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Autore: Gelidha Oleron    12/08/2012    8 recensioni
Sorrise "Potrei aver mentito" scrollò le spalle come se niente fosse.
"Sì" lo sfidai, inchiodandolo con lo sguardo "Avresti potuto, ma non l'hai fatto"
Aveva perennemente un'espressione sarcastica, ironica, come una continua presa per il culo. Fu con questa sua solita espressione, che mi chiese divertito "Ti fidi ciecamente di ciò che dico?"
Non risposi. Qualcosa, dentro me, mi diceva che il suo sarcasmo non era altro che un'arma per nascondere le sue buone intenzioni.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nami, Trafalgar Law
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Jean Bart ha detto che continuavi a ripetere minacce senza senso mentre ti portava da me" il suo tono era palesemente divertito "Rompipalle da sveglia e anche da svenuta" la sua voce arrivava da lontano, da un altro pianeta "So che puoi sentirmi" disse fermamente "Apri gli occhi"
Il caos balenava nella mia mente e la sua voce era l'unica certezza che avevo.
"Coraggio..." ripetè "Apri gli occhi" il suo tono era invitante, suadente, afrodisiaco.
Decisi di seguire il suo consiglio. Fui quasi accecata dalla luca bianca e con un po' di sforzo lo riconobbi all'angolo destro: era seduto con i gomiti appoggiati sulle gambe e le mani gli cadevano penzoloni nel vuoto.

Ancora una volta, ebbi la sensazione di sentirmi rinvigorita e mi misi seduta sul letto della sala operatoria.

"Brava, vedo che hai iniziativa" si complimentò "Mi piacciono le donne intraprendenti"

Lo guardai di sottecchi. Non riuscivo mai a capire se le sue affermazioni fossero vere oppure fossero soltanto architettate prese per il culo. Se non altro, il mio corpo non era più collegato a nessun tipo di filo o tubo. Mi sentii sollevata, e gli chiesi una cosa forse un po' cretina "Chi è Jean Bart?"

Sorrise, come se fosse soddisfatto della domanda appena postagli "E' un uomo molto potente. E' stato lui a soccorrerti ieri notte, dopo averti vista priva di sensi e sanguinante..."

"Ieri notte?" ripetei automaticamente. Sbalorditivo, il tempo passava velocemente senza che me ne rendessi conto.

"Sì" continuò lui "Ha detto che era andato in mensa a cercare del cibo o qualcosa del genere e poi ti ha vista in corridoio"

"COSA?!" feci allarmata. Mi tornò in mente quell'omone rude e schifoso che avevo visto ruttare e grattarsi i genitali e non potei reprimere un moto di disgusto "Spero non mi abbia toccata!"

Rise, forse conosceva le abitudini poco signorili del suo compagno "Non quanto avrebbe voluto"

Aggrottai le sopracciglia "Come sarebbe a dire?"

Ignorò la mia domanda e si alzò "Contaci, non ti avrei aiutata se non fossi stato già a lavoro" da un armadietto tirò fuori un bastone blu "Ma ti è andata sfacciatamente bene"

"Ma quello..." m'illuminai "QUELLO E' IL MIO CLIMATTACK!"

"Era accanto a te quando ti abbiamo trovata" si avvicinò "Che diavolo è?"

Glielo strappai di mano "Oh, il mio Climattack! E' un'arma potentissima!"

"Che paura" mormorò senza scomporsi.

"Se vuoi posso mostrarti come funziona!" proposi eccitata.

"Magari mi sorprenderai un'altra volta, rossa. Adesso ho parecchio da fare"

"Posso chiederti perchè me l'hai consegnato solo adesso?"

"Una persona nelle tue condizioni deve evitare di fare stronzate, ti pare?" non capii appieno ciò che intendesse, ma uscì dalla stanza dicendo "Più tardi potrai provare ad alzarti, se ne sarai capace. Se non ci riuscirai, non cercarmi più: ho già fatto tutto il possibile"

Era già andato via quando mi girai per ringraziarlo.

 

 

 

Camminai fino alla stanza beige dove mi trovavo fino a qualche giorno prima, compiendo ogni passo lentamente e tenendomi al Climattack. Non dovevo essere un bello spettacolo. Ma almeno ero riuscita ad alzarmi, ed arrancai fino all'uscita del corridoio, entrando in una sala vasta e circolare. All'interno di essa, svariati pirati con le tute bianche e i cappelli colorati mi fissarono: tra di loro c'era anche Jean Bart, che mi osservò come se non avesse mai posato gli occhi su una donna prima di allora. Inoltre, due pirati poco timidi si scambiarono occhiate complici.

