Anime & Manga > Death Note
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Autore: CrHacker98    12/08/2012    6 recensioni
Se state cercando una Fanfiction Yaoi, sbagliate a scegliere questo racconto. Se cercate stessi personaggi, ma in un ambiente diverso, sbagliate ancora.
Questa storia parla del nostro mondo. Quello reale dove Death Note è solo un anime ed un manga. Ma, con nostra grande fortuna...o sfortuna a seconda dei casi, i personaggi della tanto famosa serie, per qualche misterioso motivo ( Errore di un qualche Shinigami? ) si ritrovano nella nostra epoca a combattere gli uni contro gli altri...nell'ombra.
Il più grande scontro di tutti i tempi sta per iniziare.
Ma la domanda che accompagna tutti è: chi vincerà?
Genere: Azione, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Io non ho nessun problema nel raccontare esattamente per filo e per segno quanto successo. Ma è molto difficile che tu, lettore, possa credere quel che ti racconterò. Come posso capirti. Del resto, io stessa non potevo crederci all’inizio. A spingermi a mettere tutto per iscritto sono state due persone, quali ringrazierò entrambe a fine libro.
La nostra storia comincia con una giornata di pioggia.
Molti la  considerano solo come una seccatura.
Stacey invece vedeva la cosa da un altro punto di vista. Sua madre da piccola spesso le ripeteva che quando pioveva, erano le anime andate che piangevano e che quando c’era un tuono, erano le urla delle persone morte che si disperavano. Era una cosa che pensava sempre quando arrivava un temporale. Da una parte era affascinante, dall’altra era una cosa che le metteva ai brividi. Del resto, anche sua madre quando c’era un fulmine era disperata. Pensava spesso anche quello.
Quel giorno come sua abitudine tornava dalla biblioteca. Quello era l’unico posto dove la gente non l’avrebbe presa in giro o derisa. Tutto era per le sue mani. Quelle mani perfettamente normali come le altre con l’unica differenza di essere fasciate e che la sinistra tremava impercettibilmente. I suoi nemici la chiamavano “mostro” solo per quello, mentre i suoi amici “mano morta”, con l’intenzione di farla ridere. Ma lei a sorridere non ci pensava proprio. Essere ogni singolo giorno disprezzati, per poi qualcosa che non dipendeva da se stessi, era una cosa che sconvolgeva da dentro. Stacey se non avesse solo quel difetto fisico potrebbe essere anche una bella ragazza: capelli rossi mossi, occhi castani color miele.
Ecco, anche quello era una delle sue fissazioni che le aveva procurato un’altra ben lunga lista di soprannomi.
Il miele.
Quel zuccherato liquido viscoso del colore dell’oro.
Lo mangiava in qualsiasi momento.
Se ne portava sempre una bottiglietta dietro. Si, una bottiglietta, come quelle dell’acqua. Le svuotava del liquido trasparente e ci metteva, secondo l’umore, un tipo di miele.
Era nota anche come “Winnie de Pooh” a scuola per quella sua ossessione.
Stacey era anche molto sola tra l’altro. Suo padre, dopo la morte della madre, aveva perso il lavoro per poi finire ad ubriacarsi. La maggior parte delle volte sua figlia non lo vedeva nemmeno, tanto vagava sbronzo per la città. E sotto un certo punto di vista era anche meglio così.
Tic tic tic.
Le goccioline si sfracellavano contro la tela dell’ombrello. Per poi scivolare via e frantumarsi al suolo.
Vi domanderete ora il motivo delle bende intorno alle mani.
Accontenterò anche questa vostra curiosità.
Tempo fa, quando Stacey aveva ancora sei anni, era andata ad uno di quei parchi dei divertimenti che attirano così spesso i bambini. La giornata, che era cominciata in un modo così divertente e piacevole, si concluse in una catastrofe.
E’ una cosa così divertente il modo in cui una vita può cambiare radicalmente solo per un banale errore, un errore che potrebbe passare inosservato. Solo che ad ogni errore c’è sempre una conseguenza.
Un’insignificante lucina a destra della macchina che non si era accesa, un’auto che non si era accorta della svolta del veicolo, un gran botto.
Non è assolutamente vero che quando succede qualcosa di improvviso e violento si vede tutto rosso o nero. L’ultimo ricordo di quella giornata di Stacey e sua madre fu un violento lampo verde che fece esplodere la macchina.
Era così che si era bruciata in modo irreparabile le mani. Ed era stata fortunata. Sua madre invece era direttamente esplosa con l’auto. Lei invece era stata sbalzata via quando c’era stato il corpo. Una cosa ironica, ma brutalmente frustrante.
