Cedric Diggory . Era lui a essere cascato in una trappola.
E ancora oggi Ron pensa che avrebbe voluto esserci lui. Vedere tutto, guardare Diggory morire, anche le torture di Voldemort.
Pensa, e non senza rimorso, che per una volta avrebbe voluto essere protagonista.
Un macabro spettacolo per scegliere l’occhio di bue su di sé.
Ron lo sa, ma non riesce a non pensare fra le urla di Harry, allo sguardo che in quel momento gli rivolge Hermione.
E ancora vorrebbe esserci lui nella parte del protagonista

***

Harry sta urlando.
Potrebbe piangere, lo intuisce, ma non lo fa.
Lo ha visto piangere poco, sempre. Di lui la prima cosa che ha conosciuto è stato il silenzio.
Ma lui non lo ricorda, l’ha rimossa dalla memoria il giorno dopo il loro primo incontro.
Invece Hermione lo ricorda benissimo, il giorno di pioggia in una scuola elementare babbana. A lui non l’ha mai detto, nemmeno glielo dirà.
Cosa puoi dire al Prescelto se sai di avere un debole per lui da quasi quattro anni?
Cosa puoi dire se nemmeno ti vedrà?
Alza la testa all’ennesima frase urlata di lui e risponde.
“Harry abbiamo ricevuto ordine di..”
“Avete ricevuto ordine?! Ah e sentiamo, chi volete che debba sapere cosa succede? Mandate gli altri a spiarmi, ma perché? Cosa ho, dodici anni?”
“Ci dispiace”
Guarda Harry mentre disorientato rivolge il suo sguardo a Ron che non parla e a lei che ha la testa bassa.
Gli occhi di un cervo durante l’incendio.
Poi lui sibila.
“Il tempo per dispiacersi è scaduto. Avete avuto tre mesi per farlo”.
I gemelli entrano materializzandosi nella stanza. Respira con calma mentre sente gli occhi affogarle nelle lacrime.
Lascia che i pezzi di vetro dentro di lei le pungano le vene e il cuore. I cocci rotti se li tiene, la fiera Hermione.
E guarda Harry sconsolato mentre i gemelli gli parlano. Sa che i suoi occhi tristi di bambino vivono ancora da qualche parte.
Ne è sicura e aspetta.

***

“Dimmi, Remus, lui è qui?”
“E’ arrivato oggi.”
Severus annuisce freddamente ma col cuore che non regge l’attesa.
Cerca con lo sguardo il ragazzo, aspetta che lo guardi negli occhi.
Cerca la sua Lily in una stanza che conosceva, solo che troppi anni avanti nel tempo.
E all’improvviso lui è lì.
Uguale a suo padre ma con gli occhi di lei, come se James ancora una volta gli avesse preso ciò che aveva sempre amato.
“Salve, professore”
Piton si volta e gli affoga negi occhi. Tristi, arrabbiati. Spaventati.
Ricorda quelli di Lily quando morì: spaventati ma decisi.
“Oh Lily, se tu fossi qui”e non esiste pensiero peggiore.
Non esiste lama peggiore che l’uomo possa affondarsi nel petto.
Lo odia.
“Salve, Potter”
Distoglie lo sguardo, ed è come se quel verde fosse stata la maledizione Cruciatus ripetuta mille e più volte.
Forse, quella sera, Severus avrebbe ceduto alle lacrime. Avrebbe appoggiato la sua croce al muro e avrebbe pianto.
“Oh Lily, perdonami. Oh se tu fossi qui”
Ed Harry cambia direzione e la disperazione di Severus è la sua triste ombra.

***

Quella notte Harry dorme poco.
“Se Voldemort raduna un esercito, io voglio combattere”.
Combattere, non sa nemmeno se è quello che vuole.
Sa che deve, questo sì. Sa che da una parte vendicare i suoi genitori, Cedric e, perché no, anche sé stesso, è quello che vuole. Poi immagina Hermione dormire e sa che molto di più vorrebbe lei. Ma non la cerca, nemmeno glielo dice. Lascia che il tutto gli scivoli addosso, che sprofondi fra le lenzuola.
Vuole combattere, ora lo sa. Non è solo ciò che gli altri si aspettano da lui, ma anche ciò che ora vuole.
Sa che gli occhi di Hermione, invece, non si aspettano nulla da lui.
Ed è facile, leggero, quasi naturale sostenerne lo sguardo limpido. I suoi occhi aspettano solo di vederlo come un ragazzo normale, a preoccuparsi dei voti, non dei morti.  Ad avere rimpianti per le ragazze, non per i defunti. E lui i rimpianti li ha anche davanti a lei.
Avrebbe voluto dire “come sei bella” tante volte e non lo ha fatto. Dirlo avrebbe significato fare un altro passo avanti verso la rovina.
Un burrone che lui contempla dal confine fra vuoto e terra ferma. E non intende passare il limite. Non vuole trascinarla con sé.
I rimpianti intanto bruciano sulla pelle e negli occhi. Fanno male.
Ma Harry sa quanto sia più doloroso avere rimpianti nei confronti dei morti. Harry conosce il peso della morte sulle spalle. Sa che non vuole che lei sia la prossima.
Non vuole che il suo peso lo faccia cadere
   
 
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