Imbarazzata, attraversai tutta la stanza sotto i loro occhi incuriositi. Arrivai agli oblò che si trovavano all'estremità di essa e guardai attraverso il vetro. Ciò che vidi mi sconcertò: una squadra di tute bianche che lottava contro una balenottera per cercare di catturarla.

"Eh? Ma cosa..." assistetti allo spettacolo mozzafiato, decine di migliaia di pesci nuotavano proprio a un palmo dal mio naso. Dal sottomarino della Sunny, non c'era abbastanza spazio da permettere di visualizzare il mare in modo così limpido. Mi entusiasmai inutilmente "Hey!" chiamai a gran voce senza staccare gli occhi dalla balenottera "A quanti metri siamo?"

"Settemila" rispose Jean Bart, che nel frattempo si era avvicinato a me.

"Com'è possibile?" chiesi spaventata, delusa dal fatto che mi avesse risposto proprio lui.

"Spettacoli del genere si vedono tutti i giorni a bordo del sottomarino dei pirati Heart" spiegò, mentre guardava anche lui fuori dall'oblò "E' che disponiamo di particolari armi che possiamo usare sott'acqua. Come le luci elettriche-simula-sola che usiamo per far avvicinare i pesci"

"Non capisco" mormorai confusa.

"I pesci hanno il pericoloso istinto di voler nuotare in superficie..."

"Davvero?" ero incredula. Come faceva a sapere tutte quelle cose? A prima vista, avrei detto che a stento sapesse parlare e comunicare con gli altri esseri umani.

"Con quelle luci noi li illudiamo che sono vicini...e poi li catturiamo!" diede un pugno al muro "Guarda, l'hanno presa!"

Mi allontanai, impaurita.

"Meglio avvisare il capitano!" gridò il tipo con il capello a pinguino "Stasera si mangia carne di balena!"

"Evvai!" si unirono in coro tutti gli altri.

Mi guardai attorno spaesata, quelli dovevano essere proprio pirati senza scrupoli.

"Oh, a proposito" il grassone tornò a rivolgersi a me "Vedo che stai meglio. Ieri notte eri una vera pezza"

Storsi il naso. Ma come diavolo si esprimeva?

"Ma il capitano ha fatto proprio un buon lavoro, eh?"

"Bart, che cosa stai facendo?" s'intromise Bepo, prima che potessi proferir parola "Non spaventare la signorina!"

L'altro sbuffò "Sei tu piuttosto che non dovresti metterle paura, vattene!"

"Io non prendo ordini da te, ricordalo!" cominciarono a scontrarsi.

Feci qualche passo indietro e caddi a terra col Climattack, mentre Bepo e Jean Bart si colpivano a vicenda e si scambiavano battute minacciose. L'orso parlante era davvero sorprendente: le sue mosse richiamavano molto il kung fu e sembrava molto più a suo agio con gli uomini che con me.

Mi ricordarono terribilmente Sanji e Zoro e alzai gli occhi al cielo.

"Ma ti sei visto? Le hai prese da una ragazzina e sei inciampato nel miele!"

"Sempre meglio di te, che cerchi di abbordarla vantandoti dell'efficienza delle nostre armi!"

Decisi che era meglio cambiare aria: mi alzai da terra con un grande sforzo e mi avviai verso l'uscita della stanza cercando di non dare nell'occhio.

Purtroppo però, fui catturata dal tipo col cappello a pinguino e dal suo fedele alleato "Buonasera, signorina! Come procede la sua permanenza all'interno del sottomarino? Si sta trovando bene?"

Sbuffai. Ero arcistufa di sentirmi chiamare signorina!

Avevano entrambi un'espressione inebetita "Io sono Pinguino e lui è Orca" si presentarono con fare teatrale "Possiamo fare qualcosa per lei?"

"Qualsiasi cosa!" aggiunse l'altro con tono sognante.

Feci per aprire bocca, ma Pinguino me lo impedì "Molto bene, allora significa che le terremo compagnia mentre si fa la doccia!"

Li colpii sulla testa "Brutti ceffi, che cosa credete di fare?! Lasciatemi in pace!"

"Ahi! La ragazza ha gli artigli!" si lamentarono.

Sgusciai fuori dal caos in men che non si dica. Sospirai, una volta in corridoio. Quelli erano tutti matti.

Fui incuriosita da una porta colorata di rosso con la scritta 'Vietato l'accesso'. Diedi un'occhiata in giro e m'infiltrai velocemente, al riparo da sguardi indiscreti.