Oh no. Noi abbiamo spesso la brutta abitudine di giudicare prima di verificare con certezza che quello di cui stiamo parlando non sia, effettivamente, una cosa seria e triste, di cui sarebbe meglio tacere.
Lo so, anche quello di cui vi voglio narrare non sarà qualcosa di allegro. Volete leggere qualcosa di comico? Lasciate perdere questa storia. Ci sono molti altri racconti divertenti che potrete trovare nella sezione accanto che potrebbero piacervi di più.
 Non volete andarvene? Volete continuare? E sia.
La storia di cui vi narro me l’ha a sua volta raccontata un personaggio davvero degno di nota, che mi ha chiesto espressamente di metterla nero su bianco. Non per elogiare il fatto che “il bene trionfa sempre sul male”, perché, in effetti, bene e male non esistono. Esiste solo la giustizia, che cambia volto e forma a seconda dalla parte da cui si guarda.
Questo mi ripeteva sempre Lawliet mentre tra un pezzo di torta e un gelato mi narrava di questa ennesima “avventura” avvenuta, come sempre, nell’ombra.
Ma sto divagando. Ritorniamo al punto.
Ritorniamo a Stacey che torna dalla biblioteca sotto quel velo di pioggia.
In tutti quegli anni solitari aveva accumulato una cultura impressionante. China sempre sui libri per ignorare le persone intorno a sé, aveva acquistato una logica niente male ed un particolare talento per il disegno.
Quel giorno tornò al suo appartamento con un’inspiegabile fretta. Più che altro era perché per cena avrebbe avuto la pizza ai quattro formaggi, la sua preferita dato che la pizza al miele era a dir poco impossibile da realizzare. Si pregustava ià l sapore filante in bocca ed il film che avrebbe visto in tv. Un horror, di quelli che le piacevano tanto.
Che illusioni.
Un altro suo soprannome era “la sanguinaria”. Sia perché la paragonavano alla regina d’Inghilterra Maria, detta “la sanguinaria” appunto, sia perché se provavi a guardare un film con lei, era sicuro ( << Con il novanta percento di probabilità >> aveva aggiunto Elle, fissato con le sue percentuali ) che avrebbe messo al televisore qualcosa di veramente cruento. Un altro buon motivo per non frequentare una persona del genere.
Quando finalmente arrivò di fronte al proprio appartamento si fece aprire da una signora del secondo piano. Salì le scale strisciando a terra le scarpe cercando di asciugarle contro il pavimento in marmo, lasciando dietro di sé una scia umida. Arrivata al suo piano, il quarto, con una certa goffaggine dovuta alla sua mano sinistra, estrasse le chiavi dalla borsa e le infilò nella toppa del suo appartamento. Chiuse la porta dietro di sé con un botto e poggiò il borsone su un portariviste abbandonato da tempo sull’uscio. Si sfilò abilmente le scarpe bagnaticce e le buttò in un angolo buio. Si diresse in cucina e quando accese la luce vide la forma di pizza che aveva comprato prima di andare in biblioteca. Due ore e mezza prima. Scuotendo la testa prese un coltello e la divise in due. Una delle metà la mise nel forno a microonde sperando invano di riscaldarla, con però scarso successo. Quando suonò il campanello che segnalava che la cottura era pronta, aprì lo sportello e prese la pizza. Cominciò a divorarla a morsi andando nel salotto. Qui c’era un divano rosso con di fronte una televisione nera. Ai lati della camera vi erano alcune librerie con al loro interno dei libri. Ve ne era una addirittura piena di libri horror e gialli.
La ragazza si accasciò sul divano. Cerco tra le pieghe dei cuscini il telecomando ed accese la tv. Incominciò a fare zapping sui canali, cercando qualche bel film o serie tv che aveva un solo motivo valido per essere guardata. Alla fine era ad un bivio: guardare sul primo canale “Hellraiser”, la prima versione. Fece le spallucce e cliccò con decisione sul numero uno. Anche quel film l’aveva già visto tempo fa, se non sbagliava a quattordici anni, esattamente quattro anni fa.
Sorrise al pensiero. Fissata anche a quei tempi. Si godette il film per circa una decina di minuti, il tempo di mangiare la fetta di pizza. Poi, approfittando della pubblicità, si alzò dal posto e tornò in cucina. Qui prese l’altro pezzo e senza neanche riscaldarlo iniziò a divorarlo. Con una mano libera, la destra, aprì il frigo esaminò la sua dispensa. Quel giorno era speciale: serata horror con tanto di pizza. Si risolse per l’Acacia e tirò fuori il barattolo. Tenendo la pizza ripiegata in bocca prese un cucchiaio e chiuse la luce in cucina. Sprofondò nuovamente nel divano assorta nel programma. Finita la pizza attaccò il barattolo di miele. In poco meno di quaranta minuti era stato svuotato di tutto il suo contenuto, che si aggirava sui 500 grammi circa.
Finalmente il film finì e Stacey chiuse la televisione. Si alzò stanca e si stiracchiò malamente. Grattandosi la testa si diresse nella sua camera. Spense la luce del salotto ed accese quella della camera. Questa, al contrario della stanza precedente, era tutta a soqquadro. Non tanto perché ci fossero stati i ladri, quanto per il fatto che Stacey stessa era disordinata. Un letto stava sotto alla finestra aperta, mentre le coperte ricadevano a terra insieme ad un lenzuolo che era scivolato via dal materasso. A destra stava una scrivania che implorava da tempo di essere ordinata. Su quest’ultima stavano faldoni, libri, appunti, pezzi di giornale e quant’altro. Un cestino strabordava di rifiuti alla sua sinistra mentre un armadio aperto era ricolmo fino all’orlo di vestiti.
Sospirò e si mise a raccattare da terra il lenzuolo e le coperte. Fece con cura il letto e vi ci si coricò buttandosi sul materasso. Non chiudeva neanche la finestra: tanto era al quarto piano, nessun ladro si sarebbe avventurato fino a lì. Il temporale era passato. Ora, nascosto da qualche nuvola, si poteva scorgere il cielo blu scuro punteggiato di luci. In lontananza si sentiva anche la musica di una discoteca aperta tutta la notte. Purtroppo, un altro dei suoi problemi era l’insonnia. Dormiva a sprazzi, appoggiandosi a qualsiasi cosa fosse anche lontanamente confortevole o morbida. Una volta le era capitato di addormentarsi d’improvviso sulla panchina di una stazione. Sorrise a quel pensiero. Si ricordava perfettamente la faccia del bambino che la stava guardando quando, sbadigliando, si era svegliata e se ne era andata come se non fosse successo nulla di particolare.
In effetti, se doveva essere sincera, la vita le stava passando davanti come se lei fosse solo uno spettatore. La guardava scorrere e bruciare, mentre i secondi volavano via. Sua madre le aveva detto di assaporare ogni singolo momento che le rimaneva.
C’erano così tante cose che sua madre aveva detto, ma di cui lei non si curava.
Sua madre le diceva anche che i Wurstel erano fatti con carne umana (lei rideva sempre a quella battuta), che la Televisione era usata anche sai romani e che c’erano i mostri sotto al letto e che se non andava presto a letto, quelli l’avrebbero mangiata.
Mostri sotto al letto.
Come no. Succede tutti i giorni ad un mucchio di gente.
Ridacchiò tra sé.
Ma se fosse vero.  Scosse il capo, ma le era venuta voglia di controllare.
Ma dai, stai a guardare se sotto al letto c’è l’uomo nero come una bambina piccola? Hai diciotto anni, falli valere tutti. Ma ormai le era venuta voglia e pur di accontentare quel capriccio mise una mano sotto al materasso.
Toccò qualcosa.
Qualcosa di affilato.
Ritrasse la mano sorpresa e la vide sporca di sangue. Si era tagliata.
Qualcosa le prese il braccio e la trascinò a terra, mentre lei urlava terrorizzata.
Una lama. Due occhi neri. Un ragazzo.
Alla fine c’era il mostro sotto al letto.
Alla fine.

 

Commento dell'autrice ( e del regista )
Autrice: Allora, che ne dici, Green?
Green: Stiamo aspettando il copione del film su Naruto...
Autrice: Come sei pignolo... E poi almeno quelli che mi hanno affidato il copione di "Death Note: In the shadow" mi pagano 10.000 auro in contanti, non come quelli di Naruto...ho scritto sedici capitoli e non ho visto un solo fottuto soldo...
Green *sospirando*: Sei tu la sceneggiatrice...io sono solo il regista...purtroppo...
Autrice: Questo è lo spirito! Dai...andiamo avanti con le riprese...
Green: Però è figo la narratrice esterna nel film...almeno non faranno fatica a doppiarla...
Autrice: Già...motivo in più per cui l'ho messa...
Green: ...
Autrice: ...
Green: ...allora...continui a scrivere?
Autrice: E' il mio lavoro, zuccone...

   
 
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