Ciò che mi ritrovai di fronte mi lasciò sfuggire un "Oh..." estasiato: una stanzetta circolare delimitata da scaffali contenenti decine di libri.

L'atmosfera era accogliente, intima, nell'aria aleggiava un certo profumo e al centro spiccava un tavolino rotondo con una sedia.

'Anatomia anfibia' era il titolo di un libro posto sul tavolo, accanto ad esso ce n'era un altro e degli appunti, come se qualcuno ci avesse passato la notte in bianco. All'interno del libro aperto, notai delle vecchie fotografie che ritraevano Law da piccolo (lo riconobbi dal cappello) assieme a due persone adulte che probabilmente dovevano essere i suoi genitori.

Gli occhi grigi della donna erano straordinariamente identici a quelli del piccolo al suo fianco. L'uomo invece aveva una barba bruna e portava degli occhiali rotondi. Tutti e tre indossavano abiti apparentemente molto pesanti: sullo sfondo, infatti, si notava un paesaggio innevato.

Nella seconda foto, c'era soltanto il bambino e l'uomo: il piccolo Law mostrava contento il dito medio, mentre il suo presunto padre gli tirava l'orecchio sinistro con espressione rabbiosa.

 

 

Poi c'era una lettera: la calligrafia era tremolante, ma ugualmente sofisticata...

 

 

 

Piccolo mio,

ti scrivo perchè non mi resta altro da fare. Ormai non parliamo più molto e me ne rammarico.

Sento ogni giorno la mancanza della nostra famiglia e di ciò che eravamo.

Ripenso ai freddi pomeriggi in cui ti portavamo al parco a fare pupazzi di neve. Ti compravamo sempre la granita all'arancia...ricordo di una volta in cui me la rovesciasti addosso e io mi lasciai sfuggire un "Che cazzo!"...lo ripetesti immediatamente e per una settimana non dicesti altro!

Tua madre era furiosa...ho ancora davanti agli occhi la sua espressione esasperata "Sono soltanto parolacce, le uniche cose che insegni a nostro figlio!"

Il giorno in cui si è ammalata, è stato il giorno in cui ho capito che dovevo impegnarmi al massimo nel mio lavoro, il giorno in cui ho deciso di insegnarti le scienze mediche.

Ho lavorato come un pazzo, sacrificando tutto il mio tempo, vedendoti crescere senza di me...ricordo ancora che la tua prima baby sitter mi disse che eri un bambino terribile, a pensarci bene ne hai fatte fuori di balie! Spero che con la vecchia Marie adesso ti trovi bene.

Sta di fatto che io mi sono giocato il tutto per tutto per salvare tua madre. Adesso che non ce l'ha fatta, mi sento finito. Come uomo, come dottore, come padre.

Per questo ti chiedo di perdonarmi se non sono stato un bravo genitore. Ma ho deciso di morire suicida.

Hai solo dodici anni ma spero che capirai. So che sei un ometto in gamba e che te la caverai di gran lunga meglio senza questo fallito.

Ti auguro di diventare un uomo migliore di me.

 

Addio

 

 

                               T  W  

©

 

 

 

Giuro che semmai un giorno Oda deciderà di raccontare il passato di Law, ci resterò malissimo quando vedrò che non corrisponderà a quello che ho inventato io! xD

 

Angel_Demon: Solitamente mi piace inserire tutta la ciurma di Cappello di Paglia, ma stavolta ho deciso di concentrarmi soltanto su Nami e Law…magari li farò entrare in qualche capitolo, più avanti J

 

SheylaLaila: Nient’affatto, Nami non è tossicodipendente! E non si fa iniettare qualsiasi cosa! xD Semplicemente, ha creduto che quella sostanza fosse un ansiolitico (lo stesso Law gliel’ha confermato) e non vedeva l’ora che glielo somministrasse perché è agitatissima, tutto qui J

 

Funeral of Heart: Ahahah ho adorato la tua recensione! Sono assolutamente d’accordo con te! Infatti uno dei motivi per cui amo scrivere (e leggere) è proprio la possibilità di immedesimarmi nei personaggi e provare le loro stesse sensazioni ;)

 

Allessor: Bepo è un po’ pasticcione, ma vedrai che prima o poi riusciranno ad andare d’accordo :D

 

Sanjina99: Come ho già scritto a SheylaLaila, la famigerata sostanza arancione non è altro che un ansiolitico xD Comunque spero che la mia storia continuerà a piacerti!

 

  
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